Parola poco conosciuta, ma, ne sono certo, disturbo molto familiare a molti di voi che state leggendo.

Se non lo avete vissuto in prima persona (ve lo auguro) conoscerete di sicuro qualcuno che…

Io ci sono dentro fino alle orecchie

COS'E' UNA DISMORFOFOBIA ?


Il termine dismorfofobia compare per la prima volta nel 1886 sul Bollettino dell'Accademia delle Scienze Mediche di Genova, per indicare

"una sensazione soggettiva di deformità o di difetto fisico, per la quale il paziente ritiene di essere notato dagli altri, nonostante il suo aspetto rientri nei limiti della norma".


Molte persone sono insoddisfatte del loro aspetto fisico, e ovviamente questo di per sé non rappresenta un sintomo di interesse psichiatrico. La semplice insoddisfazione per il proprio aspetto, diviene patologica quando i pazienti dismorfofobici ritengono che gli altri siano consapevoli della loro deformità fino al punto che l'ansia e la preoccupazione portano ad un disturbo della funzionalità sociale. L'intera vita del paziente può essere sconvolta fino ad arrivare ad un isolamento sociale estremo e, in rari casi, a suicidi o tentati suicidi.


"La preoccupazione è cosi' esclusivamente concentrata su un aspetto del corpo, vissuto come deformato, ripugnante, inaccettabile e ridicolo, che l'intera esistenza di un individuo e' dominata da questa preoccupazione e nient'altro ha più significato ".

(Jahrreiss , Ipocondria della bellezza - 1930)
Il paziente dismorfofobico passa, infatti, intere ore a controllare il proprio aspetto fisico allo specchio (molti invece lo evitano per diminuire la propria angoscia), mette in atto comportamenti esagerati e, al limite, compulsivi, come il pettinarsi in continuazione o l'eliminazione di peli superflui, tenta in ogni modo di camuffare il proprio difetto fisico con cosmetici o vestiti, spesso arriva persino a richiedere interventi di chirurgia estetica.

La paura diventa il "problema numero uno" del ragazzo, il suo vero pensiero ossessivo, capace di interferire poi con tutti gli altri pensieri e impedendogli di fatto la concentrazione su altri temi. Ogni volta che la zona corporea considerata "vulnerabile" deve essere esposta o semplicemente nominata, il soggetto entra in ansia, e mette in atto dei comportamenti di evitamento.

La sua inquietudine riguarda soprattutto la paura di essere sminuito agli occhi degli altri, di essere ridicolo e pertanto possibile bersaglio di scherzi e di pettegolezzi. Questo è tanto più vero quando la fobia colpisce gli adolescenti, che sono individui ancora in formazione, non del tutto dotati di esperienze e risorse adeguate per difendersi, anche psicologicamente, dalle aggressioni e dagli scherni. Inoltre, nel ragazzo, un possibile commento negativo proveniente dal gruppo dei pari, cioè degli amici, assume una valenza enorme rispetto a un giudizio del tutto simile ma fornito da persone adulte, vissute come "diverse" e pertanto estranee. Come si sa, infatti, nell'età adolescenziale il gruppo familiare, vissuto fino ad allora come l'unico luogo veramente sicuro e tranquillo, si percepisce come estraneo e vuoto e pertanto si cerca di investire le proprie capacità affettive verso oggetti e persone al di fuori dell'ambito domestico. Il mondo extrafamiliare, considerato in precedenza insicuro e ostile, acquisisce un nuovo valore, viene addirittura facilmente idealizzato e sperimentato come fonte di nuove identificazioni.

Il gruppo degli amici costituisce allora uno dei principali punti di riferimento, per cui l'approvazione o il rifiuto, reale o immaginario, da parte del gruppo, riveste grande importanza in questo particolare momento della vita, rendendo l'adolescente estremamente dipendente da questo tipo di parere.

La paura di non essere normali insorge verso i dodici anni e finisce, nei casi non patologici, verso i diciotto-venti anni. Generalmente la zona del corpo o l'organo messo sotto accusa non sono così "devianti" dalla norma come il soggetto crede o teme. La dismorfofobia è alla base di intensi sentimenti di ansia e di inferiorità, non sempre compresi dal mondo adulto. Questa paura tipica degli adolescenti di ogni epoca viene oggi esasperata dalle immagini diffuse dai media, con le quali i giovani sono inevitabilmente costretti a confrontarsi, con il risultato pressoché scontato di risultare perdenti.

La "non-malattia"

Esempi nel campo dermatologico

Sono sempre più frequenti i pazienti dermatologici e segnatamente tricologici che si vedono affetti da dermatite, malattie dermatologiche, alopecia o disturbi cutanei che li rendono ai loro occhi "brutti" ... ma obiettivamente tutto questo non c'è! Una volta si sarebbe parlato di una "fissazione".

La dismorfofobia è definita come l'ossessione per un difetto immaginario dell'aspetto esteriore.
L'eccessiva preoccupazione comporta una significativa tensione emozionale, isolamento sociale e una deficitaria funzione nella vita di relazione, nel lavora e nell'istruzione.
I pazienti sviluppano comportamenti ritualistici ripetitivi e ossessivi, come il guardarsi alla specchio, l'acconciarsi in modo eccessiva e il porre frequenti domande per ottenere rassicurazioni dalla famiglia, dagli amici e dai medici.
L'autoconsapevolezza può essere di grado elevato, inesistente a variabile nel tempo. La comparsa del disturbo avviene generalmente durante l'adolescenza ma la patologia può diventare cranica.


L'incidenza è sconosciuta, si ritiene che ne sia affetto fino all' 1% della popolazione degli USA ma l'affezione è ubiquitaria.
La non-malattia dermatologica consta spesso anche di disturbi dolorosi caratterizzati da "bruciore" nella sede corporea affetta, in assenza di un'evidente patologia cutanea. La variante delirante è considerata un disturbo distinto, una psicosi ipocondriaca monosintomatica.


I pazienti con dismorfofobia sona in genere ossessionati dalle sedi corporee più importanti nell'immagine esteriore e le fissazioni più frequenti riguardano il volto, il cuoio capelluta e i genitali. Le donne sono più propense a focalizzarsi sui capelli, sul volto e sulle mammelle, mentre gli uomini tendono a concentrare la propria attenzione sui genitali. I problemi di natura dermatologica comprendono rughe, cicatrici, acne, eccessiva peluria sul volto, cute untuosa e alopecia. I pazienti possano lamentare inoltre intensa bruciare, spessa invalidante, sul cuoio capelluto, sul volta, sulla bocca, sulle labbra, sulla lingua o sui genitali, senza che esista una patologia dermatologica significativa. L' 80% circa dei pazienti risulta ossessionato da più di una regione corporea.


Il disturbo psichico più frequentemente associata alla dismorfofobia è la depressione, che si sviluppa però nella maggior parte dei pazienti in seguita alla comparsa della dismorfofobia e può rappresentare una risposta al disturbo.
I pazienti sono spesso molto irascibili e talvolta presentano idee suicide (soprattutto le donne con problemi al volto) o pericolose per la vita. Altri problemi psichiatrici segnalati in associazione a questa condizione comprendono il disturbo ossessivo-compulsivo, i disturbi borderline della personalità, narcisistico, la fobia sociale e problemi coniugali.
La diagnosi di dismorfofobia è in genere facile. Se interrogato, il paziente riferisce preoccupazioni riguardo la comparsa, o lamenta un eccessivo bruciore in determinate sedi corporee, nonché tensioni emozionali ed effetti negativi della sua situazione sulla propria vita.


AII'anamnesi, si possano spesso riscontrare una famiglia e amici stressati, isolamento sociale e atteggiamenti rituali ripetitivi.
Spessa vengono richiesti ingiustificati interventi di chirurgia plastica o trattamenti medici dermatologici. La visita dermatologica risulta nei limiti della norma.
Il trattamento dei pazienti con dismorfofobia può risultare particolarmente difficile per via del comportamento irascibile e talvolta aggressiva o suicida. Questi soggetti richiedono una costante rassicurazione, telefonano frequentemente e prenotano lunghe visite specialistiche.

IL RAPPORTO TRA DISMORFOFOBIA E DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE.

Origini delle dismorfofobie:


Sicuramente la dismorfofobia è connessa al cambiamento fisico e rimanda al travaglio dell'identità: può essere, cioè, considerata come una simbolizzazione attraverso il corpo dei conflitti legati al processo di separazione-individuazione e come travaglio verso una progressiva accettazione delle nuove caratteristiche acquisite dal corpo.
Di fondamentale importanza sono, quindi, i processi attraverso i quali il soggetto giunge ad acquisire l'identità personale, cioè il vissuto della propria immagine globale e la corrispondenza di questa con il corpo che si ha in mente.
Una distorsione dell'immagine corporea è di esperienza comune quando l'immagine che si vede riflessa nello specchio è profondamente diversa da quella mentale, e di solito non corrispondente in modo frustrante. Questo è vero per gli adulti ma accade particolarmente nell'adolescente che non ha ancora trovato una immagine di se` definita.
L'insorgenza della dismorfofobia avviene generalmente nell'adolescenza e ciò non è sorprendente se pensiamo all'adolescenza come ad un'epoca in cui il profondo mutamento del corpo, si associa alla disperata ricerca e al consolidamento della propria identità personale.


L'adolescenza, sul piano psicologico è definita come un'epoca di lutto, in quanto rappresenta un periodo di grandi rimaneggiamenti e trasformazioni sia dal punto di vista psicologico che da quello fisico, un periodo di continuo destrutturarsi e nuovo strutturarsi dell'identità, con il problema del lutto per il corpo infantilmente vissuto. Il corpo diventa, quindi, il luogo e lo specchio di questo processo in evoluzione sia per l'accrescimento somatico che , soprattutto, per il manifestarsi e il definirsi delle caratteristiche sessuali secondarie (pubertà).



Associazione tra dismorfofobia e caratteristiche di personalità:


Lo sviluppo e il mantenimento di un disturbo di dismorfismo corporeo in un adolescente sono favoriti, secondo alcuni autori, da una personalità premorbosa con tratti ossessivi, schizoidi o narcisistici, o anche da fattori socioculturali esterni (basti pensare in tal senso alla pressione della cultura del "bello" della società moderna). Altri autori hanno ipotizzato invece una connessione di questo disturbo con la nevrosi ossessivo-compulsiva.
Sebbene sia generalmente accettato che il disturbo di dismorfismo corporeo rappresenti un disturbo psichiatrico di per sé, alcuni autori hanno ipotizzato che esso possa essere anche un sintomo aspecifico di altre sindromi psichiatriche. In relazione a ciò è stata fatta una distinzione tra dismorfofobia primaria e secondaria o sintomatica: la prima è equivalente al disturbo di dismorfismo corporeo, in assenza di altre patologie psichiatriche, la dismorfofobia secondaria rappresenta invece un sintomo aspecifico nell'ambito di altri disturbi come la schizofrenia, la depressione, le nevrosi gravi e l'anoressia nervosa


Dismorfofobie e disturbi dell'alimentazione:


I disturbi dell'alimentazione possono essere secondari alla dismorfofobia come conseguenza di un'alterata percezione del corpo. E' possibile ipotizzare due diversi "percorsi" che associano l'anoressia nervosa al dismorfismo. Da un lato è infatti ragionevole pensare che l'anoressia sia una conseguenza del dismorfismo, come tentativo di controllare il proprio peso corporeo al fine di rendere il corpo adeguato al proprio ideale. Dall'altro lato è possibile ipotizzare il percorso diametralmente opposto, ovvero della dismorfofobia come conseguenza dell'anoressia. Oggi la dismorfofobia è comunque considerata un "criterio diagnostico" dell'anoressia nervosa.

Due storie di persone affette dalla dismorfofobia

"..Ero una di quelle bambine corpulente, nelle quali il grasso, equamente distribuito per tutto il corpo pareva annullare ogni incipiente forma femminile...Non avevo seno, non avevo ventre, non avevo fianchi ma soltanto grasso...Ero consapevole di mettere in caricatura, ad ogni mio gesto, le movenze graziose del corpo femminile...Era una consapevolezza che non serviva, inoperante e impotente...ma io vedevo riflessa in uno specchio spietato la mia colpa di non essere bella...Un giorno mia madre mi sorprese mentre mangiavo compulsivamente..."Ma non ti guardi mai nello specchio? Eccolo lo specchio guardati: non hai occhi, non hai naso, non hai bocca, non hai niente, non hai che grasso!"...In realtà io sapevo di non essere grassa ma di essere diventata grassa per non vedere più quegli occhi, quel naso, quella bocca...".

Mio padre è calvo ed io sino dall’adolescenza mi sono sempre molto preoccupato di poterlo diventare, così ho preso a controllarmi con particolare meticolosità, sistemando specchi e luci nel bagno in modo da poter fare una vera e propria ispezione, che inizialmente compivo al mattino ed alla sera. Inizialmente, per il resto del giorno, mi lasciavo in pace, poi passando il tempo mi sono accorto che i controlli divenivano molteplici nel corso della giornata ed ogni superficie riflettente era buona alla bisogna.

Un giorno terribile ho scoperto che lo specchio dell’ascensore, con la luce che illumina dal soffitto, lasciava trasparire come se ci fosse una rarefazione dei capelli nella regione dell’apice. Io avevo sempre tenuto d’occhio prevalentemente le tempie, che mi sembravano la parte più vulnerabile ed invece, "il nemico" colpiva un altro bersaglio.

Questa rivelazione mi ha gettato nello sgomento, inizialmente ho consultato i migliori dermatologi, alcuni anche stranieri e per corrispondenza.

Forzati dalle mie insistenze alcuni dermatologi mi hanno prescitto cure, talora soltanto cosmetiche (divenuto esperto le ho poi cessate) ed altre più mediche, seppure tutti mi abbiano dichiarato e documentato l’inconsistenza della mia angoscia. Loro cioè dicono che non ho alcuna rarefazione dei capelli e che, considerata l’età e lo stato attuale, dovrei avere poche preoccupazioni anche per il mio futuro. Dicono così ma poi nessuno mi puoò offrire garanzie.

Intanto la mia vita è cambiata, i rapporti con gli altri, soprattutto con le ragazze, sono cambiati, e non riesco più ad uscire di casa se non dopo essermi sottoposto a controlli sempre più estenuanti, e coprendomi la testa con un cappello