La redazione Namir ringrazia tutti, per la partecipazione, avvenuta anche su queste domande, specifiche, storiche e riflessive, certamente interessanti, ma difficili da esplicare con poche righe.
Namir.
Wanda Piccinonno.
I quesiti posti da Namir sono: "Dove ha sbagliato il comunismo? Cosa significa essere comunisti?"
Indubbiamente gli interrogativi spingono non solo alla riflessione, ma offrono anche l’opportunità di liberare dalle ricorrenti e strumentali mistificazioni la valenza autentica del comunismo. Pertanto, nella consapevolezza che attualmente dilaga la "forza razionalizzata" dell’arbitrio e che il rosso e il nero si mimetizzano nella logica del profitto, ritengo che un dibattito sull’argomento sia particolarmente proficuo. Innanzitutto, a mio avviso, occorre operare una distinzione tra socialismo reale e scienza comunista. Ciò non significa negare globalmente l’esperienza comunista, ma solo rilevare che, con lo stalinismo, si sono celebrate le esequie dello spirito marxiano. Il periodo stalinista, avvalendosi di forme demagogiche e di sistemi di coercizione, ha esaltato la deificazione del potere e ciò ha consentito di ingannare la classe operaia e di indebolire la vigilanza degli intellettuali. A questo proposito, Marx ha giustamente sottolineato che l’illusione secondo cui "i capi conoscono meglio qualsiasi cosa e soltanto gli ambienti più elevati partecipi della natura ufficiale del pensiero sono autorizzati a giudicare, è il naturale prodotto di una burocrazia che identifica il bene pubblico con l’autorità del governo". Sia Marx che Lenin hanno stigmatizzato la distorsione dei sistemi burocratici, che consideravano contrari alla natura della democrazia. Le osservazioni fatte perseguono l’obiettivo di mettere in luce che, con lo stalinismo, la rivoluzione russa assuma le caratteristiche di una rivoluzione tradita. D’altra parte, il materiale esplosivo contenuto nel testamento di Lenin, è illuminante, per decodificare l’aberrante "svolta" operata dallo stalinismo. Lenin, infatti, definisce Stalin "troppo grossolano" e propone "di sostituire Stalin con un altro uomo più tollerante, più leale, più cortese e più riguardoso verso i compagni" (4 Gennaio 1923). Quando il testamento fu letto, come scrisse in seguito Trockij, "I capi delle delegazioni, nel leggere, mangiavano le parole, ne sottolineavano altre e commentavano che la lettera era stata scritta da un uomo gravemente malato e sotto l’influenza di intrighi e losche manovre. La macchina era già sotto controllo". Notoriamente, dopo la morte di Lenin, Stalin cominciò subito ad imporre il suo potere, Trochij fu destituito, poi espulso e successivamente assassinato in Messico.Nel contempo, si celebrarono i processi-farsa, che portarono alla condanna a morte di quei bolscevichi veterani che avevano costruito il partito. Da qui tutta una serie di misfatti, che vanno dalle immagini lugubri della Germania del Muro ai carri armati di Budapest, di Praga, di Danzica. A questo punto, pur essendo consapevole che il confronto può sembrare azzardato, ritengo che le mostruose proporzioni dei crimini di Stalin e il dilagare dello pseudosocialismo burocratico, presentano inquietanti analogie con il maccartismo del periodo della guerra fredda. D’altra parte, la macchina burocratica dello stalinismo è molto simile all’impianto borghese, e proprio la commistione tra elementi socialisti e sovrastrutture borghesi, ha generato, a mio avviso, l’ibrido. Burocrazia, repressioni, la deificazione dello Stato, hanno trasformato quel "Regno della libertà", ipotizzato da Marx, in una dittatura, che ha inficiato ogni possibilità di evoluzione culturale, sociale e politica. Lucidamente Sartre sosteneva che il marxismo concreto deve approfondire gli uomini reali e non dissolverli in un bagno di acido solforico. Purtroppo, lo stalinismo ha segnato profondamente la storia dei comunisti, soprattutto da un punto di vista metodologico. Può sembrare paradossale, ma, nel 97, a Lecce, i "comunisti" di Rifondazione, sordi alla lezione della storia, adottarono contro sei compagni, tra i quali la sottoscritta, il metodo delle espulsioni, e, ovviamente, l’accusa, peraltro fondata su eclatanti menzogne, fu di "frazionismo". È evidente che, pur essendo mutato il contesto storico, i burocrati del partito, con perverse macchinazioni, rivisitarono vecchi schemi, avvalendosi di meccanismi obsoleti e retrivi. Ciò significa che, al di là delle suggestive immagini mediatiche, sostanzialmente, sussiste la tendenza a ripercorrere un iter di marca staliniana. Purtroppo, manca una onesta autocritica, vuoi dal punto di vista metodologico, vuoi dal punto di vista culturale e politico. Ciò che sfugge è che la praxis marxiana è un passaggio dal soggettivo all’oggettivo, mediante l’interiorizzazione. In altre parole, è necessario superare ogni determinismo volgare, ogni ipotesi di omogeneità e penetrare appieno la dinamica comunista. Pur constatando che i paradigmi vigenti, in sede politica e sociale, sono destabilizzanti, ritengo che fino a quando esisteranno le camere a gas del capitalismo, le sperequazioni economiche, le discriminazioni sociali, lo spettro del comunismo indicherà sempre l’itinerario più adeguato, per sconfiggere i parametri dell’"orrore economico". Giova sottolineare, però, che è necessaria una rottura epistemologica e ciò impone griglie interpretative più variegate, per decodificare la situazione esistente e per combattere le nuove forme del dominio e dello sfruttamento. Preso atto che il processo di liberazione deve avvalersi della scienza marxiana, è opportuno rilevare i motivi per cui il salto di paradigma risulta proficuo. Il mio riferimento alla scienza non è casuale, infatti, la filosofia della scienza ha dimostrato che la cultura scientifica è mobile e dinamica, sicché il suo naturale stato è la situazione problematica. Partendo da questi presupposti, la filosofia della scienza rivela che la struttura delle rivoluzioni scientifiche si può considerare la genesi di un nuovo processo. A questo proposito Kuhn ha osservato che la rivoluzione scientifica consente di interpretare le cose in una nuova prospettiva, offrendo nuovi risultati e creando le basi di nuovi problemi. D’altra parte, Marx, in una lettera a Lasalle, definisce il proprio metodo come una ricerca che "s’eleva dall’astratto al concreto". Da qui l’esigenza di rimuovere la degenerazione positivistica, la tesi revisionistica, il piatto e volgare materialismo, il riformismo borghese. Lucidamente Sartre osservava che "il materialismo storico è il solo che colga l’uomo nella sua totalità ed il solo che ponga il fondamento dell’antropologia nell’uomo stesso". Dalle osservazioni fatte si evince che la "democrazia" mercatocentrica, l’economicismo assoluto, il dilagare del pensiero unico, l’idolatria del mercato, non possono decretare, sic et simpliciter, la fine del marxismo. Vero è che il paradigma dominante sulla nuova scena del geo-politico, diagnostica la morte di tutta la tradizione marxista, tant’è che Fukuyama, dopo l’89, ha annunciato la fine della storia. Ciò non può destare stupore, perché già Croce parlò della morte del marxismo, ma, come è stato rilevato, non fu buon profeta né storico veritiero. Intanto, il nuovo ordine mostra, a livello planetario, marcate contraddizioni e situazioni implosive, che non giustificano i toni enfatici di un’informazione schizofrenica e servile. In questo clima, sociologismi pressappochistici, con facili e seduttive immagini, imperversano, occultando la scabra verità e contribuendo a potenziare l’incoscienza della credenza o il "consenso senza consenso". In realtà, la spiritualizzazione del capitale, con la sua produzione immateriale ed autoriflessiva, non può celare l’espulsione del "sistema proprietario" che, con il suo barbaro stile, sta riscrivendo la geografia del pianeta,, riplasmando poteri, saperi e sovranità. Questo "nuovo ordine", però, inscrive nel suo statuto, la povertà, le guerre, la disoccupazione, il lavoro atipico e interinale, il razzismo, le esclusioni, il potere crescente delle mafie, sicché, i toni enfatici che decretano la fine del marxismo, assumono le caratteristiche di una delegazione, che tenta di neutralizzare ed esorcizzare lo spettro del comunismo. Deridda, constatando che "il mondo va malissimo", sostiene che il fantasma di Marx continua a parlare e per suffragare la sua tesi, afferma: "nel pensiero marxiano sono presenti una pluralità di linguaggi che non possono essere ritradotti l’uno nell’altro e la loro eterogeneità, lo scarto o la distanza che li decentrano, li rendono non contemporanei e tali che, in quanto producono un effetto di distorsione irreducibile, obbligano chi deve sostenere la lettura a un incessante rimaneggiamento". Ritengo, pertanto, come vuole Deridda, che l’eredità di Marx non sia un "dato", ma un "compito". Attualmente, però, l’assunzione del compito richiede un salto di paradigma, e ciò significa non solo accantonare un repertorio di cliché, ma anche operare una svolta, rimuovendo ogni forma di sterile trasformismo e negando le promesse bugiarde di un provvidenzialismo tecnologico-mercantile. È necessario prendere atto che, con il post-moderno, sono mutati i rapporti di produzione e che, con la sussunzione della società al capitale, il capitalismo, con il suo potere demiurgico, ha invaso la vita, imponendo un sistema disciplinare di tutta l’organizzazione sociale. Dinanzi ad una società totalmente programmata, occorre opporre "il gran Rifiuto", non cedendo ai compromessi e, nel contempo, rivisitando Marx, nella consapevolezza che, come ha osservato Rosdolsky, penetrare nel "catastrofismo" marxiano, significa ascoltare "una chiave di musica rivoluzionaria". In questa prospettiva, ritengo che le categorie marxiane debbano essere rifondate, mettendole in relazione al processo di accumulazione del post-fordismo. Partendo da questi presupposti, si dovrebbe attingere al "laboratorio-Marx", con particolare riferimento ai "Grundrisse". Focalizzare l’attenzione su questo testo significherebbe decostruire le dinamiche della società capitalistica matura, infatti, quando Marx parla del "sistema delle macchine", offre le chiavi di lettura per decodificare i parametri della fase odierna, caratterizzata dall’egemonia del lavoro immateriale. Inoltre, come rileva Enrique Dussel, i "grundrisse" sottolineano l’altissima valenza del lavoro vivo, inteso come forza creatrice, come non-capitale: in altre parole inteso nella sua contraddizione con il lavoro oggettivato e comandato. In quest’ottica, il lavoro vivo, per via della sua potenza, diviene "Dioniso della libertà", come ha giustamente osservato Toni Negri. È necessario, dunque, un approccio epistemologico critico, che, pur implicando differenze e rotture, dovrebbe tener fermo un imperativo, ossia che "il mondo capitalistico deve saltare in aria", come sosteneva Marx. Purtroppo, in buona parte della sinistra, la critica del socialismo reale ha determinato l’assunzione della transizione come forma-sistema, ma anche la negazione di ogni strategia rivoluzionaria e ciò sta consentendo di superare, tout court, la cultura comunista. Niente più destra o sinistra, niente più antagonismi: chi si riconosce in queste vetero-categorie, risulta obsoleto. In realtà esistono categorie che, per la loro indiscutibile valenza e pregnanza, valicano i confini spazio-temporali, sicché la pacificazione, le abiure, l’insidiosa disinvoltura del buonismo, non possono consentire di mettere nel medesimo calderone comunismo e nazifascismo. Pertanto, se lo stalinismo è stato una mistificazione della scienza comunista, è altresì vero che il nazifascismo inscrive nel suo statuto ideologico la barbarie. In altri termini, comunismo e nazifascismo partono, ideologicamente, da presupposti antinomici, infatti, i paradigmi del nazifascismo sono la violenza, l’assolutismo, la negazione della libertà, la discriminazione sociale, il razzismo, la xenofobia, l’imperialismo; mentre i parametri del comunismo sono la l’eguaglianza, la giustizia, la libertà. Agli apostoli della deriva politica e culturale, giova ricordare, inoltre, che il cristianesimo si è sempre appellato all’amore, alla solidarietà, eppure, la "verità effettuale" dimostra che, in nome dell’amore, si sono istituiti i tribunali d’inquisizione e che sono stati perpetrati efferati omicidi; ciononostante il cattolicesimo gode di ottima salute ed ha pieno diritto di cittadinanza. Fatte queste doverose precisazioni, fuori dai meccanismi di assoggettamento, è lecito, ancora una volta evidenziare che, se il socialismo reale è stato la mistificazione più eclatante del comunismo, ciò non può decretare la fine del marxismo, perché le circostanze che lo hanno reso possibile sono pienamente vigenti e lungi dall’essere superate. Solo quando oppressioni, sfruttamento, esclusioni e conflitti, saranno eliminati e quando sarà venuta meno quella tensione di penuria da cui la storia e indelebilmente segnata, allora il marxismo "avrà vissuto", ossia quando si realizzerà il "Regno della libertà" a cui si richiama una pagina del "Capitale". La verità è che il marxismo non è obsoleto, ha avuto solo un processo di involuzione o di mancata evoluzione. A questo punto, dopo aver analizzato gli errori del comunismo, mi accingo a rispondere al secondo quesito: "Cosa significa essere comunisti?". Innanzitutto, tengo a precisare che non mi identifico nella pseudosinistra governativa, che sta legittimando il regime capitalistico totalitario e un sistema di controllo, che colonizzano le coscienze e inficiano l’esercizio della libertà. Mondializzazione dei mercati, dogmatismi burocratici, centralismi antidemocratici, un crescente militarismo, una politica di allarmismo sociale, stanno imponendo un sistema proprietario, che inscrive nel suo codice, non solo un aberrante corporativismo ma anche uno Stato di polizia. Preso atto che il gioco delle leggi anonime del mercato imperversa e che l’omologazione culturale e politica sta fagocitando socialità, socievolezza e coesione, sostengo che è necessario volere l’Esodo. Pertanto, fuori dai cori e valicando e confini della mostruosa restaurazione, cercherò di esplicitare la mia idea di comunismo. La mia visione si coniuga con una filosofia di vita, che coinvolge, spinozianamente parlando, le ragioni della ragione e le ragioni della passione e dell’immaginazione. Partendo dalle coordiante rivoluzionarie spinoziane, ritengo che la normatività costitutiva dell’uomo implichi la libertà, l’eguaglianza, la giustizia, sicché, nutrendo una profonda fede nella "rivoluzione umanistica", posso affermare che, anteponendo la potenza del contropotere al potere, combatterò sempre la barbarie dell’orrore economico, avvalendomi di una resistenza attiva. D’altronde, come vuole Toni Negri, "La teoria materialista della conoscenza, è, come avviene nell’esperienza scientifica, una costruzione irriducibile, rischiosa ed assoluta di essere". Concludo, sulla scorta delle osservazioni fatte, che contro l’apologia della rassegnazione, occorre opporre un perentorio rifiuto, nella consapevolezza che il nostro mondo è da ricostruire, e la parola-chiave per la ricostruzione, non può che essere "comunismo".
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Fabio Sciarra
1 - Dove ha sbagliato il comunismo ?
4 - Cosa significa essere fascista oggi ?
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Konrad
1 - Dove ha sbagliato il comunismo ?
5 - Destra e sinistra, le differenze che noti nella societa' contemporanea,
negli uomini,nei nuclei famigliari, politicamente.
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fgallozzi
1 - Dove ha sbagliato il comunismo ?
4 - Cosa significa essere fascista oggi ?
Ho scritto un libro su questi argomenti che sono più tabù dell'incesto.
L'argomento era la concorrenza sessuale nel razzismo.
Aprire una discussione sull'argomento in qualsiuasi sede è impossibile.
Vi dovrei elencare le trasmissione radiofoniche e televisive che prima si
sono mostrate interessate e poi si sono tirate indietro e perfino il new
groups delle Lega Nord Indipendenza per La Padania ove circolano ogni
specie di squilibrati e dove si dicono tante ignobili oscenità non ho
trovato uno disposto a voler seguimi e parlare sull'argomento che io invece
considero di importanza fondamentale.
Come si salva l'edentità nazionale senza pensare alla concorrenza sessaule
nel razzismo e ai gusti attuali delle donne?
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Roberto Marchesini
1 - Dove ha sbagliato il comunismo ?
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Lorenzo
1 - Dove ha sbagliato il comunismo ?
Francamente non l'ho capito.
I comunisti italiani sono sui generis.
Manifestano in favore dei gay, ma fanno finta di non sapere che nei paesi
comunisti (Cuba e Cina, ad esempio) l'omosessualità è vietata.
Si dicono contro le discriminazioni, ma sempre a Cuba per risolvere i
problemi di AIDS gli ammalati sono stati internati per 10 anni.
Si battono contro la pena di morte, ma solo se è la pena di morte degli USA,
non per quella che viene applicata 10 volte di più nei paesi comunisti
(Cina, per rimanere nello stesso esempio).
Insomma, mi sembra che i comunisti italiani guardino con un solo occhio:
quello sinistro!
Detto questo, molte altre rivendicazioni sono giuste: quella contro il
capitalismo, ad esempio.
E quella contro la globalizzazione.
Però trovo contraddittorio come non comprendano che la globalizzazione passa
anche attraverso la società multirazziale.
E qui si innesta l'equivoco sui cui spesso i comunisti giocano. Dare del
razzista a chi è contro l'immigrazione.
Razzista è chi considera una razza inferiore ad un'altra.
Personalmente considero le razze tutte uguali, tutte con la stessa dignità,
esattamente pari le une alle altre.
Sono contro la società multirazziale proprio perchè mi piace la diversità,
mi piace pensare che se vado a Londra trovo gli inglesi, se vado a Pechino
trovo i cinesi, se vado a Parigi trovo i francesi, se vado a Roma trovo i
romani.
Una città come New York City, formalmente "multirazziale" ma
sostanzialmente
un agglomerato di razze e culture DIVISE nei vari quartieri, mi fa orrore.
D'altra parte, come diceva un lettore ad un giornale, non vedo per quale
ragione dovrei preoccuparmi della scomparsa, chessò, della foca monaca (come
fanno gli animalisti, ad esmpio) e non della razza bianca.
Quindi, comunista oggi vuol dire cadere in insanabili contraddizioni, in
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Premessa: mi sembra di fare quel famoso tema dal titolo: "Fate alcune
brevi considerazioni sull'Universo".
Comunque mi ci provero'.
1 - Dove ha sbagliato il comunismo ?
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TIGRE 31'
PUNTO 1 =
Nell'URSS ,l' eccessiva burocratizzazione, I/6 del globo , conPunto 2:
Niente , é stato un fallimento epocale, chi scrive ci ha credutoPunto 3:
Se' per il fascismo , intendiamo Mussolini, fu' senz'altroPunto 4=
Vale quanto scritto al punto 2.Punto 5=
secondo il mio pensiero, oggi non esistono differenze, sono decinePunto 6=
Ho vissuto nel regime fascista ben I3 anni, episodi da poter--------------------------------
Francesco T.
1 - Dove ha sbagliato il comunismo ?
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1 - Dove ha sbagliato il comunismo ?
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ivanvalentini
1 - Dove ha sbagliato il comunismo ?
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De Biasio Giovanna
1 - Dove ha sbagliato il comunismo ?
Il papalino, antirusso, filoturco etc,NON ERA HESS, MA Urquart.
Parte delle collaborazioni di Marx alle sue riviste sono state pubblicate
in Italia, raccolte in volume, da "Il Borghese", con il titolo
:"Carlo Marx
contro la Russia". Un'altra parte e' stata pubblicata dalle edizioni,
vicine
all'area dell'Autonomia Operaia, "Squilibri" & "L'Erba
voglio", con il
titolo "Rivelazioni sulla storia diplomatica del XVII e XVIII secolo".
La
tesi di Urquart (e di Marx) e' che, almeno dai tempi di Elisabetta e di Ivan
il Terribile, Russia e Inghilterra sono legate da una EMPIA e clandestina
alleanza, contraria agli interessi del popolo intglese
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Clod...
Non so, alla fine erano solo delle ideologie contrapposte (o no..? :-( )
ideologie create dall uomo, da noi... infatti oggi i partiti che fanno
r. :-D ...riferimento a quelle ideologie si sono trasform-
meglio -travestiti
in qualcosa d'altro.
Tirando le somme, credo che se qualcuno o qualcosa, non a funzionato
quelli siamo noi.... :-(
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Paolo Tramannoni
1 - Dove ha sbagliato il comunismo ?
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Serena
1 - Dove ha sbagliato il comunismo ?
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Guglielmo Gaviani
Sei domandine semplici, semplici...
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marco.cattaneo
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Calogero Martorana
1 - Dove ha sbagliato il comunismo ?
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Carlo De Gregorio
1 - Dove ha sbagliato il comunismo ?
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Walter Barcella
1 - Dove ha sbagliato il comunismo ?
5 - Destra e sinistra, le differenze che noti nella societa'
contemporanea, negli uomini,nei nuclei famigliari, politicamente.
all'argomento, raccontato dai tuoi nonni, genitori, parenti ?.
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Andrea Pellegrini
1 - Dove ha sbagliato il comunismo ?
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Carlo Catalano
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umby
1
) Marx nella sua visione aristotelica, in cui l'individuo si riconosceva--------------------------------------------
Olivier
1 - Dove ha sbagliato il comunismo ?
Salvatore Mica
Il comunismo non ha sbagliato nulla. La domanda dovrebbe essere piuttosto che
cosa è il comunismo? Il comunismo è la fase suprema (o ultima) della società
socialista, la società perfetta dove vigerà la regola " A ognuno secondo
i suoi bisogni , da ognuno secondo le sue capacità". Il comunismo non si
è mai realizzato , storicamente , ci hanno provato i comunardi del 1871 a
Parigi e hanno fatto un bel lavoro , peccato che dopo tre mesi la Comune fu
abbattuta da Thiers. Ci ha riprovato Lenin ma morì troppo presto e la
rivoluzione si trasformò prima in oligarchia e dopo in dittatura vera e
propria. Rispondo quindi ad una seconda domanda che vuole esplicare il senso
della prima . Dove ha sbagliato la società sovietica e i tipi di società che
si richiamavano al suo ideale? Ha sbagliato tutto , sin dall’inizio, il
comunismo è massima partecipazione del popolo al potere amministrativo e
decisionale , tramite i consigli (soviet) i soviet nella Russia di Stalin
divennero mero organo consultivo; il lavoro sarebbe dovuto essere "libero
ed associato" e liberato dal giogo dello sfruttamento capitalista mentre
nella Russia sovietica il lavoro degli operai fu soggetto al capitalismo di
stato, la produttività veniva mitizzata e travestita con abiti rivoluzionari e
cosi’ comparvero i fenomeni dello stacanovismo e dell’emulazione socialista,
opportunamente propagandati tramite radio cinema e tabelloni come meglio si
addice a tutte le dittature nazifasciste. Ci furono rivolte operai soppresse nel
sangue ,ci furono privazioni della libertà inaudite, ci fu la soppressione dei
sindacati, la negazione della libertà di pensiero. Per non parlare della
burocrazia eretta a classe dominante della corruzione , del potere mai ceduto ma
sempre preso con la forza , il partito eretto ad organo statale lo stato eretto
a sistema assoluto mentre anche gli analfabeti del marxismo sanno che lo stato
secondo Marx si estingue dopo poco tempo dalla presa del potere da parte del
proletariato....A mio parere La Russia ha avuto solo due presidenti comunisti :
Lenin e Gorbaciov. Potrei fare un elenco lunghissimo , ci sarebbe da scrivere un
libro tra le differenze del sistema creato da Marx e quello instaurato in URSS
In Russia non si è realizzato il comunismo e neanche il socialismo, la società
sovietica si può paragonare allo stato di dittatura del proletariato,
ipotizzato da Marx , una rivoluzione abortita, la carogna della quale si
trascina ancora stancamente per il mondo.
Essere comunisti oggi e soprattutto qui è veramente difficile. Metto in
rilievo l’elemento spaziale e trascuro quello temporale volutamente. Essere
comunista in un paese proletario non è molto difficile, si tratta solo di voler
migliorare le proprie condizioni. E’ estremamente più difficile essere
comunisti all’interno del moloc imperiale , dove il benessere dilaga e ogni
persona crede che il proprio benessere provenga dal proprio lavoro, in realtà
proviene anche e soprattutto dallo sfruttamento di altri paesi. Essere comunisti
qui in un paese borghese che vive dello sfruttamento di altri paesi e’
veramente difficile , significa essere comunisti fino in fondo capire da
qualunque parte del sistema si vive ( in alto o in basso , nel trono o nella
fogna, imprenditore o lavoratore , capitalista o operaio), che e’ sbagliato e’
tutto sbagliato. E’ facile capirlo dal basso , dall’alto significa fare
rinunce e convincere altri a fare rinunce semplicemente in nome di un ideale.
Adesso il progresso della civiltà umana ha subito un arresto , si è fermato,
aveva creduto di trovare un ideale ma quell’ideale è crollato e adesso è
incerto , timido , indeciso , fondamentalmente spaventato. Gli ortodossi escono
la testa , dicono che Marx Lenin e Stalin dicevano la stessa cosa e l’unica
cosa da fare è reinstaurare un sistema identico a quello della URSS , rileggono
Marx e lo interpretano, esattamente come i bigotti fanno con la Bibbia ,arrivano
perfino a litigare tra loro perché interpretano diversamente la bibbia
Marxista. In realtà questi signori non sanno o fanno finta di non sapere che il
pensiero di Marx è troppo generico e in parte dogmatico , dimenticano anche che
Marx non era l’incarnazione di Gesù cristo e quindi che anche il suo pensiero
può fallire o che comunque può essere inapplicabile perlomeno integralmente.
Questi ortodossi dovrebbero farsi un iniezione massiccia di Popper e della sua
teoria del Fallibilismo, la verità come ideale regolativo , irraggiungibile in
pratica. Identico ragionamento si dovrebbe fare per la società , la società
perfetta è impossibile o meglio questa idea dovrebbe essere presa come ideale
regolativo , come limite infinito della ricerca finita, fatta da uomini finiti.
Se si ha la presunzione di sapere cosa è bene e cosa è male allora si cade nel
totalitarismo. Il pensiero di Marx deve essere di volta in volta calato nella
realtà del paese interessato , della situazione sociale dello stesso della sua
storia. Lo ha fatto Lenin , lo hanno fatto i comunardi. Lo farà il prossimo
leader rivoluzionario. Mi secca ammettere che ogni rivoluzione si partita da un
uomo , un singolo ma purtroppo è così, almeno fino ad ora , spero che il
prossimo leader rivoluzionario non sia una persona ma una classe, un organismo ,
un gruppo , un brain trust. Questo devono fare i comunisti oggi,
"aggiornare" la teoria marxista , attualizzarla calarla nella realtà
e nella situazione mondiale attuale. Stiamo aspettando un nuovo sistematore un
grande pratico, un risoluto teorico. Uno spregiudicato spirito libero. Stiamo
aspettando un nuovo Lenin.
Il fascismo è reazione al comunismo , reazione violenta della liberal-democrazia , braccio armato dei capitalisti. Non si può contrapporre fascismo e comunismo , il comunismo è un ideale di libertà il fascismo è reazione a questo ideale , la schiuma alla bocca del sistema liberal democratico , la faccia intransigente , il volto reazionario del sistema , una faccia della medaglia che si scopre in situazioni pericolose per l’ordine che vuole assolutamente autoconservarsi. Senza il comunismo e i comunisti il fascismo e i fascisti non esistono.
Essendo io comunista respingo totalmente la reazione violenta al mio ideale.
Per rispondere brevemente alla domanda : " Dove era sbagliato il
fascismo ?" dico : era sbagliato il fascismo.
Come minimo essere una persona che ha molto tempo da perdere.
Come ho già detto in altre occasioni , destra e sinistra si avvicinano sempre di più , la scelta tra l’una e l’altra sta diventando sempre più una farsa grottesca. Nelle persone invece ancora le differenze si possono notare : le persone che votano a destra lo fanno per due motivi
per ignoranza
per interesse
La prima categoria è numericamente molto maggiore della prima. Da sempre le persone che votano a destra sono persone che non si interessano di politica lo fanno per abitudine e per non impegnarsi più di tanto , ecco perché la destra ha dato sempre un grande valore all’immagine , loro sanno che il loro potere si basa sulla superficialità , sulla noia , sull’apatia politica tipica dell’occidente dell’ultimo decennio.
La seconda categoria è composta da gente che sta bene economicamente ed è
reazionaria per passione. Sanno che il loro benessere lo hanno conquistato con
le unghia e con i denti e non vogliono mollarlo per niente e per nessuno. La
gente che vota a sinistra è gente che magari una volta poteva essere definita
idealista sono ex comunisti sono persone a cui sta antipatico Berlusconi o
comunque credono che il potere non si debba basare sullo sfruttamento e il
maltrattamento delle classi meno abbienti. C’e’ anche un gruppo di persone
che stanno bene economicamente e socialmente ma che sono "
illuminate". La vecchia classe degli operai una volta spina dorsale della
sinistra, è totalmente allo sbando , non si vedono rappresentati ne da destra
ne dalla sinistra sempre più basata sulla "New economy" . Alcuni
diventano apolitici altri diventano ovviamente reazionari.
Salvatore Mica era un ragazzo nato e cresciuto a Malta, suo padre , originario della Sicilia , aveva deciso di farvi ritorno quando Salvatore aveva 10 anni. Salvatore ottenne facilmente un lavoro alle poste grazie alla sua ottima conoscenza dell’inglese; aveva le idee molto chiare in politica e non mancava mai di dimostrarlo : era comunista . Partecipò ad uno sciopero generale nel cosiddetto "biennio rosso" per fare questo andò a Milano, quando tornò gli fu preannunciato il suo licenziamento. Salvatore aveva famiglia, una moglie e una figlia , lavoro non c’è’ n’era , specialmente per un comunista. Le angherie subite nel periodo fascista furono innumerevoli , di cui poco rimane nelle memorie annacquate dei miei parenti, allora bambini. Salvatore ricorda con maggior commozione le vicissitudini che portarono all’arresto di un suo amico anarchico. Ottenne grazie ai buon uffici di un suo amico un posto di lavoro alla società elettrica , in quel periodo entrava l’energia elettrica nelle case di campagna e il suo compito era allacciare le case dei "paesani" ai contatori generali . Il fascismo cadde, e Salvatore ne fu felicissimo , divenne un uomo fondamentale per gli inglesi e per gli americani in quanto antifascista e ottimo conoscitore della loro lingua, fece l’interprete per loro e ottenne posti di rilievo nell’amministrazione comunale, fece parte del comitato voluto dagli inglesi per ricostruire la città e le istituzioni democratiche, fu per parecchio tempo rappresentante del Partito Comunista alla camera del commercio; era un gran bel periodo per lui, ricostruiva la città assieme ad altri antifascisti , creava ritrovi apolitici per i giovani come il circolo dei canottieri , seguiva i suoi ideali e lavorava, finalmente libero. Nacque un altro figlio in questo periodo , proprio nel 1945 a suggello della fine di un era e dell’inizio di un altra : mio padre. Questo periodo fu molto breve. Nel 1948 gli alleati riconobbero il loro nemico principale, che non era più il nazifascismo, oramai sconfitto, ma il comunismo e i comunisti. Salvatore venne rimosso da tutti gli incarichi di responsabilità che aveva ottenuto precedentemente , ridivenne un impiegato della società elettrica, discriminato. Si, discriminato perché tutti i lavoratori della sua età che possedevano la sua stessa esperienza quando andarono in pensione erano già dei "dirigenti" . Lui rimase un semplice impiegato, era il migliore nella sua provincia , era quello che aveva più esperienza purtuttavia i ragazzi istruiti da lui stesso lo surclassavano, promossi ad incarichi migliori mentre lui rimaneva a quel livello, per sempre , proprio perché "rosso". Salvatore disse chiaramente ai suoi figli che aveva subito meno discriminazioni durante il fascismo , dal 1948 in poi quando gli americani e i democratici cristiani decisero di lasciarsi alle spalle la costituzione italiana , Salvatore visse male, discriminato per le sue idee , nella democrazia liberale, ricadde in situazioni già tristemente conosciute durante il fascismo.
Rosario era un gran lavoratore , lavorava il ferro era muscoloso e forte , gentile ed educato. Erano sue caratteristiche semplici e chiare. Lavorava il ferro , costruiva cucine e stufe allora erano enormi , tanto che le sue figlie le usavano per giocare a nascondino : si nascondevano dentro le pentole. Aveva molti clienti , nella sua provincia era richiestissimo , lavorava per le scuole per i conventi per gli hotel e per le case dell’alta borghesia, ovunque ci fosse bisogno di cucine enormi. Era assolutamente apolitico non si era mai interessato di politica e aveva intenzione di continuare così ; lui non si interessava di politica ma questo non significa che la politica non si interessasse di lui. Eravamo proprio in pieno regime fascista , quando cominciarono a comparire le camicie nere e a servirsi del suo negozio. Rosario intuì immediatamente il potenziale pericolo che correva facendo affari con quella gente , erano spocchiosi , antipatici , prepotenti ma soprattutto violenti, nessuno poteva niente , contro di loro , i soprusi , le violenze i pestaggi non potevano essere denunciati alle "forze dell’ordine" perché erano loro "le forze dell’ordine". Ma quando capitò l’occasione non si poté tirare indietro. Servivano cucine , stufe e cancelli per un casermone costruito appositamente per i camerati. Le camicie nere portarono via tutto ciò che trovarono già pronto, e ordinarono il resto a Rosario , che si mise alacremente al lavoro. Dopo un mese consegnò la merce e il conto. La merce fu presa e il conto fu respinto , gli fu detto che un camerata sarebbe passato dal suo negozio dopo pochi giorni. I giorni passarono e il camerata non si fece vivo , non era un buon periodo dal punto di vista economico e i soldi che il governo doveva a Rosario erano molti, davvero molti , gli servivano. Andò dal podestà , ritornò alla caserma e lo arrestarono. Lo accusarono di ostruzionismo e la pena prevista era " o ‘ confinu" ovvero il confine , la guerra. Era una punizione ben studiata , ottenevano un uomo in più e si toglievano di torno un seccatore. Venne rilasciato dopo pochi giorni grazie all’aiuto di un suo cugino che godeva di grande autorità perché " fascista ra prima ura" ( Fascista della prima ora , ovvero fascista da prima che il fascismo si insediasse al governo). L’intervento di suo cugino fu provvidenziale , ma non servì poi a molto perché dopo poco Rosario partì soldato , non per punizione ma perché così voleva "il superiore interesse della patria". Hanno gettato nella disperazione sua moglie e le sue due bambine ma questo poco importava ai "superiori interessi della patria" . Lo mandarono in Veneto combatté poco, ma quest’esperienza lo segnò per tutta la sua vita. Un bel giorno il suo comandante riunì i soldati e spiegò loro che la guerra era oramai persa e li lasciò andare. Rosario andò con gli altri , condivise la paura di essere catturato e ucciso per diserzione , camminò per decine di giorni nelle campagne per non farsi trovare, viveva dell’aiuto che i campagnoli gli accordavano e in effetti sotto quest’aspetto non se la passo’ tanto male, forse per carità forse per spirito antifascista ogni fattoria , ogni casa che incontrava gli dava qualcosa da mangiare.
Nel frattempo nel sud Italia erano sbarcati gli alleati, la Sicilia venne occupata e divisa in zone stabilite da loro . La moglie di Rosario , Angelina , rimase a Catania, con la figlia neonata , l’altra bambina era affidata alla madre di Angelina , che viveva a Messina . La famiglia di Angelina non aveva mai avuto problemi economici , anzi era una delle poche famiglie ricche della Sicilia , quindi la madre di Angelina e la figlia di Angelina non avevano problemi mentre Angelina con l’altra bambina neonata a carico non sapeva di cosa campare. Angelina si recava giornalmente dal comando alleato per avere il permesso di spostarsi da Catania a Messina e questo permesso le veniva quotidianamente negato. Capì che non c’era nulla da fare, almeno alla luce del sole, con l’aiuto degli alleati non c’era nulla da fare. Grazie all’aiuto di un suo amico si mise d’accordo con dei contrabbandieri che l’avrebbero portata a Messina. Partì di notte , in un camion con la bambina in braccio in mezzo a gente sconosciuta e armata fino ai denti. Il suo amico era l’autista che la fece sedere nel primo tratto della strada nel sedile anteriore assieme a lui. Durante il tragitto il camion venne fermato da alcuni uomini di colore , Angelina non era abituata a vederli soprattutto con il turbante, li vide vestiti di blu , occhi capelli e pelle nera , turbante bianco con l’aria minacciosa si avvicinavano a lei , l’amico non sembrò persuaderli , e soprattutto non riuscì a fermare la loro rapida marcia , Angelina ancora oggi quando lo racconta rivive le stesse emozioni provate allora , la paura e lo scoramento la assalgono , gli occhi si fanno lucidi e le viene un nodo alla gola , si avvicinò a lei e finalmente l’amico capì lo strano comportamento degli arabi, era quella cosa che Angelina aveva in mano che li turbava, poteva essere qualsiasi cosa , una pistola un coltello...L’amico da lontano le grido’ : " Signora ci facissi viriri a picciridda accussi si cammunu!" ( Signora mostri loro la bambina cosi’ si rassicurano).
L’arabo guardò dentro il fagottino e vide la bambina , fece un cenno col capo e se ne andò.
All’alba Angelina arrivò a Messina da sua madre e non ebbe più problemi. Un giorno vide passare dalla finestra dei reduci e tra di essi riconobbe il marito : Rosario , era sovrappeso non lo aveva mai visto così grasso, lo chiamò , si riconobbero e dopo pochi giorni tornarono a casa.
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MAURO COSENTINO
NON SONO MOLTO FERRATO SULL'ARGOMENTO, POICHè LA POLITICA CONTEMPORANEA NON
MI INTERESSA, TROPPO CAOS TROPPI PARTITTI TROPPO RAZZISMO.
OGGI SE SEI FACSISTA TI CONSIDERANO UN EMARGINATO UN UOMO CRUDELE A VOLTE
ANCHE UN NAZISTA, COME SE I FACSISTI DI OGGI AVESSERE CAUSATO L'OLOCAUSTO
DEGLI EBREI.
PRIMA SE ERI COMUNISTA ERI CONSIDERATO UN MANGIATORE DI BAMBINI, UN DIAVOLO
CON LA CODA ECC.
SECONDO ME SIA IL COMUNISMO CHE IL FASCISMO HANNO SBAGLIATO POICHE' HANNO
PERSO I PRINCIPI PRIMARI FONDATORI DELLE DUE IDEOLOGIE E SI SONO MISUARTI
CON LA REALTA' FATTA DI IMBROGLI E TANGENTI.
SONO STUFO DELLE DEIVERGENZE CREATE DA QUESTI DUE PARTITI IN FIN DEI CONTI
APPARTENIAMO ALLO STESSO POPOLO CHE ORA SI SENTE DIVISO E DISPERSO POICHE'
NON HA UNA FERMA CONVINZIONE POLITICA.
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Luigi Melilli
QUANDO LE IDEE CAMMINANO CON LE SLCARPE
DEGLI UOMINI
Essendo passato da casa mia di ritorno da Chianciano, ho trovato le
nuove domande di Namir. Mi sono parse stimolanti, e, benché cosciente
di aver solo due giorni, mi sono accinto a dare le mie risposte. Ho
scelto di toccare questioni che sono - mi pare - un po' più
trasscurate, ma non ho avuto il tempo di adoprare la scure. Archivierò
pertanto tra le mie cose lo scritto, mandandovelo egualmente, pur se
si tratta di scritto da sfoltire o da rifinire.
Poiché non cerco nè ribalte e nè vetrine, mi basterà la gioia di
darvi testimonianza di interesse per le proposte. Grazie.
In attachment lo scritto, questa volta, senza titolo, anche se sono
stato tentato di intitolarlo QUANDO LE IDEE CAMMINANO CON LE SLCARPE
DEGLI UOMINI, che notoriamente a contatto del suolo si sporcano di
fango ma anche di numerosi escrementi. Serberò per me tale titolo.
Buone vacanze.
NAMIR DOMANDE
Il comunismo come idea è vecchio quanto l’uomo socializzato. Esso è mato con l’opposto sentimento di possesso e di accaparramento. Basta che una sia pur poco si interessi di problemi consimili per accorgersi che ancor oggi, nelle tribù meno "civilizzate" si ritrovano ancora questi due estremi: un’organizzazione comunistica dei mezzi di produzione e di sostentamento e l’accaparramento di essi da parte di poche persone.
Non è mio compito, ovviamente, delineare qui la storia delle teorizzazioni inerenti questa esigenza profonda dell’uomo. E tuttavia non posso esimermi dal ricordare che già Mosè, nel promulgare le sue leggi, e massime quella sul Giubileo, altro non fece che introdurre idee comunistiche nel tessuto della società ebraica, obbligandola, per decreto divino, a provvedere alla ridistribuzione dei beni ogni cinquant’anni, annullando così il prodotto dell’accumulazione dei beni nelle mani dei più fortunati.La stessa cosa accadde, pur se in forme diverse e non esplicitamente codificate, tra i primi cristiani, se si legge Negli Atti degli Apostoli: "Or tutti coloro che credevano stavano insieme ed avevano ogni cosa in comune. E vendevano poderi e beni e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno." (Atti, 2, 44-459.
E ciò andava detto proprio quest’anno che si celebra un fastosissimo giubileo, frazionandolo nei vari giubilei di categoria (sono stato invitato a partecipare il 3 ottobre prossimo al "Giubileo dei diabetici" con relativa udienza pontificia). Non vorrei mettere in difficoltà Namir insistendo su questo concetto, ma non posso fare a meno di ribadire che quello in svolgimento più che un giubileo mi apre una giubilazione. L’unico a giubilare è il protagonista, a cui tutto il mondo si inchina reverente.
Per ciò che riguarda il comunismo come si è realizzato in pratica, la risposta potrebb’essere assai complessa. Vediamo di schematizzare: a) Il teorico più completo del comunismo moderno fu senza dubbio Marx,. a cui va aggiunto Engels, suo stretto collaboratore. Gli errori della teoria elaborata da essi sono stati ampiamente rilevati da filosofi e da statisti, specie contrari. Praticamente le maggiori censure però sono venute da coloro che si dicevano fautori e continuatori delle teorie marxiane. Tanto è vero che in URSS non si tentò neppure di realizzare il marxismo, si realizzò invece, in un primo tempo, il leninismo, che è tutt’altra cosa. Il leninismo poi divenne stalinismo, e, di trasformazione in trasformazione, si arrivò fino al Corbaciovismo…
Arrivato a questo punto il comunismo delle Repubbliche russe avrebbe potuto anche trovare una sistemazione gestibile, se la cattiva gestione del potere e el vicissitudini internazionali non avessere le avessero gettate in quel caos anche economico, che ebbe, come sua vittima più illustre, proprio Gorbacev.
La morale che se ne ricava è semplice: non si può mandare la gente in paradiso per dispetto dei santi, e questo è valido per qualsiasi dittatura, ivi compresa quella cattolica e di tutti gli integralismi. Per quanto utopistico possa sembrare il comunismo si affermerà solo quando si troverà la via di pervenirvi mediante un "PATTO SOCIALE", del tipo - l’accostamento è arditissimo - di quello teorizzato dal Rousseau. I modi più adatti per pervenire alla stipulazione di tale patto sono però ancora tutti da inventare, dal momento che non pare soddisfacente, al momento neppure l’accettazione del suffragio maggioritario malgrado l’opinione di Churchil, secondo il quale non si vede un metodo migliore..
In Italia l’errore più grande che il comunismo ha fatto è stato quello di voler tutelare gli interessi dell’URSS, nel rispetto dei patti di Yalta. Questo ha impedito la realizzazione di quella forma avanzatissima di socialismo a cui avevano lavorato, spesso magari ognuno per proprio conto, ma sicuramente in modo non inconciliabile, Gramsci, Gobetti, Valamandrei e tanti altri.
Il Togliatti che scende precipitosamente in Italia per imporre il verbo di quello che oggi si chiamerebbe "buonismo staliniano (peraltro pelosissimo) fi un’ipocrisia che la storia doveva necessariamente condannare come equivoca e autolesionistica. Fraintendendo il nobilissimo concetto gramsciano di "compromesso storico" nacque un patto non stipulato ma tacitamente accettato tra le due chiese; quella del Piccolo Padre e quella del Santo Padre. Tutt’altra cosa della validazione che la Resistenza aveva dato alle leaborazioni precedenti e di cui sopra ho nominato solo alcuni degli uomini che le avevano elaborate. Era inevitabile, allora, che per la forza degli eventi e non per un chiaro disegno politico, che avrebbe dovuto includere tutte le forze di sinistra il processo del P.C.I avrebbe potuto concludersi solo con la sua socialdemocratizzazione, nella versione peggiore e meno produttiva. Che pioi tale processo abbioa investito anche i movimenti poiluitici cattolici era altretttanto inevitabile, dato che mancando un puntello l’intero edificio di equilibri doveva necessariamente andare all’aria.
Il risultato meno appagante e forse più pericoloso appare oggi l’ascesa del nostrano "paperonismo" guidato appunto dal nostrano Paperon dei Paperoni, e cioè dall’On. Berlusconi. Egli, infatti, ingigantotosi grazie all’edilizia e all’amore per gli spots conseguente alla sua acquisizione di ogni sorta di media, rappresenta oggi , a mioo avviso, il peggior frutto nato tramite il fallito passaggio dalla primka alla seconda Repubblica.
Se ne può dire ciò che si vuole e fare ogni sorta di sosfisma, ma come la libertà senza la liberazione dal bisogno è una pura e ingannevole illusione, così una vera e propria "divisione dei poteri" non si può dare in uno Stato moderno se tra essi non si include anche quello economico, che mai come oggi fu così condizionante.
E se il Montesquieu non pensò ad aggiungerlo agli altri tre, è solo perché ai suoi tempi non potevano far prevedere ciò che oggi, con la globliizzazione e con la speculazione della vendita della moneta accede di mostruoso e di segregante. (L’orgoglio italico ci dovrebbe far innalzare un inno di lode al nostro Parini, che già ai suoi tempi seppe dire tanto argutamente dei mali che il "mercato" avrebbe portato a chi ne era escluso).
2. - CHE COSA SIGNIFICA ESSERE OGGI COMUNISTA? -
Bisognerebbe domandarlo ad ogni singolo, o, almeno, ad ogni singolo esponente di spicco. A stare con l’ufficialità essere comunista significa aver dimenticato quanto insultante fosse la taccia di socialdemocratico che i comunisti, fino alla caduta del muro di Berlino o quasi, rivolgevano ai socialisti. Oggi, essere comunista significa essere strasocialdemocratico. L’abitudine al "compromesso storico" (ma non come già detto, alla Gramsci, che quello aveva ben altri fondamenti sociomorali), fa sì che oggi i comunisti non disdegnino più alcun compromesso. E questo accresce e rende quasi ineluttabile il rischio dell’affermarsi dell’egemonia di Berlusconi & Co. ivi incluso Fini, il cui fininvestimento non aggrava, ma piuttosto attenua il rischio dell’iinvoluzione verso l’egemonia del tornaconto.Tale nuova forma di pateracchio viene così a sostituire quella "palude" che una volta fu "dorotea" e che fece da contropeso e da apripista per l’evoluzione in senso socialdemocratico del P.C.I.
Mi si potrebbe a questo punto domandare che ne faccio dei tanti che ci hanno creduto ed hanno atteso la redenzione sociale da tale fede. Beh, io getto via sì l’acqua sporca ma non con il bambino, anche perché il persistere di tale speranza nei più diseredati è meno ancora che il folklore gramsciano, è fede, fede ciece ed esposta ad ogni operazione di ingannointeressato e finalizzato.
3. - DOVE ERA SBAGLIATO IL FASCISMO?
- Il fascismo era sbagliato perché offendeva il dio Cronos, denegando in tronco i movimenti di liberazione nazionale che avevano reso fecondo l’ottocento. Il fascismo (nell’ansia di asservirsi ai grandi interessi capitalistici e opponendosi alla richiesta di giustizia sociale che saliva dal basso) dimenticò che i nostri eroi ottocenteschi credevano sì nella libertà e nella sovranità della propria patria, ma anche in quelle delle altrui patrie. Non per nulla patrioti italiani morirono per la libertà di altre nazioni e patrioti di altre nazioni - come ad esempio polacchi - vennero a morire per la nostra libertà. Non per nulla Garibaldi si batté per la libertà delle patrie del centro e del sud America, come si batté per la libertà e la riunificazione dell’Italia (fa forse eccezione, ma non contraddice questo principio, l’intervento a favore della Francia contro la Prussia meò1870, perché se è vero che la Prussia stava essa stessa celebrando la sua liberazione, è anche vero che bisognava tenere la Francia occupata per poter pter aver le mani libere a romana).Altra macchia di origine del fascismo fu lo sfrenato desiderio di affermazione personalistica del suo fondatore. Egli si imbarcò nell’avventura dell’ascesa al potere swenza una visione politica chiara e quindi senza altro piano quello del raggiungimento dello scopo a qualunque costo.
E fu qujesta totale mancanza di una strategia e di un contenuto politico specifici, che lo rese manovrabile sia dalla aborghesia capitalistica e sia, di conseguenza, del Re, che si modstro emulo del suo bisnonno nel meritarsi il titolo di £RE Tentenna" se non addirittura di traditore.
La firma dei Patti Lateranensi, poi, rappresentò un ulteriore grosso equivoco, che avrebbe pesato sul Duce pressoché da subito. La Chiesa cattolica, infatti, aveva nell’Azione Cattolica una sua milizia, nata, mi pare nel 1869, ad opera di Giovanni Acquadermi ed altri - sempre se non vado errato, dal momento che cito a memoria - con lo scopo di "difendere il papa" contro le mire dell’Italia dei Savoia che si accingeva a conquistare Roma. Fu giocoforza per il fascismo riconoscere tale organizzazione e concederle di esibire suoi labari e suoi gagliardetti con il solo obbligo di aggiungervi il tricolore con lo stemma Savoia. Il rodio era sotterraneo ma non tanto nascosto, se me ne resi conto persino io a undici-dodici anni, contadinello ipovedente inviato a dieci anni in collegio a Roma a Sannt’Alessio sull’Aventino per compiervi gli studi. Ricordo con chiarezza allucinante i discorsi che i somaschi, e in specie uno di essi, ci facevano a tal proposito. Talché, venuta la fuga di Pio XI da Roma in occasione della visita di Hitler non ci meravigliammo affatto e fummo in grado di dare all’evento il valore se non di un’aperta rottura diplomatica, almeno quello di un plateale gesto di dissociazione e di contrapposizione.
Il fascismo, nella sua malfondata sicurezza dll’"Immancabile vittoria" non si accorse o non volle accorgersi che in Vaticano si curavano e cullavano gli uomini politici che lo avrebbero dovuto sostituire alla resa dei conti; ma il clero - almeno quello con cui io, ormai giovinetto ero in contatto -ne era più che cosciente, e non passava occasione per darne esplicita testimonianza. Ricordo, a tale proposito, la visita ai somaschi di Sant’Alessio del Cardinale Cacciadominjioni da me ribattezzato "Cardinalbattilocchi" per il suo tic che gli faceva continuamente battere le palpebre. Essendo addetto, grazie al mio residuo visivo, alla raccolta delle bocce, potevo seguire i discorsi che il cardinale faceva con Padre Luigi Zambarelli, Rettore dell’Iastituto e poi Generale dei Somaschi. Vero è che lì per lì poco comprendevo di quel parlare cifrato, ma poi furono gli eventi a rendermene chiaro lo spirito e il contenuto. Si parlava del crescere della distanza tra Vaticano e Mussolini, tra organizzazioni clericali e quelle fassciste e del come prepararsi a far fronte ad eventuali situazioni di crisi. Si facevano già dei nomi, ma io non fui in grado di ricordarli al momento opportuno, perché per me non avevano lì per lì gran valore, qualora si escludano Jervolino e Gedda (impegnati enll’0Azione Cattolica), che però non so come specificamente venivano tirati in ballo.
Cacciadominioni fu il cardinale che dalla finestra dei palazzi pontifici gridò l’"Habemus papam" per l’elezione del Cardinal Pacelli, e cioè di Pio XII, e questo a me, giovane ormai ventenne, parve un gran brutto segno per le soti del fascismo e della guerra, anche se non mi rendevo conto delle ragioni che avrebbero dovuto sottostare a tale mia impressione.
Concludendo si può forse dire che lo sbaglio del fascismo fu questo suo essere né carne e né pesce e quindi dantescamente "A Dio spiacente e alli inimici sui": In breve lasso di tempo la mossa concordataria finì con lo spiazzare sia il fascismo che il papato, e il re non poteva che ripetere ancora una volta l’atteggiamento del bisnonno Carlo Alberti, non poteva, cioè, che fare ancora una volta il "Re tentenna."
Stanti così le cose che meraviglia se la mattina del 25 luglio del 1943 non c’era più un fastista in giro a pagarlo oro? E non mi si venga a dire che di fascisti poi, poco dopo la fine della guerra, se ne trovarono e di molti, perché se questo è vero, com’è vero, ciò dipese dal fatto che i più esposti si sentirono braccati e scacciati. Quelli che non poterono mimetizzarsi nelle file della DC o di altri partiti moderati o di destra non potevano fare altro che darsi un’organizzazione, un simbolo e determinarsi a riesumare il fasscimo degli esordi, divenendo "Movimento Sociale Italiano."
Capisco di aver dato giù con la scure. Ma gli argomenti sono troppi e troppo distanti l’una dall’altro, e non ci può essere spazio per argomentare più compiutamente, specie per uno che, come me, deve far tutto in due giorni, senza aver tempo di tentare almeno di consultare qualche testo per documentarsi. ro.
4. _ CHE SIGNIFICA ESSERE FASCISTA OGGI?
- Beh. proprio nulla, ancor meno che essere comunista. E questo soprattutto dopo lo "sdoganamento" operato da Berlusconi, interessato a liberare forze politiche e adesioni popolari per poter raggiungere i propri scopi, non coincidenti in niente o quasi con quelli del pur politicamente più ferrato Gianfranco Fini.Ma tutto ciò è coerente con la pochezza politica del nostro paese che, se ha saputo produrre uomini politici valenti, non è riuscito - né avrebbe potuto - ad elaborare una politica degna di questo nome e che valesse a qualificare uno dei cosiddetti poli, fatti di iceberg pericolosamente sommersi e a volte anche esizialmente vaganti, come insegna la ridicola trovata dei "ribaltoni" (una volta, con il Depretis e successori, mi pare, si sarebbe parlato solo "pendolarismo", mutatis mutandis).
Che miseria i provvedimenti ipotizzati per impedire tali "ribaltoni! Il rispetto dell’elettore viene con tali provvedimenti rigorosamente inscritto nell’interesse della durata al potere delle contrapposte forse politiche. Ed oltre che pena ciò fa vergogna!
5. - DESTRA E SINISTRA
……… - Questa non è una domanda ma un coacervo di questioni, la cui concatenazione richiederebbe un volume a sé. Come trovare una sintesi?Ecco uno schema. a) "percosso il pastore si son disperse anche le pecorelle." Infatti i due ex nemici-alleati, le due colonne che si controbilanciavano, i comunisti e i cattolici, cadendo non hanno fatto che disperdersi in una fungaia di partitini, che in nuce erano sì nelle vecchie "correnti", ma solo in nuce, dal momento che legati solo da un tenuissimo collante. b) Il popolo ha trovato appagamento in due fenomeni storicamente validi, ma che nessuno ha saputo sfruttare per costruirvi una politica: tangentopoli con il conseguente "Crepuscolo degli dei" (fatto salvo Berlusconi, la cui tribolazione non è però ancora al termine) e il maledetto benessere diffuso.
Si tratta di due eventi che hanno toccato vivamente l’opinione pubblica, che chissà cosa si aspettava soprattutto da Tangentopoli. Il senso di giustizia - gabellato da giustizialismo dai giustiziandi - ha commosso un po’ tutti, in un modo o nell’altro. Ma quando poi si è visto che tutto si risolveva in una bolla di sapone e che, caduta qualche testa, le cose continuavano ad andare bellamente come prima, il popolo è ritornato nella sua apatia e nel suo crescente qualunquismo, che però sarebbe meglio chiamare menefreghismo.
È allora prevalso il senso più banalmente pratico, che è poi quello scientificamente coltivato: darsi alla pazza gioia!
Oggi il massimo delle aspirazioni per una gran maggioranza di italiani è quello di poter avere tutto quanto la pubblicità fa diventare indispensabile per avere uno stato di rispettabilità e con esso il massimo di possibilità di somigliare ai più fortunati. Il fenomeno, purtroppo, ha già da tempo contagiato anche i popoli del terzo mondo, che non aspirano ad altra liberazione che quella di poter avere quello che noi occidentali abbiamo, delinquenza inclusa. c) Il giuoco delle parti è sapientemente orchestrato, anche se forse persino senza l’esplicita e consapevole volontà dei delle parti.
Si tratta di un maledetto giuoco al massacro, e non solo in termini di metafora. Il modello che si afferma è quello del "consumare per produrre il più possibile" per ottenere uno sviluppo cosiddetto "globalizzato"" ma ovviamente riservato alle categorie privilegiate, Si faccia, per averne un’idea, il conto di quanta gente si uccide nelle trasmissioni televisive per avere il massimo dell’audience da incantare per indurla agli acquisti.
Ad una sana cultura dei valori si è sostituita un’insana cultura dell’avere. E cos tutto è buono se è acquistabile e se fa guadagnare i soldi necessari.
Molla di questo meccanismo è la pubblicità sfrenata, condotta con accorgimenti di alta specializzazione nell’arte del convincere e del plagiare, scegliendo anche i modi per tenere incatenata la gente alle fonti dalle quale la pubblicità viene diffusa: radio, TV, cinema ecc. ecc. Gialli, polizieschi, sesso e quiz a premi sono l’appetitosissima esca a cui tutti abboccano, anche quelli che magari non crederesti, per il loro livello culturale. La tecnica fondamentale è sempre la stessa, quella , mi pare, che il Dott. Gebbels sperimentò con successo: "poche e semplici idee ripetute infinite volte. Ma adesso il sistema viene ritenuto buono ed encomiabile, anche se ha soppiantato la cultura delle cose giuste, belle e buone per esaltare quella dell’ingozzamento.
Si pensi, per avere un’idea, al danno che si fa che a tutte le ore del giorno, tutte le emittenti non fanno che trasmettere quegli spettacoli di cui sopra, e soprattutto gialli. Quanta gente si uccide nelle varie TV per ogni giornata? Quanti milioni si distribuiscono in ogni TV diuturnamente? Quanti sono coloro che in TV rischiano ad ogni momento i danteschi lor "malprotesi nervi?"…….
E poi ci si meraviglia - pelosamente! - che la delinquenza anche minorile è in rigoglio più dell’erba in primavera?
E il profeta di questo nuovo verbo è lui: l’uomo tirato fuori dal cappello de un cattivo genietto che ha approfittato di quel vuoto che si è determinato negli anni dello scialo eppoi in quelli del passaggio dalla cosiddetta prima alla seconda Repubblica; lui il nostrano Paperon dei Paperoni, il rivendicatore della libertà di fare spots pubblicitari anche per osannare il culto della propria personalità: Il Cav, On. Silvio Berlusconi,
Si legga la sua vita come narrata nel volume "IL PADRONE DEL DIAVOLO" di Giorgio Ferrari e se ne avrà una prova lampante. Vi si vive, resa vera ed attuale, la favola della Gallina dalle uova d’oro, o - se si preferisce - quella più rustica dell’asino cacabaiocchi. Vi si legge, in forma trionfalistica, che mentre la RAI continuava nelle sue preoccupazioni educative, Berlusconi faceva incetta di pubblicità… Bel risultato! Mentre prima la TV di Stato trasmetteva le tragedie greche, Shakespeare e tutta la migliore letteratura nostrana teatrale o teatralizzata, adersso, anche in essa, o si spara o si scopa o si vincon quattrini. E persino le informazioni del Servizio Meteorologico dell’Aereonautica ci viene offerto tramite qualche sponsor.
L’Om. Manca - craxico Presidente RAI, ha di che vantarsi, da socialista di sinistra quale si gabellava. Peccato che ebbe alcune volte anche il mio voto.
Il dilemma sinistra-destra sta allora tutto qui: si chiami bicamerale o come santo si voglia, rimane pur sempre un pateracchio, nel quale ciascuno dei molti compartecipanti riesce a fare brillantemente la sua bella brutta figura.
E sarebbe invece auspicabile che ciascuno curasse davvero, almeno adesso che si avvicina l’evento elettorale, la delineazione di una propria identità di gruppo o di schieramento in cui inscrivere le varie identità di compartecipanti per rendere il tutto più credibile.
6. - TI RICORDI UN FATTO….
- Sì, tantissimi, ma preferisco citare una storiella che andava in voga nel ’76, quando io avevo la mia prima compagna icoverata al Regina Elena di Roma con un cancro alla mammella. Resa superattiva - come di consueto in questi casi - dalla gravità della malattia, me la raccontò la mattina seguente all’esito elettorale del "sorpasso", eccola. Un signore si rivolse al netturbino che continuava a fare lo stesso mestiere dopo la vittoria al Comune di Roma: "Ma come fino a ieri dicevi che se vincevate le elezioni avreste fatto lavorare i padroni e tu ancora stai con la ramazza in mano?" "Certo" rispose melanconicamente il netturbino, "ma ora i padroni siamo noi"…Vecchia vè? ma da non dimenticare. Mai! È che bisognerebbe almeno essere prudenti se non casti, secondo l’antico adagio.
Rieti, sabato martedì 18 luglio 2000
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Luciano Testi
1 - Dove ha sbagliato il comunismo ?
5 - Destra e sinistra, le differenze che noti nella societa' contemporanea,
negli uomini,nei nuclei famigliari, politicamente.
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alanlo
3 - Dove era sbagliato il fascismo ?
4 - Cosa significa essere fascista oggi ?
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Gianni Casubaldo
La discussione proposta su due "ideali" appesi a fili come bandiere
bucate
è sicuramente stimolante.
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fabione
Spero di non scombussolarvi i piani ma vorrei dare una risposta unica:
Le ideologie, di per sè non sono sbagliate(tranne le estremizzazioni che
sfociano poi in razzismo ideologico).
Il problema è l'uomo. E' lui che fa funzionare una ideologia al potere,
qualsiasi essa sia, anche la democrazia. E nel momento in cui un uomo sale al
potere, l'ideologia va a farsi friggere.Su mille politici credo che solo una
decina abbiano in mente solo e soltanto l'ideologia per cui si battono. E
costoro non potranno mai raggiungere il vero potere. La democrazia è la
soluzione migliore sia per i politici, in quanto non ci sono direttive
ideologiche pure da seguire e così si può sgarrare senza rischi,
sia per la popolazione che comunque non rischia di veder limitata la propria
libertà dalle estremizzazioni del fascismo e del comunismo.
Essere comunisti o fascisti oggi, significa farsi prendere per i fondelli da chi
cavalca queste vetuste forme di potere per il proprio tornaconto.
Con una doverosa eccezione: Bertinotti, un brav'uomo fuori dal tempo.
Ciao a tutti, Fabio
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