EMERGENCY

1-Se uno degli obbiettivi degli arresti era togliere di mezzo dei testimoni scomodi (in quanto tali considerati dagli occupanti “fiancheggiatori” della Resistenza) in vista della prossima offensiva generale sull’Helmand, ebbene, esso è stato raggiunto. Senza attendere gli sviluppi della cosiddetta “inchiesta”, l’ospedale di Emergency, dopo essere stato sequestrato è stato chiuso. Ora è un bivacco dei militari ISAF e dei loro ascari afgani che lo presidiano come fosse una postazione nemica.


2- E' ormai appurato che non si è trattato di una mera “operazione di polizia”. I soldati e l’Intelligence di Sua Maestà hanno infatti avuto non un ruolo ausiliario ma direttivo negli arresti e nell’azione di guerra per sequestrare l’ospedale.
 
3- Prima domanda: gli inglesi hanno agito di testa loro? E’ credibile che chiudere un ospedale italiano con l’accusa clamorosa di essere una santabarbara del “terrorismo” arrestando tre cittadini italiani con l’imputazione di progettare l’eliminazione del  Governatore della provincia, sia stata una decisione unilaterale degli inglesi? Sarebbe un gesto ostile anti-italiano dalle conseguenze devastanti. Proviamo ad invertire le parti in commedia. Si provi ad immaginare cosa accadrebbe se le Forze armate italiane, nella provincia di Herat, sotto la loro giurisdizione, attaccassero un presidio di una Ong inglese o americana e arrestassero tre cittadini britannici o statunitensi con l’accusa di essere “terroristi”? Come potrebbero gli italiani tenere all’oscuro i loro alleati inglesi o americani?
 
4- Vero è che la provincia di Helmand è sotto la giurisdizione inglese. Tuttavia, qui non è in ballo la cattura di cittadini afghani figli di un Dio minore, bensì quello, clamoroso, di tre italiani, cittadini di un paese che nella missione ISAF ha un ruolo portante. E’ dunque lecito ritenere, onde evitare di creare un pasticciaccio diplomatico internazionale, che l’operazione abbia avuto come minimo il semaforo verde del Comando ISAF di stanza a Kabul, e molto probabilmente anche del Quartier generale dell’Allied Joint Force Command residente a Brunssum in Olanda.
 
5- E’ quindi impossibile che gli alti papaveri militari italiani appartenenti ai comandi NATO, nonché il personale dell’AISE (ex-SISMI) di stanza a Kabul siano stati tenuti all’oscuro dell’imminente azione di forza degli inglesi.
 
6- Seconda domanda: è possibile che generali e colonnelli italiani che fanno parte sia del Quartier generale in Olanda che di quello di stanza a Kabul abbiano dato semaforo verde agli inglesi senza chiedere e ricevere il lasciapassare di Roma? In particolare del Ministro della Difesa La Russa e di quello degli Esteri Frattini? Ergo di Berlusconi? Anche questo noi pensiamo sia da escludere. Le vergognose  dichiarazioni rilasciate a caldo dai ministri Frattini e La Russa e dal sodale capogruppo alla Camera Gasparri, confermano il sospetto che l’operazione sia stata compiuta con il pieno e preventivo consenso del governo italiano, a cui non pareva il vero di avere tra le mani l’occasione di indebolire Emergency e di cacciarla per sempre dall’Afghanistan.
 
7- C’è infine una terza ineludibile domanda: il governo Berlusconi ha tenuto all’oscuro o piuttosto informato i maggiorenti dell’opposizione? E’ possibile essere certi, oltre ogni ragionevole dubbio, che D’Alema (dal 26 gennaio scorso  Presidente del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, cioè l’organo parlamentare  con funzioni di controllo dei servizi segreti) sia stato tenuto all’oscuro? Improbabile. Lo confermerebbe il ponziopilatesco silenzio del PD su questa vicenda. Come interpretare diversamente, se non come collusivo, il pusillanime basso profilo adottato da D’Alema e C. sulla vicenda? E’ forse un mistero che Gino Strada è stato ed è una spina nel fianco anche per il PD?
 
8- Quali sono le conseguenze se i sospetti di macchinazione, da fondati, si rivelassero veri? Che chi sta in galera deve essere liberato e compensato per il gravissimo sopruso subito, mentre tutti coloro che l’hanno ordita, nonché coloro che sapevano ma non l’hanno fermata, dovrebbero essere sbattuti in prigione. In stato d’accusa dovrebbero quindi finire anche i politici italiani collusi se non responsabili.


9- Subito dopo aver appreso della “operazione antiterrorista” di Lashkar Gah, da  antimperialisti, abbiamo scritto: «Piena solidarietà dunque agli arrestati, sicuramente vittime di una provocazione, ma che, per quanto ci riguarda, meriterebbero comunque di essere difesi anche qualora venisse dimostrata una qualche eventuale forma di sostegno alla legittima Resistenza Popolare afghana».  Il “ma che” ha suscitato legittime perplessità tra compagni di fede pacifista per i quali  le accuse rivolte a Matteo Dell'Aira, Marco Garatti, Matteo Pagani sono “assolutamente inconcepibili”, poiché è noto che Emergency fa della non-violenza un imperativo morale categorico.
Ripetiamo che crediamo agli amici di Emergency e non certo ai loro detrattori. Tuttavia, in generale, non è affatto “inconcepibile”, anzi, che dei sinceri pacifisti, di fronte all’abominio di una guerra ingiusta, alle prese coi soprusi e le ferite inferte dal più forte al più debole, considerino intollerabile l’equidistanza. E’ accaduto altre volte che i più integerrimi pacifisti, ritenessero  impossibile chiudersi nell’asilo della propria coscienza privata, giungendo alla conclusione che se non si combatte la criminalità imperiale si finisce per diventare suoi complici. Così si spiega, ad esempio, la decisione del pastore Dietrich Bonhoeffer, che non si sottrasse all’imperativo, non meno categorico, di partecipare alla Resistenza, offrendosi egli stesso per uccidere Hitler, il quale scrisse:
«Quando un pazzo lancia la sua auto sul marciapiede, io non posso, come pastore, contentarmi di sotterrare i morti e consolare le famiglie. Io devo, se mi trovo in quel posto, saltare e afferrare il conducente al suo volante».
Difenderemo e sosterremo perciò i 3 operatori di Emergency in ogni caso, ricordando che la Resistenza è legittima e necessaria, mentre i veri terroristi sono gli eserciti occupanti che stanno insanguinando l'Afghanistan da quasi 9 anni.