NAZIFORD

Come oramai si legge ovunque il signor Marchionne e : " SIGNORE "è fargli un regalo, intende da tempo allearsi con la FORD. Per fare questo deve ridurre in schiavismo gli operai italiani facendogli proposte indegne, cambiando il contratto nazionale in sudditanza ed eliminando il piu' grande sindacato nazionale LA FIOM per poter licenziare e dettare ordini come intende.

MA CHI E' LA FORD ?

Il fordismo è un periodo storico preciso... è l'epoca in cui la fabbrica si trasformo' dalla produzione artigianale ad una produzione di CATENA DI MONTAGGIO. Cioe' ognuno lavora su un pezzo dell'automobile e poi tutti i pezzi si montano insieme, risparmiando tempo e producendo al top. In poche parole con la catena di montaggio l'operaio stesso non avrebbe mai visto il prodotto finale per il quale stava dando la propria vita e il proprio lavoro... e non è una riflessione da poco se si pensa a quanto scritto da MARX successivamente nel suo libretto storico... IL COMUNISMO.

QUANTO INCASSA LA FORD ?

I marchi delle automobili che produce sono FORD – VOLVO – MAZDA – JAGUAR – LANDROVER – ASTON MARTIN.

Gli utili si aggirano intorno ai 100 miliardi di euro e le perdite intorno ai 20 miliardi di euro. Circa 250 mila dipendenti lavorano in tutti gli impianti FORD nelle sedi di DEARBORN e MICHIGAN ( USA ) l'America che piace all'italiano medio MARCHIONNE il furbo.

HENRY FORD è stato sicuramente un uomo geniale in merito al cambiamento della produzione come sopra specificato in poche righe, ma era anche un uomo ANTISEMITA e profondamente convinto di questa sua idea malsana. Nel 1903 comincio' la sua produzione automobilistica ed oggi la FORD produce solo autocarri e pochi marchi per quanto riguarda le auto.

IL FORDISMO ARGENTINO.

Nel 2002 il NEW YORK TIMES scriveva che un procuratore americano aveva aperto un'inchiesta sulla FORD ARGENTINA. L'azienda come tutte le MULTINAZIONALI non avrebbe soltanto collaborato con l'apparato militare ma anche tratto vantaggi dai rapimenti e dagli omicidi degli operai e sindacalisti, commissionati proprio all'apparato militare.

Scrivera' CALAMAI …

Nel centro di Buenos Aires in effetti tutto sembrava continuare nella più assoluta normalità, il traffico era quello di sempre, le stesse erano le file davanti ai cinema, ai teatri, ai concerti, la città conservava la sua vivacità anche se non più la sua effervescenza culturale. Tra i tanti segnali multicolori di un’immutata scenografia urbana, soltanto l’improvviso apparire delle Ford Falcon senza targa richiamava, come la pinna di un pescecane, una realtà sommersa di tortura e sterminio. Si sapeva e non si sapeva quello che accadeva di notte, qua e là nella sterminata periferia della capitale, ma certo i giornali e le televisioni non ne parlavano. Era tutto talmente elusivo, che chi non era direttamente colpito poteva negare o minimizzare o dire di non sapere per continuare a fare la propria vita. Era un terrore reso ancora più invasivo della vita individuale e collettiva, dalla stessa indecifrabilità del suo operare. Il fatto che siano stati in tanti a negare va valutato con grande attenzione: dimostra la portata devastante del trauma cui è stato sottoposto il popolo argentino.

Trauma derivante da un terrore spinto fino allo sgretolamento di quel minimo di coesione sociale che rende possibile la presa di coscienza e la stessa vita politica di una nazione e nel cui ambito lo stesso sterminio di migliaia di giovani appartenenti alla generazione chiamata oggi a governare il Paese, veniva insieme subito e ignorato. Con il risultato dello smantellamento dei sindacati e di qualunque forma di resistenza, dell’applicazione di tutti fino all’ultimo i dogmi del liberismo della scuola di Chicago, dell’apertura di uno dei paesi più ricchi di risorse al mondo alla spregiudicatezza delle multinazionali, dell’accettazione della corruzione e del saccheggio più totali da parte di un popolo che non riusciva a perseguire i peggiori crimini contro l’umanità neanche dopo la fine della dittatura, preoccupato ormai soltanto della sopravvivenza quotidiana, piegato all’alienazione di una sudditanza orwelliana. Esiste un filo rosso che collega la strategia attuata dai militari ai successivi stadi di impoverimento attraversati dal popolo argentino.

E' da notare come i squadroni assassini apparivano in ARGENTINA proprio con le automobili della FORD FALCON e che questa divento' ben presto un simbolo di terrore legato appunto al marchio USA.

ABUSI SESSUALI

Il metodo FORD contro le dipendenti era solito concludersi con l'abuso sessuale. Prendere qualsiasi foto delle fabbriche della FORD e dentro a lavorarci difficilmente ci troverete degli africani, perche' il suo fondatore era un nazista razzista e da questo si puo' capire cosa succedere alle donne che venivano assunte nel famoso marchio automobilista, tanto che recentemente LA FORD ha dovuto pagare un risarcimento per 19 dipendenti, ma non e' difficile quante hanno subito l'abuso sessuale e non hanno avuto il coraggio di reagire per non perdere il posto di lavoro :

Sentenza negli Usa: 19 le donne che si sono rivolte al giudice. La societa' si e' difesa dicendo di aver licenziato i colpevoli Molestie, la Ford paghera' 30 miliardi Accordo in tribunale: parte dell' indennizzo destinato all' istruzione sessuale dei dipendenti maschi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON - Per la seconda volta in un anno, l' industria dell' auto Usa ha dovuto risarcire con somme enormi quasi mille sue dipendenti femminili, vittime di molestie sessuali sul lavoro.

Nel ' 98, la Mitsubishi era stata costretta a pagare 34 milioni di dollari, ben 65 miliardi di lire, a un numerosissimo gruppo di operaie al termine di un clamoroso processo. E ieri la Ford ha dovuto sborsare 17 milioni di dollari, la meta' esatta, di cui 7 milioni e mezzo per danni a un gruppo altrettanto folto, e il resto per la "istruzione sessuale" dei suoi managers e dipendenti maschili, ma in base a un accordo raggiunto presso il tribunale di Chicago. Le molestie sessuali erano avvenute in due impianti della citta' , e l' intesa ha destato scalpore: e' la prova che la cultura maschilista dell' auto sta cambiando.

Le prime a sporgere querela alla Ford nel ' 96 sono state 19 dipendenti, ispirate dal braccio di ferro in corso alla Mitsubishi. Due hanno ottenuto un risarcimento di 250 mila dollari ciascuna, 450 milioni di lire, le altre stanno ancora negoziando. Ma nel ' 97, si sono mosse sulla loro scia tra 700 e 900 loro colleghe. Con una querela collettiva o class suit tramite la Commissione sull' eguaglianza dei sessi, hanno messo la Ford, la numero due dell' auto americana dopo la General Motors, con le spalle al muro. Il loro avvocato John Henderson ha dipinto un quadro inquietante del loro lavoro: palpeggiamenti da parte degli operai maschi, commenti sboccati, atti osceni e via di seguito.

"Come se non bastasse - ha sottolineato il legale - quando protestavano venivano punite". La Ford non ha contestato le molestie sessuali, ma si e' difesa dicendo di avere licenziato dieci dei dipendenti colpevoli, e di avere adottato delle misure disciplinari contro altri, e contro i managers che non avevano protetto le donne. Il tribunale ne ha preso atto e ha proposto un patto: ha nominato un arbitrato di tre esperti per dividere i 7 milioni e mezzo di dollari tra le 700 - 900 vittime, e ha concordato che al massimo entro tre anni la percentuale delle donne managers della Ford salga dall' attuale 15 per cento al 30 per cento circa. La parte piu' inattesa della sentenza e' stata quella sull' istruzione sessuale delle maestranze: la Ford dovra' insegnare a circa 40 mila uomini in tutti gli impianti come trattare le compagne, con rispetto e con cavalleria.

L' avvocato Henderson ha elogiato la societa' per la sua collaborazione. " + una svolta - ha asserito -. Per la prima volta abbiamo lavorato insieme con un management alla soluzione del grave problema della discriminazione tra donne e uomini". Il vicepresidente della Ford James Padilla si e' mostrato soddisfatto dell' intesa: "Dobbiamo tutti rispettare la dignita' altrui, sul lavoro e fuori. Che questo serva da lezione a certa gente". La Ford, ha concluso Padilla, "ha adottato un codice di disciplina che sara' il modello dell' industria automobilistica". I media hanno applaudito la conclusione della vicenda. Mentre i casi individuali di molestie sessuali sono ormai facilmente risolvibili, quelli collettivi continuano a scontrarsi con una prassi radicata soprattutto nelle fabbriche.

IL NAZISTA FORDISTA

HENRY FORD il fondatore del gruppo, fu insignito della piu' alta onorificenza dal regime nazista agli stranieri, l'appartenenza all'ordine dell'AQUILA TEDESCA. HITLER conosceva il famoso pamphlet di FORD dal titolo L'EBREO INTERNAZIONALE IL MAGGIOR PROBLEMA DEL MONDO.

Nei suoi quattro volumi sono raccolti gli articoli che l'industriale americano ha pubblicato sul suo giornale, The Dearbord Independent. In uno di questi scritti, una frase sulla salutare «reazione della Germania contro l'Ebreo» dà un'idea molto chiara di questo nuovo antisemitismo che ha pretese scientifiche, e si serve di un linguaggio infarcito di metafore prese a prestito dalla medicina. Ford tira in ballo una questione di «igiene politica», in quanto la «principale fonte della malattia del corpo nazionale tedesco» sarebbe l'influenza degli ebrei. In vari altri passaggi, questi ultimi sono descritti come «un germe», per cui si renderebbe necessaria «una pulizia».


Come è noto, Adolf Hitler e i suoi collaboratori hanno poi ripreso praticamente alla lettera questa terminologia pseudo- sanitaria.


Gli ebrei non sono più definiti in termini di religione, bensì di «razza». «Una razza che ha resistito a tutti gli sforzi compiuti per il suo sterminio». Anche se Henry Ford non arriva a proporre di riprendere questi sforzi, la sua formulazione è quanto meno curiosa...
E per contrasto cita la razza «anglosassone», «ariana», «bianca europea» o «anglosassone-celtica», che nel suo sangue porta la civiltà e ha attraversato l'Oceano per fondare l'America: «Sono il popolo dominante (the Ruling People) che nel corso dei secoli è stato scelto per regnare sul mondo». Quello che si deve fare è dunque suscitare nei giovani «l'orgoglio della razza».


Henry Ford si ispira al Protocollo dei Saggi di Sion, a suo parere «troppo terribilmente vero per essere una fiction, troppo profondo nella conoscenza degli ingranaggi segreti della vita per essere un falso», citato e commentato a iosa come prova ultima e irrefutabile della cospirazione ebraica per impossessarsi del potere su scala mondiale. Ma Ford, lungi dal limitarsi a copiare quel testo, si sforza di aggiornare le sue argomentazioni e applicarle all'analisi di una serie di eventi contemporanei, tra cui in particolare le rivoluzioni in Europa. La Germania è citata spesso - forse per l'influenza del suo segretario Ernest Liebold - come un paese dominato da una consorteria di ebrei, anche se «non vi è al mondo nulla di più contrastante con la pura razza semita della pura razza germanica».


In quest'ottica, la rivoluzione bolscevica va vista solo come «la copertura esterna di un assalto da tempo pianificato per stabilire il dominio di una razza». In altri termini, i soviet non sarebbero altro che un travestimento dell'istituzione ebraica del kahal (comunità autogestita); e tutti i dirigenti rossi - a incominciare ovviamente da Leon Trotzky («Braunstein» sic) sarebbero ebrei.

Indubbiamente, sempre secondo Ford, i comunisti lo negano, quanto meno nel caso di Lenin; ma «i suoi figli parlano yiddish», e avrebbe inoltre «imposto per decreto lo shabbat al posto della domenica cristiana». Tuttavia, prosegue l'autore, presto o tardi la Russia autentica si sveglierà a «la sua vendetta sarà terribile».

La forma che questa vendetta potrebbe assumere è suggerita in una lettera citata nel quarto volume del libro: «Immaginiamo che non vi siano più semiti in Europa. Sarebbe davvero una gran tragedia? Nient'affatto! (...) Un giorno raccoglieranno ciò che hanno seminato». Uno dei leitmotiv del libro, poi abbondantemente ripreso dal nazismo, è la complicità tra il giudeo- bolscevismo e i finanzieri e capitalisti ebrei, in una cospirazione volta a imporre al pianeta un governo ebraico mondiale.

Ad esempio, il governo sovietico avrebbe ricevuto denaro dai finanzieri ebrei d'Europa e d'America; i quali ultimi avrebbero foraggiato anche i movimenti sociali nei paesi occidentali, in Inghilterra e in America. Certo, non si tratta di argomenti inventati da Henry Ford e dai suoi scribi; ma il suo libro raccoglie in una sintesi imponente i discorsi antisemiti che all'inizio degli anni 1920 circolavano un po' dovunque.


Tre volumi su quattro sono dedicati al ruolo degli ebrei negli Stati uniti. In alcune sue pagine, l'industriale li addita come promotori e organizzatori dell'alcolismo, della tratta delle bianche, della corruzione nella finanza, nello sport e nella politica ecc. Secondo Ford, l'immigrazione massiccia degli ebrei dall'Europa orientale non avrebbe nulla a che vedere con le «sedicenti persecuzioni».

I «cosiddetti pogrom» non sarebbero altro che propaganda. Si tratterebbe invece di una vera e propria «invasione»: l'ebraismo internazionale sarebbe in grado di spostare un milione di persone dalla Polonia in America «come un generale sposta il suo esercito». Curiosamente, lo sdegno morale dell'autore è suscitato soprattutto - al di là del ruolo sovversivo dei sindacati di New York e degli Iww, tutti manipolati - dalla «giudaizzazione» del teatro e del cinema in America. Sono stati gli ebrei - sostiene - a introdurre nell'arte scenica statunitense «una sensualità orientale» sporca e indecente, e a instillarle «un insidioso veleno morale». Come se non bastasse, l'autore (che sembra non tenere in alcun conto i musicisti neri) addita gli ebrei come responsabili dell'invenzione del jazz, una musica che secondo lui ha «qualcosa di satanico».

«Con diabolica astuzia», la sua sensualità e il suo svergognato erotismo susciterebbero «un'atmosfera immonda», corrompendo la gioventù americana. Sarebbe dunque il semplice buon senso ad esigere una «ripulitura alle fonti della malattia». In questo discorso che fonde insieme puritanesimo e razzismo, l'unico residuo della tradizionale religiosità protestante è l'ossessione sessuofoba.


LA STORIA CONTINUA

l'apprezzamento reciproco tra ADOLF HITLER e HENRY FORD trova del resto espressione anche nel regalo di compleanno che il FUHRER ricevette da FORD nell'aprile del 1939 : 35000 REICHSMARK famosa moneta nazista. Persino dopo la dichiarazione di guerra degli STATI UNITI il signor FORD forni' materiali alla macchina da guerra nazista rifiutandosi di aumentare la produzione per gli alleati.

Nel 1999 la FORD rifiut' di risarcire gli operai che durante il periodo nazista erano stati costretti ai lavori forzati nelle sue fabbriche. La sfrontata spiegazione offerta dalla porta voce del gruppo LYDIA CISARUK fu : - NON AVEVAMO NESSUNA ATTIVITA' IN GERMANIA DURANTE LA GUERRA.

Nel corso degli anni venti, molte corporation americane particolarmente importanti avevano goduto di considerevoli investimenti in Germania. Prima della Prima Guerra Mondiale, la IBM aveva insediato in Germania una sua filiale, la Dehomag; negli anni Venti, la General Motors aveva preso il controllo del più grosso produttore industriale di auto della Germania, la Adam Opel AG; e Ford aveva gettato le basi di un impianto succursale, più tardi noto come la Ford-Werke, a Colonia. Altre compagnie USA contraevano società strategiche con compagnie tedesche. La Standard Oil del New Jersey — oggi Exxon — sviluppava collegamenti strettissimi con il trust Germanico IG Farben.

Dopo la presa del potere da parte di Hitler, i leader affaristici con attività in Germania trovarono a loro immensa soddisfazione che la cosiddetta rivoluzione nazista conservava lo "status quo socio-economico". La stigmate del fascismo teutonico del Führer, come di ogni altra varietà di fascismo, era reazionaria di natura ed estremamente vantaggiosa per gli scopi dei capitalisti. Portato al potere dagli uomini di affari e dai banchieri tedeschi, Hitler serviva agli interessi di questi "deleganti".

La sua principale iniziativa era stata di sciogliere i sindacati dei lavoratori e di schiacciare i Comunisti e i tanti attivisti Socialisti, sbattendoli in prigione e nei primi campi di concentramento, che erano stati appositamente impiantati per accogliere la sovrabbondanza di prigionieri politici di sinistra. Queste spietate misure non solo rimossero il timore di un cambiamento rivoluzionario — incarnato dai Comunisti tedeschi — ma anche castrarono la classe lavoratrice della Germania e la trasformarono in una impotente "massa di seguaci" (Gefolgschaft), per usare la terminologia nazista, che veniva incondizionatamente messa a disposizione dei datori di lavoro, i Thyssen e i Krupp.

Inoltre, le imprese tedesche, comprese le succursali americane, anche se non tutte, approfittarono di questa situazione e tagliarono di netto i costi del lavoro. Ad esempio, la Ford-Werke, riduceva i costi del lavoro, dal 15% del volume di affari nel 1933 a solo l’11% nel 1938. (Research Findings, 135–6)

L’impianto di imbottigliamento della Coca-Cola ad Essen accresceva in modo considerevole la sua redditività poiché, sotto il regime di Hitler, i lavoratori "erano poco più che servi ai quali era proibito non solo scioperare, ma anche cambiare lavoro, costretti a lavorare più duramente e più velocemente, mentre i loro salari erano deliberatamente tenuti ai livelli minimi."

Già di per sé, il programma di riarmo nazista si rivelava come una meravigliosa vetrina di opportunità per le imprese fornitrici Statunitensi. Ford pretende che la sua Ford-Werke abbia subito delle discriminazioni da parte del regime nazista, per il fatto che la proprietà era straniera, ma ammette che per tutta la seconda metà degli anni Trenta la sua filiale di Colonia era stata "formalmente legalizzata dalle autorità naziste…essendo la sua origine tedesca" e quindi "con i requisiti per ricevere contratti governativi."

Ford trasse profitto da questa opportunità, anche se le commesse del governo erano quasi esclusivamente per forniture militari. La filiale tedesca di Ford, la Ford-Werke , che nei primi anni Trenta aveva incassato pesanti perdite, grazie ai contratti lucrativi con il governo, derivati dalla spinta Hitleriana al riarmo, vedeva un aumento spettacolare dei propri profitti annuali, dai 63.000 marchi (RM-Reichsmarks) nel 1935 a 1.287.800 RM nel 1939. Le imprese americane con succursali in Germania non erano le uniche a guadagnare fortune inaspettate dalle spinte di Hitler al riarmo. La Germania, in preparazione della guerra, stava immagazzinando petrolio e molto di questo petrolio veniva fornito da imprese americane. La Texaco realizzava grandi profitti dalle vendite alla Germania nazista, e non fa sorpresa che il suo Presidente Torkild Rieber, fosse diventato un altro dei potenti imprenditori americani che ammiravano Hitler. Un membro dei servizi segreti tedeschi riportava che costui era "assolutamente filo tedesco" e "un sincero ammiratore del Führer". Sta di fatto che Rieber era divenuto amico personale di Göring, lo czar economico di Hitler.

Questo valeva anche per Ford, la cui impresa non solo produceva per i nazisti nella stessa Germania, ma anche esportava autocarri parzialmente assemblati direttamente dagli USA in Germania. Questi veicoli venivano poi completamente assemblati nella Ford-Werke a Colonia ed erano pronti ad essere usati al momento giusto nella primavera del 1939, quando Hitler occupava la parte della Cecoslovacchia che non gli era stata ceduta nell’infame Patto di Monaco dell’anno precedente. Per giunta, negli ultimi anni Trenta, Ford aveva inviato in Germania materie prime strategiche, a volte tramite sue società consociate in paesi terzi; solo all’inizio del 1937, queste spedizioni comprendevano quasi 2 milioni di libbre di gomma e 130.000 libbre di rame.

Le corporation americane facevano il pieno di denaro nella Germania Hitleriana; questa è la ragione, e non il presunto carisma del Führer, per cui i proprietari e i manager di queste imprese lo adoravano! Per contro, Hitler e i suoi compagnoni si compiacevano di molto per le performance del capitale americano nello stato nazista. Infatti, la produzione di materiale bellico da parte delle consociate americane onorava e addirittura superava le aspettative della dirigenza nazista.

Negli anni trenta, il valore delle proprietà complessive della Ford-Werke cresceva come i funghi, dai 25.8 milioni di marchi RM del 1933 ai 60.4 milioni di marchi RM del 1939. Senza questo tipo di supporto americano, nel 1939 e nel 1940 il Führer poteva solo sognarsi di "guerre lampo", seguite da "vittorie lampo". La maggior parte dei mezzi da trasporto e degli aeroplani di Hitler venivano prodotti dalle filiali tedesche della GM e della Ford. Alla fine degli anni Trenta queste imprese avevano gradualmente rimosso la produzione civile per impegnarsi esclusivamente sullo sviluppo di apparecchiature militari per l’esercito e per l’aviazione militare della Germania.Ad un certo punto, la GM e Ford insieme si aggiudicavano non meno della metà dell’intera produzione tedesca di carri armati. Il 22 giugno 1941 la Wehrmacht attraversò a valanga il confine Sovietico, forte dell’equipaggiamento e delle attrezzature della Ford e della GM, dotata di armamenti prodotti in Germania dal capitale e dal know-how americano. In un recente documento sulle sue attività nella Germania nazista, Ford dichiara che, dopo Pearl Harbor, la sua centrale direzionale a Dearborn non teneva più contatti diretti con la sua affiliata tedesca. Per quel che concerne la possibilità di comunicazioni via società consociate presenti in paesi neutrali, il documento afferma che "non esistono indicazioni di comunicazioni fra le centrali USA e le filiali in Germania tramite loro consociate nei paesi neutrali".

Comunque, la mancanza di tali "indicazioni" significa semplicemente che ogni prova di contatti può essere stata smarrita o distrutta prima che gli autori del documento permettessero l’accesso agli specifici archivi; dopo tutto, l’accesso a questi archivi è stato concesso solamente più di 50 anni dopo gli accadimenti. Inoltre, lo stesso documento mette in evidenza un elemento contraddittorio, che un alto dirigente della Ford-Werke aveva fatto un viaggio nel 1943 a Lisbona per una visita alla filiale Portoghese della Ford, ed è estremamente improbabile che a Dearborn non fossero al corrente di questo.

TEMPI RECENTI MA MAI MODERNI

NEL 2003 LA FORD NON CAMBIA – in un articolo pubblicato sul giornale britannico MIRROR il 28 Marzo 2003 accusa il gruppo di aver praticato per anni una sorta di RAZZISMO ISTITUZIONALE, trasformando in ghetto la fabbrica inglese di SOUTH ESTATE e applicando sistemi di selezione tali, per cui i posti migliori erano riservati ai bianchi, i peggiori alle minoranze etniche. La FORD ammise di aver sbagliato e dichiaro' – STIAMO LAVORANDO PER MIGLIORARE LA SITUAZIONE – ma fonti recenti ci dicono che nulla è cambiato, anzi con la crisi la questione è di fatto aumentata anche grazie al fatto che per non perdere lavora si accetta di tutto soprattutto si accetta di far calpestare la propria dignita'.

CONCLUDENDO IL MARCHIONNE – o marchione

Dietro MARCHIONNE ci sono sicuramente troppi e gravissimi guadagni personali. Infatti marchionne in parte viene pagato anche attraverso le azioni FIAT e si sa benissimo che in borsa ti premiano se licenzi non se assumi. C'e' quindi, dietro il fatto di aver spostato la FIAT fuori dal contratto nazionale che prevede diritti per gli operai, con il ricatto di chiudere tutto, anche l'aumento di guadagno delle sue azioni in borsa che sicuramente rivendera' quando uscira' dalla FIAT. Il problema e il tentativo di massacrare di fatto la FIOM sta invece in un piano diverso che non è piu' soltanto nazionale. SE SI DESIDERA entrare a far parte della strategia ed alleanza FORD non ci si puo' certo presentare con i diritti democratici e in favore degli operai, la MULTINAZIONALE come abbiamo appena spiegato – E' STORICAMENTE NAZISTA E RAZZISTA oltre che il bunga bunga lo hanno insegnato loro al nostro silvio visto che qualsiasi donna che lavora alla FORD è sottoposta prima o poi ad abusi sessuali ormai accertati.

MARCHIONNE quindi per presentarsi bene, ha costruito un ottimo biglietto da visita, ha tolto gli operai dal contratto nazionale di lavoro e di fatto sta tentando di violentare i sindacati, forse a nostra insaputa ha da poco tempo fatto qualche tatuaggio contro gli ebrei in onore del NAZI HITLER esattamente come dimostrano le sue strategie economiche per l'azienda italiana.

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