MORIRE INCAZZATI

E’ poco più dell’alba a Fronda di Sotto. Le rondini volano in cerchi chiassosi in un cielo tersissimo, nell’aria frizzante di quel paesino dell’appennino lontano dal mondo ma vicino, straordinariamente vicino a Dio, gli anziani in immansita consuetudine alla morte come ombre nell’indifferenza dei vivi, scivolano via dentro la chiesa antica.

Nel VicoloTagete il forno delle Vedove effonde un profumo di pane ancora nel 2030, proprio come nella memoria di quegli irriducibili bambini aggrappati a un’idea segreta, ormai non più condivisa, troppo lontana.

Jacopo,  nel nome il ricordo di una madre nostalgica ma nel vissuto la volontà di un padre tenacemente attaccato alla propria terra, comincia una nuova giornata nel proprio allevamento, punto di riferimento non soltanto per gli allevatori italiani ma anche per quelli di mezza Europa che da anni ormai guardano alle sue tecniche antiche, e proprio per questa caratteristica ormai esclusiva, all’avanguardia nell’allevamento dei cani.

Il primo controllo, un’occhiata veloce a Sidenia la fattrice che proprio ieri ha dato alla luce 7 magnifici cuccioli di cocker. Sidenia appare subito a Jacopo molto agitata e aggressiva, dei cuccioli non c’è traccia. Jacopo teme subito il peggio, ha lasciato l’allevamento soltanto poche ore fa insieme a Valerio, l’amico veterinario che ha assistito Sidenia nel parto. Telefona non senza un oscuro timore all’amico che sempre franco con lui risponde: “c’è poco da dire Sidenia ha soppresso i cuccioli mangiandoli” . In fin dei conti le poche parole di Valerio non fanno che confermare le supposizioni di Jacopo lui sa che questo può capitare quando la fattrice riconosce in un cucciolo uno stato di sofferenza, talvolta lo abbandona al suo destino non allattandolo  talvolta, come in questo caso, lo sopprime lei stessa.

I cuccioli però erano in perfetta salute al momento del parto ed è impossibile che nell’arco di quelle poche ore fossero tutti in pericolo di vita. E’ incomprensibile il fatto che Sidenia abbia soppresso i suoi stessi sette cuccioli, così come è insolita la perdurante aggressività della cagna.

Si avvia il parto di Sarina, appartenente alla stessa cucciolata di Sidenia, Jacopo decide di chiamare immediatamente il veterinario e di non lasciare la cagna da sola insieme ai cuccioli che nasceranno.

Valerio e Jacopo assistono insieme Sarina ma subito dopo il parto la cagnetta sviluppa un comportamento aggressivo nei confronti dei suoi stessi cuccioli, tanto che lo stesso veterinario consiglia a Jacopo di allontanare i piccoli dalla madre. Subito effettua un prelievo sulla cagna i cui risultati saranno pronti di lì a poche ore.

Intanto in paese, a pochi chilometri dall’allevamento, viene sfiorata la tragedia. Marika ha partorito solo da poche ore la sua Maria Luce quando, scesa dal letto in silenzio, si dirige scalza e attonita verso il piccolo terrazzo comune alle altre stanze del piano. Marika ha in braccio la bambina, la vedono quelle che ormai, dopo giorni di ricovero, sono diventate per lei compagne di emozioni profonde; allarmate avvertono la caposala che, raggiunta silenziosamente Marika senza apparente ombra di timore, la dissuade con voce calma ma ferma, dal gettarsi nel vuoto insieme alla bambina.

Marika, quasi in uno stato ipnotico, meccanicamente obbedisce, lascia la bambina nelle mani della puericultrice sopraggiunta nel frattempo, viene portata in camera, sedata e sottoposta ad un prelievo di controllo, i risultati saranno pronti nel giro di poche ore.

Intanto nel paese scoppia una vera e propria “epidemia” strisciante, qua e là nelle case accadono fatti “strani” le mamme si inquietano più del solito con i propri bambini, li sgridano molto e in qualche caso arrivano a picchiarli senza apparenti motivi; le giovani coppie litigano furiosamente come spinte da una forza irrinunciabile e devastante; sul posto di lavoro colleghi ed amici sembrano non parlare la stessa lingua e volano parole grosse. Amici indivisibili si giurano “mai più insieme noi due, compagni di bravate!”

L’unica assistente sociale del paese, che ormai da anni svolge il proprio lavoro in una posizione intermedia tra il medico ed il confessore, ormai in procinto di lasciare il proprio studio alla fine di quel tardo pomeriggio di mezza estate, si ritrova la sala d’attesa affollata di gente, confusa essa stessa dal fatto di aver ritrovato lì, proprio lì, tanti compaesani “smarriti” appena mandati a quel paese, che sta succedendo?

In ospedale arrivano i risultati delle analisi di Marika: Marika ha nel sangue uno stratosferico tasso di prolattina. Bice l’analista pur sconcertata, consegnati i risultati al medico di guardia raggiunge l’allevamento. Jacopo, il suo compagno, le ha chiesto di analizzare il sangue di Sidenia e di Sarina. Non è la prima volta che Bice effettua le analisi per Jacopo, si fa prima e meglio!

Bice non riesce a credere al risultato delle analisi appena concluse  immediatamente telefona, in preda ad una irrefrenabile agitazione, in ospedale anche il sangue delle cagne presenta uno stratosferico tasso di prolattina.

Nel Dr. Pancrazi si materializza un sospetto che sta lì da molti giorni ormai a lavorare nel suo cervello come un tarlo silenzioso, chiede notizie degli anziani, dove sono gli anziani? Cosa fanno?

Solo gli anziani mancano all’appello, non ci sono anziani tra gli “irascibili”, la vita scorre sempre uguale per loro che passano immobili nella tormenta emotiva di tutto il paese ma si sa gli anziani consumano poco di tutto… anche di acqua. 

Il Dr. Pancrazi, Direttore dell’Ospedale, già raggiunto telefonicamente dall’assistente sociale per lo straordinario afflusso di utenti, raggiunge telefonicamente il Sindaco. In un paese si sa si conoscono tutti, è un suo vecchio compagno di scuola e spesso si trovano a condividere le noiosissime cene ufficiale.

Proprio ad un’occasione di queste si riallacciano i timori del Direttore: ricorda che in quell’occasione, poche settimane prima, l’imprenditore Basticci, presidente della Acque Potabili S.p.A. era stato presentato, proprio dal Sindaco, al presidente della Farmac Opea S.p.A. Dr. Prof. Merroni, uomo notoriamente molto disinvolto in affari e certamente per questo privo di scrupoli, ed al direttore della stessa Farmac Opea Dr. Gullinin, noto in paese per la propria avidità, quasi testimoniata dalla maschera, contratta in una smorfia orribile, del suo viso di satiro. Pancrazi, il direttore dell’Ospedale, aveva provato durante la cena uno strano disagio e aveva, con una scusa banale peraltro neanche ascoltata dagli ospiti distratti in altre questioni, lasciato subito la, neanche troppo allegra, compagnia.

Il Sindaco pressato dalle incalzanti domande e dalle “strampalate” ipotesi del Pancrazi, amico indiscusso e quindi solo per questo ritenuto connivente, si innervosisce e senza apparentemente badare alla gravità delle sue stesse dichiarazioni confessa all’amico di aver personalmente presenziato ad  una sorta di accordo tra i due “imprenditori”: Basticci avrebbe “permesso” ai ricercatori della Farmac Opea S.p.A. - dando loro copertura durante uno dei soliti prelievi di campioni di acqua potabile - l’immissione in acquedotto di M32 una nuova molecole in sperimentazione, in grado di “intervenire” sulla prolattina stimolandone la produzione, a detta del Prof. Merroni il futuro della farmacologia in ambito neurologico.

Il Dr. Prof. Merroni avrebbe dimostrato la propria personale gratitudine, così come beninteso quella della comunità scientifica “donando” alla Acque Potabili S.p.A.  la celebre Villa Buccherini e al valente imprenditore Basticci una fazenda in Brasile. 

Il Sindaco per tranquillizzare, a suo giudizio, l’amico Pancrazi gli riportava la frase del Prof. Merioni a conclusione dell’incontro “qui ci scappa anche il Nobel!”

E invece forse lì nel 2030 ci scapperanno anche le manette!