LA LINGUA: UNA FAVOLA

DI ADEO

Nei tempi ante-biblici il Pianeta del Piccolo Principe era abitato da due tribù: una parlava la lingua dell’oglio mentre l’altra si esprimeva usando la lingua delle oche. Tempi barbarici, prima dell’avvento dello strutturalismo e deconstructivism. Infatti non avevano ancora scoperto nessun "ismo". La vita allora era dura, fragile, breve. Ma sembrava anche semplice. Nessuna deità regnava suprema, fuori della natura, e nessuna bestia antro-pomorfica aveva annunciato la futura morte del divino. Gli abitanti del lato nord del pianeta, che avevano imparato dai suoni di certi uccelli a dialogare fra di loro, erano una razza un po’ rozza, burbera, però erano anche lavoratori instancabili: spianavano foreste, costruivano villaggi, uccidevano bestie per sopravvivere l’inverno terribile, e qualche volta lottavano fra di loro, per individuare il più forte e farlo capo tribù. Donne e bambini servivano l’uomo. La geografia della parte sud permetteva un vivere più adagiato. Pianure fertili, irrigate da vari fiumi, s’adattavano all’agricultura, alle bestie addomesticate. Era più facile costruire paesi e cittadelle dove famiglie, amici e mendicanti s’incontravano a raccontare le loro avventure in quel linguaggio fluido ed alquanto oleoso che era cresciuto fra i paesani così naturalmente, simile all’alzarsi e ritirarsi del sole. Le due tribù sembravano tranquille; ancora non si conoscevano. Gli affari si concludevano bene, e gli argomenti venivano risolti in casa. Ma eventualmente arrivò il problema della population explosion: la fertilità dei membri aveva procreato il problema archetipico: ci sono troppi paesani; bisogna far guerra e conquistare territori nuovi, lasciar emigrare quelli che vogliono andarsene in cerca di un altro eldorado.

Così la tribù delle oche invade i territori più ameni del popolo che parla il koiné all’oglio. Naturalmente il nord conquista il sud, dato che i barbaroi per tradizione devono sconfiggere i più acculturati cittadini. Finite le trattative di pace e collaborazione fra le due tribù arriva il problema: le persone che parlano l’ochese non riescono a capire quelle che parlano l’ogliese. I concordati vengono fraintesi e le lotte fra di loro peggiorano ogni giorno. Cosa fare? Una commissione bi-tribuale viene scelta per risolvere il dilemma. Nel frattempo, ochesi e ogliesi si bastonano a vicenda. Prati e campi vanno incolti. Le bestie muoiono oppure diventano selvagge. Arriva la fame. [No problem. Mandiamo un fax all’ONU e tutto si risolverà. Meglio ancora, telefoniamo alla Casa Bianca per un International Loan dalla World Bank... peccato che sia crollato il "Dark Moldavian Empire" col muro di Berlino, altrimenti si potrebbe giocare uno contro l’altro... pedonate il lapsus]. Dopo il campionato mondiale di calci, i superstar del Team Oliopuro emergono vincitori assoluti contro il Team Ochedoche. In tutto il Pianeta del Piccolo Principe da quest’oggi ufficialmente si parlerà soltanto la langue oleosa. Problema risolto, argomento finito.

P.S. Brigate di partigiani ochesi infestano i monti, le chiuse, le vallate del nord-ovest. Da millenni continua il guerrilla warfare in questo paese. Con l’avvento delle information highways il pericolo globale di inquinamento linguistico è diventato il virus più problematico anche per il Pianeta Azzurro.

abnico@jorsm.com