La tragica fine di
un Agnelli 'controcorrente'
ROMA,
15 NOVEMBRE - Termina a 46 anni ed in modo tragico, la
vita di Edoardo Agnelli. Una morte che si aggiunge ad una
non piccola serie di eventi luttuosi che hanno segnato la
dinastia industriale per eccellenza d'Italia. Edoardo era
nato a New York: unico figlio maschio di Gianni Agnelli.
Nascere in una famiglia ricca e famosa, proprietaria
della Fiat, cioè della maggiore industria privata
nazionale, poteva sembrare un destino invidiabile, basato
sulla facile carriera di un erede designato. Ma non
sarebbe stato così: Edoardo Agnelli in Fiat non avrebbe
mai avuto nessun ruolo.
Un ruolo comunque forse a tratti più temuto che
desiderato, almeno a giudicare dai dati della sua
biografia, cominciando dalle scelte fatte dopo il
tradizionale percorso scolastico dei giovani Agnelli.
Scelte poco in linea con il potenziale successore di un
impero industriale e finanziario: la laurea in lettere
moderne a Princeton ma soprattutto la passione per le
questioni religiose e la filosofia orientale (alle
religioni orientali aveva dedicato approfondimenti e un
vivissimo interesse, con lunghi viaggi in India).
Qualche esperienza aziendale c'era stata: all' Ifi, alla
Lehman a New York e all' Unicem (società del gruppo),
esperienze che non sembrarono però destinate a sfociare
in una scelta definitiva e professionale. Edoardo restò
così un personaggio appartato, nell' ambito di una
famiglia che alla privacy ha sempre tenuto: poche
citazioni sulla stampa, nessuna immagine da scapolo d'
oro o da protagonista della cronaca rosa, al massimo l'
immagine di un Agnelli un po' anomalo e controcorrente,
con inclinazioni pacifiste ed ecologiche.
Un po' più di notorietà gli arrivò da una delle
passioni ereditarie di famiglia, quella per la Juventus.
Negli anni '80 sia Edoardo, sia Giovanni jr - il cugino,
figlio di Umberto Agnelli, scomparso per una malattia
dopo essere diventato l'erede in pectore della dinastia -
sono consiglieri di amministrazione della squadra. Un'
intervista concessa da Edoardo a «Tuttosport» nel 1985
fece nascere ipotesi di alternative alla presidenza
allora detenuta da Boniperti ed Edoardo fu costretto a
diffondere delle precisazioni. Non fu l' unica intervista
a creare problemi ad Edoardo: giornalisti dell' Espresso
e di Panorama lo individuarono in una manifestazione ad
Assisi e lo intervistarono nel 1986. Le sue dichiarazioni
sui rapporti tra proprietari di un'azienda e manager,
suscitarono polemiche ed un certo clamore.
Le cronache registrano poi un'altra intervista concessa
nel 1987 al mensile Class in cui si toccava il tasto
delicato della posizione rispettiva dei due cugini
(Edoardo e Giovannino) in relazione all' eredità ai
vertici del gruppo Fiat. Un'ulteriore intervista ad
«Epoca» nel 1987 riguardava la creazione della
finanziaria di famiglia «Giovanni Agnelli e co.».
Edoardo vi accennava ai rapporti con il padre e ne
approfittava per chiudere ogni risvolto polemico: «sono
pienamente d'accordo con mio padre verso cui nutro il
più grande affetto e rispetto - diceva Edoardo - anche
se in passato può essere apparso che vi sia stata una
specie di discussione tra me e papà sulla successione,
che ha comportato delle divergenze di opinione. Ora tutto
è pienamente risolto». Ancora qualche intervento da
possibile «erede» sul «Mondo» nel 1989 (tema: la
stima per il vertice di Mediobanca e l' impegno di
ricorrere a Vincenzo Maranghi come «consigliere» in
futuro, «prima di prendere decisioni importanti»).
Ma nel 1990 arrivò la vicenda che creò più problemi ad
Edoardo Agnelli facendolo balzare sulle cronache
giornalistiche; un fermo in Kenia per detenzione di
stupefacenti (tre milligrammi di eroina, secondo l'
accusa). Una vicenda chiusasi dopo qualche settimana con
un' assoluzione completa ma che ovviamente concentrò sul
figlio del presidente della Fiat un' attenzione
certamente sgradita. «Mi sento sfibrato e stanco, disse
all' uscita dal tribunale, è stata una dura battaglia
che credo di avere affrontato fondamentalmente da solo».
Di Edoardo nel periodo successivo i giornali si
occuparono pochissimo. Una sua intervista comparve nel
1998 su una testata inaspettata, Il Manifesto, dopo l'
elezione del giovane John Elkann nel consiglio di
amministrazione della Fiat. Edoardo Agnelli sottolineava
la giovane età di John Elkann, il fatto che la sua
nomina era avvenuta pochi giorni dopo la morte per cancro
del cugino Giovanni e sosteneva che il padre aveva avuto
delle «perplessità» (ma l'Avvocato replicò subito con
una dichiarazione affermando che non c'era stata alcuna
esitazione sulla scelta di John Elkann). Edoardo Agnelli
confermava comunque di non avere «mai pensato di fare il
manager» o di occuparsi «in prima persona dell'
aziendà. E così sarebbe stato.
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