PROFUMO PRIVATO

una studentessa interviene in merito all'istruzione Pubblica e come intendono devastarla.

TUA FIGLIA CI SCRIVE - CI SCRIVE COME INTENDONO SMANTELLARE LA SCUOLA PUBBLICA ... CI SCRIVE COME PROFUMO STA FREGANDO GLI STUDENTI IN FAVORE DELLA SCUOLA PRIVATA ... CI SCRIVE CON TANTA DIGNITA' ... QUELLA CHE VOI GENITORI AVETE DIMENTICATO... E NOI LA PUBBLICHIAMO - ALLA DIGNITA' DIAMO VOCE E PER LA DIGNITA' LOTTIAMO AL SUO FIANCO... TUA FIGLIA CI SCRIVE... E' ORA CHE LEGGI -

Arriva a colpire la già debole istruzione pubblica italiana la proposta del ministro dell'istruzione Francesco Profumo, provocando proteste unanimi da parte dei docenti e degli alunni.

Il decreto, che verrà presentato a novembre, prevede l'aumento delle ore settimanali dei docenti da 18 a 24, senza corrispettivo aumento salariale; L'obiettivo, afferma il ministro, sarebbe quello di alzare lo standard della scuola pubblica italiana a quello europeo. Peccato però che i colleghi francesi e tedeschi ricevano uno stipendio in media maggiore di 1000 euro, rispetto ai 1200/1500 euro destinati a i professori italiani. Profumo effettua nuovi tagli in un settore già sufficientemente martoriato operando redistribuzioni che non vedono l'istruzione pubblica tra le priorità. Contemporaneamente, il ministro propone di aumentare i fondi destinati all'istruzione privata, riassegnando a questa i 265 milioni tagliati dalla precedente riforma, la stessa che aveva tagliato circa 3 miliardi alla scuola pubblica. Più che alzare la scuola statale italiana allo standard europeo, viene abbassata a quello americano, dove quest'ultima è di scarsa qualità, e l'unica alternativa è rappresentata dalle salatissime rette delle scuole private.

Le proteste non mancano. Nella maggioranza delle scuole i professori hanno rallentato le attività scolastiche, interrompendo verifiche ed interrogazioni. La superficialità con cui questa proposta è stata formulata affonda le sue radici nella sottovalutazione del ruolo e dell'operato del docente, figura che invece dovrebbe occupare un posto tra le fondamenta di uno stato. Gli insegnanti hanno il dovere di formare e rendere consapevole un ''giovane popolo'', quello che poi un giorno dovrà prendere le redini del nostro stato.

I professori di ruolo, per raggiungere la soglia delle 24 ore settimanali, dovranno effettuare diverse ore di supplenza;Questo porterà, oltre al sovraccarico degli stessi , un conseguente ''sterminio'' tra i posti di lavoro dei docenti senza cattedra, e dei cosiddetti ''supplenti''. Il calcolo da applicare è piuttosto elementare: se le ore di lezione dei professori di ruolo aumentano e le ore scolastiche totali rimangono invariate, i posti di lavoro disponibili diminuiranno. Questa decisione ha determinato la proclamazione dello sciopero generale della scuola da parte di Cisl e Uil, Snals e Gilda degli insegnanti, per il prossimo 24 novembre.

Come studentessa di liceo, trovo profondamente scoraggiante il destino che sta toccando alla scuola pubblica, amministrata governo dopo governo come fosse un'industria in crisi, da cui non si ottengono profitti, e nella quale allora risulta necessario operare continui ed umilianti tagli, senza che venga tenuto conto della sua fondamentale importanza nello stato. In una situazione come quella attuale, dove c'è un forte bisogno di giovani menti perché possa essere operato un cambiamento, i vari governi non fanno altro che colpire l'istruzione statale, abbassandone il livello e aumentandone il costo, che tra libri e materiale scolastico diventa sempre più insormontabile per le famiglie italiane.

Un diritto che ''assomiglia'' sempre di più ad un privilegio, per i pochi che possono permettersi libri, viaggi d'istruzione, viaggi di studio e viaggi all'estero. Invece di crescere, di evolvere, l'istruzione pubblica attuale sta lentamente regredendo a quella antica, basata sulla visione aristocratica del ''sapere per pochi''.Una scuola vista più come ''qualcosa in più'' che come base formativa (fondamentale) per l'individuo.

E ancora più scoraggiante è come tutto questo passi quasi inosservato, e venga accettato, da ancora una grandissima parte della popolazione, con rassegata indifferenza.