"Nella
notte della democrazia
finalmente un po' di
luce..."
"Nelle
aule giudiziarie si affronta
l'aspetto
più eclatante del conflitto di
interessi"
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MILANO
- "In questa notte si vede
finalmente un po' di
luce...". Così sorride
Gerardo D'Ambrosio, sul tavolo di
casa il caffè fumante della
napoletana, il televisore ancora
acceso sul telegiornale che ha
appena finito di raccontare il
grande girotondo intorno al
tribunale di Roma, la folla scesa
in strada a difendere la
magistratura sotto attacco. Era
stato lui, D'Ambrosio, appena
qualche settimana fa, a parlare
di "notte della
democrazia" di fronte
all'offensiva frontale del potere
politico. Ed è ancora
D'Ambrosio, ieri, a rimarcare con
visibile soddisfazione che quel
grido di dolore non è rimasto
inascoltato.
Procuratore, si aspettava che
tanta gente tornasse a scendere
in piazza al vostro fianco?
"Francamente no. Ma io penso
che sbaglieremmo se leggessimo la
mobilitazione di oggi come una
mobilitazione a sostegno della
magistratura. No, io penso che
c'è una parte della società
civile che inizia a rendersi
conto che quelli che vengono
condotti di questi tempi non sono
in realtà attacchi ai giudici ma
ai principi fondamentali della
democrazia. La gente si è resa
conto che l'indipendenza della
magistratura non è sancita nella
Costituzione a tutela dei
magistrati ma dei cittadini, e
del principio fondamentale
dell'uguaglianza di tutti davanti
alla legge".
Cosa è cambiato, cosa ha fatto
scattare la molla
dell'indignazione? L'epoca delle
fiaccolate sotto i tribunali, del
"popolo dei fax",
sembrava archiviata per sempre.
"Io credo che abbiano
concorso diversi fattori. Sul
piano della comunicazione, della
mobilitazione, io penso che abbia
pesato molto l'intervento di
Nanni Moretti di qualche
settimana fa. È stata una
scossa, un campanello che ha dato
la sveglia alla base dei partiti,
alla gente semplice. Ma
certamente hanno pesato molto
anche alcuni episodi assai gravi
che sono accaduti ultimamente, e
che hanno detto alla gente che si
stava superando il limite".
Per esempio?
"Ma insomma! C'è stato
l'episodio del giudice Brambilla,
quello del processo Sme, cui il
ministro Castelli ha proibito di
restare al suo posto. Era la
prima volta che in questo paese
il governo interveniva tanto
direttamente in un processo che
tra l'altro vede imputato il capo
dello stesso governo. Io credo
che questo abbia impressionato
molto la gente, che le abbia dato
la sensazione che vi sia qualcosa
nell'atteggiamento di questo
governo che contrasta con i
principi fondamentali della
democrazia. Poi ci sono stati due
interventi importantiper le fonti
da cui venivano: quello del
governo svizzero, che ha ritenuto
inaccettabile la nuova normativa
italiana sulle rogatorie, e
quello del presidente della Corte
costituzionale che ha
riconosciuto il diritto, anzi il
dovere della magistratura ad
interpretare le norme. Voglio
ricordare che per avere osato
interpretare le nuove norme sulle
rogatorie eravamo stati attaccati
in aula da imputati e avvocati e
subito dopo - con una contiguità
di tempi tanto abituale quanto
impressionante - aggrediti
pubblicamente da politici della
maggioranza. Penso che il governo
svizzero e il presidente della
Consulta abbiano convinto molti
indecisi, abbiano fatto breccia
anche nell'opinione di molti
elettori di Forza Italia e della
Casa delle libertà".
E adesso cosa succede? Vi sentite
più forti?
"Insisto: il problema non è
quanto siano forti o deboli i
giudici. Anzi, io mi auguro che
manifestazioni come quella di
Roma spingano sempre di più la
politica a riappropriarsi del suo
ruolo. Ricordo che dieci anni fa,
quando la mobilitazione intorno
ai temi della giustizia era
intensa, anche il Parlamento
seppe raccogliere quell'esigenza
di giustizia: cancellando le
norme sull'autorizzazione a
procedere, e avviando una
normativa per la trasparenza
degli appalti pubblici. Oggi il
potere politico ha fatto macchina
indietro, e i risultati sono
sotto gli occhi di tutti. Mentre
in America, il caso Emron
rilancia l'allarme sulla
necessità di trasparenza delle
società quotate, in Italia
invece viene varata una legge sul
falso in rilancio che non tutela
altro che gli interessi di certi
settori della maggioranza di
governo, giusto per non fare nomi
e cognomi ed evitare l'ennesima
querela. E non si mette mano a un
conflitto di interessi sempre
più evidente. Sono temi che
riguardano la vita politica del
paese, come si vede, non solo la
magistratura. La gente che si era
adagiata oggi sembra svegliarsi.
E la magistratura diviene il
punto di riferimento di questo
risveglio non perché stiamo
facendo qualcosa di eccezionale,
ma perché nelle aule di
giustizia si consuma un aspetto
particolare, e forse il più
eclatante, del conflitto di
interessi che rende la nostra una
democrazia imperfetta".
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leinterviste |
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Lettera di tal
Silvio Berlusconi
a
cura di Marco Travaglio
Ricevo una lettera firmata da tal Berlusconi
Silvio, che nello stile somiglia molto al
presidente del consiglio. Non potendo appurarne
l'autenticità, credo di fare cosa gradita
mettendone a parte coloro che ancora dubitano
delle nobili motivazioni ispiratrici della Sua
azione politica nei suoi primi mesi di governo.
Autentica o meno che sia, la lettera, per le sue
stringenti e convincenti argomentazioni, ha messo
a dura prova il mio animus di
"demonizzatore". Ne faccio un omaggio
agli amici di manipulite.it, affinchè chi ancora
brancola nel buio possa vedere finalmente la
Luce.
Caro Amico delle Libertà,
purtroppo i miei impegni di statista non mi
consentono di incontrarLa di persona. Ma vorrei
farLe giungere ugualmente tutta la mia vicinanza.
So bene, per averlo appreso da Giuliano Ferrara e
Nando Adornato, quanto sia duro uscire dal tunnel
della propaganda comunista, giustizialista e
giacobina. Ma confido che presto, dopo la lettura
di questa mia, compirà anche Lei il Grande Passo
verso la Libertà, lontano dalle guerre civili
che hanno insanguinato lultimo decennio in
Italia. E in nome di quella Questione Morale che
è da sempre il mio programma di vita e di
governo.
Noto con piacere che Lei ricorda spesso i fiori
allocchiello dei miei primi 8 mesi di
governo: rogatorie, falso in bilancio, immunità
parlamentare, sanatoria per i capitali esportati
illegalmente". Anchio, come voi,
deploro "luso delle istituzioni per
interesse privato": pensi che i miei
avversari pretenderebbero che io e i miei amici
fossimo gli unici a non beneficiare di queste
fondamentali riforme, approvate nellinteresse
generale del Paese. E poi, si metta nei miei
panni. Ho tre processi per falso in bilancio e
due per corruzione in atti giudiziari: sfido
chiunque, nelle mie condizioni, a occuparsi di
sfida a duello e furto di bestiame.
Mi consenta ora di riepilogare brevemente la
filosofia che ci ha ispirati in questi primi otto
mesi di governo delle libertà. Che poi è la
stessa mi spinse a scendere in campo nellindimenticabile
1994.
Abbiamo esordito con la legge sulle donazioni e
le successioni: i soliti pauperisti della
sinistra si erano limitati ad esenzioni fiscali
fino a 300 milioni: ma oggigiorno chi è così
straccione da non avere più di 300 milioni da
donare ai figli? E poi si metta nei miei panni:
qualche mese fa, in campagna elettorale, ho
scoperto di avere 1500 miliardi di fondi neri allestero,
nelle isole del canale e in altri posti che
nemmeno sapevo esistessero. I miei collaboratori,
come al solito, avevano fatto tutto a mia
insaputa: volevano farmi una sorpresa per il mio
compleanno. Ma ora che me lhanno fatta,
vorrei dividere quel modesto gruzzolo fra i miei
figli, ai quali finora, con immensi sacrifici,
ero riuscito a intestare soltanto una villa in
Costa Smeralda per ciascuno. Voi direte: potevi
farlo pagando le tasse. Ma così rinfocolerei le
polemiche sul presunto conflitto dinteressi:
qualcuno potrebbe trovare inelegante che io paghi
tutte quelle tasse allo Stato proprio ora che lo
Stato sono io.
Il naturale completamento di questa riforma è la
legge sul rientro dei capitali allestero.
Conosco imprenditori che si sono fatti da sè in
Aspromonte e in Barbagia, i quali, dopo una vita
di onesto lavoro ospitando forestieri venuti dal
Nord, non potevano spendere nemmeno una lira per
paura che qualche ispettore sospettoso gliene
chiedesse la provenienza. Adesso qualcuno dirà
che facevano i sequestri di persona. Che
paroloni. Noi preferiamo considerare queste
attività nellàmbito del ramo "bed
and breakfast". Ora consentiremo loro di
portare allonor del mondo le loro sudate
ricchezze, contribuendo al rilancio delleconomia
e del turismo di quelle lande desolate. Quando i
pastori dellAspromonte e della Barbagia
cominceranno a circolare a bordo di cortei di
Limousine e a costruirsi ville con piscina e
rubinetti in oro zecchino, il turismo e leconomia
nazionale non potranno che beneficiarne. Lesperienza
della Chicago anni 30, alla quale noi ci
ispiriamo, insegna. Ne conveniva con me il mio
nuovo consulente per la finanza internazionale,
Maurizio Raggio, nel nostro recente vertice a
Portofino.
A proposito di consulenze: ho appena ingaggiato a
Palazzo Chigi lamico Gianni De Michelis,
per la politica estera nei Balcani: casomai in
quella sventurata regione fosse rimasto in piedi
qualcosa, arriva De Michelis.
A questo punto, la riforma del falso in bilancio
non ha più bisogno di presentazioni. LItalia
delle Libertà deve liberarsi di queste residue
pastoie che impediscono il dispiegarsi della
libera intrapresa. E poi non è vero che abbiamo
depenalizzato quel reato, labbiamo
semplicemente adeguato alle esigenze del nuovo
millennio. Abbiamo dovuto ridurre le pene,
francamente eccessive: pensate che il collega
Cesare Romiti, per 100 miliardi e più di fondi
neri, è stato condannato addirittura a 11 mesi e
20 giorni con la condizionale. Anche i termini di
prescrizione erano esagerati: ora, invece, se io
falsifico un bilancio oggi, domani è già
prescritto. Mi pare un tempo sufficiente per
celebrare i tre gradi di giudizio, in ossequio
alla legge costituzionale del giusto processo,
che ne raccomanda la "ragionevole
durata". Il che mette al riparo le aziende
dalle invasioni di campo della magistratura.
Abbiamo pure stabilito lobbligo di denuncia
da parte del socio. Nel caso della Fininvest, ad
esempio, lunico socio confessabile sono io,
ma vorrei evitare le facili ironie su Berlusconi
che denuncia Berlusconi: anche a me, ogni tanto,
capita di litigare con me stesso.
E poi, come avrà saputo, il presidente del
Consiglio Berlusconi è parte civile contro il
padrone della Fininvest Silvio Berlusconi,
imputato nei processi per corruzione dei giudici.
In tale doppia veste, ho subito ritenuto di
promuovere a più alto incarico lavvocato
dello Stato Salvemini (nome inquietante quantaltri
mai): troppo bravo per continuare a sostenere laccusa
contro di me. Labbiamo mandato a Brescia,
città a misura duomo, più consona alle
sue legittime aspirazioni.
Daltra parte noi prendiamo molto sul serio
il principio, tipico degli amici americani, dello
spoil system: che, mi assicurano i miei
traduttori, significa spogliare lo Stato e
lasciarlo in brache di tela. Per questo abbiamo
allontanato dal ministero delle Finanze il capo
del Dipartimento Entrate, Massimo Romano. Pensate
che, con tutto quel che aveva da fare, quel
boiardo rosso aveva trovato il tempo per indagare
sulluso della legge Tremonti da parte della
Mediaset. Per fortuna labbiamo colto con le
mani nel sacco e labbiamo subito punito,
memori di un altro insegnamento degli amici
americani: tolleranza zero. Per gli altri, sintende.
A proposito di economia, non accetto ironie sulle
nostre promesse elettorali, a cominciare dallaumento
delle pensioni e dalla riduzione delle tasse: lamico
Tremonti sta predisponendo i primi provvedimenti
in tal senso, che saranno riservati, per
cominciare, a tutti gli ultraottantenni, purchè
accompagnati dai genitori.
Lei non può neanche immaginare che cosa abbiamo
trovato, nella stanza dei bottoni. Pensate che al
Commissariato antiracket le sinistre avevano
piazzato un certo Tano Grasso, un commerciante
che si fa bello con la scusa di non aver pagato
il pizzo alla mafia. Un cattivo maestro, insomma:
noi della Fininvest il pizzo lo pagavamo persino
allultimo maresciallo della Guardia di
finanza, figuratevi alla mafia. Lo spudorato,
comunque, ha fiutato laria che tira e sè
fatto da parte spontaneamente. E bastato
che lamico Scajola gli comunicasse che il
suo ufficio era trasferito a Genova, e che poteva
scegliere fra la scuola Diaz e la caserma di
Bolzaneto.
Non Le dico, poi, cosera prima del nostro
arrivo il ministero di Grazia e Giustizia, che
noi per brevità chiamiamo ministero di Grazia:
in controtendenza con il parlamento e il governo,
nemmeno un inquisito o un condannato. In
compenso, era infestato di magistrati. I quali,
invece di ringraziare in silenzio per lospitalità,
pretendevano addirittura di esprimere pareri
sulle riforme della giustizia. Dicevano, ad
esempio, che la legge sulle rogatorie avrebbe
reso più difficile la lotta internazionale al
crimine, quando è universalmente noto che sarà
fondamentale per stanare e sgominare finalmente
quella banda di criminali che risiedono nelle
Procure di Milano e di Palermo. Ora qualcuno
sottilizza sul fatto che anche i miei legali e
quelli di Previti abbiano chiesto di cestinare le
rogatorie dei nostri processi. Bel senso dellequità
e della giustizia! Se la fanno franca i
riciclatori di denaro sporco, il boss Prudentino,
lamico Pacini Battaglia, linternazionale
dei pedofili, i contrabbandieri del Montenegro,
perché mai le rogatorie dovrebbero valere solo
per noi, che oltretutto abbiamo fatto la legge?
Se la legge è uguale per tutti, devesserlo
pure - vivaddio - limpunità. E una
garanzia costituzionale.
Lo dice anche lingegner Castelli, il nostro
valido ed esperto Guardasigilli, che ha subito
provveduto a disinfestare il ministero. E
bastato rimpiazzare tutti quei magistrati
pericolosamente esperti con uno solo: Augusta
Iannini, la moglie di Bruno Vespa. Al resto
provvederanno gli avvocati. Io, per comodità, ho
messo a disposizione i miei, nel tempo libero che
avanzeranno dai miei processi e dagli impegni
parlamentari. Sul modello degli amanuensi
medievali, incaricati di preservare le vestigia
della nostra Superiore Civiltà Occidentale, sto
mettendo in piedi una commissione presieduta dallamico
Carlo Nordio per la riscrittura dei codici: non
più quelli bizantini, ma quelli penali. La
supervisione sarà affidata ai nostri collaudati
giureconsulti, Cesare Previti e Marcello DellUtri.
Vittorio Mangano, purtroppo, è recentemente
scomparso.
Il club della menzogna, affiancato dalla stampa
nazionale controllata dal partito comunista e da
quella internazionale pilotata da Gavino Angius,
ha sollevato polemiche pretestuose sulla
decisione del nostro ministro dellInterno
Claudio Scajola di abrogare le scorte per alcuni
magistrati antimafia in presunto pericolo. Anche
su questo punto, vorrei tranquillizzare gli amici
magistrati: con le riforme della giustizia che
stiamo completando, nel solco di quelle già
avviate dallamico centrosinistra nellultimo,
operoso quinquennio, nessun magistrato sarà più
in pericolo. Lha già anticipato lamico
Lunardi: basta con la guerra civile, è tempo di
pacificazione. Anche con la mafia, come con
Tangentopoli, bisogna convivere. Abbiamo persino
proposto una legge che consente il patteggiamento
per le stragi, per lanciare un segnale
distensivo. Ora, quando anche le ultime procure
si acconceranno al nuovo clima bipartisan, nessun
mafioso e nessun criminale si sentirà più
minacciato dai magistrati. Così si smetterà di
progettare assurdi e anacronistici attentati
contro di loro. E le scorte diventeranno un
inutile, superfluo, dispendioso retaggio di un
passato che non deve ripetersi mai più. E
per questo che stiamo disarmando i giudici: per
proteggerli, per salvargli la vita.
Per chiudere anche formalmente questo decennio di
guerra civile, abbiamo in mente una serie di
iniziative, a cominciare dalle commissioni
parlamentari dinchiesta su Tangentopoli, su
Telekom Serbia, sul dossier Mitrokhin, e
prossimamente a Dio piacendo - sulla
battaglia di Lissa e sulle guerre puniche.
Qualcuno, ironizzando, potrà dire che il
Parlamento che invoca piena luce su Tangentopoli
è come Gelli che chiede piena luce sulla P2 e
Rina che chiede piena luce su Cosa Nostra. Ma
sono battute senza senso: a parte le tangenti
alla Guardia di Finanza, la mazzetta di 21
miliardi a Craxi, i passaggi di denaro dai conti
di Previti a quelli del giudice Squillante, io
con Tangentopoli non centro nulla. E, a
parte unottantina di neoparlamentari
condannati e inquisiti, non centra neppure
il Parlamento. Le commissioni non resteranno
comunque uniniziativa isolata. Nel
decennale dellarresto di Mario Chiesa, il
17 febbraio 2002, ci riuniremo tutti in piazza
Duomo a Milano per un grande "Craxi
Day". Poi, in estate, tutti in piazza
Politeama, a Palermo, per un festoso "Mafia
Day", nel ricordo commosso del secondo
anniversario della morte di Vittorio Mangano.
Senza dimenticare, sintende, Giovanni
Falcone e Paolo Borsellino. Soprattutto
Borsellino, al quale va il nostro deferente e
imperituro ricordo: come ricorderete, proprio
nellultima intervista televisiva prima di
morire, leroico magistrato mi fece il
grande onore di dedicare una citazione a me e una
agli amici DellUtri e Mangano. Non lho
mai dimenticato, anche se ho sempre evitato di
diffondere quel video attraverso le mie
televisioni. Per la mia naturale ritrosia e per
non farmi troppa pubblicità.
A questo proposito, si è molto favoleggiato del
mio presunto conflitto dinteressi in campo
televisivo. A parte il fatto che non ho mai
notato particolari conflitti fra i miei interessi
e le reti Rai e Fininvest, ora abbiamo un
temibile concorrente: La 7, che abbiamo salvato
da un sicuro tracollo finanziario facendola
rilevare dallamico Marco Tronchetti
Provera, che sta riducendo i costi e ridisegnando
i palinsesti: liquidati i troppo dispendiosi
Fazio e Lerner, la rete diventerà monotematica e
si specializzerà in programmi più economici ma
di sicuro successo come le previsioni del tempo,
le estrazioni del lotto, "Oggi al
Parlamento", lintervallo e il
monoscopio, insidiando così pericolosamente la
nostra programmazione. Ma non saremo certo noi,
liberisti della prima ora, a lagnarci per larrivo
di una robusta concorrenza. Insomma, come diceva
sempre lamico Mangano, siamo a
cavallo.
Quel che non potevamo proprio accettare era la
presenza, ai vertici di unazienda
importante come la Telecom, di un personaggio,
Roberto Colaninno, inquisito per falso in
bilancio: e chi si credeva di essere, il
presidente del Consiglio? Così abbiamo
propiziato lavvento dellamico
Tronchetti. I soliti professionisti della
menzogna ha lanciato basse insinuazioni sul fatto
che, allindomani dellacquisto della
Telecom, Tronchetti ha voluto gentilmente
rilevare anche la Edilnord da mio fratello Paolo
a prezzo doppio rispetto al suo valore. Ma questi
sono i colpacci di quel volpone di Paolo, che con
quellaria da finto ingenuo riesce sempre a
mettere nel sacco chiunque: soprattutto da quando
io sono presidente del Consiglio. Vi faccio una
confidenza: il fratello furbo è lui. Anche
quando confessa, lo fa così bene che lo
assolvono sempre.
Come forse avrete saputo, anchio ho
ottenuto in omaggio unassoluzione dalla
Cassazione. È la solita insufficienza di prove,
ma nessuno se nè accorto. Meglio così.
Non ditelo troppo in giro. In fondo, le
barzellette come le racconto io non le sa
raccontare nessuno. Lho sempre detto che la
magistratura va sempre rispettata. E la
Cassazione ha riconosciuto ciò che avevo sempre
sostenuto: nelle mie aziende non comanda nessuno.
Il mio impiegato Salvatore Sciascia, che a tempo
perso fa anche lo scrittore, ogni tanto prendeva
liniziativa di corrompere la Guardia di
Finanza senza dire niente a nessuno. Pensate che
non veniva nemmeno a chiederci i soldi per le
tangenti. Si autotassava. Ha risparmiato 350
sudati milioni e, anziché darsi alla bella vita,
li ha spesi tutti per convincere la Guardia di
Finanza a chiudere un occhio sulle nostre frodi
fiscali. Di tasca sua, dal suo magro stipendio:
pensate che dedizione.
Non Le dico, poi, i miei due eroici segretari,
Niccolò Querci e Marinella Brambilla. Sono
appena stati condannati a due anni e più per
falsa testimonianza: avrebbero mentito per
coprire me. Pensi la faccia che han fatto quando
hanno scoperto che ero innocente.
E poi cè lavvocato Massimo Maria
Berruti, uno dei miei migliori collaboratori. E
stato indagato, arrestato, condannato in primo
grado, in appello e in Cassazione per
favoreggiamento: organizzò unoperazione di
depistaggio in grande stile per tappare la bocca
ai finanzieri corrotti e salvare me. Le lascio
immaginare come ci è rimasto quando ha scoperto
che io ero innocente. Ma poi gli è passata, è
un uomo devoto e si sacrifica volentieri. Anche
perchè ora, dopo essere entrato in Parlamento,
entrerà pure nel Guinness dei primati: è il
primo caso di favoreggiatore che favoreggia un
innocente.
Solo il partito della menzogna poteva pensare che
io sapessi qualcosa di quelle brutte cose. Tutte
storie. Alla Fininvest, per la prima volta nella
storia, abbiamo realizzato la perfetta anarchia.
Lho sempre detto che la vera sinistra sono
io. Diffidate delle imitazioni.
Dopo lassoluzione, ho chiesto a tutti di
restituirmi lonore. Ma ha abboccato uno
solo: lamico Massimo DAlema, quello
che mi aveva scambiato per un padre costituente.
Pensate che mi ha addirittura chiesto scusa per lingiusta
condanna (come se me lavesse inflitta lui).
Dora in poi, non so se lavete saputo,
le sentenze della Cassazione valgono di nuovo.
Non come quella del 21 ottobre 2000, che mi
riconosceva responsabile dei 23 miliardi di All
Iberian a Craxi, ma dichiarava prescritto il
reato: ecco, quella no, quella non valeva ancora.
A proposito: ha unidea di quanti sono 23
miliardi? La più grossa stecca mai pagata a un
singolo uomo politico, lho pagata io. Tanto
per darvi unidea di quanto mi costava lamico
Bettino, pace allanima sua. Benedetta Mani
Pulite che me lha levato dai piedi: ora è
molto più comodo, mi faccio le stesse cose da
solo, e soprattutto gratis. Ma anche questo non
vada a raccontarlo in giro, sennò la storia
della guerra civile non attacca.
Ora devo andare. Il dovere mi chiama. Sento già
in lontananza le note della fanfara dei Lancieri
di Montebello: sta arrivando a Palazzo Chigi il
principe Al Waleed, socio della Fininvest e di
Bin Laden. Abbiamo un vertice sulla lotta al
terrorismo.
La saluto affettuosamente e La aspetto, con tutti
i suoi amici, nella Casa della Libertà
Provvisoria.
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