CANE BASTARDO

tutto possiamo dire meno che non conosciamo il CANE A 6 ZAMPE del gruppo MULTINAZIONALE ENI. L'immagine del cane ci insegue fin da piccoli da quando cioe' abbiamo cominciato a ficcare nel motore e con insistenza la benzina. controllando la storia viene vuori anche il lato oscuro del CANE BASTARDO tanto che comprendi per quale motivo lo hanno disegnato nero su fondo giallo... il resto e' chiaro ma se vuoi parlare del gruppo ENI ti perdi in mille questioni losche e di potere.

Una delle tante era MATTEI che voleva aprire alla RUSSIA nell'epoca in cui bisognava al contrario incutere il terrore dei confini. MATTEI fu ucciso, sicuramente assassinato da chi voleva sostituirlo con EUGENIO CEFIS. Mattei al contrario di quanto si pensa aveva compreso questa sostituzione da parte dei poteri forti americani – KISSINGER – e in italia ANDREOTTI servo dell'impero USA destroso. Lo aveva compreso cosi' bene che fece scrivere da un suo collaboratore un libro intitolato QUESTO E' CEFIS … un libro in cui si raccontano le vicende del personaggio in questione e come MATTEI oramai dava fastidio. Tanto che il libro dopo una settimana di stampa non si sa come, ma fu ritirato da tutte le librerie d'Italia comprese le biblioteche nazionali che dovrebbero averne per legge una copia. Ritirato il libro eliminarono MATTEI e lo sostituirono con il piu' docile e filo americano EUGENIO CEFIS.

Il tutto pero' non si concluse. Una copia di quel libro con molto altro ancora arrivo' nelle mani di PIER PAOLO PASOLINI il piu' grande poeta del 900 che tutti conosciamo ed altro personaggio di fama internazionale e sicuramente non controllabile. PASOLINI scrisse sul CORRIERE DELLA SERA … IO SO … e con queste due semplici parole spiegava nel resto dell'articolo ... che aveva compreso sia chi aveva ucciso MATTEI sia il motivo e soprattutto chi c'era dietro le manovre delle stragi. PASOLINI nel suo ultimo libro PETROLIO addirittura prevedeva con assurda visione che solo i grandi hanno, la strage di PIAZZA BOLOGNA. La storia la conosciamo, uccisero anche PASOLINI ed oggi come non mai sappiamo con certezza che e' stato un ASSASSINIO, ma per anni ed anni ci hanno gonfiato le teste con un delitto GAY.

Basterebbe questo per chiudere la vicenda ENI ed affermare in poche parole che la ditta in questione la vogliono gli americani, tanto che si pensa oggi in piena crisi italiana che saranno proprio loro a voler comprare il gruppo cosi' lo gestiranno direttamente dagli USA senza passare per la politica interna, la quale come non mai si e' dimostrata collusa con altri apparati che prima erano la manovalanza degli USA E GETTA.

INSOMMA IL CANE BASTARDO sta alla mattanza di tutto e tutti come LA POMPETTA IDROELETTRICA sta a berlusconi, che in questo citiamo caso solo perche' anche lui sentendosi braccato politicamente dagli USA ha spesso fatto riferimento a MATTEI, il che naturalmente e' vergognoso non solo nei fatti ma soprattutto storicamente.

Tornando all'ENI dobbiamo cominciare a dire che è il secondo produttore di GAS in EUROPA, e che è uno dei primi gruppi al mondo che viola qualsiasi diritto umano.

Nel DELTA DEL NIGER fino al 1999, l'industria petrolifera, attraverso L'AGIP collaboro' intensamente con il regime militare dominante, la stessa AGIP è attiva in diverse joint venture : la SPDC diretta da SHELL e la NIGERIANA AGIP OIL COMPAN la famosa NAOC.

Una delle piu' grandi operazioni di repressione ad opera dell'ENI – AGIP è avvenuta nel 1999, quando individuo' del petrolio sotto una bidonville.

RADIO

qui RADIO accadono fatti drammatici passo :

Distrutta bidonville vicino agli impianti, migliaia senza casa. Arrestati due giornalisti che volevano filmare –

PASSO.


Con una brutale operazione ordinata dal governo nigeriano, il 13 aprile sono state rase al suolo da bulldozer centinaia di abitazioni e una chiesa di una bidonville, lasciando circa 5.000 persone senza casa... PASSO … della chiesa certo non ci occupiamo, sappiamo che per mille motivi i cattolici sono legati all'ENI la ricostruiranno ma dentro vi si erano RIFUGIATE DELLE DONNE INCINTE E CON I BAMBINI LA POLIZIA HA FATTO UN MASSACRO SONO STATI TUTTI VIOLENTATI E FRUSTATI COMPRESO I BAMBINI... ed ora queste 5 mila persone che fine faranno ora ? …

PASSO.

La motivazione è stata che l’insediamento abitativo era troppo vicino alle installazioni petrolifere della compagnia petrolifera italiana Agip, del gruppo Eni, a Port Harcourt, nel delta del Niger. Lo riferisce l’Unrepresented Nations and Peoples Organization (UNPO), con sede in Olanda...PASSO.

Le attività di demolizione di quella che era nota come Agip Waterside, erano iniziate in febbraio ma erano state poi sospese, in seguito alle proteste degli abitanti, che si trovano in quell’area dal 1998, senza essere stati ostacolati dalle autorità. Non è previsto alcun risarcimento per gli sfollati, né alcuna sistemazione alternativa. Un giornalista e un cineoperatore dell’Australian Broadcast Corporation (ABC), Eric Campbell e Ron Folley, che avevano chiesto di poter filmare l’intervento dei bulldozer, sono stati arrestati dalla polizia e rilasciati dopo due ore...

PASSO.

Alcuni attivisti e residenti di Agip Waterside sospettano che la demolizione sia stata richiesta dall’Agip per potersi espandere, ma la compagnia nega qualsiasi coinvolgimento. Secondo quanto riferisce UNPO, il portavoce di Agip in Nigeria, Tajudeen Adigun, ha dichiarato: "Non siamo informati di alcuna demolizione di case vicino alle nostre sedi di Port Harcourt. Ignoriamo se stanno avvenendo delle demolizioni e non abbiamo alcun ruolo in questo"... che dire ? E' uno schifo...

PASSO...

le autorita' locali stanno lasciando le baraccopoli AGIP WATERSIDE nelle mani di poliziotti armati a seguito di bulldozer , radono al suolo tutte le abitazioni … e' un massacro...

PASSO E CHIUDO.

Dopo l’inizio delle demolizioni in febbraio, Anyakwe Nsirimovu, dell’Institute for Human Rights and Humanitarian Law, aveva stigmatizzato il silenzio della Nigeria Agip Oil Company affermando: "Facciamo appello all’Agip affinché dimostri che le sue affermazioni, secondo cui è una compagnia socialmente responsabile, abbiano qualche significato di fronte alla creazione di migliaia di rifugiati davanti alla sua porta di casa. In assenza di azioni, prenderemo ogni iniziativa immaginabile per informare i proprietari e i clienti di Agip sulla posizione dell’azienda in questa vicenda". Nel marzo 2004 Eni è stata esclusa dagli indici per l’investimento socialmente responsabile FTSE4Good, perché non soddisfaceva i nuovi criteri sui diritti umani decisi l’anno precedente da FTSE4Good.

I nuovi criteri riguardavano due gruppi di imprese a maggior rischio: quelle operanti nel campo delle risorse naturali, come petrolio, gas e miniere, e quelle che hanno una significativa presenza in Paesi con particolari problemi di rispetto dei diritti umani. In particolare, alle società del settore estrattivo veniva richiesto di chiarire la loro posizione sui diritti delle popolazioni indigene e sull’utilizzo di servizi di sorveglianza armati per il controllo di impianti e infrastrutture.

ANDANDO INVECE NEL LONTANO 1983 troviamo l'AGIP in ANGOLA a compiere altri massacri. E' infatti il petrolio in ANGOLA a finanziare una selvaggia guerra civile, che dura oltre i 25 anni e che ha devastato il paese ed è costata la vita ad oltre due milioni di persone. Piu' della meta del danaro versato dalla multinazionale AGIP ENI è stato impiegato in offensive militari. Ancora oggi la maggior parte dei petrodollari scompaiano nei canali della corruzione visto che tutte le multinazionali ma soprattutto AGIP ENI si rifiutano di rilasciare informazioni in merito ai loro pagamenti.

Bisogna aggiungere che tutte questi danari fanno nascere ESERCITI privati una specie di MERCENARI ufficiali ai quali tutte le nazioni e quindi le multinazionali che sostengono la guerra spesso si rivolgono e sovvenzionano.

CANI MERCENARI

Negli ultimi anni , in seguito allo smantellamento di numerosi eserciti, special modo per la fine della guerra fredda, - si parla che si siano riversati sul mercato circa sei milioni di disoccupati - non è corrisposto purtroppo la fine dei tanti conflitti in tante zone del pianeta. Di conseguenza si è provveduto a riorganizzare corpi militari mercenari, ad opera di organizzazioni con tanto di siti Internet, con un know-how sofisticato, persino una gestione manageriale, uffici nelle principali capitali europee e americane. Inoltre, tali organizzazioni sono collegate a società quotate in borsa e offrono servizi high tech a governi, multinazionali del petrolio, industrie minerarie e chiunque ne faccia richiesta.

Dunque oggigiorno le storiche compagnie di ventura e bande di mercenari post coloniali (alcune non sono ancora del tutto scomparse), sono state sostituite con vere e proprie organizzazioni internazionali che si occupano delle varie forniture di alcuni servizi militari e di sicurezza.

Si tratta delle Società Private Militari, meglio conosciute come Private Military (comunemente definite PMC) caratterizzate da un ampia gamma di attività, le più estreme delle quali comportano il supporto alle operazioni militari sul campo o, addirittura, l’intervento diretto; oppure le Società Private di Sicurezza o Private Security Companies (PSC), società impegnate nella fornitura di servizi di sicurezza al mondo pubblico e privato, ma che non intervengono direttamente. Entrambe sono solitamente guidate da veterani delle forze armate - ex generali a quattro stelle- e offrono in cambio di lauti contratti i propri servigi e consulenze strategiche, ma spesso anche veri e propri battaglioni d’assalto. Nessuno sa quanto sia il fatturato mondiale complessivo delle PMC, ma già prima dell’invasione dell’Iraq si stimava che il tutto si aggirasse intorno ai 100 miliardi di euro.

La grande occasione in ogni caso è stata rappresentata dall’Iraq. Nell’ex paese del dittatore Saddam Hussein si parla della presenza di circa 20 mila mercenari, destinati, secondo alcuni, ad aumentare visto il continuo precipitare della situazione.

Le PMC e simili, presenti non si limitano quindi a occuparsi di sicurezza, ma spesso conducono se non dirigono proprio azioni particolarmente complesse con personale iper-qualificato. In Iraq è schierato insomma un vero e proprio esercito privato con paghe di 15 mila dollari al mese per gli ufficiali, e di 7 mila per i non graduati. E tra i compiti delle compagnie militari private vi è stato anche quello dell’interrogatorio dei prigionieri, infatti, per le torture ad Abu Ghraib sono stati chiamati in causa, oltre a commilitoni dell’esercito americano, anche dipendenti di una compagnia militare privata, la Caci International Inc.; la quale naturalmente si è difesa dicendo di aver fatto quanto veniva ordinato dai militari.

Non tutti i componenti di queste multinazionali della guerra sono semplici ex militari, basti pensare che in Iraq è morto Francois Strydom, al soldo della compagnia sudafricana Erinys, implicato in molteplici assassini politici commessi dal gruppo paramilitare Koevoet nella Namibia degli anni ‘80. Oppure Deon Gouws, ferito sul fronte iracheno, ex membro della polizia segreta sudafricana che ha confessato di avere organizzato numerosi attentati contro gli attivisti anti-apartheid. E che dire di Derek William Adgey, ex marine britannico che ha passato quattro anni in galera per il suo lavoro con l’Ulster Freedom Fighters e che ora è nel Golfo per conto dell’Armor Group.

L’Executive Outcomes (Eo) è stata una società mercenaria sudafricana, in seguito disciolta per legge, fondata da un rhodesiano trasferitosi in Sud Africa da bambino, Luther Eeben Barlow, che ha fatto carriera durante il regime dell’apartheid come ufficiale nel famigerato 32° battaglione Buffalo, impegnato in Angola a fianco dei ribelli dell’Unita di Jonas Savimbi, e poi dirigente del Ccb, il servizio di sicurezza del governo razzista di Pretoria.

Charles Burrow, ex Executive Outcomes ha in un primo tempo affermato che i 64 esperti militari erano diretti nella Repubblica democratica del Congo per tutelare gli interessi di un ente minerario. Ma lo stesso Mann ha poi confessato, forse sotto tortura, i dettagli del fallito golpe: i servizi segreti occidentali avrebbero convinto i più alti gradi della polizia e dell'esercito di Malabo a non opporre resistenza in cambio di posti nel futuro governo; e lo stesso Severo Moto avrebbe promesso a Mann i diritti di sfruttamento su alcuni giacimenti petroliferi.

UN CANE PER DEBITO

NON SOLO quindi tutte queste altre porte si aprono e conducono in altre questioni illecite e vergognose colpa certamente anche delle MULTINAZIONALI ma il RAPPRESENTANTE DELLA BANCA MONDIALE A BRAZZAVILLE ha affermato che i gruppi TOTAL e AGIP sono responsabili dei debiti causati dal petrolio che nel 2003 ammontavano a 250 – 400 milioni di dollari, debito appunto che andava ad intaccare la precaria economia del CONGO.

Altra argomentazione molto importante è quella che sostiene la tesi secondo cui gran parte del debito delle nazioni povere fu accumulato da regimi dittatoriali militari che furono poi destituiti. Si parla in questo caso di DEBITO ODIOSO per indicare un debito contratto da un dittatore, non per far fronte ai bisogni della popolazione, ma per mantenere il suo potere. La dottrina del debito odioso è stata formulata da Alexander Sack (ex-ministro dello zar russo). Il Comitato per l’annullamento del debito de Terzo mondo (CADTM ), così come altri movimenti e vari studiosi stanno analizzando da tempo i debiti del Terzo mondo da questo punto di vista giuridico (i debiti contratti nei periodi di dittatura nella Repubblica Democratica del Congo, Rwanda, Filippine, Indonesia, Argentina, Cile, Uruguay, Brasile, Nigeria, Togo, Repubblica Sudafricana, hanno tutte possibilità di rientrare in questa categoria di debiti) e non sarebbe cosa da poco, visto che i popoli di questi paesi sono ancora oggi costretti a rimborsare i "debiti odiosi" ricorrendo a nuovi prestiti. Un fatto curioso è che la questione sul debito odioso fu sollevata da George W. Bush in riferimento all'Iraq. Il presidente americano nel 2003, in occasione di un incontro tra i paesi del G8, chiese alla Francia, alla Germania e alla Russia (che si erano opposte alla guerra contro l’Iraq) di rinunciare ai loro crediti nei confronti dell’Iraq. Una sorta di ricatto che in cambio della legittimazione alla guerra avrebbe concesso la possibilità ai paesi europei di prendere parte agli investimenti per la ricostruzione.

LA STRAGE DEL SUDAN

IN QUESTO MODO SALIAMO DI ANNO IN ANNO fino ad arrivare alle recenti attrocita' commesse dall'ENI AGIP. In SUDAN le societa' affiliate di ENI – SNAMPROGETTI E SAIPEM – hanno partecipato alla costruzione di impianti petroliferi e oleodotti, in occasione di questi MAGNIFICI LAVORI sono state ripetutamente perpetrate attrocita' che i militari sudanesi compiono sistematicamente contro la popolazione del SUDAN MERIDIONALE.

Cosa sta succedendo in Sudan attualmente?

Risposta: Si tratta della più lunga guerra ancora in atto oggi; va avanti dal 1955. Ci fu un breve cessate il fuoco alla fine degli anni settanta, poi riprese in pieno nel 1983. Due milioni e mezzo di persone sono morte negli ultimi 17 anni. E' una guerra intensissima fra il nord arabo-musulmano e il sud nero cristiano. Il nord arabo musulmano è la maggioranza ma i cristiani costituiscono la maggioranza nel sud. Si tratta in pratica di due paesi diversi. Dal punto di vista culturale, religioso ed etnico sono popoli completamente diversi. Eppure il governo vuole imporre la legge islamica sui cristiani nel meridione. Quando i cristiani si sono opposti, il governo ha cominciato a bombardare i loro ospedali e le loro scuole e a rendere schiavi i loro bambini. E' tremendo.

Lei dice che le chiese sono state bombardate, uomini, donne e bambini sono stati violentati, torturati e uccisi, i loro arti amputati, eppure non abbiamo visto nulla di tutto questo nei giornali principali. Perché?

E lo chiede a me?. E' uno scandalo. Come possono i media di tutto il mondo ignorare il paese più grande dell'Africa? Come fanno i corrispondenti di guerra a non vedere la guerra più lunga ancora in atto? E' morta più gente nel conflitto in Sudan di quanta ne sia morta in tutti i conflitti in Yugoslavia, Ruanda e Somalia messi insieme. Questa è una guerra intensissima.

Un motivo ovvio, anche se crasso, per cui l'occidente dovrebbe essere preoccupato delle atrocità in Sudan è per via del petrolio che vi si trova. I cinesi hanno le loro truppe in Sudan per proteggere i campi petroliferi. C'è molto petrolio, non è vero?

Sì, non c'è dubbio che il petrolio sta "mandando avanti" la guerra. E' sangue per petrolio il sangue dei neri per il petrolio. Sono queste società quelle che finanziano la guerra adesso, con investimenti massicci di centinaia di milioni di dollari in questo e in qualsiasi governo la maggior parte delle entrate dalle trivellazioni e dallo sfruttamento del paese viene destinato all'acquisto di ulteriori armi da usare nella guerra contro il sud. Hanno detto ufficialmente che questo è quello che faranno. E per prendersi questi campi petroliferi hanno distrutto le case di oltre 40,000 persone. Hanno dato vita a una politica di "terra bruciata" intorno ad essi e hanno evacuato la gente con la forza perché le compagnie petrolifere possano sfruttare il petrolio senza doversi preoccupare degli abitanti.

Ricevono aiuti sotto forma di armi e fagioli?

Poca roba. Ricevono aiuti da alcune organizzazioni ma non dalle Nazioni Unite, anche se dispongono dei maggiori fondi e dicono di fare più di tutti. In realtà gli aiuti dell'Onu sta andando allo stesso governo che sta causando le sofferenze. L'Onu, attraverso l'Operazione Lifeline Sudan, sta letteralmente gettando benzina sul fuoco e prolungando la guerra.

Come?

Perché stanno portando aiuti proprio al governo che ha causato la carestia. Questa carestia non è dovuta a motivi climatici o geografici; è una carestia fatta dall'uomo. Il governo sta bruciando i raccolti, avvelenando i pozzi e sterminando o rubando il bestiame. Fanno terra bruciata. In guerra il cibo è un'arma. E qui abbiamo l'Onu che gli aiuti alimentari li dà al governo che sta causando la carestia. Si fida che li distribuisca in maniera equa e libera.

Costituzionale!?

Certo, costituzionale! E' secondo la loro costituzione. E questo sarebbe il governo che ha sostituito gli Stati Uniti sulla Commissione per i Diritti Umani dell'ONU.

La divisione fra nord e sud in Sudan hanno apparati legislativi separati o il nord controlla tutto il paese

R: Tecnicamente il nord controlla tutto il paese. Ma in pratica, il sud è un paese separato. Hanno le proprie istituzioni. Il sud non è riconosciuto dalle mappe internazionale e nemmeno dai governi internazionali o dagli Usa, ma hanno di fatto attuato la secessione dal nord. Il popolo del sud ha il proprio sistema di tribunali, i propri commissari della contea, i propri sindaci e parlamentari. Quindi il sud continua come se il nord fosse un paese diverso che lo sta invadendo. E in un senso vero, è così. Non si può considerare chi ti bombarda come il proprio governo.


Evidentemente, nel Sudan meridionale. Dal 1989, nonostante le proteste di Jesse Jackson, Al Sharpton e altri, in Sudan prospera la tratta degli schiavi, non è vero?

R: Sì. Siamo nel 21 secolo e lo schiavismo non solo prospera in Sudan ma prospera con l'incoraggiamento del governo, che lo fa per due ragioni. Una è per incoraggiare le truppe arabe ad arricchirsi nel sud, con i saccheggi e con la tratta degli schiavi, per sé o per la vendita. L'altra è per destabilizzare il sud, terrorizzandoli con la prospettiva della schiavitù.

E l'Onu cosa intende fare?

Le Nazioni Unite hanno una capacità incredibile di entrare in una brutta situazione e renderla molto peggiore. Li ho visti in Angola. Li ho visti in Ruanda. Sappiamo cosa hanno fatto in Somalia. In Sudan, dicono di aver speso oltre 3 miliardi di dollari dal 1989. Appunto. Secondo i loro stessi conti, la gente muore di fame negli stessi numeri oggi come quando l'Onu ha iniziato. Voglio dire, con quei soldi, avrebbero potuto costruire un McDonalds in ogni villaggio del Sudan e regalato il cibo gratis per gli ultimi 12 anni, e gliene sarebbero avanzati.

E allora cosa ne hanno fatto?

Tutti quelli che no incontrato nelle montagne della Nubia dicono che non hanno mai ricevuto niente dall'Onu o dal conglomerato 'Operazione Lifeline Sudan'. Niente. La maggior parte delle derrate dell'Onu va alla gente che sta provocando la fame, bruciando i raccolti e avvelenando i pozzi della gente del Sudan.

L'Onu ha qualcuno qui?

Non sul serio. Hanno un paio di postazioni qua e là dove fanno arrivare il whiskey e la birra e dove fanno finta di fare qualcosa per aiutare la gente, ma la gente disprezza l'Onu. Anzi, in Sudan, dicono che ha un nome appropriato. La sigla in inglese, UN, è adatta a mettere davanti a un sacco di cose: ungrateful, unregenerate, uncooperative, unreasonable, unfriendly, unaccountable (ingrata, non collaborativa, non rigenerata, irragionevole, inimica, irresponsabile) questa è l'Onu.

A parte lo scandalo dei media che tacciono, qual è il problema più grande?

Uno dei più grossi problemi che abbiamo in Africa è il fatto che gli aiuti dall'estero vengono dati ai governi. Sono i governi il problema: non sono la soluzione. Se si vuole aiutare la gente in Africa, bisogna dare direttamente alla libere imprese o ai gruppi personali o ai singoli o alle chiese. Sono loro che possono assicurarsi che il denaro vada a buon fine. Darlo ai governi significa potenziare la corruzione e l'oppressione.

E ARRIVANO LE PIPELINE – CIOE' GLI OLEDEODOTTI PER CANI.

NEL MAGGIO 2005 L'AGIP ENI – ha preso parte alla realizzazione delle PIPELINE – BAKUS – TIFLIS – CEYHAN – e viene fuori un'altra storia.

l processo contro le multinazionali responsabili delle devastazioni sociali e ambientali dovute alla costruzione dell’Oleoducto de Crudos Pesados (OCP) in Ecuador potrebbe iniziare. Ma mancano i fondi.
Per questo Accion por la Vida, associazione che da anni si batte per difendere le terre amazzoniche dall’invasione del consorzio di multinazionali Ocp, di cui fa parte anche l’Eni/Agip, rinnova l’appello al sostegno internazionale. Un sostegno reclamato anche dai contadini del paese sudamericano: "Ci stanno avvelenando".

L’ oleodotto. Nel Settembre 2001 iniziarono i lavori per il mega oleodotto ad opera di un consorzio costituito dalle maggiori multinazionali del petrolio: Agip, Alberta, Occidental, YPF, Perez Companc y Techint. Progetto che fu finanziato da alcune banche private, fra cui la Bnl.


Si tratta di una pipeline lunga più di cinquecento chilometri, che si snoda lungo aree naturali estremamente fragili, ad alto rischio vulcanico, idrogeologico e sismico, che ha messo a rischio la vita delle popolazioni locali. Ha ampliato le zone investite dall'estrazione petrolifera, coinvolgendo aree di foresta primaria amazzonica finora intatte ed abitate anche da popolazioni indigene. Tutto questo ha provocato notevoli danni all’Ecuador, un paese già in ginocchio a causa dei pagamenti del debito estero, che frenano lo sviluppo locale, ancora praticamente inesistente.


Tale progetto - al finanziamento del quale la Banca Nazionale del Lavoro partecipa come intermediaria di un prestito di 900 milioni di dollari concesso al Consorzio OCP nel luglio 2001 da una banca tedesca – ha violato in maniera grave le direttive della Banca Mondiale sulle valutazioni degli impatti ambientali, gli habitat naturali e la consultazione delle popolazioni locali. Violazioni verificate da una commissione del parlamento tedesco inviata in Ecuador nell'aprile 2002.

Come Bnl, anche l'altro attore italiano coinvolto, l'impresa Eni/Agip si è resa complice di tale situazione, pur essendosi dotata di un Codice Etico che promuove "...il rispetto delle diversità culturali e la conoscenza delle condizioni sociali ed economiche delle Comunità in cui la Società è presente…".

Le proteste. Nonostante l'opposizione della società civile ecuadoriana e di numerosi gruppi ecologisti, i lavori sono stati portati a termine. Lo stato d’emergenza dichiarato dal governo e la militarizzazione delle province amazzoniche di Sucumbios y Orellana – da dove è partito l'oleodotto – hanno generato scontri e tensioni provocando nel febbraio 2002 la morte di quattro persone, fra cui due bambini. Il 25 marzo 2002, diciassette attivisti ecologisti che protestavano contro la distruzione del bosco di Mindo Nambillo, a nord di Quito, sono stati arrestati. Anche per questo motivo la mobilitazione ha guadagnato l'attenzione della comunità internazionale.

Le denuncie delle organizzazioni contadine e della comunità indigena. L’Eni è dunque corresponsabile delle devastazioni sociali e ambientali compiute dall’oleodotto.


Lo scorso 23 settembre 2004, grazie al lavoro di Accion por la Vida, la Corte Superiore dell’Ecuador ha deliberato che il tribunale di San Miguel de los Bancos è competente a giudicare il caso contro l’OCP.
"Questa decisione si basa sul rapporto della Comisión Especial de Limites Internos de la Republica dell'Ecuador – precisano i campesinos e gli indios nella loro denuncia. Questa conferma che il terreno della nostra hacienda La Esperanza si trova entro i confini del cantone San Miguel de los Bancos. Dopo questa decisione a favore degli ecologisti di Accion por la Vida e di quanto si sono battuti nella campagna internazionale contro l’OCP, sono state presentate tre citazioni nei giorni 28, 29 ottobre e 4 novembre 2004. Dall’ultima data all’OCP erano stati concessi quindici giorni di tempo per rispondere alle nostre richieste".

Non solo Mindo. "Ci stanno avvelenando". Le organizzazioni contadine di El Triunfo e la comunità indigena Shuar Washints della provincia di Pastaza però non si fermano all’azione contro l’oleodotto. Da giorni hanno lanciato una denuncia sulle piogge acide e sull’inquinamento causato dalla produzione di energia attraverso la combustione del carbone, (detti lavori di Cfp, Coal Fire Power) dell’Eni-Agip, nel Puyo.
Nelle settimane immediatamente prima a questa denuncia ufficiale, l’impresa aveva già risposto alle accuse con dichiarazioni ai giornali locali in cui negava le proprie responsabilità per i danni causati. Non solo, l’Eni-Agip ha anche minacciato di querelare chiunque intenda continuare ad attribuirle accuse "infondate".

L’inquinamento. Manuel Caiza, presidente del Comitato per la difesa dell’Ambiente di El Triunfo, non intende sottacere il dramma ecologico che si sta inesorabilmente consumando nelle loro terre. Ha raccontato come lo scorso 10 novembre il municipio di Pastaza abbia effettuato una missione di ricognizione ambientale a El Triunfo. "Quando gli ispettori sono arrivati nella zona dei lavori di Cfp - spiega - hanno incontrato gli operai dell’Agip intenti a ripulire un terreno contaminato vicino alla stazione dai rifiuti industriali. Stavano cercando di occultare le prove delle loro attività". Il dipartimento di Igiene e Salute del municipio ha così deliberato che il Governo sospenda le estrazioni petrolifere e realizzi un’interrogazione ambientale alla Compagnia Agip che opera nella zona di El Triunfo. La settimana scorsa, il Comitato per la difesa dell’ambiente di El Triunfo, accompagnato da un giornalista della città di Puyo che voleva verificare il grado di contaminazione della zona, ha intercettato un camion dell’impresa che stava cercando di ritirare un enorme serbatoio di derivati di greggio per anni abbandonato al bordo della strada, senza alcun tipo di precauzione o misura di sicurezza che ne indicasse i rischi e la nocività. Vedendo il giornalista, i funzionari vestiti con divise dell’Agip, colti sul fatto, sono saliti a bordo di un’auto con vetri polarizzati e se ne sono andati senza dare spiegazioni. Due giorni prima, un rappresentante dell’Eni aveva dichiarato ad una Radio locale di Puyo che il serbatoio non apparteneva alla società, e che questa non era a conoscenza del motivo per cui fosse lì, né cosa contenesse.

Responsabilità. Secondo l'associazione A Sud, che ha raccolto direttamente l’appello dei campesinos e che insiste da tempo a propagandare la campagna contro le conseguenze della costruzione dell’oleodotto, sarà difficile che l'OCP possa legalmente eludere le proprie responsabilità. "E' importante sostenere Accion por la Vida attraverso un sostegno concreto – afferma - che possa contribuire alle spese legali e a dare visibilità alla campagna a livello internazionale. I fatti di Mindo potrebbero costituire un precedente in grado di dare garanzia al nostro futuro e a quello delle generazioni a venire".

ALTRI ORGANIZZATORI IN DIFESA DELL'AMBIENTE parlano di minacciE agli oppositori in AZERBAIJIAN e in TURCHIA e temono militarizzazioni per proteggere i vari oleodotti.

L'AGIP aveva originariamente preso parte al controverso oleodotto OCP per poi vedere la sua quota nel 2004. nonostante cio' la stessa ENI afferma che la sua attivita' di estrazione NELL'AMAZZONIA ECUADOREGNA si intensifichera' raggiungendo la produzione di 28 mila barili al giorno

gli abitanti della regione come abbiamo letto accusavano il gruppo di mettere in pericolo la loro salute le attivita' agricole e l'ambiente con le cosi' dette ILLUVIAS NEGRES – piogge nere – causate dalla combustione di gas e di rifiuti industriali e qualcosa è cambiato oggi solo grazie alle loro lotte non certo ad una attenta industrializzazione dell'ENI.

In tutto questo c'e' quindi L'ENI dagli intrighi agli assassini dagli oleodotti alle guerre dagli stermini al massacro della foresta AMAZONIA... e si continua ignari, in occidente, a parlare di CASTE E DEGLI STIPENDI DATI AI MANAGER, che certo sono vergognosi ma quando il pericolo è come al solito in altri luoghi e sono altri i regni contro i quali bisognerebbe inorridire, è inutile criticare un sistema capitalista se poi le regole e i giochi sono questi non solo a livello nazionale. Quindi per eliminare un problema non bisogna concentrarsi sulle piccole questioni ma analizzarne l'insieme ed oggi come ieri questo problema per il resto del mondo è proprio il capitalismo occidentale e le multinazionali, in questo caso L'ENI uno dei piu' temibili CANI BASTARDI della nostra vita.