Gli Stati Uniti verso la bancarotta

Passato, presente e futuro del debito pubblico di un paese destinato al default

di Attilio Folliero e Cecilia Laya, Caracas, 20/10/2010 (*)

Fonte: http://ucv-italiano.blogspot.com/2010/10/gli-stati-uniti-verso-la-bancarotta.html

1) Il passato ed il presente del debito pubblico USA

Il debito pubblico degli Stati Uniti, al 30 settembre scorso, giorno di chiusura dell’anno fiscale, ha raggiunto i 13.561,62 miliardi di dollari. Al 19 di ottobre è già salito a 13.676,11 (1). Il debito USA ha superato per la prima volta i 13.000 miliardi lo scroso primo giugno. Se consideriamo il tempo necessario per accrescersi di mille miliardi di dollari (Tabella n. 1), ci rendiamo conto che il debito USA ha subito una forte accellerazione negli ultimi anni.

Tabella n. 1

Resoconto della crescita del debito pubblico USA ogni 1.000 miliardi

(a partire dai 5.000 miliardi)

Debito USA (Miliardi di dollari)

Raggiunto in data

Giorni Necessari

Media Giornaliera (miliardi di dollari)

5.000

23/02/1996

-

-

6.000

26/02/2002

2.195

0,46

7.000

15/01/2004

688

1,45

8.000

18/10/2005

642

1,56

9.000

31/08/2007

682

1,47

10.000

30/09/2008

396

2,53

11.000

16/03/2009

167

5,99

12.000

16/11/2009

245

4,08

13.000

01/06/2010

197

5,08

Fonte: elaborazione Attilio Folliero su dati del Dipartimento del Tesoro USA

Come si evince dalla Tabella n. 1, il debito USA è arrivato a 5.000 miliardi di dollari il 23/02/1996; per crescere di mille miliardi e quindi arrivare a 6.000 sono stati necessari 2.195 giorni; infatti, ha toccato i 6.000 miliardi il 26/02/2002. In questo periodo il debito è mediamente cresciuto di circa mezzo miliardo di dollari al giorno.

Successivamente, per crescere di altri mille miliardi ed arrivare a 7.000 sono stati necessari 688 giorni; per arrivare a 8.000 miliardi sono stati necessari 642 giorni e per arrivare a 9.000 miliardi, altri 682 giorni. Quindi constatiamo la forte accellerata nella crescita del debito ed infatti siamo nel periodo della presidenza di Bush, sotto il quale si sviluppa una política di invasioni militari che appunto si riflettono nella crescita del debito. Fra il 2002 ed il 2007 il debito cresce mediamente di circa 1,5 miliardi di dollari al giorno. Nell’ultimo anno della presidenza di Bush la crescita arriva a 2,5 miliardi al giorno. Il debito tocca i 10.000 miliardi di dollari il 30 settembre del 2008 e per passare da 9.000 a 10.000 impiega 396 giorni.

Con l’avvento di Barack Obama, la situazione letteralmente precipita e sembra diventare incontrollabile. Il debito Usa passa da 10.000 a 11.000 miliardi in soli 167 giorni, ossia si accresce di quasi 6 miliardi al giorno nel periodo degli ultimi 3 mesi di presidenza Bush ed i prmi 3 dell’era Obama.

Obama prosegue la política intrapresa da Bush, dei forti aiuti di stato alle imprese in crisi; ma rispetto a Bush, il presidente Obama aumenta fortemente le spese militari. Per la cronaca, il bilancio di quest’anno 2010, relativo solamente al ministero della difesa prevede oltre 700 miliardi di dollari.

In questo primo periodo di presidenza, Barack Obama ha fortemente incrementato la presenza militare statunitense in America centro-meridionale, con nuove basi in Colombia e nella triplice frontiera Brasile, Argentina e Paraguay; nell’America centrale e caraibica, nelle Antille Olandesi, in Costa Rica, Haiti, Panama, Honduras e prossimamente probabilmente anche a Trinidad; sta estendendo le guerre iniziate dal suo predecessore in Asia ed incombe la minaccia di un possibile attacco all’Iran ed al Pakistan; anche nelle acque della Corea del Sud e del Giappone è fortemente aumentata la presenza militare statunitense in questi ultimi mesi; Yemen, Sudan e Corno d’Africa sono altri luoghi del mondo dove si sta intensificando la presenza statunitense. Ovviamente tutto questo dispiegamento di forze ha avuto un notevole riflesso nel bilancio del Ministero della Difesa e nell’incremento del debito pubblico.

Durante i 637 giorni di presidenza di Obama, dal 20 gennaio 2009 al 19 ottobre 2010, il debito pubblico USA dopo aver toccato gli 11.000 miliardi il 16 marzo del 2009, arriva a 12.000 miliardi il 16 novembre del 2009, quindi a 13.000 miliardi il primo giugno e ad oggi, 19 ottobre è a quota 13.676,11 miliardi di dollari.

Sotto la presidenza Obama, il debito pubblico statunitense si accresce di 4,8 miliardi al giorno e complessivamente di 3.049,23 miliardi. Il suo predecessore Bush, nei suoi otto anni di presidenza, per l’esattezza 2.922 giorni, ha fatto crescere il debito pubblico degli Stati Uniti di 4.899,10, somma che sembrava stratosferica.

Il premio Nobel per la pace Barack Obama, in soli 637 giorni è stato capace di accumulare un deficit pari al 62,24% di quello accumulato da Bush nei suoi otto anni! Stimiamo che a Barack Obama, grazie alle sue folli spese nel settore militare ed al trasferimento incontrollato di denaro pubblico alle imprese in crisi, saranno necessari circa 1.000 giorni di presidenza (più o meno verso la fine di ottobre o inizio novembre del 2011) per accumulare gli stessi debiti lasciati in eredità da Bush al termine dei suoi otto anni di presidenza.

Obama vanta anche un altro record, sempre in relazione al debito pubblico: durante la sua breve gestione si sono avute le giornate con il maggior aumento del debito pubblico USA (Tabella 2). Infatti, se consideriamo i dieci giorni in cui il debito pubblico statunitense è cresciuto di più, ai primi tre posti troviamo tre giorni della presidenza di Obama; il 30/06/2009 è in assoluto il giorno in cui gli USA hanno accumulato il maggior debito pubblico in una sola giornata, ben 186,87 miliardi di dollari.

Tabella n. 2

I dieci giorni con la più alta crescita del debbito pubblico USA

(Variazione assoluta e percentuale)

N

Data

Debito Pubblico USA in Miliardi

Variazione rispetto al giorno precedente (miliardi dollari)

Variazione % giornaliera

Presidente

1

30/06/2009

11.545,28

186,87

1,65%

Barack Obama

2

31/12/2009

12.311,35

166,46

1,37%

Barack Obama

3

30/06/2010

13.203,47

165,93

1,27%

Barack Obama

4

31/12/2008

10.699,80

146,79

1,39%

George W. Bush

5

30/09/2009

11.909,83

133,72

1,14%

Barack Obama

6

20/10/2008

10.464,89

130,68

1,26%

George W. Bush

7

30/06/2008

9.492,01

128,20

1,37%

George W. Bush

8

31/12/2007

9.229,17

108,62

1,19%

George W. Bush

9

28/06/2002

6.126,47

107,72

1,79%

George W. Bush

10

30/11/2009

12.113,05

104,40

0,87%

Barack Obama

Fonte: elaborazione Attilio Folliero su dati US Treasury

Nei suoi 637 giorni di presidenza Obama, 442 giorni erano lavorativi, quindi utili per accumulare o ridurre debiti. Nel 40% dei casi, ossia in 176 giorni, si è avuta una diminuzione del debito rispetto alla giornata precedente, mentre nel restante 60% dei casi, cioè 266 giorni, il debito è cresciuto; in 162 giorni si è avuto un nuovo massimo storico del debito pubblico statunitense.

2) Il futuro del debito pubblico statunitense a breve e medio termine

Il debito degli Stati Uniti è destinato ad aumentare nei prossimi mesi. Innanzitutto la Legge 111-139 dello scorso 12/02/2010 (2), in conformità con l’articolo 31 del Codice degli Stati Uniti (3) ha portato il limite del debito pubblico statunitense a 14.294 miliardi di dollari, rispetto al precedente limite di 12.394 miliardi, ossia il Congresso degli USA in sostanza ha autorizzato il governo ad accumulare per l’anno corrente un deficit di bilancio di 1.900 miliardi.

Al di là del deficit di bilancio previsto dalla legge, anche altre considerazioni fanno pensare che il debito continuerà a crescere. E’ da sottolineare che anche quest’anno (e ricordiamo che l’anno fiscale in USA chiude il 30 settembre) ed è il terzo anno consecutivo che gli USA hanno un deficit di bilancio superiore al 10%. A titolo di confronto, evidenziamo che la Unione Europea prevede per i propri stati membri un deficit annuale non superiore al 3%.

Mensilmente, l’Ufficio del debito pubblico, ascritto al Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti presenta un bilancio riguardante la situazione del debito pubblico. L’ultimo bilancio mensile è relativo al mese di settembre (4). Dall’analisi di detto bilancio, rileviamo che il debito pubblico USA alla fine di settembre è di 13.561,62 miliardi, contro i 13.449,65 miliardi di dollari di agosto. Di questi, 8.498,32 sono debiti negoziabili e 5.063,30 non sono negoziabili e nella maggior parte dei casi rimborsabili su richiesta.

Dall’analisi di quest’ultimo bilancio mensile risulta che nei prossimi sei mesi (fra ottobre 2010 e marzo 2011) scadono debiti negoziabili per un ammontare di 1.980,38 miliardi. Nella seguente Tabella n. 3 riportiamo i dettagli dele scadenze del debito pubblico USA.

Tabella n. 3

Dettagli delle scadenze del debito pubblico USA (Anni 2010-2040)

Data

Debito Negoziabile

Debito Non negoziabile

Totale

% su totale

Ottobre 2010

534,94

-

534,94

3,94%

Novembre 2010

404,52

-

404,52

2,98%

Dicembre 2010

363,78

0,60

364,38

2,69%

Totale IV Trim 2010

1.303,23

0,60

1.303,83

9,61%

I Trim 2011

675,95

0,60

676,55

4,99%

II Trim 2011

300,14

-

300,14

2,21%

III Trim 2011

283,54

-

283,54

2,09%

IV Trim 2011

243,35

-

243,35

1,79%

Anno 2011

1.502,98

0,60

1.503,58

11,09%

Anno 2012

1.140,13

-

1.140,13

8,41%

Anno 2013

766,26

-

766,26

5,65%

Anni 2014-2040

3.775,40

32,98

3.808,38

28,08%

Debito scaduto

10,32

-

10,32

0,08%

Pagabile a richiesta

-

5.029,12

5.029,12

37,08%

Totale

8.498,32

5.063,30

13.561,62

100,00%

Fonte: elaborazione Attilio Folliero su dati US Tresaury

Tra ottobre 2010 e dicembre 2011 sono in scadenza debiti negoziabili per poco meno di 3.000 miliardi, ai quali vanno aggiunti altri 2.000 miliardi ed oltre del nuovo debito che servirà a ripianare il deficit di bilancio dei prossimi 15 mesi. Il deficit pubblico USA è stato di 1.470 miliardi di dollari nell’anno solare 2008, di 1.611 miliardi nell’anno solare 2009 e di 1.250 nei primi 9 mesi del 2010, con una stima su base annuale superiore ai 1.650 miliardi.

Dunque, nel periodo che va dal primo ottobre 2010 a fine dicembre 2011, gli USA ncessitano reperire sul mercato prestiti per non meno di 5.000 miliardi di dollari, somma che potrebbe essere superiore se si considera che altri 5.000 miliardi ed oltre sono costituiti da debiti rimborsabili su richiesta e nel caso in cui i detentori di questo debito intravedessero un possibile default, si affretterebbero a chiedere il rimborso. In conclusione nei prossimi 15 mesi gli USA potrebbero necessitare prestiti per somme comprese tra 5.000 e 10.000 miliardi di dollari.

Il vero problema, che i media mondiali stanno tentando di nascondere, non sono i 100 miliardi di Euro del deficit della Grecia o il migliaio di miliardi di euro dei paesi della Unione Europea, cifre consistenti, ma lontanissime dai 5.000/10.000 miliardi che dovrà reperire il governo statunitense nel futuro immediato. Trovare sul mercato mondiale cifre del genere non sarà facile.

In considerazione della forte crisi che attanaglia tutto l’occidente, sta aumentando ovunque la disoccupazione, diminuiscono i consumi, diminuiscono i guadagni delle imprese ed ovviamente non possono che diminuire anche gli introiti fiscali di uno stato. Dove potrà trovare questa gran massa di soldi il governo USA? Ovviamente cercherà di aumentare gli introiti fiscali, con nuove tasse che finiranno per aggravare la situazione di una economia già in crisi; ricorreranno ovviamente ai paesi alleati, che sono obbligati ad aiutare gli USA, sotto forma di un aumento dell’acquisto dei buoni del Tesoro del debito USA e questi paesi a loro volta per trovare i soldi, spremeranno i propri cittadini (5); sicuramente ricorreranno al Fondo Monetario Internazionale. Tutto ciò potrebbe risultare insufficiente e di conseguenza potrebbero incrementare la stampa dei dollari.

Negli ultimi anni, gli Usa hanno enormemente incrementato la stampa di dollari. Nel seguente grafico 1 riportiamo la quantità di dollari in circolazione, ossia la base monetaria statunitense alla fine dell’anno, dal 1959 al 2009. Come si vede, la massa di dollari in circolazione è fortemente aumentata negli ultimi due anni, passando dagli 824 miliardi di dollari in circolazione alla fine del 2007, ai 1.654 miliardi a fine 2008, ai 2.017 miliardi a fine 2009.

Per avere un punto di riferimento, rapportiamo la massa circolante alla fine di ogni anno col PIL annuale USA (Grafico 2); troviamo che fino al 2007 la quantità di dollari in circolazione rappresentava il 5%/7% del PIL, nel 2008 il rapporto passa ad essere dell’11,45% e alla fine del 2009 sale al 14,15%.

Grafico 1

Base monetaria USA

Miliardi di dollari in circolazione alla fine dell’anno (Anni 1959-2009)

Grafico 2

Base monetaria USA

Percentuale dollari in circolazione rispetto al PIL annuale (Anni1959-2009)

Le difficoltà economiche e finanziarie che si apprestano a vivere gli USA, inevitabilmente sfocieranno in un piano di austerità, con un forte taglio alle spese sociali. Il taglio alle spese sociali, in aggiunta all’aumento delle tasse ed all’intensificarsi della crisi, che determinerà un ulteriore aumento della disoccupazione potrebbe sfociare in una crisi sociale di portata storica.

Attualmente, secondo le cifre ufficiali, la disoccupazione negli USA è del 9,5%. Secondo altri analisti ed in particolare secondo il noto economista John Williams la disoccupazione sarebbe superiore al 20% (6). La crescita della disoccupazione continuerà, trascinando nel baratro delle classi povere strati sociali fino ad oggi inquadrati nella classe media.

L’esplosione sociale è uno dei possibili scenari ipotizzati dal governo di Barack Obama, che di fronte a questa situazione potrebbe emanare una legge marziale. Secondo alcuni autori (7) per far fronte ai possibili disordini che potrebbero scoppiare prossimamente in USA, il Governo potrebbe dislocare sul territorio 80.000 uomini di una unità speciale dell’esercito. Questa fonte, citando la rivista "Army Today" (8) dice che il governo potrebbe far ricorso a tale unità speciale dell’esercito non solo in caso di possibili orribili atti di terrorismo con armi batteriologiche, o nucleari, o tradizionali, ma anche per far fronte a possibili disordini sociali.

Questa unità speciale, appositamente creata da George Bush nel settembre del 2008 (9), pochi mesi prima che terminasse il suo mandato presidenziale, denominata "Prima Brigata della Terza Fanteria" è stata assegnata per la formazione a Fort Stewart, in Georgia ed è composta appunto da 80.000 uomini, pronti ad essere inviati ovunque sul territorio nazionale.

Oltre alle considerazioni svolte fino ad ora, occorre considerare anche tutta una serie di altri dati, che fanno presagire un brutto futuro per gli Stati Uniti. Vediamo qualcuno di questi dati.

3) Alcuni dati sulla crisi economica negli USA

Il debito complessivo negli USA, ossia quello dello stato, delle imprese e delle famiglie ha ormai raggiunto il 360% (Grafico 3) del PIL; nel 1929, al tempo della grande crisi arrivò al 303% del PIL (10).

Grafico 3

Debito total su PIL

Anni 1916-2008

Oltre il 40% degli impiegati nel settore dei servizi stanno lavorando con salari inferiori al normale (11).

Durante questa recessione, nel settore privato sono stati cancellati, al primo trimestre del 2010, 8 milioni di posti di lavoro (12).

I poveri sono in forte aumento ed ormai il 40% delle persone coi redditi più bassi, rappresentano meno dell’1% della richezza nazionale (13).

Secondo dati delle autorità di polizia, ci sono oltre un milione di persone dedite alla criminalità organizzata e tali dati sembrano destinati ad aumentare (14).

Nel 1950 lo stipendio di un dirigente era trenta volte superiore a quello di un lavoratore con stipendio medio; tale rapporto dal 2000 è passato ad essere 300/500 volte (15).

Sono quasi 40 milioni gli statunitensi che godono di un programma di assistenza alimentare e tale cifra secondo il Dipartimento dell’Agricoltura è destinata ad aumentare ad oltre 43 milione entro il 2011 (16).

Circa il 40% della spesa al dettaglio è realizzata dal 20% delle famiglie più ricche (17).

Il 75% dell’aumento del reddito avutosi fra il 2002 ed il 2007 è finito nelle tasche dell’1% della popolazione piu ricca degli USA (18).

Il sistema sanitario statunitense attualmente soffre un deficit di circa 150.000 medici; tale numero potrebbe salire di alcune centinaia di migliaia nei prossimi anni (19).

Il valore degli immobili commerciali rispetto al 2007, sono diminuiti del 40% ed il 18% di tutti gli uffici sono vuoti e non si riescono ne’ a vendere, ne’ ad affittare (20).

Nel corso del 2009 i prestiti bancari ai privati sono scesi ai livelli piu bassi dal 1942 (21).

Nel corso del primo trimestre del 2010, sono continuati ad aumentare coloro che sono in ritardo di almeno di tre mesi nel pagamento dei debiti. E’ il sedicesimo trimestre consecutivo che continua aumentare il numero di chi non è in regola coi pagamenti. Inoltre nel corso del 2009 sono salite a 775 le banche con problemi, ossia il 10% di tutte le banche statunitensi hanno problemi (22).

Nel corso del primo trimestre del 2010, le banche si sono riprese circa 258.000 immobili da clienti che non erano in grado di pagare il mutuo; si tratta di un aumento del 35% rispetto al 2009. Ossia sempre più persone hanno difficolta a pagare le rate del mutuo (23).

Oggi le banche, per la prima volta nella storia degli USA si ritrovano ad avere una quota di possesso dell’edizlizia residenziale superiore a quella di privati e famiglie (24).

Praticamente un quarto di tutti gli immobili acquistati con mutuo negli USA, a partire dalla fine del 2009 sono underwater, sott’acqua, ossia hanno un valore inferiore al mutuo stipulato. Di fatto, per il mutuatario diventa piu conveniente rinunciare a pagare il mutuo e perdere la casa. Ci soffermiamo un attimo su questo aspetto, perché è di fondamentale importanza per capire dove potrebbe arrivare la crisi. Facciamo l’ipotesi di aver comprato un immobile del valore di 200.000 dollari, di cui 190.000 col mutuo. Se il valore dell’immobile dai 200.000 iniziali crolla per esempio a 100.000, significa che starei pagando 190.000 per un bene che vale 100.000. Non conviene, anzi diventa più conveniente comunciare alla banca che non si ha più intenzione di pagare e quindi restituire l’immobile. Negli USA ormai questa situazione, dalla fine del 2009, riguarda un quarto di tutti gli immobili acquistati col mutuo. Quindi la crisi sembra destinata ad aggravarsi per il fatto che i mutuatari rinunciando a pagare il mutuo perderebbero l’immobile, che ritornerebbe alle banche, le quali immettendoli nuovamente sul mercato farebbero ulteriormente scendere il valore degli stessi iimmobili (25).

A livello locale, amministrazione statale e comunale, la situazione non è migliore, anzi sembra peggiore. Per esempio, se consideriamo lo stato della California, economicamente il più importante degli stati USA e che da solo rappresenterebbe la quinta economia del mondo, la disoccupazione è superiore al 20% in otto contee (26); a Sacramento, a causa della crisi ha già chiuso una imprersa su 6 (27).

L’Amministrazione di Detroit, antica capitale mondiale dell’auto, a causa del deficit di bilancio ha emesso buoni comunali, a 20 anni, per 250 milioni di dollari e se la situazione continua a peggiorare potrebbe addirittra dichiarare bancarotta (28).

Phoenix, in Arizona vanta un incredibile e non certo invidiabile record mondiale di 57.000 furti d’auto, nell’ultimo anno (29).

Lo Stato di New York ha fatture arretrate per 2,5 miliardi di dollari e la situazione potrebbe aggravarsi (30).

Secondo alcuni studi, sono ormai 32 gli stati Usa che hanno esaurito i fondi per il pagamento delle indennità di disoccupazione; per il momento si sta facendo carico di tali spese il governo federale (31).

Per gli Usa, sembra prospettarsi un bruttissimo futuro, che potrebbe portare al tracollo economico ed addirittura alla dissoluzione dell’Unione.

4) Il futuro del debito pubblico a lungo termine

Case in stato di abbando nella zona residenziale di Detroit. Il sogno americano è finito!

Gli Stati Uniti sembrano non avere futuro, anzi sembra inevitabile la bancarotta. A dirlo non sono i soliti complottisti! Lo rivela uno studio dell’Ufficio del Bilancio del Congresso degli Stati Uniti del giugno 2010, attualizzato ad agosto 2010 e consultabile on line nel sito dello stesso Congresso USA (32).

Lo studio analizza l’evoluzione delle variabili economiche degli Stati Uniti a lungo termine, dal 2010 al 2084. Tra queste, il PIL ed il debito pubblico secondo due ipotesi, una ottimistica ed un’altra pessimistica (denominata scenario alternativo). Analizziamo questa seconda ipotesi catastrofica.

In realtà entrambe le ipotesi prendono in considerazione solamente il debito pubblico del governo federale. Secondo i dati ufficali del Tesoro USA (33), sappiamo che al 19 di ottobre il debito pubblico statunitense ammonta a 13.676,11 miliardi di dollari, dei quali 4.615 miliardi costituito da debiti delle varie amministrazioni statali; ebbene lo studio in questione del Congresso USA considera solamente l’evoluzione del debito pubblico del governo centrale, ammontante al 19 ottobre a 9.060 miliardi.

Quindi questo studio del Congresso USA, nello scenario denominato alternativo (pessimistico), parte da un PIL di 14.600 miliardi di dollari per la fine del 2010 ed un debito pubblico di 9.052 miliardi. Di per se questa previsone alla data odierna (e con ben 2 mesi e mezzo d’anticpo) è già suiperata dai dati reali! Ma - ripetiamo – questo dato rappresenta di per se solamente una parte del debito complessivo.

Nella Tabella 4, da noi elaborata per una maggior leggibilità, riportiamo i dati del PIL e del debito pubblico (secondo il limite spiegato) alla fine di ogni decennio, dal 2010 al 2084.

Tabella n. 4

Evoluzione del PIL e del Debito Pubblico USA dal 2010 al 2084

(Studio del Congresso USA: scenario alternativo, pessimistico)

Anno (Year)

PIL in dollari USA del 2010 (GDP in 2010 US dollars)

% Debito Pubblico su PIL (Debt Held by the Public)

Debito Pubblico in miliardi di dollari USA (Debt in billon US$)

2010

14.600

62

9.052,00

2020

19.500

87

16.965,00

2023

20.700

100

20.700,00

2030

23.500

146

34.310,00

2040

29.000

233

67.570,00

2050

35.700

344

122.808,00

2060

43.800

483

211.554,00

2070

53.700

650

349.050,00

2080

65.700

854

561.078,00

2084

71.200

947

674.264,00

Fonte: elaborazione Attilio Folliero su dati di fonte del congresso USA. Nota bene: il Congresso considera solo i dati di una parte del debito pubblico totale

I dati di questo studio del Congresso USA dicono chiaramente che gli Stati Uniti andranno incontro alla bancarotta, al default.

Secondo questo studio, nel’ipotesi per loro pessimistica, gli USA avranno un deficit pubblico pari al 100% del PIL nel 2023! In realtà il debito pubblico totale USA sarà equivalente al 100% del PIL entro dicembre 2010, al massimo entro gennaio/febbraio 2011.

Nel 2030, per il Congresso USA il debito raggiungerà il 150% circa del PIL; nel 2040 sarà il 233% e nel 2050, quando il PIL sarà di 35.700 miliardi il debito avrà raggiunto i 122.000 miliardi; nel 2060, gli USA con un PIL di 43.000 miliardi dovrebbero accumulare debiti superiori ai 211.000 miliardi; nel 2080 con un PIL di 65.000 miliardi, il debito sarà 500.000 miliardi più del PIL (sic!) e nel 2084 con un PIL a 71.200 miliardi, il debito sarà equivalente a 674.000 miliardi, il 947%. E ripetiamo per l’ennesima volta che queste stime sono calcolate solamente prendendo in considerazione una parte dell’attuale debito pubblico!

Ovviamente simili affermazioni sono semplicemente ridicole perché nessuno stato, nemmeno gli USA potrebbero arrivare ad accumulare debiti pari al 1.000% del PIL. Lo studio è molto più dettagliato e l’analisi di questi ulteriori dettagli ci fa capire che gli attuali congressisti sono convinti che gli USA cesseranno di esistere molto prima del 2084.

Infatti, questi dati catastrfici, di un paese che arriva ad un debito del 1.000 % del PIL, si verificano allorché, da oggi al 2084 – dicono i congressisti - non ci sarà piu alcuna crisi economica! E che non prevedano alcuna crisi, si comprende dal fatto che quando considerano dati come la disoccpazione o l’inflazione, il Congresso USA ipotizza una stabilità per tutto il periodo. Lo studio afferma che la disoccupazione, dopo aver superato il 10% nel 2010, inizerà a scendere fino a stabilizzarsi al 5% nel 2016; e dal 2016 al 2084 rimarrà stabile al 5%, ossia non si verificherà nessuna altra crisi economcia in grado di far aumentare la disoccupazione. Questo in pratica afferma lo studio.

Lo stesso dicasi per altri dati come l’inflazione o l’aumento dei salari. Dopo la crisi odierna tutto sarà stabile! Nessuna crisi interverrà ad alterare il panorama economcio USA o per meglio dire questa è l’ipotesi che hanno adottato.

Il Congresso degli Stati Uniti, attraverso questo studio, sta semplicemente affermando la bancarotta inevitabile del paese che oggi conosciamo come Stati Uniti d’America, evidentemente destinati a sparire, a dissolversi, molto, ma molta prima del 2084.

Attilio Folliero e Cecilia Laya, Caracas, 20/10/2010

Note

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v Attilio Folliero è un politologo italiano residente in Venezuela, docente presso la Universidad Central de Caracas; Cecilia Laya è una economista venezuelana

1. Fonte Tesoro degli Stati Uniti, url: http://www.treasurydirect.gov

2. La Public Law 111-139 è consultabile all’Url: http://www.gpo.gov/fdsys/pkg/PLAW-111publ139/html/PLAW-111publ139.htm

3. Url: http://en.wikisource.org/wiki/United_States_Code/Title_31/Chapter_31

4. Il bilancio del debito pubblico Usa, aggiornato a settembre 2010, è scaricabile in Excel all’Url: http://www.treasurydirect.gov/govt/reports/pd/mspd/2010/opdm092010.xls

5. Vedasi l’articolo "Obama chiama, l’occidente risponde", in cui si dimostra come i

paesi alleati degli USA, in particolare quelli del G7, stanno incrementando l’acquisto di buoni del debito USA. Url: http://www.folliero.it/02_articoli_attilio_folliero/2010/2010_05_24_titoli_usa.htm

6. Sulla disoccupazione, vedasi i dati pubblicati da John Williams’ Shadow Government Statistics, all’Url: http://www.shadowstats.com/alternate_data/unemployment-charts

7. Vedasi articolo, URL: http://www.examiner.com/x-37620-Conservative-Examiner~y2010m4d13-Special-army-unit-ready-to-be-deployed-on-American-soil-just-before-Nov-elections~

8. Army Today, URL: www.armytimes.com/news/2008/09/army_homeland_090708w/

9. Della formazione di quesa unità speciale ne diede notizia anche la CNN, all’URL: http://edition.cnn.com/2008/US/10/03/army.unit/

10. Fonte: Bill Gross, giugno 2010, Url: www.pimco.com/LeftNav/Featured+Market+Commentary/IO/2010/Bill+Gross+June+2010+Investment+Outlook.htm

11. Fonte ricavata dalla lettura dell’articolo pubblicato all’RL: http://money.cnn.com/2010/05/20/news/economy/consumer_retail_walmart.fortune/index.htm

12. Fonte: http://www.usatoday.com/money/economy/income/2010-05-24-income-shifts-from-private-sector_N.htm

13. Fonte: http://www.informationclearinghouse.info/article25430.htm

14. Fonte: http://thefinalhour.blogspot.com/2009/01/1-million-gang-members-have-america-in.html

15. Fonte: http://www.smirkingchimp.com/thread/25481

16. Fonte: http://www.reuters.com/article/idUSTRE6465E220100507

17. Fonte: http://money.cnn.com/2010/05/20/news/economy/consumer_retail_walmart.fortune/index.htm

18. Fonte: http://www.informationclearinghouse.info/article25067.htm

19. Fonte: http://thetruthwins.com/archives/thanks-obama-the-coming-shortage-of-doctors-and-hospitals-that-will-destroy-american-health-care

20. Fonte: http://www.vancouversun.com/sports/economy+shambles+with+improvement+sight/2601195/story.html

21. Fonte: http://online.wsj.com/article/SB10001424052748704188104575083332005461558.html

22. Fonte: http://online.wsj.com/article/SB10001424052748704513104575256680430484878.html?mod=WSJ_hpp_LEFTWhatsNewsCollection

23. Fonte: http://endoftheamericandream.com/archives/the-foreclosure-crisis

24. Fonte: http://endoftheamericandream.com/archives/living-the-dream-what-do-you-own-really

25. Fonte: http://money.cnn.com/2010/02/23/real_estate/underwater_rates_rise/index.htm?section=money_topstories&utm_source=feedburner&utm_

medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+rss/money_topstories+%28Top+Stories%29&utm_content=Google+Reader

26. Fonte: http://articles.latimes.com/2010/mar/11/business/la-fi-cal-jobs11-2010mar11

27. Fonte: http://www.sacbee.com/2010/02/14/2536025/regions-shuttered-stores-tell.html

28. Fonte: http://money.cnn.com/2010/05/28/news/economy/american_cities_broke.fortune/index.htm

29. Fonte: http://endoftheamericandream.com/archives/why-arizona-got-it-exactly-right

30. Fonte: http://www.cnbc.com/id/37463314/

31. Fonte: http://www.economicpolicyjournal.com/2010/05/32-states-have-borrowed-from-treasury.html

32. Fonte del Congresso USA, Url: http://www.cbo.gov/doc.cfm?index=11579

33. Fonte del Dipartimento del Tesoro USA, URL: http://www.treasurydirect.gov

Un paese fortemente impegnato a finanziare il debito pubblico degli Stati Uniti. Un governo che “spreme” i propri cittadini per trovare le risorse da passare agli USA

La crisi del Regno Unito

 

di Attilio Folliero e Cecilia Laya, Caracas 22/10/2010 (*)

Fonte: http://ucv-italiano.blogspot.com/2010/10/la-crisi-nel-regno-unito.html

 

Qualche mese fa, in un nostro articolo per Selvas intitolato “La crisi bussa alla porta inglese” (1) avevamo preannunciato l’arrivo della crisi in Inghilterra. La crisi è arrivata. Il governo inglese, infatti, ha annunciato tagli record alla spesa pubblica per 83 miliardi di sterline, equivalenti ad oltre 130 miliardi dollari! E’ il più grande taglio alla spesa pubblica dai tempi della seconda guerra mondiale. Questo taglio significa il licenziamento di quasi mezzo milione di impiegati pubblici, tra i quali 20.000 militari inglesi dislocati in Germania.

 

Migliaia di persone sono scese in strada a protestare, ma ovviamente di ciò non c’è praticamente traccia nei grandi organi di informazione italiani. I principali media italiani stanno censurando le grandi manifestazioni di protesta che stanno avvenendo ovunque in Europa, dalla Francia all’Inghilterra, alla Romania, fino alla Polonia, dove scesi in strada perfino i poliziotti.

 

Tornando alla crisi in Inghilterra, è necessario parlare della sfacciataggine e della ipocrisia di un governo che applicando la ricetta classica del neoliberismo (privatizzare tutto quanto è possibile privatizzare, aumento delle tasse, aumento delle tariffe dei servizi pubblici, tagli alla spesa pubblica, tagli agli stipendi, aumento dell’età pensionabile e riduzione del pubblico impiego) sta buttando sul lastrico milioni di esseri umani. Il Regno Unito, mentre effettua questi tagli drastici alla spesa pubblica continua a finanziare il debito degli USA.

 

Secondo gli ultimi dati pubblicati dal Dipartimento del Tesoro USA, lo scorso 18 di ottobre (2) riguardanti i titoli del debito pubblico USA detenuti da stati esteri risulta che alla fine dello scroso agosto, il Regno Unito possiede titoli per 448,4 miliardi di dollari! Nel solo mese di agosto il Regno Unito ha acquistato titoli per oltre 74,1 miliardi di dollari. Negli ultimi 14 mesi, cioè dal giugno 2009 ad agosto 2010, il Regno Unito è passato a detenere titoli USA da un importo pari ad 89,00 miliardi di dollari a 448,40, ossia ha prestato agli USA 359,40 miliardi di dollari!

 

Tutti i governi dei paesi occidentali in crisi, se da un lato “spremono” i propri popoli ed effettuano tagli alle spese sociali, dall’altro intervengono a prestare miliardi di dollari agli USA. I governi occidentali stanno letteralmente finanziando la voragine senza fondo del debito pubblico USA.

 

I sei paesi che assieme agli USA conformano il G7, ossia i suoi principali alleati, tutti ovviamente in crisi, stanno trasferendo agi USA, sotto forma di acquisto di titoli del debito pubblico, ingenti quantità di soldi. Dalla Tabella 1 risulta evidente che questi 6 paesi, in 14 mesi, hanno trasferito agli USA circa 600 miliardi di dollari, dei quali circa 360 miliardi li sborsati il Regno Unito, il cui governo in questi giorni sta tagliando 130 miliardi di spesa pubblica ed il conseguente licenziamento di quasi mezzo milione di impiegati pubblici.

 

Praticamente il Regno Unito, che 14 mesi fa non era neppure nella lista dei primi dieci stati detentori di titoli del debito USA, è salito al terzo posto; infatti, oggi con i suoi 448 miliardi di titoli USA, viene subito dopo la Cina che detiene 868 miliardi ed il Giappone, secondo, con 836 miliardi. Anche la Francia, altro paese sconvolto da scioperi massicci e che detiene solamente 35 miliardi, ha comuqnue quasi raddoppiato il possesso di titoli USA. Il Canada, che alla fine del 2008 deteneva titoli USA per soli 8 miliardi, oggi ne detiene più di 100.

 

Dato che, ovviamente questi paesi non hanno la capacità di far fronte al debito USA, anche gli altri paesi occidentali o dell’ex Europa dell’Est stanno intervenendo a prestare denaro agli USA, sotto forma di acquisto di titoli del debito pubblico. Nell’ultimo mese, il Belgio ad esempio, ha trasferito agli USA 18 miliardi, ossia ha piu che raddoppiato la sua quota. Anche paesi come l’Egitto, la Turchia, Singapore, Tailandia, Svizzera, Cile e paesi dell’America Centrale e Caraibica nell’ultimo anno sono intervenuti a finanziare gli USA. Nella Tabella 2 riportiamo i dati totali e la variazione dnel corsod el 2010, secondo l’ultimo dato pubblicato.

 

Note

 

v     Attilio Folliero è un politologo italiano residente in Venezuela, docente presso la Universidad Central de Caracas; Cecilia Laya è una economista venezuelana

1.    Selvas, URL:

2.    Fonte Tesoro degli Stati Uniti, url: http://www.treas.gov/tic/mfh.txt

 

Fonte: elaborazione Attilio Folliero su dati di fonte del dipartimento del Tesoro USA

Fonte: Elaborazione A. Folliero su dati del Dip. Tesoro USA, del 18/10/2010; www.treas.gov/tic/mfh.txt. (1) Oil exporters include Ecuador, Venezuela, Indonesia, Bahrain, Iran, Iraq, Kuwait, Oman, Qatar, Saudi Arabia, the United Arab Emirates, Algeria, Gabon, Libya, Nigeria. (2)  Caribbean Banking Centers include Bahamas, Bermuda, Cayman Islands, Netherlands Antilles, Panama e British Virgin Islands. (3) Il dato della Spagna da aprile 2010 non è più riportato; supponiamo sia ricompreso tra gli altri (All other)