del Gruppo EveryOne
Milano. Le donne che fuggono da paesi in crisi umanitaria
subiscono aggressioni, violenze e stupri. Oggi sono
emersi, grazie a una denuncia di Medici senza frontiere,
numerosi casi di donne violentate durante i "viaggi
della speranza" verso il Marocco, a volte anche in
territorio marocchino. "Sono numeri
impressionanti," dichiara Msf, "perché il 59%
per cento delle donne intervistate ha subito aggressioni
a sfondo sessuale". In Libia, paese con cui l'Italia
ha sottoscritto accordi anti-immigrazione, è ancora
peggio e deve essere motivo di sdegno per tutti coloro
che credono nei valori della civiltà il fatto che si
parli tanto - in Italia e nel mondo - di tutela delle
donne e dei bambini e poi, attraverso irresponsabili
politiche xenofobe, si causi un simile martirio, che
tocca proprio le donne, i piccoli e gli individui più
fragili. Ma anche in Italia le donne
"clandestine" sono soggette a ricatti, violenze
e abusi, mentre quelle "regolari" subiscono le
stesse violazioni e sono costrette a fornire
"prestazioni" (dietro ricatto dei datori di
lavoro o di chi affitta loro l'alloggio) diverse da
quelle lavorative a causa della difficoltà di mantenere
il permesso di soggiorno, elemento vitale per restare in
Italia e non trasformarsi a propria volta in
"clandestine" e dunque divenire oggetto di
persecuzione. Per non parlare della condizione delle
donne nei Centri di identificazione ed espulsione. La
Bossi-Fini, il pacchetto sicurezza, i provvedimenti
anti-stranieri sono - non bisogna più negarlo - leggi
razziali, alla base di un calvario infinito per migliaia
di donne ed esseri umani emarginati e disagiati. Se solo
le Istituzioni ascoltassero gli appelli e le proposte
della società civile e non fossero accecate dall'odio
etnico, dalla paura del profugo e del diverso! Vivremmo
in un'Italia giusta e orgogliosa e non in un luogo dove i
diritti umani sono un "privilegio" per pochi,
mentre i più vulnerabili sono trattati come schiavi,
come bestie.
Milano. Due agenti di polizia controllano i documenti ad
alcuni immigrati dal Corno d'Africa, verificano che non
ne sono in possesso, perché sono giunti in Italia due
anni fa a bordo di un gommone, clandestinamente, fuggendo
dalla crisi umanitaria che colpisce il loro Paese.
"Ci siamo sentiti perduti," raccontano i due
profughi a un attivista, "perché tanti nostri
connazionali sono stati deportati, senza neanche avere la
possibilità di chiedere asilo politico. Eravamo pronti a
finire in un Cie, dove, secondo quanto ci riferiscono i
nostri fratelli, si vive in condizioni spaventose,
soggetti a violenze, umiliazioni e privazioni, in attesa
del viaggio verso un destino altrettanto orribile.
Abbiamo supplicato gli agenti di lasciarci andare, ma
senza una reale speranza di essere ascoltati, perché un
poliziotto che disobbedisce agli ordini per aiutare un
poveraccio, in Italia rischia la carriera e chissà
cos'altro. Invece i due agenti, dopo aver parlato fra
loro sottovoce, ci hanno lasciati liberi, consigliandoci
anche di stare più attenti, in futuro, perché certi
colpi di fortuna capitano una volta sola".
Due agenti di polizia di cui non conosciamo il nome, ma
che sono eredi dei giusti e degli eroi del passato, fra
cui vi furono anche poliziotti, come il questore Giovanni
Palatucci, che disobbedendo a leggi ingiuste e
discriminatorie salvò la vita a molti ebrei e a causa
del suo eroismo fu internato a Dachau, dove perse la
vita.
"Ho la possibilità di fare un po' di bene: di me
non ho altro di speciale da comunicare," scrisse ai
genitori nel 1941. Da parte nostra, nutriamo
un'ammirazione sconfinata per i due agenti che hanno
mantenuto i nobili ideali di umanità, civiltà e
democrazia, riconoscendo l'iniquità delle leggi che
attualmente colpiscono gli stranieri in Italia e
rifiutandosi di trasformarsi in aguzzini. Negli ultimi
anni i nostri attivisti hanno raccolto decine di
segnalazioni di abusi commessi da uomini in divisa contro
migranti, Rom, senzatetto e altre minoranze emarginate.
In alcuni casi, gli stessi attivisti hanno subito da
parte delle autorità atteggiamenti intimidatori,
minacciosi, arroganti o calunniosi, soprattutto a Pesaro,
dove si sono dedicati all'assistenza umanitaria di una
comunità Rom particolarmente vulnerabile e
perseguitata.
Atteggiamenti culminati nella repressione attuata dal
questore locale, evidenziata in alcune interrogazioni
parlamentari, nelle provocazioni effettuate da agenti in
diverse occasioni e nel decreto penale con condanna a due
mesi di carcere (commutabili in pesante sanzione
pecuniaria) emesso da un Gip del capoluogo marchigiano in
base alle dichiarazioni mendaci di un agente nei
confronti dei co-presidenti del nostro gruppo Roberto
Malini e Dario Picciau, ai quali è stato negato in prima
istanza il diritto alla difesa.
Poliziotti buoni, poliziotti cattivi, come nel
"gioco" più volte proposto dal cinema made in
Usa. Ieri a Milano è stato sospeso un ispettore della
polizia di Stato, accusato di favoreggiamento
dell'immigrazione clandestina. In un primo momento, di
fronte alla notizia, abbiamo pensato a un altro dei
silenziosi eredi di Palatucci, poi sono emersi alcuni
particolari che connotano il caso secondo una luce assai
meno idealista: secondo le accuse Il dirigente
avrebbe sì ospitato nel suo appartamento alcuni
stranieri "clandestini", fra cui una trans
conosciuta nel Cie di via Corelli, ma in cambio del
pagamento di un affitto in nero.
Gli Antirazzisti milanesi commentano così l'ennesimo
episodio di malcostume e violazione dei Diritti Umani:
"La storia di Paola, trans brasiliana , che vive
prostituendosi in un appartamento a Milano. La
storia di Paola che finisce nel Cie di Via
Corelli. La storia di un incontro nel Cie con un
poliziotto che lei già conosce. La storia di un
poliziotto che arrotonda affittando appartamenti agli
stessi clandestini che poi finiranno nel lager. La
storia di Paola, che denuncia pubblicamente il suo
affittacamere e viene prelevata dalla polizia questa
mattina nel Cie di via Corelli, il perchè non lo
sappiamo: lei non risponde più al telefono. Oggi la
Questura di Milano ha deciso di far uscire la notizia per
evitare che l'ennesimo scandalo gli esplodesse fra le
mani. Ma il coperchio del silenzio dei Cie d'Italia
è saltato ed è chiaro a tutti che non è questione di
mele marce. Una storia tutta italiana.
Bambina nigeriana di 13 mesi
muore dopo essere stata rifiutata da Ospedale
Cernusco sul Naviglio. In Italia, dopo l'approvazione
della legge razziale nota come "pacchetto
sicurezza", sono sempre più frequenti i casi di
esseri umani respinti da ospedali e medici perché
"clandestini" o con la tessera sanitaria
scaduta. A Cernusco sul Naviglio è morta il 3 marzo
scorso una bambina di origine nigeriana, che aveva appena
13 mesi. Giunta al pronto soccorso in piena notte,
gravemente sofferente e in preda ad attacchi di vomito,
è stata dimessa senza nessuna visita. Il referto riporta
poche parole: "Buone condizioni generali". Una
volta fuori, le sue condizioni sono peggiorate e la
famiglia l'ha ricondotta al pronto soccorso, dove però
non è stata neanche visitata dai medici di turno perché
il padre, Tommy Odiase, aveva la tessera sanitaria
scaduta. "Non possiamo visitarla né
ricoverarla," hanno spiegato i sanitari. La
famiglia, distrutta dal dolore, ha presentato una
denuncia a carico dell'ospedale, per omicidio colposo ed
è seguita dall'avvocato Marco Martinelli. "E'
importante che si faccia giustizia, anche se in questi
casi, che non sono rari," commenta il Gruppo
EveryOne, "le strutture sanitarie italiane mettono
in moto i loro uffici legali, cercando ogni cavillo per
smentire le dichiarazioni delle vittime o addirittura
capovolgere la realtà, all'unico fine di uscire 'senza
macchia' di fronte al ministero della Sanità, che li
finanzia. Noi stessi ci siamo trovati di fronte a casi
drammatici di mancata assistenza, ricevendo smentite e
intimidazioni da parte degli ospedali. Rimane una
tragedia dolorosissima, la morte di un altro essere umano
innocente a causa delle leggi razziali che esistono in
Italia e di cui sono responsabili le Istituzioni che le
hanno emanate, i partiti di opposizione che non le hanno
combattute, la stampa che ne ha censurato la natura
criminale, anticostituzionale e antidemocratica e tutti
coloro che partecipano attivamente o con la loro
delazione alle operazioni di persecuzione etnica in corso
da alcuni anni nel nostro paese".
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