"Non escludiamo la possibilità dell'uso della forza per combattere il terrorismo"

  Questa è la frase che mi ritrovo ad ascoltare in un telegiornale della sera (credo TG1) da Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, che organizza la marcia Perugia-Assisi. La mia reazione a questa frase è stata di incredulità. Alla vigilia di una nuova e devastante guerra fatta in nome della superiore "civiltà" occidentale, i "pacifisti", o presunti tali, parlano lo stesso linguaggio di Bush o Berlusconi. E' incredibile! Capisco che bisogna allargare il cerchio e permettere a più gente di essere alle "nostre" manifestazioni, e che oggi la gente normale e normalizzata dal lavaggio del cervello mass-mediatico (e da Biffi e Curia Vaticana) vuole sentire parlare di vendetta, di nemico e di pulizia, ma per chi ha avuto sempre nella sua agenda la contrarietà ad ogni guerra mi è sembrato un po troppo. Non fidandomi più di tanto dei telegiornali (anche se la frase riportata è stata detta proprio da Flavio Lotti, o forse un suo sosia perfetto) mi metto alla ricerca del documento della Tavola della pace per la marcia Perugia-Assisi. Ed ecco che la lettura del testo mi risolleva (un poco).   Dopo un lungo preambolo sulla lotta al terrorismo (come dicevo prima identico a quello che abbiamo sentito da Buh e Berlusconi e dimenticavo prima, dal centrosinistra) si ritorna a parlare dei temi cari alla Tavola: ruolo dell'ONU nelle controversie internazionali (sbaglio ma la guerra del Golfo, con il suo strascico di milioni di morti per embargo, non è stata fatta sotto egida ONU), di operazioni di polizia internazionale (che non sono guerre), di risoluzione del conflitto israeliano-palestinese,.di fine dell'embargo, di sradicamento della povertà, della radice delle guerre nell'ingiustizia, nella povertà e nell'esclusione sociale.   Certo il testo recupera in parte i miei dubbi, ma rimane un testo molto ambiguo e per questo pericoloso, credo che di fondo ci sia un errore strategico, scambiare la causa con l'effetto. Si ha quasi pudore a citare gli Stati Uniti e la Nato, pur facendo intendere in alcuni passaggi le loro responsabilità, quasi a non voler urtare qualche sensibilità interna o contigua alla Tavola della pace.   Il problema non sta in quello che è scritto, su cui alla fine ci si può ritrovare, ma sull'ordine di priorità, ben sintetizzato in un passaggio finale, che recupera il retaggio dell' antiterrorismo dopo uno stralcio nettamente pacifista "Queste proposte, raccolte nell'appello di convocazione della Marcia Perugia-Assisi, tracciano un programma politico per sradicare il terrorismo, ridurre l'ingiustizia e costruire la pace nel mondo".   Forse in questi anni di militanza e di rflessione singola e collettiva, avrò capito poco e male, ma mi è sempre sembrato che le parole d'"ordine" in ordine fossero NO ALLA GUERRA (di qualsiasi natura possa essere), GIUSTIZIA SOCIALE ED ECONOMICA e poi in un contesto temporale come questo LOTTA AL TERRORISMO.   Le proposte politiche del documento sembrano indicare che le guerre siano generate dal terrorismo e che non c'è pace senza lotta al terrorismo. A me hanno insegnato che non c'è pace senza giustizia, ma probabilmente avrò avuto cattivi maestri. La verità vera che tutti conoscono è che il documento della Tavola della Pace è frutto di mediazioni fra soggetti molto diversi e che hanno piattaforme politiche completamente diverse nella sostanza, mi riferisco soprattutto alla triplice sindacale, e a tutta la galassia ulivista (DS, PPI; Democratici..) e contigue associazioni che hanno un orizzonte politico fondato sul liberismo, motivo per cui non escludono il ricorso alla guerra per mantenere e consolidare l'esistente. Non dimentichiamoci che molte di queste sigle ahnno appoggiato esplicitamente o implicitamente la GUERRA UMANITARIA, stravolgendo il dettato Costituzionale, e sottomettendosi alla sporca politica di controllo mondiale degli USA. Non mi risulta che questi gruppi abbiano avviato una seria autocritica su quella sciagurata avventura. Del resto la stessa Tavola della Pace ha delle responsabilità grosse.Tutti ricordano che alla marcia di due anni fa fu invitato il guerrafondaio D'Alema, legittimando nei fatti l'operazione "UMANITARIA"; Tanto è vero che alcuni gruppu (movimento non violento, Mir, Centro di documentazione per la Pace) hanno organizzato una marcia parallela, l'anno scorso, per ribadire il no alla guerra umanitaria e a ogni guerra, E invece oggi, tutti a braccetto su una piattaforma ambigua che non deve essere messa in discussione (vedi l'arrogante posizione del Presidente delle Acli nell'intervista al Manifesto del 3 ottobre 2001): guerrafondai e pacifisti, liberisti e noglobal, quelli che voteranno a favore della guerra in Parlamento (e molti saranno presenti domenica 14) e quelli che faranno sciopero contro la guerra. Tutti insieme appassionatamente perchè mi dicono LA PACE NON HA COLORE. E' vero la pace non ha colore, ma sempre i miei cattivi maestri mi hanno spiegato (e io sicuramente ho capito male) che la pace ha anche e soprattutto il volto della verità e della chiarezza e non dell'amibiguo opportunismo.   Chiudo nell'annunciarvi (forse a molti potrà non fregare niente) che per quanto sopra detto non andrò alla PARATA della Perugia - Assisi.   Ci vedremo alla prossima manifestazione contro la guerra, contro tutte le guerre! (anche quelle umanitarie e di civiltà)   Un saluto Ciro