GENNAIO
2001
Mattarella a
Sarajevo difende i vertici militari: "Non
esistono due verità, una politica e una
scientifica"
Uranio, nuove morti sospette
e ora indagano le Procure
I
magistrati militari di Roma e Padova aprono fascicoli,
Bologna avvia un'inchiesta sul decesso di un ufficiale
ROMA - Due nuovi casi di
morti sospette di militari per tumori forse legati
all'uranio sono stati segnalati oggi. Il primo a Bologna,
dove la Procura ha aperto un fascicolo sul decesso di un
capitano. Il secondo riguarda un sergente impegnato in
passato in Bosnia e Somalia. Due presunti casi venuti
alla luce nel giorno in cui, a Sarajevo, il ministro
della Difesa italiano Sergio Mattarella ha incontrato i
soldati italiani della Kfor. "Sono fuori luogo e
dannose, oggi, tesi precostituite o conclusioni
aprioristiche già scritte: l'unico obiettivo è la
verità. E non esiste una verità politica o una verità
di militari. Esiste soltanto, in questo caso, la verità
scientifica".
In attesa di conoscere la verità sui rischi delle
missioni in Bosnia e Kosovo, anche due Procure militari
italiane stanno indagando sulla vicenda. La prima è
quella di Roma, che ha aperto un fascicolo contro ignoti;
la seconda è quella di Padova.
Ma torniamo al ministro, che oggi dalla Bosnia ha
risposto indirettamente alle obiezioni di alcuni
esponenti di Alleanza Nazionale che ieri avevano
criticato il comportamento del capo di Stato maggiore
dell'esercito, il generale Francesco Cervoni. L'alto
ufficiale, secondo An, sarebbe "colpevole" di
non aver fornito tutte le informazioni sul caso. "E'
nostra intenzione - ha proseguito il ministro - fare
chiarezza, lo dobbiamo innanzitutto a voi, ai vostri
familiari, e a tutti quelli che vi hanno preceduto e che
vi seguiranno nei Balcani. Lo dobbiamo a tutti gli
italiani".
Ma intanto i casi di morte sospette di soldati
contaminati dall'uranio impoverito (contenuto nei
proiettili usati dalla Nato nei Balcani), aumentano. Il
fascicolo aperto oggi dalla Procura di Bologna con
l'ipotesi di omicidio colposo riguarda la morte del
capitano del Genio Giuseppe Benetti, deceduto nel 1998
per un linfoma non-Hodgkin. Il capitano era stato in
Bosnia dal settembre al novembre 1996, insieme a un
centinaio di commilitoni, per ricostruire parte della
rete ferroviaria dell'ex Jugoslavia, distrutta dai
bombardamenti della Nato. Una volta rientrato in Italia
aveva iniziato ad accusare i primi sintomi della malattia
che lo hanno portato alla morte nel '98.
L'altro caso emerso oggi è quello segnalato
dall'associazione Solidarietà diritto e progresso:
"Il 18 ottobre del 2000 - è scritto in una nota -
è morto per un tumore raro il sergente Marco Riccardi
impegnato in passato in missione in Bosnia e in
Somalia". Riccardi - spiega il presidente
dell'associazione Carlo Di Carlo - era stato utilizzato
in Bosnia come addetto all'armeria e in Somalia come
artificiere. Originario di Milano, apparteneva alla
Brigata Taurinense. La malattia che lo ha ucciso è un
tumore raro: rhabdomysarcoma alveolare. "Da parte
nostra - dichiara Di Carlo - ci batteremo con i nostri
legali affinchè venga fatta giustizia e chiarezza nei
confronti delle vittime delle ormai conclamata 'sindrome
dei Balcani' ".
(4 gennaio 2001)
Ad assistere alla
cerimonia 100 mila fedeli
Giovanni Paolo II in piazza celebra la messa
Il Papa chiude la Porta Santa
Il Giubileo è finito
"La
porta della clemenza non si chiude mai".
Tra i temi toccati debito estero, bioetica e Terra Santa
CITTA' DEL VATICANO -
Giovanni Paolo II ha chiuso la Porta Santa della Basilica
di San Pietro accompagnato dall'applauso dei quasi 100
mila fedeli che assistevano alla cerimonia. Il Grande
Giubileo del 2000 si è così concluso.
La cerimonia è iniziata alle 9 e 38 minuti. Il Papa,
vestito con un mantello colore oro, è arrivato
nell'atrio di San Pietro, in processione con i cardinali
della Curia romana, e ha dato inizio alla cerimonia,
leggendo la preghiera di ringraziamento a Dio. Giovanni
Paolo II si è poi inginocchiato davanti alla Porta Santa
ancora aperta, così come fece al momento dell'inizio
dell'Anno Santo la notte di Natale del 1999.
"Sappiamo con certezza - ha detto rivolgendosi a Dio
- che non si chiude mai la porta della tua clemenza per
coloro che credono nel tuo amore e proclamano la tua
misericordia". Poi si è raccolto in silenzio in
preghiera. Infine la chiusura dei battenti e l'applauso
dei fedeli.
Seguendo la processione con il Libro dei Vangeli,
Giovanni Paolo II si è recato all'altare sul sagrato di
piazza San Pietro gremita per celebrare la Messa.
Tanti i temi toccati durante l'omelia. La cancellazione o
almeno una significativa riduzione del debito estero dei
paesi più poveri, ecco "un gesto di
generosità" che per il Papa era "nella logica
stessa del Giubileo".
"Sono lieto di osservare - ha detto il Santo Padre -
che recentemente i Parlamentari di molti degli Stati
creditori hanno votato un sostanziale condono del debito
bilaterale a carico dei Paesi più poveri e
indebitati".
Non è ripetuta invece nella Lettera Apostolica la
richiesta di un "gesto di clemenza" a favore
dei detenuti. "Nei loro occhi - rivela però il Papa
ricordando la visita dello scorso luglio al carcere
romano di Regina Coeli - ho letto il dolore, ma anche il
pentimento e la speranza. Per loro il Giubileo è stato a
titolo tutto speciale un "anno di
misericordia".
Altro tema di stringente attualità politica affrontato
nel documento è quello della bioetica, con un
riferimento molto chiaro alla questione della clonazione
a fini terapeutici. "Il servizio all'uomo - afferma
il Papa - ci impone di gridare, opportunamente o
inopportunamente che quanti si avvalgono delle nuove
potenzialità della scienza specie sul terreno delle
biotecnologie non possono mai disattendere le esigenze
fondamentali dell'etica, appellandosi magari a una
discutibile solidarietà fra vita e vita, in spregio
della dignità propria di ogni essere umano".
Infine, l'appello per la Terra Santa, dove lo scorso
marzo il Papa si è recato per un "pellegrinaggio di
fraternità e di pace". "Ripensando al clima
vissuto in quei giorni - conclude - non posso non
esprimere l'augurio sentito di una sollecita e giusta
soluzione dei problemi ancora aperti in quei luoghi
santi, congiuntamente cari agli ebrei, ai cristiani e ai
musulmani".
(6 gennaio 2001)
La donna è
scomparsa dalla sua villa di Portofino
ieri sera. I carabinieri setacciano il mare e le colline
Portofino, sparita la contessa
Francesca Vacca Agusta
GENOVA - Dall'alta società
a Tangentopoli. Dalle serate nei locali più alla moda
alla latitanza e ai processi. Il nome della contessa
Francesca Vacca Agusta e quello del suo compagno Maurizio
Raggio finì più volte sui giornali durante le
inchieste. I magistrati della Procura di Milano li
cercavano per il famoso tesoro di Craxi all' estero, un
tesoro che l' ex segretario del Psi ha sempre smentito di
aver mai posseduto. Da ieri sera Francesca Vacca Agusta
è sparita dalla sua villa di Portofino. In quella casa
immersa nel verde che la contessa aveva provato a
lasciarsi alle spalle quella vicenda. E dalla villa ieri
sera è sparita in vestaglia e pantofole, pare non
completamente sobria. E mano mano che passano le ore
avanza l'ipotesi della disgrazia o del suicidio.
Carabinieri e vigili del fuoco, con una motovedetta, un
elicottero e unità cinofile, la cercano nei boschi e
nello specchio di mare antistante Portofino. Battono gli
intricati sentieri del Parco di Portofino palmo a palmo
da pattuglie. Ma, fino ad ora, della contessa (vedova
dell' ex re degli elicotteri Corradino Agusta, morto nel
1989) non c'è traccia. La contessa viveva nella villa
con alcuni collaboratori domestici ed un messicano,
conosciuto durante la latitanza. E proprio lui avrebbe
detto di averla vista uscire da una porta-finestra della
villa in vestaglia e pantofole; l' ha seguita ma non ha
fatto in tempo a raggiungerla.
Hanno quindi cominciato a cercarla nel parco e ieri sera
la villa è stata vista tutta illuminata dalla piazzetta,
segno che qualcosa doveva essere accaduto. Adesso una
pattuglia di carabinieri è piazzata davanti al camcello
di villa Altachiara, residenza della contessa. Una dimora
costruita nel 1874 da Lord Carnavon, scopritore della
tomba del faraone Tutankhamen.
Francesca Vacca, un' ex indossatrice della Milano degli
anni sessanta, si era separata nel 1985 dal conte Agusta,
dal quale aveva ricevuto la splendida villa di Portofino.
In piazzetta era stata vista per l' ultima volta ieri. Al
giornalaio andava ripetendo ormai da un mese che stava
per partire per il Messico, il paese nel quale trascorse
la latitanza con Maurizio Raggio.
Per quanto riguarda la vicenda giudiziria Francesca
Garfagni Vacca aveva chiuso ogni pendenza per le vicende
legate ai conti esteri riferibili a Bettino Craxi.
Francesca Vacca Agusta era accusata di aver avuto un
ruolo in alcuni passaggi di fondi e, in uno stralcio del
processo All Iberian, aveva patteggiato un anno e due
mesi di carcere. Nel dicembre scorso aveva anche chiuso
con una transazione la lunga prova di forza giudiziaria
che la vedeva opposta, nel tribunale civile, alla
famiglia Agusta per l'eredità dell'ex marito. Dopo
qualche giorno in carcere, a Opera, Francesca Vacca
Agusta trascorse l'estate '97 agli arresti domiciliari
nella sua abitazione in un prestigioso condominio nel
centro di Milano.
(9 gennaio 2001)
MUCCA PAZZA 103
e le polemiche con la Ue
ROMA - Giorno per giorno,
ecco cosa è successo, nelle settimane di gennaio in cui
il tema "mucca pazza" è stato caldissimo.
23 gennaio: La Commissione Ue risponde alle accuse
di Pecoraro Scanio: <> le misure c'erano ma sono state
poco applicate dai singoli paesi. Veronesi getta acqua
sul fuoco: "Attenti alla psicosi".
<> Le
associazioni dei macellai chiedono aiuto: a rischio il
10/15 per cento dei posti di lavoro. E il ministro del
Tesoro, Del Turco annuncia provvedimenti a favore del
settore.
22 gennaio: Pecoraro Scanio accusa: un documento della Ue
invitava i paesi membri a
"disinformare" per tranquillizzare <> la gente. In attesa della decisione
sulla carne con l'osso, ancora controlli e sequestri in
Calabria e Sicilia.
21 gennaio: L'allevatore di Camisano spiega che si tratta
di vitelli morti di freddo perché troppo piccoli e
sottopeso, in alcun modo commerciabili. A Ragusa viene
sequestrato un mangimificio. <>
20 gennaio: Arriva la sentenza di Regione Lombardia e
ministero per le compagne della vacca 103: 160 dovranno
essere abbattute, 20 sopravviveranno e saranno utilizzate
per la ricerca. L'avvocato dei Greci annuncia azioni
legali. I Nas sequestrano un allevamento di Enna e un
altro di Camisano (Vicenza) dove vengono trovate 100
carcasse di vitelli morti. Si parla di
importazione clandestina di bovini <> e di documenti contraffatti.
L'indagine è partita proprio da Pontevico.
19 gennaio: Si comincia a parlare di eliminare,
provvisoriamente, le bistecche con l'osso <>, "fiorentina" compresa.
Dovrà decidere la Commissione Ue. Tre giorni di
blocco dei macelli italiani <> per protesta. Mentre Veronesi
appare più possibilista sulla sorte dei bovini della
"Mapensata", si scopre che 19 di questi erano
stati venduti a due allevamenti di Fondi <> (Latina) che vengono messi sotto
sequestro. Nel cuneese la Asl trova mille capi
nutriti con mangime <>di origine francese che potrebbe
contenere particelle animali e sarebbe quindi a rischio.
18 gennaio: Gli allevatori bresciani presidiano la
cascina della Malpensata con 150 trattori <> per protestare contro
l'abbattimento dei capi: "Dovranno passare sui
nostri corpi". Intanto, la Asl chiede il
dissequestro della cascina. Il commissario alla mucca
pazza, Guido Alborghetti, fa sapere che quasi l'80% dei
bovini è iscritto all'anagrafe nazionale.
17 gennaio: In val Seriana (Bergamo) vengono sequestrate
65 vacche: nel loro mangime risultano tracce di ossa di
animali, quindi sono teoricamente a rischio. Alla Camera,
il ministro Veronesi risponde alle interrogazioni. In
sostanza dice queste cose: 1) la carne, oggi, è più
sicura di 10 anni fa; 2) il latte e il muscolo sono
assolutamente sicuri; 3) i casi di Creutzfeld-Jacob umana
riscontrati in Italia non hanno nulla a che vedere con la
carne; 4) Comunque, per regola veterinaria, tutte le mucche
dell'allevamento della Malpensata andranno abbattute.
<>
L'avvocato dei Greci fa sapere che si opporrà. I primi
dati sui test rapidi: ne sono stati effettuati 4.500, uno
solo è risultato positivo.
16 gennaio: Nel pomeriggio, da Torino, arriva la
conferma: la vacca 103 era malata di
encefalopatia spongiforme bovina (Bse). <> Tutta la mandria dovrà essere
abbattuta e dovranno essere individuati tutti i suoi
discendenti. La famiglia Greci, proprietaria della
cascina "Malpensata" protesta: "Abbiamo
sempre lavorato in modo trasparente. Non vogliamo
diventare capri espiatori di questa storia" <>. Gli allevatori del bresciano
dichiarano la loro solidarietà ai Greci. Sull'argomento
comincia un braccio di ferro con il ministero e la
Regione Lombardia che deve decidere. McDonalds fa sapere
che i suoi hamburger ("tutti fatti di muscolo
disossato a mano") sono sicuri.
15 gennaio: Dalla Cina, il premier Giuliano Amato lancia
messaggi rassicuranti: "State
tranquilli <>,
non c'è da aver paura. Stiamo facendo tutto il
possibile". Si discute ancora sul latte ma, alla
fine il ministro Pecoraro Scanio consiglia di non
rinunciare al cappuccino. In Germania si dovranno
abbattere 400 mila capi e in Francia scattano i primi
licenziamenti.
14 gennaio: La procura di Brescia apre un'inchiesta
"a 360 gradi" sulla vacca 103 il cui cervello
è arrivato a Torino. In Gran Bretagna, il governo chiede
test sul latte <>
e, in Italia, si apre la discussione se il latte,
appunto, sia pericoloso o meno <>. Alla fine della giornata, gli
esperti e il governo dicono di no. Le associazioni dei
consumatori chiedono di bloccare la carne con l'osso e di
testare anche gli animali sotto i 30 mesi. La cooperativa
Comazoo di Montichiari (Brescia) che fornisce mangime
all'allevamento della Malpensata assicura: "Mai
usate farine animali". La Federconsumatori comunica
i codici di riconoscimento della carne: evitare la
"D" (vacca sopra i 30 mesi) e la "E"
(giovenca, poco più giovane).
13 gennaio: a Pontevico di Brescia viene scoperto il primo caso
ufficiale di Bse <>in un bovino nato in Italia. I
prioni vengono trovati, in seguito ai test a tappeto, a
un primo controllo, alle ore 17 del 12 gennaio e, a un
secondo, la mattina del 13. A questo punto, la notizia
viene ufficializzata dal ministero della Sanità che
avverte: "Non ci sono rischi per i
consumatori". La prima "mucca pazza"
italiana e una vacca da latte pezzata nata nel 1994,
porta il numero 103 ed è vissuta nell'allevamento
"Malpensata" dei fratelli Greci insieme a circa
180 colleghe. Ha già avuto diversi vitelli
<>e
prodotto migliaia di litri di latte. E' stata macellata
nell'impianto Inalca del gruppo Cremonini a Ospedaletto
Lodigiano. I primi test dovranno ora essere confermati
dal laboratorio dell'Istituto zooprofilattico di Torino.
12 gennaio: mentre si segnalano nuovi casi di Bse in
Germania e in Danimarca, in Italia gli allevatori
denunciano cali dei consumi di carne bovina pari al 40%
(27% nella Ue) e danni di 13,7 miliardi alla settimana.
(24 gennaio 2001)
Via libera al
pacchetto antiscarcerazioni del governo,
che prevede anche la rimodulazione della custodia
cautelare
Braccialetto elettronico,
ok definitivo dal Senato
Lo
strumento sarà usato su imputati in attesa di giudizio
o condannati per reati non gravi. Ma solo se c'è
consenso
ROMA - Via libero
definitivo, al Senato, per il braccialetto elettronico
per gli imputati agli arresti domiciliari. L'assemblea di
Palazzo Madama ha infatti approvato il decreto
antiscarcerazioni, presentato dal governo il 24 novembre
scorso, che introduce questo strumento già sperimentato
all'estero: le nuove norme ne prevedono l'uso, in
alternativa alla detenzione in carcere, ma solo con il
consenso dell'imputato; tra chi ne può usufruire, ci
sono gli imputati in attesa di giudizio o chi è già
stato condannato per reati non molto gravi, per i quali
si possono ottenere gli arresti domiciliari.
Il decreto prevede anche la rimodulazione dei termini
della custodia cautelare (per evitare la scarcerazione di
imputati pericolosi), la proroga di due anni del regime
di sicurezza penitenziaria previsto dall'articolo 41 bis
- il cosiddetto carcere duro per i mafiosi - e
l'estensione del rito abbreviato anche per i reati più
gravi, compresi quelli puniti con l'ergastolo.
In questi ultimi anni, dal 1996 in poi, il tema del
braccialetto è stato quasi una costante del dibattito
italiano sulla sicurezza e sulle carceeri, suscitando
polemiche, guadagnandosi le prime pagine dei giornali, ma
tornando poi sempre nell'ombra. Questa volta, invece, è
diventato realtà. Superato anche il problema della
tutela della privacy, il congegno elettronico non sarà
di proprietà del Dipartimento di pubblica sicurezza, che
ne sarà solo il gestore, ma verrà noleggiato dalle
aziende produttrici. E' previsto inoltre che "chi
rompe paghi". I detenuti che tenteranno di sottrarsi
al controllo, manomettendo o rompendo lo strumento,
torneranno immediatamente in carcere e potranno essere
condannati ad una pena ulteriore.
In favore del suo uso si è pronunciato, nella sua
relazione di apertura dell'anno giudiziario di qualche
giorno fa, il procuratore generale della Corte di
cassazione Francesco Favara, notando però che
sottolineare che si tratta di un intervento
"realizzato in via di urgenza" che "sconta
un ovvio limite, giacchè tenta di rimediare con
modifiche settoriali anche a vizi strutturali del
meccanismo processuale". Contro il braccialetto si
è invece espresso recentemente il cartello delle
associazioni di volontariato (da Antigone alla Caritas, a
Libera), perchè giudicato "chiaramente in contrasto
con l'elemento fondante del trattamento carcerario e
delle misure alternative, che è quello della messa alla
prova attraverso una concessione di fiducia alla persona,
per un percorso di recupero dei valori persi".
(17 gennaio 2001)
Petroliera
si incaglia e rovescia in acqua
960 mila litri di combustibili
Ecuador, allarme ecologico
nelle acque delle Galapagos
QUITO (Ecuador) - Una
miscela di materiali terribilmente inquinanti sta
mettendo a rischio una delle ormai rarissime oasi
naturali del mondo: l'arcipelago delle Galapagos. Una
macchia nera di benzina diesel e di Ifo, pericoloso
combustibile a base di "Bunker" sta
fuoriuscendo dai serbatoi della Jessica, petroliera
rimasta incagliata martedì scorso al largo dell'isola di
San Cristobal costringendo le autorità ecuadoregne a
chiedere aiuto agli Stati Uniti.
La nave, con il suo carico di 640 mila litri di benzina
diesel e 320 mila litri di Ifo, si era bloccata su un
banco di sabbia nel mezzo dell'arcipelago dichiarato nel
1978 patrimonio mondiale dell'umanità dall'Unesco. Un
luogo che è ritrovo di rarissime specie animali.
Le autorità ecuadoregne in un primo tempo avevano
sottovalutato il disastro tanto che il ministro
dell'ambiente Rodolfo Rendon aveva annunciato che
"un disastro ambientale è già scongiurato".
Ma in realtà l'impatto con il banco di sabbia ha aperto
una falla nello scafo e aperto uno squarcio anche nelle
cisterne del carburante. E alla fine, ieri pomeriggio, il
direttore del Parco nazionale delle Galapagos, Eliecer
Cruz, ha confermato la formazione di una macchia nera
nelle acque. "All'inizio - ha detto Cruz - credevamo
si trattasse di olio proveniente dalla sala macchine
inondatasi dopo l'urto dello scafo contro il banco di
sabbia, ma abbiamo dovuto ricrederci: era proprio il
combustibile trasportato".
Il comandante della Marina, Francisco Andrade, ha
confermato che nell'acqua è fuoriuscito il
"Bunker", prodotto gravemente dannoso per
l'ambiente. "Il nostro timore - ha aggiunto - è per
il maltempo che si annuncia e che potrebbe addirittura
rovesciare la nave che non ha più motori". Il
ministro dell'ambiente Rendon ha detto ieri sera che
"gran parte del combustibile è stato
recuperato", ma ha anche ammesso che il governo di
Quito ha chiesto "un aiuto urgente al servizio di
guardacoste degli Stati Uniti".
(20 gennaio 2001)
Giura
il presidente, Washington blindata contro
le proteste. Tiratori scelti e agenti in borghese
Usa, il grande giorno
di George Bush
NEW YORK - Al gran ballo in
boots and black tie, stivali e smoking, migliaia di
texani brindano al loro eroe e conterraneo, George W.
Bush, che si appresta a giurare fedeltà alla
Costituzione ed entrare alla Casa Bianca. Il clima è
allegro. Tra bollicine di champagne (e di coca-cola),
musiche country e fumi densi di bistecche cotte alla
brace, i miliardari repubblicani assaporano la vittoria,
sognano quattro anni di trionfi, parlano d'affari. Le
signore di Houston e Dallas sorridono per la foto del
neopresidente che balla accanto a Ricky Martin.
Ma c'è anche molta ipocrisia tra questo popolo in festa.
Tutti sanno che l'era Bush-seconda puntata (dopo quella
del papà) comincia, non all'insegna dell'unità
nazionale, come vuole la tradizione e come il successore
di Bill Clinton chiederà nel discorso solenne di oggi,
ma tra polemiche e proteste, sospetti e rancori. A
conferma che l'America è ancora divisa, che le ferite
elettorali non si sono rimarginate, che la vittoria
"tecnica" di Bush ha lasciato metà del paese
con la bocca amara e il timore di una rapida involuzione.
Settantamila giovani sono calati sulla capitale con
intenzioni ben diverse da quelle delle famigliole
repubblicane, dei politici stranieri e dei dirigenti di
destra che affollano gli alberghi di Washington. Vogliono
portare in piazza la protesta, mandare un avvertimento
alla Casa Bianca di Bush. Sono afro-americani,
femministe, militanti anti-pena di morte, democratici
delusi, contestatori della globalizzazione, sostenitori
della libertà d'aborto. Promettono che le manifestazioni
di oggi saranno pacifiche, ma molti di loro conoscono
bene, per averli sperimentati di persona, i metodi della
guerriglia urbana che misero in ginocchio Seattle.
Di qui i provvedimenti eccezionali imposte dai servizi
segreti che per la prima volta avranno la responsabilità
della inauguration presidenziale. Il centro della città
è pieno di metal detector, punti di controllo, tiratori
scelti, agenti in borghese. I contestatori hanno cercato
invano di convincere un giudice federale ad allentare le
misure di sicurezza in nome della libertà di opinione.
Ma paradossalmente le migliori garanzie di una festa
politicamente serena potrebbero venire dalla turbolenza
meteorologica. Freddo, pioggia, vento, neve, gelo
accompagneranno l'insediamento del quarantatreesimo
presidente degli Stati Uniti: c'è il rischio che le
cerimonie ufficiali si debbano tenere al chiuso, in
compenso discorsi e parate sarebbero al riparo dalle
proteste.
Bush ha trascorso l'ultima giornata da cittadino
"normale" preparandosi agli appuntamenti di
oggi, rileggendo ad alta voce il discorso ufficiale e
concedendo qualche intervista. In un colloquio con la Cnn
ha detto, diplomaticamente, che è impossibile dare un
giudizio a caldo sulla presidenza di Clinton: solo la
storia potrà essere oggettiva. Ha annunciato un
indurimento della strategia americana nei confronti
dell'Iraq di Saddam Hussein e insistito sulla riforma
della scuola. In un'altra intervista, che ha sorpreso
molti osservatori, la moglie Laura ha preso posizione per
il mantenimento delle leggi sulla libertà di aborto.
Dopo il pernottamento alla Blair house, la residenza
degli ospiti illustri, Laura e George Bush andranno
stamani a prendere un caffé alla Casa Bianca, assieme a
Bill e Hillary Clinton, poi si sposteranno al Campidoglio
per la cerimonia solenne.
(20 gennaio 2001)
Terremoto vicino
agli 8 gradi della scala Richter
sconvolge una vasta zona del continente indiano
La terra trema in India
Più di 1.500 i morti
Vittime
anche in Pakistan
Una scossa pure in Giappone
NUOVA DELHI - Cresce di ora
in ora il bilancio dei morti per il terremoto che ha
colpito l'India. Il sisma ha devastato la regione del
Gujarat, lungo il confine tra il Pakistan e l'India a
circa 190 miglia a sud est di Karachi, la capitale
pakistana. La scossa è stata avvertita anche a Nuova
Delhi, Bombay e ad Hallabad dove è in corso il
raduno hindu
<http://www.repubblica.it/online/mondo/sismaindia/kumbhmela/kumbhmela.html>. E' stato un terremoto fortissimo,
di 7,8 gradi sulla scala Ritcher (secondo i dati forniti
dall'agenzia Nuova Cina e non 6,9 come era stato
annunciato sulle prime da fonti indiane), ha sconvolto
diversi centri abitati provocando centinaia, forse
migliaia, di morti: oltre 1500 secondo gli ultimi dati
ufficiali, ma il ministro dell'interno indiano Lal
Krishna Advani teme che le vittime siano nell'ordine di
diverse migliaia.
Almeno 150 persone sono decedute a Ahmedabad dove almeno
14 grattacieli sono crollati. Nella città di Surat, 200
chilometri a sud di Ahmedabad, altre 26 persone hanno
perso la vita sotto le macerie della loro casa. Vittime
sono state riportate anche nelle città di Bhavanagar e
Patan dello stato di Gujarat, ma per il momento non si
conosce il numero esatto.
Almeno due bambini sono
morti quando un palazzo di tre piani è crollato nella
città pachistana di Hyderabad, 120 chilometri a nordest
di Karachi. Ma sono solo le vittime accertate, di
centinaia di altre persone non si hanno notizie certe ma
si sa che sono sotto le case crollate. Tanta gente si è
ritrovata intrappolata al momento del sisma in quanto
oggi in India è festa: si celebra la Giornata della
Repubblica.
Migliaia di persone si sono riversate nelle strade in
preda al panico ad Ahmedabad, a Bombay e a Jodhpur, nello
stato del Rajastahn. I milioni di pellegrini accampati
sulle rive del Gange ad Allahabad, nel nord dell'India,
per la festa della Kumbh
Mela hanno sentito la scossa ma non sembra che ci siano
state vittime. Secondo il dipartimento di metereologia di
Nuova Delhi il terremoto di oggi è stato il più forte
dal 1956.
Il premier Atal Behariu Vajpayee ha convocato per oggi
una riunione d'emergenza del governo indiano, in cui si
cercherà di mettere a punto le contromisure. Agli
abitanti dell'area disastrata, dove si sta dirigendo il
ministro dell'Interno federale Krishna Advani, è stato
per il momento raccomandato di non restare nelle proprie
case, tutte in pratica lesionate.
Tra l'altro per non meno di
una settimana ci si aspetta una serie di scosse di
assestamento la cui intensità potrebbe arrivare anche a
5 gradi sulla scala aperta Richter; quella dell'onda
d'urto principale era di ben 7,9 gradi, più che
sufficiente per causare danni gravi ed estesi in aree
abitate. "Sono profondamente addolorato e afflitto
nel venire a conoscenza delle conseguenze di una simile
devastazione", ha commentato Vajpayee.
Un'altra scossa di terremoto con una magnitudo di 4,6
gradi sulla scala Richter ha colpito alle 17.42 locali
(09,42 italiane) il Giappone meridionale, a circa 1.000
Km a sud ovest di Tokyo. Non ci sono per ora segnalazioni
di danni a persone o cose. L'epicentro è stato
localizzato a 10 km. sotto il livello del mare. Dieci
minuti dopo un'altra scossa, di magnitudo 3,6 gradi
Richter, ha interessato la stessa regione, leggermente
più a nord nei pressi di Kagoshima.
(26 gennaio 2001)
Al forum
dell'economia mondiale Clinton parla
del mercato globale e accende la scintilla
Scontri a Davos
Torna il popolo di Seattle
DAVOS - Il popolo di
Seattle non si ferma e va a stringere d'assedio i potenti
della terra a Davos, al forum mondiale dell'economia.
Come negli Stati Uniti anche nella città Svizzera i
contestatori si sono dati prima appuntamento
attraverso la Rete
<http://www.repubblica.it/online/tecnologie_internet/davos/contestazione/contestazione.html>, poi sono passati alle vie di
fatto. E' bastato che Clinton riproponesse con forza nel
suo discorso la necessità di un mercato globale per
accendere la miccia. Il presidente Usa non ha dubbi:
"La globalizzazione crea libertà e noi non possiamo
fermarci, dobbiamo solo essere più attenti".
Clinton è stato abbastanza attento a dare atto della
necessità di riformare il Wto, ma ha difeso
l'istituzione in quanto tale. Tanto è bastato per
scatenare la protesta. Ha detto il presidente Usa:
"Do il mio deciso appoggio al Wto anche se deve
essere riformato. Chi lo critica sbaglia in pieno".
I paesi che guardano in modo ostile all'organizzazione
mondiale del commercio sono uniti "dal
silenzio" e per questo è necessario aprire a loro
il Wto che "non deve essere una istituzione privata,
riservata a pochi". Gli Usa lavoreranno per questo e
anche all'avvio di un nuovo "round" negoziale.
Ma per i contestatori del Wto (tra i quali anche una
delegazione italiana con Verdi e Rifondazione) la
posizione americana è largamente insufficiente. La
manifestazione nei dintorni del palazzo dove si tiene il
forum era già anunciata. Loro di mercato globale non
vogliono sentire parlare e lo considerano anzi il nemico
da battere, la ghigliottina che fa cadere le teste degli
stati più poveri. A guidare la manifestazione uno dei
capi carismatici di Seattle, Josè Bovè, che ha ripetuto
gli stessi slogan ascoltati nelle giornate americane.
Come allora l'inizio del corteo è stato pacifico, poi
quando il serpentone è venuto a contatto con le forze
dell'ordine ci sono state le prime scaramucce.
L'ala dura dei dimostranti ha travolto la prima linea
della polizia e un militare è rimasto ferito. Altro caos
e altri contusi leggeri davanti alle vetrine dell'unico
McDonalds della zona accusato d utilizzare slogan
ecologisti per vendere hamburger. Anche qui il solito
copione con spintoni, vetri rotti e calma riportata a
fatica. Lo stesso Bové è rimasto leggermente ferito da
un lacrimogeno.
Di diverso rispetto a Seattle c'è solo, e non è un
dettaglio da poco, la reazione della polizia che ha
evitato di usare le maniere forti. Anzi i dimostranti
hanno persino notato l'uso da parte delle forze delle
forze dell'ordine di scudi ecologici, costruiti in
vimini.
(29
gennaio 2000)
La "regina di
maggio" non ha superato la crisi polmonare
Aveva 94 anni, da tempo malata era ricoverata a Ginevra
E' morta Maria Josè di Savoia
Il
dolore di Vittorio Emanuele: "Era una grande
italiana
GINEVRA - Maria Josè di
Savoia è morta. L'ultima regina d'Italia, la regina di
maggio, non ce l'ha fatta a superare l'ultima crisi di
una salute ormai compromessa. Aveva 94 anni. Maria Josè
di Savoia è morta all'Ospedale cantonale di Ginevra, lo
stesso ospedale dove morì l'ultimo re d'Italia, suo
marito Umberto II, il 18 marzo 1983. Maria Josè è morta
tenendo le mani del figlio Vittorio Emanuele e della
nuora, Marina Doria. Ha sorriso debolmente, poi ha
reclinato il capo. Era cosciente, ha detto un portavoce
di casa Savoia.
L'ex regina era ricoverata dal 27 dicembre scorso. La sua
salute era peggiorata in seguito a una broncopolmonite.
Nella camera, con un'infermiera, era sempre rimasto uno
della famiglia.
Vittorio Emanuele di Savoia ha affidato il dolore della
famiglia a un comunicato. "Oggi è mancata mia madre
Maria Josè, una delle più amate e stimate regine
d'Italia. E' con dolore immenso che assieme a mia moglie
Marina e a nostro figlio Emanuele Filiberto ne do
l'annuncio a tutti coloro che hanno conservato di lei un
affettuoso ricordo".
"Maria Josè - prosegue il capo della casata - è
stata una vera grande italiana, non solo per essere una
Savoia, ma perché ha amato il nostro paese fin
dall'infanzia. Molti italiani la ricordano come
crocerossina con i soldati, come alpinista con i
montanari, come appassionata di musica e di arte, come
autrice di amorevoli libri di storiografia sabauda".
"Assieme a tanti italiani - conclude il principe -
diamo l'ultimo addio a una donna straordinaria, tenace e
volitiva mentre noi della sua famiglia perdiamo una madre
e una nonna che adoriamo e che resterà sempre nei nostri
cuori".
Fino a questa mattina, le condizioni di Maria Josè,
aveva detto Marina Doria, moglie di Vittorio Emanuele,
erano stabili. "Sua maestà - aveva detto - ha
trascorso una notte tranquilla. Le sue condizioni sono
stazionarie. Non ci sono per il momento indicazioni di un
peggioramento".
Da più di un anno le condizioni dell'ex sovrana si erano
aggravate: quattro ricoveri recenti, due infermiere ad
accudirla (prima del ricovero una settimana fa) in casa
della figlia Maria Gabriella dove si era trasferita tre
anni fa. Da tempo era costretta su una sedia a rotelle.
Il primo omaggio alla ex regina è arrivato da Indro
Montanelli, prima che arrivasse la notizia della morte.
Intervistato da Alain Elkann, su Tmc, Montanelli ha detto
che la scomparsa di Maria Josè sarebbe per lui un lutto,
non solo perché sono amici, ma perchè "sono
ancora, e ci tengo a dirlo, un monarchico. Coloro che
vogliono scacciare il nome dei Savoia dalla storia
d'Italia sono dei truffatori".
(27 gennaio 2001)
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