Pasolini Pensiero ... lo accusi ?

 

 

 

sulla famiglia. - Mio padre e' vero, in gioventù e' stato molto ricco. Ma quando sono nato io era un semplice tenente di fanteria, e viveva del suo ( misero ) stipendio. Io ho passato dunque una tipica infanzia piccolo-borghese italiana. Dignità e miseria. Ricordo le infinite estati di quando si e' bambini : gli espedienti della mia mitissima, rassegnata madre per preparare, insieme a una mia zia che sapeva cucire, i vestiti per l'inverno, i piccoli eroici risparmi, che vedevano stretti mia madre, mio fratello e me, in una specie di spavalda alleanza familiare, e rinunce e i sogni. La prima volta che siamo andati in villeggiatura a Riccione e' stata una specie di avvenimento meraviglioso, e io certo non mi accorgevo dello squallore che il sacrificio finanziario gettava su tutti gli atti e gli aspetti della nostra vita balneare... insomma potrei scrivere un volume di ricordi di dignitosa povertà. Mia madre, poi, maestra - e di famiglia contadina - vedeva il mondo in modo nettamente, e sia pur fatalisticamente, classista : da una parte c'erano i - signori - dall'altra noi, i mezzi-poveri e i poveri.

Il fratello - La cosa si racconta in due parole: mia madre, mio fratello ed io eravamo sfollati da Bologna in Friuli, a Casarsa. Mio fratello continuava i suoi studi a Pordenone : faceva il liceo scientifico, aveva diciannove anni. Egli e' subito entrato nella Resistenza. Io, poco più grande di lui, l'avevo convinto all'antifascismo più acceso con la passione dei catecumeni, prece anch'io, ragazzo, ero soltanto da due anni venuto alla conoscenza che il mondo in cui ero cresciuto senza nessuna prospettiva era un mondo ridicolo e assurdo. Degli amici comunisti di Pordenone ( io allora non avevo letto Marx, ed ero liberale con tendenza al Partito d'Azione ) hanno portato con se' Guido ad una lotta attiva. Dopo pochi mesi, egli e' partito per la montagna, dove si combatteva. Un editto di Graziani, che lo chiamava alle armi, era stata la causa occasionale della sua partenza, la scusa davanti a mia madre. L'ho accompagnato al treno, con la sua valigetta, dov'era nascosta la rivoltella dentro un libro di poesia. Ci siamo abbracciati : era l'ultima volta che lo vedevo. Lei sa che la Venezia Giulia e' al confine tra l'Italia e la Jugoslavia : cosi', in quel periodo, la Jugoslavia tendeva di annettersi l'intero territorio e non soltanto quello che, in realta', le aspettava. E' sorta una lotta di nazionalismi, insomma. Mio fratello, pur iscritto al Partito d'Azione, pur intimamente socialista ( e' certo che oggi sarebbe stato al mio fianco ) non poteva accettare che un territorio italiano, com'e' il Friuli, potesse essere mira del nazionalismo jugoslavo. Si oppose e lotto'. Negli ultimi mesi, nei momenti della Venezia Giulia la situazione era disperata, perche' ognuno era tra i due fuochi. Come lei sa la resistenza jugoslava, ancor piu' di quella italiana, era comunista : sicche' Guido, venne a trovarsi come nemici gli uomini di Tito, tra i quali c'erano anche degli italiani, naturalmente le cui idee politiche egli in quel momento sostanzialmente condivideva, ma di cui non poteva condividere la politica immediata nazionalistica. Egli e' mori' in un modo che non mi regge il cuore di raccontare : avrebbe potuto anche salvarsi, quel giorno : e' morto per correre in aiuto del suo comandante e dei suoi compagni. Credo che non ci sia nessun comunista che possa disapprovare l'operato del partigiano Guido Pasolini. Io sono orgoglioso di lui, ed e' il ricordo di lui, della sua generosita', della sua passione, che mi obbliga a seguire la strada che seguo.

sul comunismo e l'ideologia.Una delle lacune del pensiero marxista, nel momento attuale della sua evoluzione, e' di affrontare, coi suoi strumenti ideologici e razionali, il problema dell'irrazionalità. I marxisti generalmente identificano semplicemente la irrazionalità con la irrazionalità - storica - del Decadentismo : e non tengono conto che esiste una irrazionalità categorica, nell'uomo ( quelle che lei chiama passioni e contraddizioni benedette ) la quale si evolve storicamente, assume vari atteggiamenti, vari aspetti a seconda della societa' in cui l'individuo - suo depositario - opera. ----- 2 ) l'ideologia come un'ascesi. Questi - distacchi - dal proprio io, dal proprio passato ( che e' poi la storia ), sono tipici delle conversioni - nevrotiche - che hanno caratterizzato tante santita'. I marxisti non sono dei santi : sono degli uomini. La loro vita, la loro opera, la loro lotta si svolge nella storia : e la storia e' una mescolanza inscindibile di passato, presente e futuro. Non bisogna affatto staccarsi da cio' che si e' stati : bisogna capirlo, studiarlo, analizzarlo, chiarirlo e accettarlo, cosi' come e' stato modificato dalla coscienza.Esso pesa solo se inconscio, o se mal conosciuto. ------3 ) Dicevo che purtroppo, anche nel Partito comunista italiano erano rintracciabili forme di ipocrisia, di tatticismo, e di moralismo borghese. Per forza ! Sarebbe, del resto, assurdo, che non fosse cosi'. Appunto perche' qualsiasi atto o situazione umana ha come caratteristica inamovibile la complessita' e la problematicita'. ------4 ) Il governo e' di centro-sinistra. E quando s'e' formato io l'ho salutato, con autentico e democratico senso di stima e di speranza. Non potevo polemizzare a priori con un governo che prometteva di compiere delle operazioni civili in una nazione, che, sotto tanti punti di vista, vive in uno stato di necessita' arcaico, assurdo. E non posso polemizzare tuttora. Non sono riformista e per questo lotto a fianco dei comunisti. Tuttavia sarebbe disumano non preferire un governo che ha in animo di fare delle riforme a un governo che non ne vuole fare nessuna. Il governo e' dunque di centro-sinistra, ma la classe dirigente non lo e'. La magistratura, la scuola, la forza pubblica la Fiat non lo e'.

Gli Italiani e il sociale. L'Italia vive a vari livelli economici, culturali, storici. Questa varieta' di livelli si rifrange negli individui, facendone dei casi sempre in po' impalpabili, sfuggenti, difficilmente definibili.D'altra parte cio' non li preserva dallo - standard - , dal conformismo, la standardizzazione si superano soltanto con la coscienza critica, con un alto, sviluppato, adulto, senso civile : e questo purtroppo non e' il caso degli italiani, che sono dunque da una parte instabili, misteriosi, irrazionali - tendenti a sfuggire alle definizioni della - media - d'altra parte sono elementarmente parificati e codificati - tendenti a rientrare sempre in un tipo medio meccanicamente fisso.------2 ) Tra tutte le regioni italiane la Calabria e' forse la piu' povera: povera di ogni cosa : anche, in fondo, di bellezze naturali- Per duemila anni e' stata sottogovernata : ma sottogovernata ancora peggio della Sicilia o il Napoletano o le Puglie, che , in molti periodi storici sono state delle vere piccole nazioni, dei centri di civilta', in cui i dominatori risiedevano, almeno, e avevano rapporti diretti con la popolazione : gli Arabi in Sicilia, i normanni in Puglia ecc. La Calabria e' stata sempre periferica e quindi, oltre che bestialmente sfruttata anche abbandonata. Da questa vicenda storica millenaria non puo' che risultare una popolazione molto complessa, o per dir meglio, con il linguaggio tecnico - complessata -. Un millenario complesso di inferiorita', una millenaria angoscia pesa nelle anime dei calabresi, ossessionate dalla necessita', dall'abbandono, dalla miseria.-----3 ) Comunque : - il complesso psicologico . che le dicevo e' determinato, ma non determinante. Da esso nascono molte possibili soluzioni. Puo' nascere, per esempio, il conformismo, per quanto cio' possa sembrare paradossale. L'anormale complessato, infatti, non volendo accettare l'anormalita' che lo relega in una minoranza di - diversi - rispetto alla societa' dove vive, e anzi soffrendone orribilmente, tenta di inserirsi di prepotenza nella maggioranza, accogliendone e facendone suoi tutti i canoni, tutte le regole, tutte le istituzioni. E, come sempre succede, finisce, come si dice, Con l'essere - piu' realista del re -. Non c'e' nessuno che sia piu' fanatico, piu' duro, intransigente di un anormale che difende la norma. Per lo piu' tale tipo di anormale e' represso : cioe' non vuole accettare e addirittura nemmeno sapere la propria anormalita'.--------4 ) L'Italia sta marcendo in un benessere che e' egoismo, stupidita', incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo. Essere laici, liberali, non significa nulla, quando manca quella forza morale che riesce a vincere le tentazioni di essere partecipi a un mondo che apparentemente funziona, con le sue leggi allettanti e crudeli.

Sulla letteratura.Io penso solo che uno scrittore realista italiano non possa ignorare la divisione della societa' italiana in due classi sociali : la classe borghese che usa un italiano sciatto, strumentale e televisivo - la cosiddetta koinè - e la classe popolare che usa i vari dialetti. L'eliminazione dalla lingua da tutti gli elementi realistici, anche in nuce, anche marginali, onde ridurre la lingua alla sua pura e semplice funzione letteraria, cioe' alla funzione del servile accademismo e' tipico dei nostri letterati medi. E' purtroppo documentabile una forte offensiva contro ogni forma letteraria di opposizione - sia pure anarchica, sia pure radicale. Tutta la bassa corte letteraria e' in subbuglio : e il suo motto e' - Lingua pura - naturalmente al servizio della Democrazia Cristiana..------2 ) Uno scrittore deve poter rischiarare anche la non-poesia. Anche i poeti piu' grandi hanno passaggi, delle pagine, degli interi libri che non sono poesia. Quello che conta, ripeto e' la qualita' della pagina. E non ci si puo' confondere. E' la qualita' della pagina che fa la - moralita' - della pagina : e mentre i contenuti o le allusioni ai contenuti sono leggibili alla lettera, per afferrare la qualita' occorre possedere una competenza specifica.--------3 ) Nessuna opera, di narrativa, di poesia, di filosofia che conti puo' conciliassi ideologicamente - per la contraddizione che non consente - con il lettore medio borghese : ogni opera di poesia e' fondamentalmente innovativa e quindi scandalosa. E il borghese teme, soprattutto, come la peste, l'innovazione e lo scandalo : egli e' conservatore, quando non e' reazionario. La poesia lo contraddice alle radici. Quindi la sua lettura ha un tremendo vizio d'origine : nasce dal benpensare e torna al benpensare, dopo essere passata senza accorgesene attraverso l'inferno di purezza e paradiso di violenza della poesia. Egli legge per un bisogno generico, spiritualistico nel senso peggiore della parola. Ecco perche' - per passare dal livello medio che in Italia e' bassissimo - a un livello un po' eletto, succede che la lettura del Decadentismo e' tanto amata e difesa dalla borghesia, come appunto, tale lettura, fosse ormai quella ufficiale. Tale lettura infatti, esalta l'esperienza soggettiva e intimistica : e' una lettura di anime belle per anime belle. Cosi' si compie il sacrilego connubio. Sacrilego, dico, perche' anche le opere valide del Decadentismo, hanno in se una carica, sia pure anarchica e individualistica, di protesta, che, se il bravo lettore borghese se ne accorgesse vi sporgerebbe subito contro querela, autoeleggendosi, magari, - padre di famiglia -. Il lettore borghese di media cultura, ha assorbito l'idea tipica del Novecento decadentistico e idealistico, cioe' che la poesia e' autonoma, che la poesia e' Poesia, fuori da ogni immediatezza e utilita' e praticita' : non solo, ma addirittura fuori dalla storia.-------4 ) Nello stato di normalita' non ci si guarda intorno : tutto, intorno, si presenta come - normale - privo della eccitazione e dell'emozione degli anni di emergenza. L'uomo tende a addormentarsi nella propria normalita', si dimentica di riflettersi, perde l'abitudine di giudicarsi, non sa piu' chiedersi chi e'. E' allora che va creato artificialmente, lo stato di emergenza : a crearlo ci pensano i poeti. I poeti, questi eterni indignati, questi campioni della rabbia intellettuale, della furia filosofica.

sulla violenza. Io per me, sono alieno dalla violenza : e spero, lo ripeto, che mai piu' si debba scendere in piazza a morire. Noi abbiamo un potente mezzo di lotta : la forza della ragione, con la coerenza e la resistenza fisica e morale che essa da'. E' con essa che dobbiamo lottare, senza perdere un colpo, senza desistere mai. I nostri avversari sono, criticamente e razionalmente, tanto deboli quanto sono poliziescamente forti : non potranno mentire in eterno. Dovranno pur rispondere, prima o poi, alla ragione con la ragione, alle idee con le idee, al sentimento con il sentimento,. E allora taceranno : il loro castello di ricatti, violenze e di menzogne crollera'.

Sull'immigrazione. Spessissimo succede che gli immigrati dal Sud, specie giovani, si lascino coinvolgere dalle tentazioni piu' immediate degli ambienti, dove, necessariamente, devono andare a vivere : i quartieri miserabili, le borgate, addirittura le baracche. Ma anche questo, tutto sommato li trasforma : nel peggior dei casi il loro ingenuo fatalismo si trasforma in un tipo anarchico di rivolta. Almeno, non considerano più sacro CIO che effettualmente non e'. E' un misero primo passo. Nel migliore dei casi - quando conservino intatta la loro fondamentale onesta' di paesani meridionali - di fronte alle evidenti ingiustizie che quassu' li opprimono, acquistano un sia pur confuso sentimento dei propri diritti. E infatti, in questi ultimi mesi, si e' assistito a un movimento organizzato e collettivo dei non residenti che hanno cosi' reso pubblico il loro stato.

 

sul cinema Proprio ieri sono andato a scegliere il posto dove girare le ultime inquadrature di Accattone. Fuori Roma, verso le vallate e le montagne del Lazio meridionale e, precisamente, tra Subiaco e Olevano : ma era soprattutto su Olevano, che puntavo, come luogo dipinto da Corot. Ricordavo le sue montagne leggere e sfumate, campite come tanti riquadri di sublime, aerea garza contro il cielo dello stesso colore. Dovevo scegliere una vallata che, in un sogno di Accattone - verso la fine del film, poco prima del suo decesso - raffigurasse un corposo e rozzo paradiso.-------2 ) Il lavoro di Mamma Roma e' quasi un incubo, ormai. Io non posso permettermi di sbagliare un'opera ; sono ridotto a questo. Non sbagliare e' un dovere che ho davanti a nemici e amici : i primi mi sbranerebbero, i secondi mancherebbero immediatamente di un'arma di difesa nei miei riguardi. Sento che la fine di Mamma Roma sarebbe un po' la mia fine. Perche' ben poche sono le persone il cui giudizio critico e' autonomo, basato su reali ragioni di cultura : e quindi capace di resistere agli esperimenti di un autore. le masse sono spietate. Sono come dei re. E io di fronte a questi re, ormai, sono un po' come un giullare che se sbaglia un motto viene condannato.--------3 ) Dico subito che il primo a non essere completamente soddisfatto del mio lavoro, sono io ; e dico subito che forse amo piu' Accattone. Anzitutto, la condizione di gran parte della critica cinematografica italiana, la cui preparazione culturale e' penosa. Non c'e' nessuno che non si sente autorizzato a scrivere di cinema, e io non so che criteri seguano certi direttori dei giornali nell'affidare la critica cinematografica....Ma non hanno occhi questi critici ? Non vedono che bianco e nero cosi' essenziali e fortemente chiaroscurati della cella grigia dove Ettore - canottiera bianca e faccia scura - e' disteso sul letto di contenzione, richiama pittori vissuti e operanti molti decenni prima del Mantegna ? O che se mai, si potrebbe parlare di un'assurda e squisita mistione tra Masaccio e Caravaggio ?.... ma lasciamo perdere ; figurarsi se simili - mistioni - toccano la sensibilita' di gente che ogni giorno deve buttare giu' il suo pezzo, preoccupata solo di non sbagliare troppo, e quindi di seguire, soprattutto quello che dicono gli altri.

Sulla censura. - Cerco di riprodurmi nell'immaginazione la meccanica di quel sentimento, o sensazione, o gruppo di sensazioni che prova una persona nell'atto di scandalizzarsi. Mi sembra che, per un gruppo ben determinato, la cosa consista in questo : ,e dolore, prima di tutto, di non fare cio' che fanno i personaggi che scandalizzano ( cioe' in una specie di gelosia ) e di non farlo per una specie di autoproibizione che esaspera, poi, tale dolore ; questo primo sentimento indistinto di rabbia e di angoscia si tramuta immediatamente in indignazione conformista : ossia la morale corrente si impadronisce subito di quell'istintiva e irrazionale commozione, a fa sua e le da i suoi argomenti. Insomma, nelle discussioni sulla censura si compie molto spesso un grande errore : quello di accettare la discussione sul piano su cui la pongono i censori : cioe' sul piano moralistico sessuale. Invece no : bisogna ignorare totalmente il loro ipocrita pretesto : e' tanto chiaro che lo capisce anche un bambino, che la censura e' soprattutto un fatto politico, dove il sesso e'una semplice e spudorata elusione. Si tratta di una mossa dall'abilita' infernale, che solo duemila anni di potere e una amara e scettica esperienza del mondo possono suggerire. Infatti la censura governativa, bloccando un film impegnato con il pretesto dello - scandalo - sessuale, forse non ottiene di bloccare il film definitivamente - i produttori sono, sono dei capitalisti, e pronti sempre a capitolare - ma intanto ottiene tre scopi - 1 - Intimidisce, minaccia il produttore, il quale prima di rifare un film - impegnato - con un regista - impegnato - ci pensera' due volte e non lo rifara' : perche' tra premi governativi e fisco egli e' sostanzialmente d'accordo con i censori - vedi il caso di De Laureantis ------ 2 ) - Pone al pubblico un falso obiettivo, distorcendo completamente la sua capacita' di comprensione : infatti il pubblico va a vedere il film incriminato, attratto morbosamente dalle parti scabrose e in discussione e tente a percepire male e in sott'ordine le parti impegnate e realistiche.-----3 )- getta il discredito, la denigrazione, lo scandalo sull'autore, il quale perde cosi' di rispettabilita' e di attendibilita'.

sulla religione. - Le parole del Vangelo hanno avuto su di me una influenza definitiva, e non intendo venirvi mai a meno. intendiamoci, anch'io con Russel, non voglio dirmi cristiano e nel Vangelo, trovo che non tutto e' accettabile : ma gran parte dello spirito evangelico e' entrato nell'uomo storico. Nessuno di noi, che possa dirsi veramente uomo, puo' per esempio, prescindere mai dall'amore del prossimo, o dall'ideale umano della mitezza. Non c'e' peccato peggiore, nel nostro tempo, che quello di rifiutarsi di capire. L'invito evangelico che dice - ama il prossimo tuo come te stesso -. Altrimenti l'amore e' un puro fatto mistico e disumano.------2 ) Non c'e' patria potesta' che abbia il potere di far nascere intorno a se' l'amore : e non c'e' barba di legge che in questo l'aiuti, Percio' ripeto che io penso che se in una famiglia c'e' un padre ubriacone e brutale - non si vuole che ce ne siano in Italia ? - e c'e' una figlia intelligente e onesta, tra i due, io penso che il dirigente - reale - della famiglia deve essere la ragazza : anche se, formalmente, questa ragazza - appunto per la sua intelligenza e la sua onesta' - lascera' che il vecchio si goda il piacere narcissico di considerarsi capofamiglia. Così, in certi casi, le cose si assetano da se' : ed e' assurdo che una legge fissi e autorizzi situazioni insostenibili. Se il maschio-padre vuole la direzione - reale - della famiglia, che se la meriti e se la sudi : con la comprensione e la mitezza, coi mezzi della pedagogia moderna - anche cattolica, magari - e non col bastone e con l'appoggio dei carabinieri. -------3 ) Ognuno ha una sua luce e, poiche' questa luce e' irrazionale, indistinta, mistica, senza limiti, cioè, psicologici e storici, ognuno tende a dare a questa luce una forma.L aluce che essi propongono ai loro fedeli sotto forma di rito religioso ( natale - Pasqua ecc. ) e' una luce che serve ad accecare. Non c'e' piu' una scintilla sola dello spirito di CRISTO nei Natali della operazione-panettoni e nelle Pasqua della operazione-colombe.Il monopolio e la chiesa sono strettamente uniti. Ogni spirito religioso non puo' non sentirsene profondamente offeso. E quindi non cercare altrove la sua luce. Per me non c'e' niente di piu' simile allo spirito evangelico dei morti di Luglio e di tutti gli altri umili morti che hanno lottato per un piu' ovvio rapporto religioso fra gli uomini. Il Natale e la Pasqua sono state antiche feste religiose pagane ( la nascita del sole e l'avvento della primavera ) pieno di rozzo, mitico spirito religioso : si sono poi trafuse nelle feste cristiane portando la loro antica ingenuita' nella nuova insegnata da CRISTO. Ma dopo la Controriforma e nel'attuale momento storico, non c'e' niente di piu' prosaico,ipocrita, conformista dello spirito impresso dal clero a simili occasioni d'amore.----- 4 ) La religione e la scienza non vanno affatto d'accordo. E' di questi mesi una ridicola, spregevole presa di posizione del clero contro la psicoanalisi. Che cos'e' la psicoanalisi se non una ricerca scientifica ? E delle piu' importanti del nostro tempo ? E' chiaro : il suo prete le obietterà che la psicoanalisi non e' scienza. Benissimo., allora il suo prete, abbia la bonta' di concludere che la religione va d'accordo con la scienza che gli pare. Una lettura non e' mai pericolosa. Le uniche letture pericolose sono quelle che la Chiesa permette : una generica pornografia e l'evasione fumettistica ( oltre che le opere edificanti prodotte dalla Chiesa stessa, che servono a rendere completamente irreali ). In realta' la chiesa teme le libere letture ( ha tenuto fino a un secolo fa Dante all'indice ) : e il suo grande ideale sarebbe regnare su un popolo di analfabeti.------ 5 ) Quasi tutti quelli che parlano di DIO, parlano con quel tono, che, se non e' ricattatorio, e' mellifluo e stucchevole. Leggendo la sua lettera mi pareva di vedere una di quelle povere generiche che, convocate per partecipare alla scena di un film dove, loro, morte di fame, devono far la parte di signore della societa' ricca, appaiono sul set con certi monumentali, incredibili cappellini con fiori e veli ( prodotto del gusto di qualche capogruppo ) e stanno li' per ore e ore sotto il sole o al gelo, finche' un po' alla volta, la presenza di quel cappellino le trasforma nell'intimo : assumono un'aria staccata e stupita, da gran signore annoiate, pazienti, i gesti si fanno misurati, gli sguardi severi, i sorrisi signorili. Quel vecchio cappello usato mille volte, da mille altre generiche, dal pacchiano e polveroso splendore, ha finito col turbare la loro anima. E sono la', povere donne, trattate come un branco di pecore dalla troupe, ma tutte prese nel silenzioso orgoglio che discende come un carisma da quel vecchio cappello raccattato chissà dove e rispolverato per l'occasione.

 

sulla sessualita'. Il male non sta nel sesso : considerare il sesso come un - male - e' la follia del moralismo cattolico, che ha trovato, nella guida sessuale, uno dei modi di repressione e di ricatto. Sa invece quale e' uno dei pericoli della sessualita' giovanile ? Quella di farla coincidere con il fascismo. Si, il fascismo punta sul virilismo, sulla baldanza sessuale del giovane, per attirarlo a se' : vellica, per esempio, il suo narcisismo dandogli un narcisismo collettivo che si chiama - Patria - ecc. E sa qual e' un altro pericolo ? Quello della repressione dei propri istinti sessuali ( che vanno dominati e regolati, ma non negati e odiati ) : repressione che avviene sempre per ragioni moralistico-religiose, si capisce, per cui la personalita' subisce un trauma e la patologia che ne consegue pesa per l'equilibrio sociale : perche' i repressi quasi sempre diventano dei moralisti ipocriti e spietati e servono cosi' il conformismo nazionale. ---------2 Il sesso ha la sua importanza nella vita di ognuno di noi, ricco o povero, semplice o colto. Nel descrivere una figura umana - un personaggio - specie se si tratta di una figura umana ignara, vitale, solo confusamente conscia di se' : perche' in essa tutto diventa concreto, tutto e' perche' calato negli atti particolari dei fatti, nei fatti. Un personaggio semplice, popolare, se non fa non e'. Inoltre, egli non ha, della propria vita sessuale, la concezione moralistica che hanno i borghesi : il tacerne sarebbe parlare di lui - di cio' che fa - al di fuori di lui, da un punto di vista che tende ad ignorare non solo cio' che fa nel campo sessuale, ma in qualsiasi campo della vita. Insomma, non bisogna mai in nessun momento essere degli ipocriti. I rapporti sessuali solo in un caso sono volgari : nel caso della persona ipocrita. Altrimenti essi non hanno nulla di volgare. E lei fa malissimo a chiamarli sia pure tra le virgolette - porcherie - . L'unica porcheria vera e' il reprimerli, il nasconderli, il censurarli, pretestualmente, insinceramente.

sul giornalismo. D'altra parte, so che il potere della stampa e' immenso. Anche la persona piu' in buona fede, vedendo una mia fotografia che mi mostra in via Veneto, tende a pensare che io sia sempre li'. Non gli balena neanche il pensiero che io sia passato di li' per caso, a comprare un giornale straniero ( cosa che capita, qualche volta ). Son convinto che tu stesso - dato che purtroppo ci vediamo poco - hai su di me qualche idea mitica ! Ma un'altra cosa e' leggere ogni giorno, ogni ora una notizia falsa che ti riguarda, una malignita' feroce, una spudorata trasformazione di dati, un disprezzo collettivizzato, fatto luogo comune.... Ma non voglio lamentarmi. Permettimi pero', tu e i tuoi amici, di arrabbiarmi almeno.-------2 ) L'artista, nella sua espressione poetica, non deve tener conto del codice : quello che a lui importa e' l'uomo, nella sua interezza, anche quando l'uomo compia - reati -. Se un giovanotto e una ragazza , in un bel prato di primavera, compiono quel famoso - atto - , il codice puo' benissimo condannarli, ma uno scrittore non puo', per questo, impedirsi di raccontarlo ; se dei brutti tipi, come la cronaca quasi tutti i giorni ricorda, compiono violenze su qualche donna, il codice delinea sotto tutti i profili l'entita' del male commesso, ma, anche stavolta, uno scrittore non puo' ignorare quella violenza e magari le ragioni sociali e psicologiche di quella violenza.--------- 3 ) Devo questo alla parte pubblica della mia vita : a quel tanto di me che non mi appartiene, e che e' divenuto come una maschera da Nuovo Teatro dell'Arte ; un mostro che deve essere quello che il pubblico vuole che sia. Io cerco di lottare, donchisciottescamente, contro questa fatalita' che mi toglie a me stesso, come una malattia, Ma pare che non ci sia nulla da fare. Il successo e', per una vita morale e sentimentale, qualcosa, di orrendo e basta.Molti, troppi giornalisti hanno finito col rappresentare, un po' alla volta, questo mondo nemico che vuole che i suoi personaggi siano come lui crede che siano. E, un po' alla volta, ho finito col provare, verso di loro, una specie di rancore, di risentimento oscuro, di patologica irritazione ; solo la vista di un'edicola, in certi momenti della giornata, puo' farmi star male. P. P. Pasolini