Edgar Allan Poe: follia razionale e storia del mito.


In questo lavoro, nel tentativo di offrire qualche interessante nozione ben
lungi da uno stereotipato periodo storico, desidererei parlarvi più
approfonditamente del fautore dell’ “horror tales”, del genere poliziesco e
più in generale del motore ispiratore di tanti decadenti: Edgar Allan Poe.
Soffermandoci minimamente sulla sua vita possiamo dire che egli nacque il 19
febbraio 1809 a Boston e rimase ben presto orfano; quindi fu adottato dai
coniugi Allan e per questo ereditò due cognomi.
Ebbe sempre un rapporto difficilissimo con il padre tant’è vero che questi
rinunciò a finanziare le pubblicazioni del figlio. Frequentò l’università e
successivamente l’accademia di West Point senza trarne profitto. Fu poeta,
giornalista, critico ed autore di celebri racconti; visse sempre in miseria
anche a causa della sua vita disordinata. Sposò una cugina di nome Virginia
nel 1836 che dopo pochi anni morirà tisica. Questo fatto è alla base di
tanti racconti di Poe e segnerà in maniera indelebile la sua vita. Toccò il
punto estremo della sua dissipatezza quando fu trovato nei sobborghi di New
York colto da delirium tremens e morirà subito dopo : correva l’anno 1849*.
Ciò che più affascina di questo scrittore è la sua follia razionale; ho
voluto considerarlo così, come aveva fatto il reverendo Grisham, per
affermare un dato di fatto che non sfugge nemmeno ai critici meno benevoli.
Si sa di lui che fu una personalità nevrotica, facile all’esaltazione
intellettuale, una personalità minata dall’abuso di alcool e droghe ma si sa
anche che fu sempre un matematico instancabile.
Egli stesso affermo che “la scienza non ci ha  ancora insegnato se la follia
sia o non sia il sublime dell’intelligenza”. Poe fu un uomo di cuore
oltremodo sensibile, che viveva pienamente alcuni atteggiamenti romantici
come l’amore platonico, il desiderio mai appagato, ma nelle pieghe della sua
mente vi era un febbrile e sostenuto presentimento di morte.
Tutto ciò fa scaturire in lui la follia, il delirio causato anche da
elementi artificiali, ma senza dimenticare che il tutto si risolveva negli
ambiti di uno stile solido ed efficace, frutto solo di una mente folle ed
allo stesso momento raziocinante. Negli scritti di Poe vi sono degli
elementi comuni a tutti i suoi racconti: l’assenza di riferimenti temporali,
non si ha mai il sentore di un preciso momento storico; il fatto che tutti i
suoi personaggi sono colpevoli o vittime; i luoghi sono limitati quasi come
se fossero in uno spazio chiuso ma vengono accompagnati da minuziose
descrizioni; la suggestione musicale dei racconti che vengono così pervasi
da un’atmosfera irreale ed evocativa; i personaggi alternano, rispettando
pienamente l’animo di Poe, momenti di lucidità estrema a momenti di sogno
che a loro appare realtà.

INFLUENZA DELLA LETTERATURA DI E.A. POE

Considerando tutto ciò viene spontaneo capire come nell’800 egli non
riscosse grande fama; nell’America puritana di quegli anni era impossibile
scostarsi dal principio che la cultura e la morale erano un’unica realtà.
Proprio per questo divenne famoso solo per i suoi eccessi quotidiani , ma
non per la sua enciclopedica cultura.
Le uniche opere che ebbero grande successo in patria furono : “Il Corvo” (un
dialogo tra l’autore ed il corvo sulla morte della moglie) “Il Pozzo “ ed
“Il Pendolo” (racconto autobiografico) ed “Eureka” (un’opera filosofica
nella quale aiutandosi con la fisica, la matematica e l’antologia cerca di
trovare i nessi che intercorrono tra uomo e Dio).
Ma se non divenne famoso in patria questo non vuol dire che non ottenne
successo all’estero. E’ infatti ritenuto l’ispiratore massimo del
simbolismo. Baudelaire infatti fu il primo scrittore a tradurre
tempestivamente le opere di Poe ed attinse moltissimo, soprattutto negli
atteggiamenti, dallo scrittore americano.
Tale influenza si ritrova soprattutto nei contenuti della raccolta di poesie
“Le fleurs du mal”, uno dei capolavori di Baudelaire.
Di E.A. Poe i simbolisti ripresero il fatto che il poeta è lo scopritore
dell’ignoto percepibile attraverso delle illuminazioni.
Ma grande influenza la ebbe anche nei nostri massimi scrittori decadenti D’
Annunzio e Pascoli.
Ambedue ripresero il tema del presentimento della morte che Pascoli mitiga
sperando in una fratellanza tra uomini, in un socialismo utopico ed
egualitario e che D’Annunzio esamina con il suo esasperato vitalismo, con il
suo dinamico “ulissismo”.
D’Annunzio inoltre ne riprese la musicalità del verso, Pascoli il profondo
senso di mistero.
E.A. Poe ispirò anche grandi scrittori russi come Dostojesky e Rasckoln’
nikov.
Dostojesky per scrivere il breve capolavoro de “Il Sosia” si ispirò a
William Wilson” , un’opera  in cui il personaggio si sdoppia in buona ed in
cattiva coscienza, esteriormente  è sempre preziosamente vestito,
interiormente è spoglio e vive un’esistenza infelice.
Rasckoln’nikov scrisse “Delitto e castigo” attingendo dal “Demone della
perversità” nel quale il protagonista spinto da una forza oscura, che poi si
rivelerà la follia razionale, confesserà un assassinio; l’unica differenza
tra il racconto di Poe di Rasckoln’nikov sta nel fatto che il personaggio di
quest’ultimo agisce secondo un oscuro moto del sentimento, quello di Poe è
appunto scosso dalla già citata follia razionale.
Sono presenti anche molti punti in comune tra “La rovina della casa Usher” e
“Il ritratto di Doryan Gray” : infatti nel lavoro di Poe è presente un
quadro che cambia il suo disegno a previsione della sventura e la stessa
cosa accade in Gray per il personaggio protagonista.
Concludendo l’ambito letterario nel quale ho voluto parlare di Poe è
opportuno dire come l’Autore eserciti profonda attrazione sui giovani
lettori, soprattutto per il fatto che è riuscito a predicare l’assoluta
indipendenza dell’arte dalla morale...

*In una recente pubblicazione di "Poesia" si afferma che probabilmente Poe è
morto vittima del biossido di carbonio emanato dalle lampade a petrolio
presenti come lampioni nei sobborghi di New York.

Andrea Di Cioccio

jatros@libero.it

 

 

 

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