Intervista a F.Citti. -
"Guarda, l'abbiamo detto un miliardo di volte io e mio fratello. E' assolutamente escluso che sia stato Pelosi. Lì c'e' un chilometro quadrato di strage. E' stato massacrato, e una sola persona non riesce a fare quelle cose. Ci sono troppe cose oscure, dietro. Anche politiche, naturalmente".E segue "Sono andato via da Roma innanzitutto perche' cominciavano a sparire le borgate e con loro i miei amici. E quando non hai piu' le borgate ti rifugi al mare. E' per questo che sono venuto a vivere a Fiumicino. C'e' un senso di morte, qui intorno, che mi piace. Forse io sono gia' morto, qui, in questa solitudine che amo e che mi mette allegria. Anzi, io sono vivo perche' sto a Fiumicino. Forse se stavo a Roma ero gia' morto".Ho conosciuto Pasolini tramite mio fratello Sergio, in una pizzeria di Torpignattara. Non ci pensavo molto al fatto che lui scrivesse. Se scriveva a me che me fregava? A volte succedeva che gli davo qualche battuta in romanesco e lui se l'appuntava. A Paolo piaceva soprattutto lo spirito, il modo delle borgate romane, questa gente allegra, tanto e' vero che lui ci passava quasi tutto il tempo della sua vita con noi, nelle borgate. E cosi', essendo uno scrittore guardava cio' che gli accadeva intorno, e daje e daje, tirava fuori 'sti libri. Ma quello che piu' mi ha interessato e' quando mi ha detto che mi avrebbe fatto fare una parte nel suo film".
E come hai reagito?"Sai, io sono un pessimista nato, non e' che ci credo molto alle cose che mi offrono. Cosi' gli ho detto: Vabbe', a Paolo, quando lo faremo lo faremo. Lui mi ripeteva: hai una bella particina. Vedrai che lo faremo. E cosi' un giorno e' nato 'sto cavolo di Accattone". Dove sono avvenute le riprese del film ? "Torpignattara, il Pigneto, Testaccio, Pietralata. Andavamo in tutta la periferia di Roma. Il film e' andato avanti per un po' in questo modo. Lui ci ha diretto, pero' noi eravamo liberi di fare quello che eravamo". "Sai, i dialoghi erano gia' un po' scritti e Pier Paolo li scriveva con mio fratello Sergio, pero' qualche battuta che in doppiaggio sembrava migliore l'abbiamo messa. Accattone, pero', e' rimasto cosi' come l'abbiamo girato, e infatti e' un bel film proprio perche' e' spontaneo, non c'era nessun attore professionista e l'abbiamo fatto di corsa. Con qualche impiccio di mezzo. 'Sti personaggi che facevano gli attori insieme a me, io compreso, qualche mattina non venivano proprio, chi andava a sfacchina', chi andava a fa' altre cose, allora era un po' complicato".E' cambiata la tua vita dopo Accattone ? - In peggio. Vedi, il rapporto con Pasolini e' stato per me, in un certo senso, distruttivo, perche' non e' che io amassi proprio fare il cinema, ma nello stesso tempo so che dovevo farlo, forse anche solo per amicizia. E, come ti ho gia' detto, per certi versi mi affascinava, come quando lavoravo con gli amici miei. Poi pero' sono stato costretto a lavorare con altre persone che non conoscevo, e mi rompevo i coglioni perche' non erano leali con me. Miravano al successo, capisci? Allora qualcuno, magari, si e' permesso di dire: Ma sai, quello e' un borgataro".Pasolini era un po' come un padre. Aveva una grande paura di me. Gli potevo sparire da un giorno all'altro, senza finire il film. E' successo mentre facevamo Mamma Roma con la Magnani. Ho avuto una disavventura con la polizia. Ho litigato con una guardia e m'hanno arrestato per oltraggio. Mi sono fatto una ventina di giorni e poi sono uscito". E dopo quell'episodio, quando abbiamo fatto Edipo Re, Pier Paolo e' stato costretto a mettere nell'albergo due guardie in borghese, in modo che non uscissi. Ma, sai, io il cinema l'avevo preso nel senso del divertimento. Professionalmente non e' che mi interessasse piu' di tanto". Ti e' mai pesata la figura di Pasolini ? "In un certo senso si'. Io ero l'immagine del suo cinema, e non e' detto che potessi essere l'unica. Poteva anche trovare qualcun altro, e forse sarebbe stato meglio per me, avrei seguitato a fare il muratore, il pittore. Certo, sono contento di aver fatto il cinema con lui, mi ha dato la possibilita' di stare meglio anche economicamente pero', se tornassi indietro non so se lo rifarei il cinema. Pasolini parla con le sue immagini, con la scrittura. E chissa' quante volte non mi avra' detto certe cose".