DONNE O
STATUE?
Secondo voi, è più grave
fracassare una statua o distruggere una donna? E
se ad essere distrutte sono tutte le donne di un
popolo?
Per qualche giorno, una delle
notizie in prima pagina, non solo in Italia, è
stata quella delle statue del Budda in
corso di distruzione in Afganistan, ad opera dei
Talebani. Orrore! Due testimonianze di un'antica
presenza buddista in quel paese, due monumenti
importanti per l'umanità, distrutti da
fondamentalisti biechi nemici della cultura!
Ebbene sì, anch'io sono
amareggiata da questa distruzione. Penso che i
regimi convinti di possedere la verità, nemici
assoluti della laicità, siano sempre nemici
della cultura. Sono i fascismi, sotto qualunque
bandiera si presentino, quelli che bruciano i
libri in piazza e distruggono tutto ciò che non
esprime la loro "verità".
Sabato 3 marzo sono andata a
rappresentare un movimento internazionale
pacifista, ad una tavola rotonda organizzata
dall'Associazione dei Comuni Trentini per la
Pace, a Riva del Garda. Si parlava della
situazione in Palestina. Nel corso della mia
relazione, ho citato brevissimamente la
distruzione delle statue del Budda e delle donne
afgane. Un signore tra il pubblico ha interrotto
il mio discorso (poco male!) per protestare: - Ma
non siamo qui per parlare della Palestina?
Ho saputo durante il dibattito
finale che il signore era marocchino. Eh già, un
islamico è un po' infastidito da questi discorsi
sulle donne! Ah sì? E come mai nei nostri
civilissimi paesi democratici, tanta gente
cristiana o atea, comunque doverosamente laica,
era amareggiata dalla distruzione delle statue e
non dalla distruzione delle donne? E dico
"era" amareggiata, perché ormai
l'argomento è passato di moda, i giornali non ne
parlano più e la gente l'ha completamente
dimenticato. Siamo forse migliori del signore
marocchino, che almeno aveva il coraggio di
lasciar capire che l'argomento lo disturbava?
Si scomodano - doverosamente -
rappresentanti dell'ONU, che vanno ad incontrare
capi talebani per tentare di salvare le statue
del Budda. La distruzione viene citata come
un'infamia, quale è. Ma l'ONU, i governi delle
civili democrazie orientali, i partiti
democratici compresi quelli progressisti, i
nostri partiti di sinistra, gli uomini politici
più illuminati, gli intellettuali più pensosi,
le chiese che difendono la persona creatura di
Dio (forse le donne non fanno parte della
categoria?), non si sognano certo, non dico di
mollare qualche missile o qualche bomba addosso
ai talebani (cosa sempre sbagliata), ma nemmeno
di fare interventi forti all'ONU, esecrare
pubblicamente i biechi fondamentalisti, proporre
embarghi, almeno non vendere più armi ai
talebani
Le donne afgane continuano a
vivere prigioniere, in casa e dietro alle orrende
inferriate dei loro copricapi, non possono andare
a lavorare, andare a scuola, manifestare la loro
fede (o la loro laicità) come ritengono giusto,
educare i figli, e soprattutto le figlie, come
ritengono giusto, amare come ritengono
giusto
Le donne afgane vengono condannate a
morte per delitti "contro la morale".
Vengono distrutte. Se la distruzione delle statue
del Budda è vile e incivile, la distruzione
delle donne afgane e il silenzio del mondo
"civile" sono infami e intollerabili.
ROSA
PIA BONOMI
rosapia.bonomi@libero.it