Al Forum sociale il campeggio dei ragazzi intitolato
al giovane ucciso durante gli scontri di Genova


Nel nome di Carlo Giuliani
si apre la marcia di Porto Alegre

Gli italiani sono un migliaio. Fausto Bertinotti festeggia
"Finché va il movimento, tutto va bene"

PORTO ALEGRE - Pentole, pentolini, padelle, casseruole. Come tamburi suonati dai cucchiai di legno. Un ritmo potente, che assomiglia a un samba, il ritmo della disperazione e della rabbia che dall'Argentina risale fin qui al Forum sociale di Porto Alegre, e colora questa grande e variopinta Marcia della pace. Pace sì, grida l'anima del Sudamerica, ma prima di tutto pane, dignità, lavoro. La gigantesca macchina di idee del Forum parte dalla piazza davanti al municipio, dalla folla solcata da uomini della Brigada Militar a cavallo, dai suoni e dai colori del sud sbrindellato e orgoglioso di avere oggi ascolto. E dal parco Harmonia arriva il popolo dei ragazzi, quelli che oggi hanno dedicato a Carlo Giuliani, ascoltando le parole di sua madre, il loro campeggio. Lei li ha ringraziati: "Io non sono nessuno, ma ritrovo qui mio figlio in mezzo a voi".

Piove oggi su Porto Alegre, una pioggia calda che riempie di fango il campeggio, allaga le strade, batte a tratti sulla folla della manifestazione. Gli italiani sono almeno un migliaio, dietro allo striscione che dice: "Da Genova a Porto Alegre contro la guerra sociale e militare". Fausto Bertinotti in maglietta blu gongola come se fosse a piazza San Giovanni: "Mi sembra molto rilevante...". Nel grande pentolone del Forum ribollono anche piccole polemiche italiane, forse al Forum dei parlamentari di domani il movimento contesterà qualche presenza poco antiliberista e poco pacifista. Come quella, forse, di Cesare Salvi dei Ds, che è appena arrivato e si guarda intorno pipando un cigarillo. Pecoraro Scanio abbraccia festante dei compatrioti. E Bertinotti dà la linea: "Contestazioni? Non mi pare un grande problema. È importante ciò che il movimento produce su di sé. E finché il movimento va, tutto va bene".

E il movimento va, moltiplica se stesso, diventa polo di attrazione per tante sinistre del mondo che hanno mandato esploratori a guardare e ad ascoltare. Lo spettacolo di piazza è notevole, di suoni e colori. Un minestrone sudamericano sudato e danzante, che contagia di allegria e di ritmo anche compassati professori europei, pallide signore francesi in bermuda, rigidi intellettuali tedeschi. Le sale universitarie dei primi workshop si svuotano, e legioni di delegati con regolamentare cartellino al collo sciamano nelle strade del centro. Poco alla volta, sudando sotto i Kways di plastica e muovendo a ritmo ombrellini pieghevoli, si fanno coinvolgere dai tamburi e dai cacerolazos argentini. I pentolanti gridano "povo da rua e a solucion, viva Argentina e a revolucion". "Vogliamo che questa musica rimbombi nelle orecchie di quelli del Fondo monetario, che ci hanno trascinati alla rovina", grida un ragazzo sospendendo per un attimo lo spentolio. Sfilano operai con la maglietta blu del sindacato Fasubra. Balla lo striscione neroblù del sindacato bancari di Pernambuco. E' giallo e verde quello con la scritta "Fora Eua da Amazonia, Colombia e Guantanamo". Via gli americani da Amazzonia, Colombia e Guantanamo. Dall'Argentina sono arrivati trotzkijsti del Partito Obrero. Un gruppo ritma: "Viemo, viemo, viemo pa lutar", e il ritmo è quello di "Funiculì funiculà". Quattro ragazzi belgi reggono lo striscione di 11.11.11, un'organizzazione che invita alla lotta contro l'incesto.

In mezzo a questa sarabanda Adelaide Giuliani detta Haidi sembra ancora più piccolina. Capelli legati, camicetta bianca, occhiali di metallo, proprio da exmaestra elementare. Ha accettato di venire fin qua perché ormai, dopo che hanno ammazzato Carlo in piazza Alimonda, lei e suo marito Giuliano hanno praticamente adottato qualche migliaio di ragazzi come Carlo, e ne sono stati adottati. Lei ha gli occhi chiari lucidi di emozione, quando la fanno parlare sotto un tendone del campeggio: "Mi è stato detto di parlare di Carlo. Dicevo a un mio collega professore: non chiedete mai a una madre di parlare del figlio, dirà sempre che è meraviglioso. E io ve lo dico: Carlo era meraviglioso".

Racconta della sua infanzia, leggendo da un foglio bene ordinato, e mette insieme ricordi familiari: "Siamo sempre stati una famiglia austera, che concedeva poco ai consumi: libri, musica, qualche viaggio d'estate, sempre in tenda. Ai campeggi sono legati i ricordi più sereni della nostra vita familiare. E in un campeggio molto speciale ritrovo oggi il nome e il ricordo di mio figlio. Di questo vi sono enormemente grata". La sommergono di applausi affettuosi. Sotto il tendone circolano anche ragazzi in cappuccio nero e fazzoletto sul viso, che distribuiscono volantini firmati "Rebeldes perdidos em Porto Alegre". Sono una specie di black bloc locali, che qui non sembrano così pericolosi. Vogliono farsi un pezzo di corteo per conto loro, "a ritmo di tango", e magari occupare un edificio da trasformare in centro sociale.

Adelaide Giuliani legge un foglio che ha trovato nel cassetto di Carlo: "Il tuo Cristo è giudeo, la tua automobile giapponese, la tua pizza italiana, la tua democrazia greca, le tue vacanze turche, i tuoi numeri arabi, la tua scrittura latina, e tu rimproveri al tuo vicino di essere straniero?". Sembra un bel manifesto per questo popolo di Porto Alegre, queste migliaia di ragazzi infradiciati che lasciano il campeggio Carlo Giuliani per andare alla marcia della pace. Pino e Andrea, due amici di Carlo arrivati da Genova, dicono che qui al campeggio gli vogliono fare addirittura un monumento.

(1 febbraio 2002)

 

L'argentino Esquivel, premio per la Pace nel 1980
"Relazioni umane diverse tra individui e nazioni"


Porto Alegre, parlano i Nobel
"Possibile un mondo senza guerre"

Rigoberta Menchù interverrà sulla Colombia

PORTO ALEGRE - Paesi baschi, Chiapas, Palestina, Colombia: le "altre guerre" in primo piano al Forum sociale mondiale. "Da anni siamo famigliari con le atrocità ma soltanto dopo l'11 settembre abbiamo compreso cosa significhi vivere nel terrore". E' stato Noam Chomsky, il più antiamericano degli americani, ad aprire ieri sera le polemiche con una conferenza che ha registrato il tutto esaurito. La lezione di pace del semiologo del Mit è stata trasmessa in diretta sulla tv pubblica locale, TVE, che invece delle tradizionali telenovelas da due giorni manda in onda dibattiti su ambiente, commercio, economia solidale e diritti umani.

Oggi è stato l'argentino Adolfo Perez Esquivel, premio Nobel per la pace nel 1980, a continuare il forum "Un mondo senza guerra è possibile". Esquivel ha affrontato la questione dell'autonomia dei paesi baschi con un sindacalista dell'Ela e un rappresentante del movimento Elkarri. "La pace è uno spazio che deve essere costruito. Non significa l'assenza di conflitti, ma diverse relazioni umane tra individui e nazioni".

Alcuni militanti baschi dell'Eta avevano chiesto di poter intervenire al Forum ma è stato loro negato l'accesso. Gli organizzatori di Porto Alegre si sono anche rifiutati di accogliere i guerriglieri colombiani delle Farc. "Rifiutiamo la violenza in ogni sua forma" ha precisato Oded Grajew, uno dei responsabili del Forum sociale. La questione della Colombia e della recente militarizzazione dei confini con il piano anti-droga finanziato dagli Stati Uniti sarà dibattuta domani dall'altro premio Nobel invitato a Porto Alegre, la guatemalteca Rigoberta Menchú Tum. "Il nuovo clima di terrore - ha scritto la Menchú a Bush - ha alimentato campagne di repressione contro gruppi e nazioni che non hanno ancora ottenuto il riconoscimento dei loro diritti e della loro identità".

Della lotta del Chiapas si parlerà in un'apposita sessione coordinata da Morten Rostrup di Medici Senza Frontiere, l'organizzazione umanitaria francese che ha vinto il Nobel nel '99. Mesi fa, era stato annunciato l'arrivo a Porto Alegre del subcomandante Marcos, ma il leader zapatista ha preferito rimanere nella Selva Lancandona.

(2 febbraio 2002)

 

Il testo racchiude i punti del movimento
"Siamo contro la guerra e contro il terrorismo"


Un manifesto per i No global
oggi si chiude Porto Alegre



I

PORTO ALEGRE - "Siamo contro la guerra e contro il terrorismo". Il pomeriggio sta per finire e in città c'è un tramonto spettacolare: il sole si riflette sulla laguna e produce un'infinità di colori. Come infinitamente diversi sono i quattromila rappresentanti chiusi nell'auditorium Araujo Viana, vicino al campeggio "Carlo Giuliani". Regna la solita confusione, a tratti l'anarchia: è così da cinque giorni, da quando è iniziata la seconda edizione del Forum sociale mondiale. Strano pensare che questo popolo possa firmare un documento comune. Eppure, eccolo.

S'intitola "Resistenza al neoliberismo, al militarismo, alla guerra: per la pace e la giustizia sociale". Una sintesi teorica e pratica.

Innanzitutto enuncia "le priorità di lotta": annullamento del debito dei paesi poveri, istituzione della Tobin Tax, abolizione dei paradisi fiscali, protezione dell'ambiente e della biodiversità, opposizione alle privatizzazioni, sostegno ai diritti dei lavoratori, alla parità fra uomo e donna, diffusione della democrazia nel mondo. Il punto più atteso è nella prima delle tre pagine, riguarda la condanna della guerra e del terrorismo. "Dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre, che condanniamo assolutamente, così come condanniamo tutti gli altri attacchi sui civili in altre parti del mondo, il governo degli Stati Uniti e i suoi alleati hanno lanciato una massiccia operazione militare. In nome della guerra al terrorismo continua il documento vengono attaccati in tutto il mondo i diritti civili e politici. L'opposizione a questa guerra è uno degli elementi costitutivi dei nostri movimenti".

Non è stato facile unirsi su questa posizione. Alla fine però il documento passa e tutti marciano per l[b4]ultima volta. Dovrebbe essere una manifestazione contro l'Alca, l'accordo di libero commercio in America latina, ma c'è spazio anche per striscioni contro Bush e Berlusconi.

Oggi i 60mila di Porto Alegre ripartono. Ma c'è già una fitta agenda di mobilitazioni: Monterrey, Barcellona, Johannesburg, Toronto. E Roma, dove a giugno si svolge il vertice della Fao. Non solo: la delegazione italiana, numerosa e attivissima, ha fatto in modo di ottenere l'organizzazione del primo Forum sociale europeo. Si era candidata Parigi ma il lavoro di lobbying degli italiani ha prevalso. "Come movimento, noi italiani garantiamo maggiore pluralità e partecipazione", spiega Raffaella Bolini, delegata internazionale dell'Arci. Sembra che la città designata sia Firenze, ma anche Venezia potrebbe avanzare una proposta.

Il grande manifesto di Porto Alegre ha messo d[b4]accordo molti. Non certo tutti. Il contadino José Bové va via scontento: "Il Forum sembra un palcoscenico di marketing politico" ha detto. L'argentina Hebe de Bonafini se n'è andata sbuffando: "Ho visto troppi intellettuali e poca lotta". Su Internet circolano anche critiche all'organizzazione: "Uno scandalo aver allestito un padiglione di negozi, con borse, libri e gadget".

Ai militanti di Porto Alegre il segretario dell[b4]Onu ha inviato ieri un messaggio: "La ricerca di vie alternative all[b4]attuale sistema è talmente urgente che nessuno può permettersi il lusso di atteggiamenti di solo scontro" ha scritto Kofi Annan. "E' per questo - ha concluso - che vi chiedo di collaborare con i governi e con il settore privato nel far fronte alle gravi emergenze del pianeta".

(5 febbraio 2002)

 

LA SCHEDA

Il documento finale
del Forum sociale

E tutti gli appuntamenti per i prossimi mesi

Ecco il testo del documento finale del Forum sociale mondiale che si è chiuso a Porto Alegre.

Resistenza al neoliberismo, al militarismo, alla guerra: per la pace le la giustizia sociale


1) Di fronte al continuo deterioramento nelle condizioni di vita dei popoli, noi, movimenti sociali del mondo intero, ci siamo incontrati in decine di migliaia nel Secondo Forum sociale mondiale di Porto Alegre. Siamo qui a dispetto dei tentativi di spezzare la nostra solidarietà. Ci incontriamo di nuovo per continuare le nostre lotte contro il neoliberismo e la guerra, per confermare gli accordi dello scorso Forum e riaffermare che un altro mondo è possibile.

2) Siamo diversi donne e uomini, adulti e giovani, popoli indigeni, contadini e urbani, lavoratori e disoccupati, senza casa, anziani, studenti, persone di ogni credo, colore, orientamento sessuale. L'espressione di questa diversità è la nostra forza e la base della nostra unità. Siamo un movimento di solidarietà global, unito nella nostra determinazione di lottare contro la concentrazione della ricchezza, la proliferazione della povertà e delle ineguaglianze e la distruzione della nostra terra. Stiamo costruendo alternative, utilizzando modi creativi per promuoverle. Stiamo costruendo una ampia alleanza a partire
dalle nostre lotte e dalla resistenza a un sistema che è fondato sul patriarcato, il razzismo e la violenza, che privilegia gli interessi del capitale sui bisogni e le aspirazioni dei popoli.

3) Questo sistema produce il dramma quotidiano di donne e bambini e anziani che muoiono di fame, dell'assenza di cure sanitarie e di malattie che potrebbero essere prevenibili. Intere famiglie sono obbligate a lasciare le loro case a causa delle guerre, dell'impatto del "megasviluppo", della mancanza di terra e in presenza di disastri ambientali, disoccupazione, attacchi ai servizi pubblici e distruzione della solidarietà sociale. Al Sud come al Nord forti lotte e resistenze stanno nascendo per far valere la dignità della vita.

4) L'11 settembre ha segnato una svolta drammatica. Dopo gli attacchi terroristici, che condanniamo assolutamente, così come condanniamo tutti gli altri attacchi sui civili in altre parti del mondo, il governo degli Stati Uniti e i suoi alleati hanno lanciato una massiccia operazione militare. In nome della "guerra al terrorismo" vengono attaccati in tutto il mondo i diritti civili e politici. Con la guerra contro l'Afghanistan, in cui sono stati usati anche metodi terroristici e con le nuove che si preparano, ci troviamo di fronte a una guerra globale permanente, per estendere scatenata dal governo degli Usa e dai suoi alleati per stabilire il loro dominio. Questa guerra rivela l'altra faccia del neoliberismo, la più brutale e inaccettabile.

L'Islam viene demonizzato, mentre il razzismo e la xenofobia vengono deliberatamente diffusi. La stessa informazione e i mass media prendono attivamente parte a questa campagna bellicista che divide il mondo tra il "bene" e il "male". L'opposizione a questa guerra è uno degli elementi costitutivi dei nostri movimenti.

5) La situazione di guerra ha ulteriormente destabilizzato il Medioriente, fornendo il pretesto per un'ulteriore repressione del popolo palestinese. Di fronte all'occupazione brutale di Israele, un compito urgente del nostro movimento è quello di mobilitare la solidarietà per il popolo palestinese e la sua lotta all'autodeterminazione. Questo è vitale per la sicurezza collettiva di tutti i popoli della regione.

6) Allo stesso tempo, anche nuovi eventi confermano l'urgenza delle nostre lotte. In Argentina la crisi finanziaria causata dal fallimento degli aggiustamenti strutturali del Fondo monetario internazionale e il debito crescente hanno fatto precipitare la crisi sociale e politica. Questa crisi ha prodotto proteste spontanee delle classi lavoratrici e della classe media, una repressione che ha causato morti, cambiamenti nel governo e nuove alleanze tra gruppi sociali diversi. Con la forza dei "cacerolasos" il popolo ha potuto assicurarsi la soddisfazione dei principali bisogni di base.

7) Il collasso della multinazionale Enron è un esempio della bancarotta dell'economia "del casinò" e della corruzione degli uomini d'affari e dei politici. I lavoratori sono rimasti senza impiego e senza pensioni. Nei paesi in via di sviluppo questa multinazionale impegnata in attività fraudolenti e i suoi progetti hanno cacciato la popolazione dalle loro terre aumentando smisuratamente i prezzi dell'elettricità e dell'acqua.

8) Il governo degli Stati Uniti nel suo sforzo di proteggere gli interessi delle grandi imprese, ha abbandonato con arroganza i negoziati di Kyoto sul riscaldamento globale, il trattato sui missili antibalistici, la convenzione sulla biodiversità, la conferenza dell'Onu sul razzismo e l'intolleranza e il confronto per ridurre la fornitura di armi leggere, dimostrando ancora una volta che l'unilateralismo degli Stati Uniti fa saltare i tentativi di trovare soluzioni multilaterali ai problemi globali.

9) A Genova il G8 ha completamente fallito nella sua pretesa di governo globale. Di fronte a una massiccia mobilitazione e resistenza, hanno risposto con la violenza e la repressione, denunciando come criminali coloro che avevano osato protestare. Ma non sono riusciti a intimidire il nostro movimento.

10) Tutto ciò avviene nel contesto di una recessione globale. Il modello economico neoliberista distrugge i diritti, le condizioni e i livelli di vita dei popoli. Usando ogni mezzo per proteggere i loro dividendi, le mulitinazionali licenziano, riducono i salari e chiudono fabbriche, spremendo fino all'ultimo i lavoratori. I governi di fronte a questa crisi economica rispondono con la privatizzazione, il taglio delle spese sociali e una riduzione permanente dei diritti di lavoratori e lavoratrici. Questa recessione dimostra il fatto che le promesse neoliberiste di crescita e prosperità sono una bugia.

11) Il movimento globale per la giustizia sociale e la solidarietà si trova di fronte a enormi sfide: la sua lotta per la pace e la sicurezza collettiva impone di misurarsi con la povertá, le discriminazioni, il dominio e la creazione di una società sostenibile alternativa. I movimenti sociali condannano con forza la violenza e il militarismo quali strumenti di risoluzione dei conflitti; la promozione di guerre di bassa intensitá e le operazioni militari del Plan Colombia come parte dell'iniziativa regionale andina, il piano Puebla Panama, il commercio di armi e la crescita delle spese militari, gli embarghi economici contro i popoli e nazioni, in particolare contro Cuba e Iraq, e la crescente repressione nei confronti di sindacalisti e attivisti. Noi sosteniamo le lotte dei sindacati e dei lavoratori del settore informale, come uno strumento essenziale per il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita, l'effettivo diritto di organizzarsi, il diritto di sciopero, il diritto alla contrattazione collettiva a diversi livelli e per conquistare l'uguaglianza salariale e delle condizioni di lavoro tra donne e uomini. Rifiutiamo la schiavitú e lo sfruttamento dei bambini. Sosteniamo le lotte dei lavoratori e dei sindacati contro la flessibilità, l'esternalizzazione del lavoro e i licenziamenti e chiediamo nuovi diritti internazionali per i lavoratori e le lavoratrici delle multinazionali e delle loro fornitrici, in particolare il diritto alla libertà sindacale e alla contrattazione collettiva.

12) Le politiche neoliberiste creano ulteriore miseria e insicurezza. Esse hanno aumento in maniera impressionante il traffico e lo sfruttamento sessuale di donne e bambini che condanniamo con forza. Povertá e insicurezza portano anche alle migrazioni e a milioni di esseri umani è negata la dignitá, la libertá, i diritti. Perció noi chiedimamo il diritto alla libert[b4]adi movimento, il diritto all'integritá fisica e a uno statuto legale per tutti e tutte i lavoratori e le lavoratrici migranti. Sosteniamo i diritti dei popoli indigeni e l'applicazione dell'articolo 169 Oil nel quadro delle leggi nazionali.

13) Il debito estero dei paesi del Sud è stato già pagato più volte. Il debito, illeggittimo, ingiusto e fraudolento, funziona come uno strumento di dominio, toglie ai popoli i loro fondamentali diritti umani con il solo scopo di aumentare l'usura internazionale. Chiediamo la cancellazione incondizionata del debito e la riparazione dei debiti storici, sociali ed ecologici. I paesi che chiedono il rimborso del debito hanno intrapreso lo sfruttamento delle risorse naturali e intellettuali del Sud.

14) Acqua, terra, cibo, foreste, semi, la cultura e le identità dei popoli sono beni comuni dell'umanità per le generazioni presenti e future. E' essenziale conservare la biodiversità. I popoli hanno il diritto a un cibo sano e stabile, libero da organismi geneticamente modificati. La sovranità alimentare a livello nazionale, regionale e locale è un diritto umano fondamentale; in questo senso costituiscono richieste fondamentali la riforma agraria e l'accesso dei contadini alla terra.

15) Il vertice di Doha ha confermato l'illeggitimitá del Wto. La presunta "agenda per lo sviluppo" adottata in realtá difende solo gli interessi delle multinazionali. Con il lancio di un nuovo round il Wto si sta avvicinando al suo obiettivo di trasformare ogni cosa in merce. Per noi, cibo, servizi pubblici, agricoltura, salute, istruzione e i geni non sono in vendita. Inoltre rifiutiamo il brevetto di qualsiasi forma vivente. L'agenda del Wto viene estesa a livello continentale attraverso gli accordi di libero commercio e investimenti. Organizzando proteste come le grandi dimostrazioni contro l'Alca, i popoli hanno rifiutato questi accordi che rappresentano una ricolonizzazione e la distruzione di valori fondamentali, sociali, economici, culturali e ambientali.

16) Noi vogliamo rafforzare il nostro movimento attraverso azioni e mobilitazioni comuni per la giustizia sociale, per il rispetto dei diritti e delle libertà; per la qualitá della vita, l'uguaglianza, la dignitá e la pace.

Lottiamo:
- Per la democrazia: i popoli hanno il
diritto di conoscere e criticare le decisioni dei loro governi, specialmente quando riguardano istituzioni internazionali. I governi devono essere responsabili di fronte ai loro popoli. Mentre sosteniamo la diffusione della democrazia elettorale in tutto il mondo, sottolineiamo la necessitá di una democratizzazione degli stati e delle società e la lotta
contro la dittatura;

-
Per l'abolizione del debito estero e la sua riparazione;
- Contro le attivitá speculative: chiediamo l'introduzione di tasse specifiche, come la Tobin tax, e l'abolizione dei paradisi fiscali;

-
Per il diritto all'informazione;
- Contro la guerra e il militarismo, contro le basi e gli interventi militari stranieri, e la sistematica escalation di violenza. Noi scegliamo di privilegiare il negoziato e la soluzione non violenta dei conflitti;

-
Per una Unione europea democratica e sociale, basata sui bisogni di lavoratori, lavoratrici, popoli europei, sulla necessitá della collaborazione e della solidarietá con i popoli dell'est e del sud;

-
Per i diritti dei giovani, il loro accesso a una istruzione pubblica, gratuita e socialmente autonoma e l'abolizione del servizio militare obbligatorio.

Per gli anni a venire organizzeremo collettivamente mobilitazioni come:

Anno 2002:
- 8 marzo: giornata internazionale delle donne

- 17 aprile: giornata internazionale delle lotte contadine

- 1 maggio: giornata dei lavoratori e delle lavoratrici

- 12 ottobre: il grido degli esclusi

- 16 ottobre: giornata dell'alimentazione

Altre mobilitazioni globali avranno luogo:

- 15-16 marzo a Barcellona, Vertice Ue

- 18-22 marzo Monterrey (Mexico), conferenza Onu su finanziamento allo sviluppo

- 17-18 maggio, Madrid, vertice latinoamerica, Caribi, Europa

- 31 maggio, giornata internazionale di azione contro il militarismo e per la pace

- 12 giugno, Roma (Italia), vertice mondiale dell'alimentazione

- 22-23 giugno, Siviglia, vertice Ue

- Luglio, Toronto e Calgary (Canada) vertice G8

- 22 luglio, Stati Uniti, campagna contro la CocaCola

- Settembre, Johannesburg (Sudafrica), Rio+10

- Ottobre, Quito (Equador), Forum sociale continentale "Una nuova integrazione è possibile" e forum sociali continentali e regionali in altri continenti

- Novembre: Cuba, Secondo incontro emisferico contro l'Alca

- Dicembre, Copenaghen, Danimarca, vertice Ue

Anno 2003:

Aprile, Buenos Aires Argentina vertice ALCA

Giugno, Tessalonica Vertice UE

WTO, FMI e Banca Mondiale si incontreranno da qualche parte, qualche giorno. E saremo li!