GENNAIO 2001

Mattarella a Sarajevo difende i vertici militari: "Non
esistono due verità, una politica e una scientifica"


Uranio, nuove morti sospette
e ora indagano le Procure

I magistrati militari di Roma e Padova aprono fascicoli,
Bologna avvia un'inchiesta sul decesso di un ufficiale

ROMA - Due nuovi casi di morti sospette di militari per tumori forse legati all'uranio sono stati segnalati oggi. Il primo a Bologna, dove la Procura ha aperto un fascicolo sul decesso di un capitano. Il secondo riguarda un sergente impegnato in passato in Bosnia e Somalia. Due presunti casi venuti alla luce nel giorno in cui, a Sarajevo, il ministro della Difesa italiano Sergio Mattarella ha incontrato i soldati italiani della Kfor. "Sono fuori luogo e dannose, oggi, tesi precostituite o conclusioni aprioristiche già scritte: l'unico obiettivo è la verità. E non esiste una verità politica o una verità di militari. Esiste soltanto, in questo caso, la verità scientifica".

In attesa di conoscere la verità sui rischi delle missioni in Bosnia e Kosovo, anche due Procure militari italiane stanno indagando sulla vicenda. La prima è quella di Roma, che ha aperto un fascicolo contro ignoti; la seconda è quella di Padova.

Ma torniamo al ministro, che oggi dalla Bosnia ha risposto indirettamente alle obiezioni di alcuni esponenti di Alleanza Nazionale che ieri avevano criticato il comportamento del capo di Stato maggiore dell'esercito, il generale Francesco Cervoni. L'alto ufficiale, secondo An, sarebbe "colpevole" di non aver fornito tutte le informazioni sul caso. "E' nostra intenzione - ha proseguito il ministro - fare chiarezza, lo dobbiamo innanzitutto a voi, ai vostri familiari, e a tutti quelli che vi hanno preceduto e che vi seguiranno nei Balcani. Lo dobbiamo a tutti gli italiani".

Ma intanto i casi di morte sospette di soldati contaminati dall'uranio impoverito (contenuto nei proiettili usati dalla Nato nei Balcani), aumentano. Il fascicolo aperto oggi dalla Procura di Bologna con l'ipotesi di omicidio colposo riguarda la morte del capitano del Genio Giuseppe Benetti, deceduto nel 1998 per un linfoma non-Hodgkin. Il capitano era stato in Bosnia dal settembre al novembre 1996, insieme a un centinaio di commilitoni, per ricostruire parte della rete ferroviaria dell'ex Jugoslavia, distrutta dai bombardamenti della Nato. Una volta rientrato in Italia aveva iniziato ad accusare i primi sintomi della malattia che lo hanno portato alla morte nel '98.

L'altro caso emerso oggi è quello segnalato dall'associazione Solidarietà diritto e progresso: "Il 18 ottobre del 2000 - è scritto in una nota - è morto per un tumore raro il sergente Marco Riccardi impegnato in passato in missione in Bosnia e in Somalia". Riccardi - spiega il presidente dell'associazione Carlo Di Carlo - era stato utilizzato in Bosnia come addetto all'armeria e in Somalia come artificiere. Originario di Milano, apparteneva alla Brigata Taurinense. La malattia che lo ha ucciso è un tumore raro: rhabdomysarcoma alveolare. "Da parte nostra - dichiara Di Carlo - ci batteremo con i nostri legali affinchè venga fatta giustizia e chiarezza nei confronti delle vittime delle ormai conclamata 'sindrome dei Balcani' ".

(4 gennaio 2001)

Ad assistere alla cerimonia 100 mila fedeli
Giovanni Paolo II in piazza celebra la messa


Il Papa chiude la Porta Santa
Il Giubileo è finito

"La porta della clemenza non si chiude mai".
Tra i temi toccati debito estero, bioetica e Terra Santa

CITTA' DEL VATICANO - Giovanni Paolo II ha chiuso la Porta Santa della Basilica di San Pietro accompagnato dall'applauso dei quasi 100 mila fedeli che assistevano alla cerimonia. Il Grande Giubileo del 2000 si è così concluso.

La cerimonia è iniziata alle 9 e 38 minuti. Il Papa, vestito con un mantello colore oro, è arrivato nell'atrio di San Pietro, in processione con i cardinali della Curia romana, e ha dato inizio alla cerimonia, leggendo la preghiera di ringraziamento a Dio. Giovanni Paolo II si è poi inginocchiato davanti alla Porta Santa ancora aperta, così come fece al momento dell'inizio dell'Anno Santo la notte di Natale del 1999.

"Sappiamo con certezza - ha detto rivolgendosi a Dio - che non si chiude mai la porta della tua clemenza per coloro che credono nel tuo amore e proclamano la tua misericordia". Poi si è raccolto in silenzio in preghiera. Infine la chiusura dei battenti e l'applauso dei fedeli.

Seguendo la processione con il Libro dei Vangeli, Giovanni Paolo II si è recato all'altare sul sagrato di piazza San Pietro gremita per celebrare la Messa.

Tanti i temi toccati durante l'omelia. La cancellazione o almeno una significativa riduzione del debito estero dei paesi più poveri, ecco "un gesto di generosità" che per il Papa era "nella logica stessa del Giubileo".
"Sono lieto di osservare - ha detto il Santo Padre - che recentemente i Parlamentari di molti degli Stati creditori hanno votato un sostanziale condono del debito bilaterale a carico dei Paesi più poveri e indebitati".

Non è ripetuta invece nella Lettera Apostolica la richiesta di un "gesto di clemenza" a favore dei detenuti. "Nei loro occhi - rivela però il Papa ricordando la visita dello scorso luglio al carcere romano di Regina Coeli - ho letto il dolore, ma anche il pentimento e la speranza. Per loro il Giubileo è stato a titolo tutto speciale un "anno di misericordia".

Altro tema di stringente attualità politica affrontato nel documento è quello della bioetica, con un riferimento molto chiaro alla questione della clonazione a fini terapeutici. "Il servizio all'uomo - afferma il Papa - ci impone di gridare, opportunamente o inopportunamente che quanti si avvalgono delle nuove potenzialità della scienza specie sul terreno delle biotecnologie non possono mai disattendere le esigenze fondamentali dell'etica, appellandosi magari a una discutibile solidarietà fra vita e vita, in spregio della dignità propria di ogni essere umano".

Infine, l'appello per la Terra Santa, dove lo scorso marzo il Papa si è recato per un "pellegrinaggio di fraternità e di pace". "Ripensando al clima vissuto in quei giorni - conclude - non posso non esprimere l'augurio sentito di una sollecita e giusta soluzione dei problemi ancora aperti in quei luoghi santi, congiuntamente cari agli ebrei, ai cristiani e ai musulmani".

(6 gennaio 2001)

La donna è scomparsa dalla sua villa di Portofino
ieri sera. I carabinieri setacciano il mare e le colline


Portofino, sparita la contessa
Francesca Vacca Agusta

GENOVA - Dall'alta società a Tangentopoli. Dalle serate nei locali più alla moda alla latitanza e ai processi. Il nome della contessa Francesca Vacca Agusta e quello del suo compagno Maurizio Raggio finì più volte sui giornali durante le inchieste. I magistrati della Procura di Milano li cercavano per il famoso tesoro di Craxi all' estero, un tesoro che l' ex segretario del Psi ha sempre smentito di aver mai posseduto. Da ieri sera Francesca Vacca Agusta è sparita dalla sua villa di Portofino. In quella casa immersa nel verde che la contessa aveva provato a lasciarsi alle spalle quella vicenda. E dalla villa ieri sera è sparita in vestaglia e pantofole, pare non completamente sobria. E mano mano che passano le ore avanza l'ipotesi della disgrazia o del suicidio.

Carabinieri e vigili del fuoco, con una motovedetta, un elicottero e unità cinofile, la cercano nei boschi e nello specchio di mare antistante Portofino. Battono gli intricati sentieri del Parco di Portofino palmo a palmo da pattuglie. Ma, fino ad ora, della contessa (vedova dell' ex re degli elicotteri Corradino Agusta, morto nel 1989) non c'è traccia. La contessa viveva nella villa con alcuni collaboratori domestici ed un messicano, conosciuto durante la latitanza. E proprio lui avrebbe detto di averla vista uscire da una porta-finestra della villa in vestaglia e pantofole; l' ha seguita ma non ha fatto in tempo a raggiungerla.

Hanno quindi cominciato a cercarla nel parco e ieri sera la villa è stata vista tutta illuminata dalla piazzetta, segno che qualcosa doveva essere accaduto. Adesso una pattuglia di carabinieri è piazzata davanti al camcello di villa Altachiara, residenza della contessa. Una dimora costruita nel 1874 da Lord Carnavon, scopritore della tomba del faraone Tutankhamen.

Francesca Vacca, un' ex indossatrice della Milano degli anni sessanta, si era separata nel 1985 dal conte Agusta, dal quale aveva ricevuto la splendida villa di Portofino. In piazzetta era stata vista per l' ultima volta ieri. Al giornalaio andava ripetendo ormai da un mese che stava per partire per il Messico, il paese nel quale trascorse la latitanza con Maurizio Raggio.

Per quanto riguarda la vicenda giudiziria Francesca Garfagni Vacca aveva chiuso ogni pendenza per le vicende legate ai conti esteri riferibili a Bettino Craxi.
Francesca Vacca Agusta era accusata di aver avuto un ruolo in alcuni passaggi di fondi e, in uno stralcio del processo All Iberian, aveva patteggiato un anno e due mesi di carcere. Nel dicembre scorso aveva anche chiuso con una transazione la lunga prova di forza giudiziaria che la vedeva opposta, nel tribunale civile, alla famiglia Agusta per l'eredità dell'ex marito. Dopo qualche giorno in carcere, a Opera, Francesca Vacca Agusta trascorse l'estate '97 agli arresti domiciliari nella sua abitazione in un prestigioso condominio nel centro di Milano.



(9 gennaio 2001)



MUCCA PAZZA 103
e le polemiche con la Ue


ROMA - Giorno per giorno, ecco cosa è successo, nelle settimane di gennaio in cui il tema "mucca pazza" è stato caldissimo.

23 gennaio: La
Commissione Ue risponde alle accuse di Pecoraro Scanio: <> le misure c'erano ma sono state poco applicate dai singoli paesi. Veronesi getta acqua sul fuoco: "Attenti alla psicosi". <> Le associazioni dei macellai chiedono aiuto: a rischio il 10/15 per cento dei posti di lavoro. E il ministro del Tesoro, Del Turco annuncia provvedimenti a favore del settore.

22 gennaio: Pecoraro Scanio accusa: un documento della Ue invitava i paesi membri
a "disinformare" per tranquillizzare <> la gente. In attesa della decisione sulla carne con l'osso, ancora controlli e sequestri in Calabria e Sicilia.

21 gennaio: L'allevatore di Camisano spiega che si tratta di vitelli morti di freddo perché troppo piccoli e sottopeso, in alcun modo commerciabili.
A Ragusa viene sequestrato un mangimificio. <>

20 gennaio: Arriva la sentenza di Regione Lombardia e ministero per le compagne della vacca 103: 160 dovranno essere abbattute, 20 sopravviveranno e saranno utilizzate per la ricerca. L'avvocato dei Greci annuncia azioni legali. I Nas sequestrano un allevamento di Enna e un altro di Camisano (Vicenza) dove vengono trovate 100 carcasse di vitelli morti.
Si parla di importazione clandestina di bovini <> e di documenti contraffatti. L'indagine è partita proprio da Pontevico.

19 gennaio: Si comincia a parlare di eliminare, provvisoriamente,
le bistecche con l'osso <>, "fiorentina" compresa. Dovrà decidere la Commissione Ue. Tre giorni di blocco dei macelli italiani <> per protesta. Mentre Veronesi appare più possibilista sulla sorte dei bovini della "Mapensata", si scopre che 19 di questi erano stati venduti a due allevamenti di Fondi <> (Latina) che vengono messi sotto sequestro. Nel cuneese la Asl trova mille capi nutriti con mangime <>di origine francese che potrebbe contenere particelle animali e sarebbe quindi a rischio.

18 gennaio: Gli allevatori bresciani
presidiano la cascina della Malpensata con 150 trattori <> per protestare contro l'abbattimento dei capi: "Dovranno passare sui nostri corpi". Intanto, la Asl chiede il dissequestro della cascina. Il commissario alla mucca pazza, Guido Alborghetti, fa sapere che quasi l'80% dei bovini è iscritto all'anagrafe nazionale.

17 gennaio: In val Seriana (Bergamo) vengono sequestrate 65 vacche: nel loro mangime risultano tracce di ossa di animali, quindi sono teoricamente a rischio. Alla Camera, il ministro Veronesi risponde alle interrogazioni. In sostanza dice queste cose: 1) la carne, oggi, è più sicura di 10 anni fa; 2) il latte e il muscolo sono assolutamente sicuri; 3) i casi di Creutzfeld-Jacob umana riscontrati in Italia non hanno nulla a che vedere con la carne; 4) Comunque, per regola veterinaria, tutte le
mucche dell'allevamento della Malpensata andranno abbattute. <> L'avvocato dei Greci fa sapere che si opporrà. I primi dati sui test rapidi: ne sono stati effettuati 4.500, uno solo è risultato positivo.

16 gennaio: Nel pomeriggio, da Torino, arriva la conferma:
la vacca 103 era malata di encefalopatia spongiforme bovina (Bse). <> Tutta la mandria dovrà essere abbattuta e dovranno essere individuati tutti i suoi discendenti. La famiglia Greci, proprietaria della cascina "Malpensata" protesta: "Abbiamo sempre lavorato in modo trasparente. Non vogliamo diventare capri espiatori di questa storia" <>. Gli allevatori del bresciano dichiarano la loro solidarietà ai Greci. Sull'argomento comincia un braccio di ferro con il ministero e la Regione Lombardia che deve decidere. McDonalds fa sapere che i suoi hamburger ("tutti fatti di muscolo disossato a mano") sono sicuri.

15 gennaio: Dalla Cina, il premier Giuliano Amato lancia messaggi rassicuranti:
"State tranquilli <>, non c'è da aver paura. Stiamo facendo tutto il possibile". Si discute ancora sul latte ma, alla fine il ministro Pecoraro Scanio consiglia di non rinunciare al cappuccino. In Germania si dovranno abbattere 400 mila capi e in Francia scattano i primi licenziamenti.

14 gennaio: La procura di Brescia apre un'inchiesta "a 360 gradi" sulla vacca 103 il cui cervello è arrivato a Torino. In Gran Bretagna,
il governo chiede test sul latte <> e, in Italia, si apre la discussione se il latte, appunto, sia pericoloso o meno <>. Alla fine della giornata, gli esperti e il governo dicono di no. Le associazioni dei consumatori chiedono di bloccare la carne con l'osso e di testare anche gli animali sotto i 30 mesi. La cooperativa Comazoo di Montichiari (Brescia) che fornisce mangime all'allevamento della Malpensata assicura: "Mai usate farine animali". La Federconsumatori comunica i codici di riconoscimento della carne: evitare la "D" (vacca sopra i 30 mesi) e la "E" (giovenca, poco più giovane).

13 gennaio: a Pontevico di Brescia viene scoperto
il primo caso ufficiale di Bse <>in un bovino nato in Italia. I prioni vengono trovati, in seguito ai test a tappeto, a un primo controllo, alle ore 17 del 12 gennaio e, a un secondo, la mattina del 13. A questo punto, la notizia viene ufficializzata dal ministero della Sanità che avverte: "Non ci sono rischi per i consumatori". La prima "mucca pazza" italiana e una vacca da latte pezzata nata nel 1994, porta il numero 103 ed è vissuta nell'allevamento "Malpensata" dei fratelli Greci insieme a circa 180 colleghe. Ha già avuto diversi vitelli <>e prodotto migliaia di litri di latte. E' stata macellata nell'impianto Inalca del gruppo Cremonini a Ospedaletto Lodigiano. I primi test dovranno ora essere confermati dal laboratorio dell'Istituto zooprofilattico di Torino.

12 gennaio: mentre si segnalano nuovi casi di Bse in Germania e in Danimarca, in Italia gli allevatori denunciano cali dei consumi di carne bovina pari al 40% (27% nella Ue) e danni di 13,7 miliardi alla settimana.


(24 gennaio 2001)


Via libera al pacchetto antiscarcerazioni del governo,
che prevede anche la rimodulazione della custodia cautelare


Braccialetto elettronico,
ok definitivo dal Senato

Lo strumento sarà usato su imputati in attesa di giudizio
o condannati per reati non gravi. Ma solo se c'è consenso

ROMA - Via libero definitivo, al Senato, per il braccialetto elettronico per gli imputati agli arresti domiciliari. L'assemblea di Palazzo Madama ha infatti approvato il decreto antiscarcerazioni, presentato dal governo il 24 novembre scorso, che introduce questo strumento già sperimentato all'estero: le nuove norme ne prevedono l'uso, in alternativa alla detenzione in carcere, ma solo con il consenso dell'imputato; tra chi ne può usufruire, ci sono gli imputati in attesa di giudizio o chi è già stato condannato per reati non molto gravi, per i quali si possono ottenere gli arresti domiciliari.

Il decreto prevede anche la rimodulazione dei termini della custodia cautelare (per evitare la scarcerazione di imputati pericolosi), la proroga di due anni del regime di sicurezza penitenziaria previsto dall'articolo 41 bis - il cosiddetto carcere duro per i mafiosi - e l'estensione del rito abbreviato anche per i reati più gravi, compresi quelli puniti con l'ergastolo.

In questi ultimi anni, dal 1996 in poi, il tema del braccialetto è stato quasi una costante del dibattito italiano sulla sicurezza e sulle carceeri, suscitando polemiche, guadagnandosi le prime pagine dei giornali, ma tornando poi sempre nell'ombra. Questa volta, invece, è diventato realtà. Superato anche il problema della tutela della privacy, il congegno elettronico non sarà di proprietà del Dipartimento di pubblica sicurezza, che ne sarà solo il gestore, ma verrà noleggiato dalle aziende produttrici. E' previsto inoltre che "chi rompe paghi". I detenuti che tenteranno di sottrarsi al controllo, manomettendo o rompendo lo strumento, torneranno immediatamente in carcere e potranno essere condannati ad una pena ulteriore.

In favore del suo uso si è pronunciato, nella sua relazione di apertura dell'anno giudiziario di qualche giorno fa, il procuratore generale della Corte di cassazione Francesco Favara, notando però che sottolineare che si tratta di un intervento "realizzato in via di urgenza" che "sconta un ovvio limite, giacchè tenta di rimediare con modifiche settoriali anche a vizi strutturali del meccanismo processuale". Contro il braccialetto si è invece espresso recentemente il cartello delle associazioni di volontariato (da Antigone alla Caritas, a Libera), perchè giudicato "chiaramente in contrasto con l'elemento fondante del trattamento carcerario e delle misure alternative, che è quello della messa alla prova attraverso una concessione di fiducia alla persona, per un percorso di recupero dei valori persi".

(17 gennaio 2001)



Petroliera si incaglia e rovescia in acqua
960 mila litri di combustibili


Ecuador, allarme ecologico
nelle acque delle Galapagos

QUITO (Ecuador) - Una miscela di materiali terribilmente inquinanti sta mettendo a rischio una delle ormai rarissime oasi naturali del mondo: l'arcipelago delle Galapagos. Una macchia nera di benzina diesel e di Ifo, pericoloso combustibile a base di "Bunker" sta fuoriuscendo dai serbatoi della Jessica, petroliera rimasta incagliata martedì scorso al largo dell'isola di San Cristobal costringendo le autorità ecuadoregne a chiedere aiuto agli Stati Uniti.

La nave, con il suo carico di 640 mila litri di benzina diesel e 320 mila litri di Ifo, si era bloccata su un banco di sabbia nel mezzo dell'arcipelago dichiarato nel 1978 patrimonio mondiale dell'umanità dall'Unesco. Un luogo che è ritrovo di rarissime specie animali.

Le autorità ecuadoregne in un primo tempo avevano sottovalutato il disastro tanto che il ministro dell'ambiente Rodolfo Rendon aveva annunciato che "un disastro ambientale è già scongiurato". Ma in realtà l'impatto con il banco di sabbia ha aperto una falla nello scafo e aperto uno squarcio anche nelle cisterne del carburante. E alla fine, ieri pomeriggio, il direttore del Parco nazionale delle Galapagos, Eliecer Cruz, ha confermato la formazione di una macchia nera nelle acque. "All'inizio - ha detto Cruz - credevamo si trattasse di olio proveniente dalla sala macchine inondatasi dopo l'urto dello scafo contro il banco di sabbia, ma abbiamo dovuto ricrederci: era proprio il combustibile trasportato".

Il comandante della Marina, Francisco Andrade, ha confermato che nell'acqua è fuoriuscito il "Bunker", prodotto gravemente dannoso per l'ambiente. "Il nostro timore - ha aggiunto - è per il maltempo che si annuncia e che potrebbe addirittura rovesciare la nave che non ha più motori". Il ministro dell'ambiente Rendon ha detto ieri sera che "gran parte del combustibile è stato recuperato", ma ha anche ammesso che il governo di Quito ha chiesto "un aiuto urgente al servizio di guardacoste degli Stati Uniti".

(20 gennaio 2001)

Giura il presidente, Washington blindata contro
le proteste. Tiratori scelti e agenti in borghese


Usa, il grande giorno
di George Bush

NEW YORK - Al gran ballo in boots and black tie, stivali e smoking, migliaia di texani brindano al loro eroe e conterraneo, George W. Bush, che si appresta a giurare fedeltà alla Costituzione ed entrare alla Casa Bianca. Il clima è allegro. Tra bollicine di champagne (e di coca-cola), musiche country e fumi densi di bistecche cotte alla brace, i miliardari repubblicani assaporano la vittoria, sognano quattro anni di trionfi, parlano d'affari. Le signore di Houston e Dallas sorridono per la foto del neopresidente che balla accanto a Ricky Martin.

Ma c'è anche molta ipocrisia tra questo popolo in festa. Tutti sanno che l'era Bush-seconda puntata (dopo quella del papà) comincia, non all'insegna dell'unità nazionale, come vuole la tradizione e come il successore di Bill Clinton chiederà nel discorso solenne di oggi, ma tra polemiche e proteste, sospetti e rancori. A conferma che l'America è ancora divisa, che le ferite elettorali non si sono rimarginate, che la vittoria "tecnica" di Bush ha lasciato metà del paese con la bocca amara e il timore di una rapida involuzione.

Settantamila giovani sono calati sulla capitale con intenzioni ben diverse da quelle delle famigliole repubblicane, dei politici stranieri e dei dirigenti di destra che affollano gli alberghi di Washington. Vogliono portare in piazza la protesta, mandare un avvertimento alla Casa Bianca di Bush. Sono afro-americani, femministe, militanti anti-pena di morte, democratici delusi, contestatori della globalizzazione, sostenitori della libertà d'aborto. Promettono che le manifestazioni di oggi saranno pacifiche, ma molti di loro conoscono bene, per averli sperimentati di persona, i metodi della guerriglia urbana che misero in ginocchio Seattle.

Di qui i provvedimenti eccezionali imposte dai servizi segreti che per la prima volta avranno la responsabilità della inauguration presidenziale. Il centro della città è pieno di metal detector, punti di controllo, tiratori scelti, agenti in borghese. I contestatori hanno cercato invano di convincere un giudice federale ad allentare le misure di sicurezza in nome della libertà di opinione. Ma paradossalmente le migliori garanzie di una festa politicamente serena potrebbero venire dalla turbolenza meteorologica. Freddo, pioggia, vento, neve, gelo accompagneranno l'insediamento del quarantatreesimo presidente degli Stati Uniti: c'è il rischio che le cerimonie ufficiali si debbano tenere al chiuso, in compenso discorsi e parate sarebbero al riparo dalle proteste.
Bush ha trascorso l'ultima giornata da cittadino "normale" preparandosi agli appuntamenti di oggi, rileggendo ad alta voce il discorso ufficiale e concedendo qualche intervista. In un colloquio con la Cnn ha detto, diplomaticamente, che è impossibile dare un giudizio a caldo sulla presidenza di Clinton: solo la storia potrà essere oggettiva. Ha annunciato un indurimento della strategia americana nei confronti dell'Iraq di Saddam Hussein e insistito sulla riforma della scuola. In un'altra intervista, che ha sorpreso molti osservatori, la moglie Laura ha preso posizione per il mantenimento delle leggi sulla libertà di aborto.

Dopo il pernottamento alla Blair house, la residenza degli ospiti illustri, Laura e George Bush andranno stamani a prendere un caffé alla Casa Bianca, assieme a Bill e Hillary Clinton, poi si sposteranno al Campidoglio per la cerimonia solenne.

(20 gennaio 2001)

Terremoto vicino agli 8 gradi della scala Richter
sconvolge una vasta zona del continente indiano


La terra trema in India
Più di 1.500 i morti

Vittime anche in Pakistan
Una scossa pure in Giappone

NUOVA DELHI - Cresce di ora in ora il bilancio dei morti per il terremoto che ha colpito l'India. Il sisma ha devastato la regione del Gujarat, lungo il confine tra il Pakistan e l'India a circa 190 miglia a sud est di Karachi, la capitale pakistana. La scossa è stata avvertita anche a Nuova Delhi, Bombay e ad Hallabad dove è in corso il raduno hindu <http://www.repubblica.it/online/mondo/sismaindia/kumbhmela/kumbhmela.html>. E' stato un terremoto fortissimo, di 7,8 gradi sulla scala Ritcher (secondo i dati forniti dall'agenzia Nuova Cina e non 6,9 come era stato annunciato sulle prime da fonti indiane), ha sconvolto diversi centri abitati provocando centinaia, forse migliaia, di morti: oltre 1500 secondo gli ultimi dati ufficiali, ma il ministro dell'interno indiano Lal Krishna Advani teme che le vittime siano nell'ordine di diverse migliaia.

Almeno 150 persone sono decedute a Ahmedabad dove almeno 14 grattacieli sono crollati. Nella città di Surat, 200 chilometri a sud di Ahmedabad, altre 26 persone hanno perso la vita sotto le macerie della loro casa. Vittime sono state riportate anche nelle città di Bhavanagar e Patan dello stato di Gujarat, ma per il momento non si conosce il numero esatto.

Almeno due bambini sono morti quando un palazzo di tre piani è crollato nella città pachistana di Hyderabad, 120 chilometri a nordest di Karachi. Ma sono solo le vittime accertate, di centinaia di altre persone non si hanno notizie certe ma si sa che sono sotto le case crollate. Tanta gente si è ritrovata intrappolata al momento del sisma in quanto oggi in India è festa: si celebra la Giornata della Repubblica.

Migliaia di persone si sono riversate nelle strade in preda al panico ad Ahmedabad, a Bombay e a Jodhpur, nello stato del Rajastahn. I milioni di pellegrini accampati sulle rive del Gange ad Allahabad, nel nord dell'India, per la festa della Kumbh
Mela hanno sentito la scossa ma non sembra che ci siano state vittime. Secondo il dipartimento di metereologia di Nuova Delhi il terremoto di oggi è stato il più forte dal 1956.

Il premier Atal Behariu Vajpayee ha convocato per oggi una riunione d'emergenza del governo indiano, in cui si cercherà di mettere a punto le contromisure. Agli abitanti dell'area disastrata, dove si sta dirigendo il ministro dell'Interno federale Krishna Advani, è stato per il momento raccomandato di non restare nelle proprie case, tutte in pratica lesionate.

Tra l'altro per non meno di una settimana ci si aspetta una serie di scosse di assestamento la cui intensità potrebbe arrivare anche a 5 gradi sulla scala aperta Richter; quella dell'onda d'urto principale era di ben 7,9 gradi, più che sufficiente per causare danni gravi ed estesi in aree abitate. "Sono profondamente addolorato e afflitto nel venire a conoscenza delle conseguenze di una simile devastazione", ha commentato Vajpayee.

Un'altra scossa di terremoto con una magnitudo di 4,6 gradi sulla scala Richter ha colpito alle 17.42 locali (09,42 italiane) il Giappone meridionale, a circa 1.000 Km a sud ovest di Tokyo. Non ci sono per ora segnalazioni di danni a persone o cose. L'epicentro è stato localizzato a 10 km. sotto il livello del mare. Dieci minuti dopo un'altra scossa, di magnitudo 3,6 gradi Richter, ha interessato la stessa regione, leggermente più a nord nei pressi di Kagoshima.

(26 gennaio 2001)

Al forum dell'economia mondiale Clinton parla
del mercato globale e accende la scintilla


Scontri a Davos
Torna il popolo di Seattle


DAVOS - Il popolo di Seattle non si ferma e va a stringere d'assedio i potenti della terra a Davos, al forum mondiale dell'economia. Come negli Stati Uniti anche nella città Svizzera i contestatori si sono dati prima appuntamento attraverso la Rete <http://www.repubblica.it/online/tecnologie_internet/davos/contestazione/contestazione.html>, poi sono passati alle vie di fatto. E' bastato che Clinton riproponesse con forza nel suo discorso la necessità di un mercato globale per accendere la miccia. Il presidente Usa non ha dubbi: "La globalizzazione crea libertà e noi non possiamo fermarci, dobbiamo solo essere più attenti". Clinton è stato abbastanza attento a dare atto della necessità di riformare il Wto, ma ha difeso l'istituzione in quanto tale. Tanto è bastato per scatenare la protesta. Ha detto il presidente Usa: "Do il mio deciso appoggio al Wto anche se deve essere riformato. Chi lo critica sbaglia in pieno". I paesi che guardano in modo ostile all'organizzazione mondiale del commercio sono uniti "dal silenzio" e per questo è necessario aprire a loro il Wto che "non deve essere una istituzione privata, riservata a pochi". Gli Usa lavoreranno per questo e anche all'avvio di un nuovo "round" negoziale.

Ma per i contestatori del Wto (tra i quali anche una delegazione italiana con Verdi e Rifondazione) la posizione americana è largamente insufficiente. La manifestazione nei dintorni del palazzo dove si tiene il forum era già anunciata. Loro di mercato globale non vogliono sentire parlare e lo considerano anzi il nemico da battere, la ghigliottina che fa cadere le teste degli stati più poveri. A guidare la manifestazione uno dei capi carismatici di Seattle, Josè Bovè, che ha ripetuto gli stessi slogan ascoltati nelle giornate americane. Come allora l'inizio del corteo è stato pacifico, poi quando il serpentone è venuto a contatto con le forze dell'ordine ci sono state le prime scaramucce.

L'ala dura dei dimostranti ha travolto la prima linea della polizia e un militare è rimasto ferito. Altro caos e altri contusi leggeri davanti alle vetrine dell'unico McDonalds della zona accusato d utilizzare slogan ecologisti per vendere hamburger. Anche qui il solito copione con spintoni, vetri rotti e calma riportata a fatica. Lo stesso Bové è rimasto leggermente ferito da un lacrimogeno.

Di diverso rispetto a Seattle c'è solo, e non è un dettaglio da poco, la reazione della polizia che ha evitato di usare le maniere forti. Anzi i dimostranti hanno persino notato l'uso da parte delle forze delle forze dell'ordine di scudi ecologici, costruiti in vimini.

(29 gennaio 2000)

La "regina di maggio" non ha superato la crisi polmonare
Aveva 94 anni, da tempo malata era ricoverata a Ginevra


E' morta Maria Josè di Savoia
Il dolore di Vittorio Emanuele: "Era una grande italiana

GINEVRA - Maria Josè di Savoia è morta. L'ultima regina d'Italia, la regina di maggio, non ce l'ha fatta a superare l'ultima crisi di una salute ormai compromessa. Aveva 94 anni. Maria Josè di Savoia è morta all'Ospedale cantonale di Ginevra, lo stesso ospedale dove morì l'ultimo re d'Italia, suo marito Umberto II, il 18 marzo 1983. Maria Josè è morta tenendo le mani del figlio Vittorio Emanuele e della nuora, Marina Doria. Ha sorriso debolmente, poi ha reclinato il capo. Era cosciente, ha detto un portavoce di casa Savoia.

L'ex regina era ricoverata dal 27 dicembre scorso. La sua salute era peggiorata in seguito a una broncopolmonite. Nella camera, con un'infermiera, era sempre rimasto uno della famiglia.

Vittorio Emanuele di Savoia ha affidato il dolore della famiglia a un comunicato. "Oggi è mancata mia madre Maria Josè, una delle più amate e stimate regine d'Italia. E' con dolore immenso che assieme a mia moglie Marina e a nostro figlio Emanuele Filiberto ne do l'annuncio a tutti coloro che hanno conservato di lei un affettuoso ricordo".

"Maria Josè - prosegue il capo della casata - è stata una vera grande italiana, non solo per essere una Savoia, ma perché ha amato il nostro paese fin dall'infanzia. Molti italiani la ricordano come crocerossina con i soldati, come alpinista con i montanari, come appassionata di musica e di arte, come autrice di amorevoli libri di storiografia sabauda".

"Assieme a tanti italiani - conclude il principe - diamo l'ultimo addio a una donna straordinaria, tenace e volitiva mentre noi della sua famiglia perdiamo una madre e una nonna che adoriamo e che resterà sempre nei nostri cuori".

Fino a questa mattina, le condizioni di Maria Josè, aveva detto Marina Doria, moglie di Vittorio Emanuele, erano stabili. "Sua maestà - aveva detto - ha trascorso una notte tranquilla. Le sue condizioni sono stazionarie. Non ci sono per il momento indicazioni di un peggioramento".

Da più di un anno le condizioni dell'ex sovrana si erano aggravate: quattro ricoveri recenti, due infermiere ad accudirla (prima del ricovero una settimana fa) in casa della figlia Maria Gabriella dove si era trasferita tre anni fa. Da tempo era costretta su una sedia a rotelle.

Il primo omaggio alla ex regina è arrivato da Indro Montanelli, prima che arrivasse la notizia della morte. Intervistato da Alain Elkann, su Tmc, Montanelli ha detto che la scomparsa di Maria Josè sarebbe per lui un lutto, non solo perché sono amici, ma perchè "sono ancora, e ci tengo a dirlo, un monarchico. Coloro che vogliono scacciare il nome dei Savoia dalla storia d'Italia sono dei truffatori".

(27 gennaio 2001)