intervista a Giuseppe De Rita

Presidente del Cnel e del Censis.

Dai giornali del 1995.

 

L'universita' e' ancora in grado di formare il mondo del lavoro ?

Il sistema ha bisogno di una fascia media e certe volte addirittura medio-bassa di lavoro, mentre le carriere scolastiche sono orientate verso l'alto :

Il diploma la Laurea il Master o la specializzazione. Ma non e' detto che sara' cosi' per sempre. I segnali di un'inversione gi'a si vedono :

Per esempio, nella regione piu' industrializzata d'Italia, la Lombardia, il 52 per cento dei ragazzi non continua la scuola oltre l'obbligo. Cioe' a 15 anni questi giovani vanno a lavorare perche' fnno una scommessa di crecere all'interno del mondo del lavoro, di darsi una competenza e poi eventualmente a 22, 23 anni provare a mettersi in proprio, creare piccole aziende e andare avanti. Per loro la scuola non e' assolutamente fondamentale.

Questo vuol dire che la scuola sta diventando un hobby ?

Per carita', lo dicvo anch'io e lo ripeto : piu' istruzione c'e' e meglio e'. Pero' e' un fatto che questa societa' considera la scuola meno importante di quanto non facesse 50 anni fa. Oggi appare un consumo come un altro. Talvolta lo pensa come un investimento, ma il non ricavarne nulla comincia a diventare pesante. Il fatto e' che abbiamo dei ragazzi che magari sanno tutto sul piano culturale, pero' mancano di linguaggi nuovi, dall'inglese all'informatica, e di linguaggi antichi, come la capacita' di espressione e di scrittura. Poi difettano di creaticita' perche' hanno fatto una scuola troppo ripetitiva e sono stati troppo davanti alla televisione. E mancano pure di concetrazione e di capacita' di sintesi.

Ma tutto questo lo dovrebbe insegnare la scuola media superiore, l'universita' dovrebbe indirizzare verso il mondo del lavoro.

D'accordo, ma e' vero anche che la scuola secondaria sta diventando una scuola di base. Se l'universita' coltivasse una cultura della ricerca, del lavoro di gruppo, dello stimolo alla creativita', non avremmo questi ragazzi bravi e colti che pero' alla fine non sanno come muoversi. Quando dovranno imporsi nel mondo del lavoro dovranno saper utilizzare qull'insieme di capacita' che non sono soltanto culturali ma anche psichiche. Riguardano la capacita' di lavorare, cheoggi e' difficilissimo trovare in un ragazzo. Inoltre l'eta' media in cui i ragazzi si laureano e' fra i 26 e i 27 anni. Ora questa adolescenza prolungata crea una labilita' anche psichica. Uno che si laurea a 30 anni puo' anche aver preso tutti 30 e lode, ma il piu' delle volte manca del dominio della realta'.

Che consigli darebbe ad un giovane ?

Chi ha una vocazione ha un cento per cento in piu', perche' la vocazione permette il sacrificio, la testardaggine, l'uso di tutti i riferimenti possibili, dagli amici degli amici fino alle biblioteche dei nonni, pur di andare avanti. E per molti versi i 52 ragazzi che vanno a lavorare su 100, a 15 anni, forse non hanno proprio una vocazione a fare i carrozieri ma ce l'hanno quando tentano di costruirsi un modo di essere congeniale a loro, piuttosto che mettersi in una canna d'organo scolastica da cui usciranno senza sapere che cosa potranno rovare.