VOCI
PER CARLO
questo drammatico racconto è
quanto avvenuto nel momento che CARLO GIULIANI moriva. è
stato riportato in diversi libri ed è la descrizione
fatta da chi in quel momento era vicino al cadavere. per
quanti ancora pensano che CARLO GIULIANI è stato ucciso
perche' lanciava un estintore riporto brevi punti della
scientifica cosi' la finiamo dall'inganno di una immagine
schiacciata dal teleobiettivo e che ha fatto apparire
CARLO vicinissimo al defender.
LA SCIENTIFICA COSI' RIPORTA :
1 - CARLO GIULIANI SI TROVAVA
OLTRE 5 METRI DAL DEFENDER.
2 - L'ESTINTORE ERA STATO
PRECEDENTEMENTE LANCIATO DALLA JEEP ED ERA VUOTO - quindi
se lo lanciano loro sui dimostranti non sono assassini se
CARLO LO RACCOGLIE ad oltre cinque metri di stanza
diventa una persona ARMATA. chi era dentro quel defender
aveva rotto i vetri della stessa scagliando l'estintore
sui dimostranti, quindi sapeva benissimo che era vuoto e
che non avrebbe potuto ferire nessuno.
IL RACCONTO
Il vicequestore si accorse di
essere ripreso da una telecamera.
«Lhai ucciso tu!
Lhai ucciso tu, bastardo! Tu lhai ucciso, con
il tuo sasso!Pezzo di merda!» urlò in direzione di un
manifestante. Fece finta di corrergli dietro. Quello
smise di gridare «Assassini!» e riusci' a fuggire.
Il vicequestore percorse pochi metri, poi rallentò il
passo e raggiunse con calma i colleghi, raccolti a
cerchio attorno al caduto.
Quel morto poteva rappresentare la fine di una carriera
promettente.
«Un sasso può essere una buona idea»
disse il più anziano dei
subordinati. «Qui attorno ce ne sono parecchi.
Raccoglietene uno.»
«Si vedrà lo stesso il buco
della pallottola» osservò concitato uno dei presenti.
Non era un poliziotto, ma il giornalista di una testata
amica.
«Il ministro ha promesso di coprirci» spiegò il
vicequestore, mentre riprendeva fiato. «Ho appena
parlato con lui. Gli serve solo una versione
alternativa... Allora, questo sasso?»
Un agente più giovane ne raccolse uno, un grosso
ciottolo di forma irregolare. «Ecco.»
Il poliziotto anziano si scansò. «Fai tu. Un colpo
preciso, in piena fronte. Tanto da spezzargli il
cranio.»
Intervenne un carabiniere. «Non servirà a niente. Il
buco della pallottola si vede.»
«Scemo» replicò il vicequestore. «Quanto più
complichiamo la scena del delitto, tanto più facile
sarà trovare delle scuse. Magari è stato ucciso da una
sassata, poi lha raggiunto una pallottola
vagante.»
«Non regge.» Il carabiniere scosse il capo. Aveva
attorno altri dellArma, che lo spalleggiavano. «La
scena del delitto. Hai visto troppi telefilm.»
Il vicequestore reagì. La tensione accumulata aveva
bisogno di uno sfogo. Marciò verso il carabiniere e, con
una manata sul petto, lo respinse. «Allora sei proprio
stronzo. È stato uno dei vostri ad ammazzare quel ratto.
Stiamo cercando di proteggervi, lo capisci o no?»
I carabinieri si strinsero attorno al collega, ma non
osarono reagire. Vi furono solo degli spintoni.
Disgustato, il vicequestore tornò accanto al corpo
riverso. Disse al giovane agente: «Esegui. Un colpo
secco tra la fronte e il naso. Che schizzi sangue, se ne
ha ancora.»
Linterpellato alzò la pietra, poi labbassò.
«Sembra ancora vivo»
«Che dici?»
«Mi è parso di vederlo respirare»
«Cosè, hai le traveggole?» Il vicequestore era
al culmine dellesasperazione.
«Non perdere tempo. Picchia. Picchia forte »
Lagente eseguì. Si udì un crack leggero. Uscì
poco sangue.
«Ottimo» commentò il vicequestore, curvo per esaminare
loperazione. «Adesso lascia il sasso vicino alla
testa. Un poco più a destra. Deve sembrare che, dopo
limpatto, sia rimbalzato a breve distanza.»
Dimprovviso si
raddrizzò.
«Ehi, ma cosa succede? Ho
sentito un click! Chi è lidiota che scatta
fotografie?»
Il giornalista amico, detto Bonsai, indicò un collega
poco distante, con una Hasselblad fra le mani. «È quel
francese là! Lho visto io!»
Il vicequestore fu addosso allo straniero. Lo
schiaffeggiò. «Adesso mi dai il rullino, pezzo di
merda!»
Il francese sembrò più stupito che addolorato. Fece
segno di no. Cercò di nascondere la macchina
fotografica.
«Guarda che te la rompo» ringhiò il vicequestore.
Non fece in tempo perché apparve un secondo fotografo,
probabilmente italiano. Scattava, si avvicinava, scattava
di nuovo.
Era evidente ... non cera nulla da fare. Il
vicequestore si sentì chiamare dallagente più
giovane. Lasciò perdere i fotografi e gli si avvicinò.
«Che cazzo cè,
ancora?»
«Seguita a respirare. Anche con la testa rotta.»
«Qualcuno ha chiamato unambulanza?»
Il vicequestore agitò le mani,
a uso dei fotografi e di eventuali giornalisti.
Arrivava un sacco di gente.
Persino la tv.
«No, eh? Siete proprio scemi.
Cosa aspettate?»
«Ci ho pensato io» disse uno dei carabinieri. «Stanno
arrivando.»
«Per fortuna. Uno meno imbecille degli altri.»
Proprio in quellistante, il veicolo di soccorso
arrivò a sirena spiegata. Frenò di colpo. Scesero i
barellieri, aprirono la lettiga.
Il vicequestore indicò il corpo sanguinante del ragazzo.
«Sembra morto.»
«No, non è morto»
disse lagente giovane.
«Il petto si alza e si abbassa un poco.»
«È vero. Lo vedo anchio, da qui» confermò il
carabiniere.
«Be, è quasi morto. Dopo una sassata come
quella...»
Il vicequestore osservò il
corpo esile che veniva sollevato con precauzione,
adagiato sulla barella, introdotto nellautolettiga.
«Ehi, dove lo portate?»
«In ospedale.»
«Quale ospedale?»
«Il più vicino.»
«Ve lha detto il ministro?»
I portantini si guardarono sconcertati. «Chi sarebbe
questo ministro?»
Il vicequestore stava per replicare, ma non lo fece.
Quelli non sapevano niente. Sospirò. Si sentiva stanco.
«Prendete la carcassa e
portatela via. Prima finiamo con questa storia e meglio
è.»
I portantini non commentarono. Raccolsero moribondo, con
ogni precauzione. Chiusero gli sportelli.
Lambulanza corse via al suono acuto e modulato
della sirena. Le macchine fotografiche scattavano in
continuazione. Cera il sole, altrimenti il
vicequestore sarebbe rimasto abbagliato dai flash. Si
sentiva intontito. Trovò però la lucidità sufficiente
a riportarsi presso il tratto di piazza lordo di sangue e
ad allontanare il sasso con un calcio. Non serviva più.
In un ospedale qualsiasi il
più ingenuo dei medici avrebbe rintracciato il foro
della pallottola e avrebbe capito. Il ministro li aveva
fregati.
Barcollò qui e là, senza sapere bene cosa fare. Si
raddrizzò solo allarrivo del questore in persona.
Stava fendendo la calca, andava verso di lui.
Pareva furibondo, spintonava i
giornalisti che volevano porgli domande. Quando raggiunse
il subordinato, lo trascinò dietro una fila di gipponi.
«Ma cosa mi combini?» gli sibilò in un orecchio.
«Cosè questa idea della sassata?»
Il vicequestore reagì. Dopo tanta tensione, non
accettava un rimprovero gratuito.
«Il proiettile non è rimasto
nel corpo. Ha fatto un buco per entrare e uno per uscire.
Buchini piccoli. Il sasso poteva essere unidea.»
«Credi che non se ne accorgeranno?»
«In un ospedale normale se ne accorgeranno sì. Speravo
che il ministro fosse più intelligente.»
Il questore sospirò. «Quelli come lui non lo sono
mai.» Batté sulla spalla del suo vice. «Stai
tranquillo. Avremo noie ma non conseguenze...»
Finalmente sorrise.
«Coshai da fare,
adesso?»
«Niente di speciale. I compiti ordinari.»
«Sapresti fabbricare una bottiglia molotov?»
Il vicequestore fu stupito dalla domanda. «Penso di
sì... Non dovrebbe essere difficile.»
«Allora seguimi. Ho la macchina parcheggiata poco
lontano.»
Mentre raggiungevano il posteggio, il vicequestore
domandò: «Ma il tizio è morto o vivo?»
Ebbe la risposta che avrebbe dovuto aspettarsi. «E chi
se ne frega!»
Erano le 19 ...
GENOVA SI TINGEVA DI ROSSO... CARLO SARA' SEMPRE CON NOI.
la
testimonianza è riportata in diversi libri uno dei quali
: - PER SEMPRE RAGAZZO -
B.K
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