APRILE
2001
Belgrado, trattative frenetiche
nella notte
Alla fine "Slobo" alza bandiera bianca
Milosevic
si arrende
L'ex dittatore in carcere
BELGRADO - Si è arreso nella
notte. Da oggi Slobodan Milosevic, l'ex dittatore
jugoslavo, non è più un uomo libero. Non è stata una
resa facile quella di Slobo. Rinchiuso nella sua villa,
protetto da fedelissimi armati fino ai denti, assediato
dalle forze speciali del governo di Belgrado, l'ex
dittatore aveva minacciato: "Non mi prenderete
vivo".
E invece dopo due giorni di assedio, ore di convulse
trattative, è arrivata la resa. Milosevic si è
consegnato stamane alla polizia serba che lo ha arrestato
e portato di fronte ai gudici del tribunale. Erano le
4.40 di stamattina e da ore la trattativa per la resa
andava avanti. In molti avevano perso le speranze e
sembrava ormai inevitabile una nuova azione di forza
della polizia. Una serie di colpi di pistola aveva fatto
presagire il peggio ma si era trattato solo di una
reazione emotiva della figlia di Milosevic, Marja, che
aveva sparato, senza colpire nessuno, contro gli agenti
che entravano per arrestare il padre. Milosevic ormai
aveva deciso per la resa. Finiscono in carcere diversi
pretoriani dell'ex dittatore, tra cui Sinisa Vucinic,
leader dell'ala più radicale del partito Jul. Altre
persone sono state arrestate sotto l'accusa di possesso
illegale di armi e per aver fatto uso di armi da fuoco
nella notte tra venerdì e sabato quando la polizia ha
fatto il primo tentativo di arrestare Milosevic.
Il commando delle forze speciali che lo ha preso in
consegna lo ha scortato fino a una lunga colonna di
fuoristrada e automobili che si sono poi dirette al
carcere centrale di Belgrado. Milosevic è stato prima
portato in cella e adesso è sotto interrogatorio. Le
accuse nei suoi confronti non riguardano crimini di
guerra e quindi non prevedono l'estradizione al Tribunale
penale internazionale dell'Aja: si tratta di reati di
abuso di ufficio, peculato, corruzione, malversazione e
altri crimini economici commessi sia come presidente
serbo che come presidente federale, in associazione con
alcuni stretti collaboratori.
Dal mondo arrivano reazioni soddisfatte all'arresto di
Milosevic. Uno dei primi governanti occidentali a
rallegrasi per l'arresto di Slobodan Milosevic è Robbin
Cook. "Questa - ha dichiarato - è una notizia molto
gradita da tutti coloro che hanno lottato così a lungo
per portare pace e giustizia nei Balcani." Questo
invece il commento del presidente francese Jacques
Chirac: "Un giorno atteso a lungo.Adesso deve essere
fatta giustizia." Infine arriva la soddisfazione del
governo tedesco: "La condotta del governo di
Belgrado mostra che le forze democratiche della
Jugoslavia sono determinate a imporre lo stato di
diritto" dice il ministro degli Esteri Joschka
Fischer (Verdi).
(1
aprile 2001)
La collisione ha costretto il
velivolo Usa a effettuare
un atterraggio d'emergenza. Discordanti le due versioni
Cina-Usa,
incidente in volo
tra aerei militari
I due Stati si
addossano a vicenda la responsabilità
PECHINO - Scontro in cielo tra
un ricognitore americano e un jet cinese. L'aereo Usa è
stato costretto all'atterraggio in territorio cinese.
Scambio di accuse e scoppia un piccolo incidente
diplomatico.
Un aereo di ricognizione della marina statunitense, in
volo sul Mar della Cina è stato intercettato questa
mattina da tre caccia cinesi che si sono pericolosamente
avvicinati e hanno provocato una collisione. L'EP-3
americano, dopo lo scontro, ha dovuto effettuare un
atterraggio di emergenza sull'isola di Hainan. Tutte e 24
le persone che si trovavano bordo dell'aereo sono
incolumi ma la vicenda ha fatto nascere screzi
diplomatici fra le due potenze.
Mentre, infatti, la marina americana diffondeva,
attraverso un comunicato, che dopo il contatto con uno
degli aerei cinesi l'Ep-3 aveva subito danni tanto gravi
da essere costretto a inviare un segnale di 'mayday' e
invertire la rotta, la televisione cinese addossava la
colpa dell'incidente ai membri dell'equipaggio americano
e affermava che il suo jet era precipitato, aggiungendo
che le ricerche dell'equipaggio erano ancora in corso.
Il comando statunitense del Pacifico, in ogni caso, ha
auspicato che i cinesi rispettino "l'integrità
dell'aereo e il benessere e la sicurezza dell'equipaggio
secondo la prassi internazionale, accelerino le
necessarie riparazioni per facilitare l'immediato ritorno
dell'aereo". Il fatto che l'Ep-3 avesse un
equipaggio così numeroso fa pensare a un aereo dotato di
mezzi sofisticati per lo spionaggio internazionale.
Chiaro l'interesse dei cinesi sull'aereo atterrato sul
loro territorio, altrettanto chiato che gli americani
preferirebbero che l'Ep-3 potesse ripartire senza una
"visita" troppo accurata da parte delle
autorità di Pechino.
Al momento non si sa se l'Ep-3 si trovasse, al momento
della collisione, nello spazio aereo internazionale. Ma
in ogni caso, il governo di Pechino rivendica la
sovranità su tutto il Mar cinese meridionale, sulle cui
isole accampano diritti anche lo stato di Brunei, la
Malaysia, le Filippine, Taiwan e il Vietnam. Gli Stati
Uniti non hanno preso posizione su queste dispute
territoriali, ma sostengono il principio della libertà
di navigazione.
(1
aprile 2001)
È accaduto poco dopo la
mezzanotte, all'entrata
in vigore della nuova legge sulle unioni omosessuali
Celebrati
ad Amsterdam
i primi quattro matrimoni gay
AMSTERDAM - Nella capitale
europea della trasgressione, ieri sera a mezzanotte
quattro coppie si sono fatte la meno trasgressiva delle
promesse: quella dell'eterno amore. Erano sei ragazzi e
due ragazze. Omosessuali. Per la prima volta al mondo la
loro unione, davanti alla legge, vale quanto tutte le
altre, quelle "normali". Proprio allo scoccare
del nuovo giorno, infatti, in Olanda entrava in vigore la
nuova legge sui matrimoni omosessuali, approvata dal
Parlamento lo scorso dicembre.
"È un privilegio per me essere il primo a
felicitarsi con voi", ha detto Job Cohen, sindaco di
Amsterdam e officiante del rito civile poco prima di
proclamare ufficialmente l'unione di matrimonio delle
coppie. Una scena inconsueta, ma solo per quello che
riguarda il sesso dei protagonisti. Per il resto si è
trattato di un matrimonio con tutti i crismi della
tradizione. Gli uomini erano vestiti in smoking o in
gilet di cuoio. Le donne indossavano un classico abito da
sposa. "Spero che ora molte coppie di omosessuali
vorranno seguire il nostro esempio", ha detto
davanti agli invitati e ai curiosi uno dei novelli sposi.
Anche sul terreno delle unioni omosessuali, quindi,
l'Olanda si aggiudica la palma di paese più aperto e
laico. È la prima volta al mondo, infatti, che i legami
tra persone dello stesso sesso vengono riconosciuti a
tutti gli effetti come matrimoni. Ma già da tempo ai gay
venivano riconosciuti diritti di convivenza: alla fine
del 2000 erano 6.000 le coppie che avevano usufruito dei
benefici in termini di garanzie patrimoniali o tutele
familiari della legge sulle unioni civili. Per loro,
adesso potrà aprirsi la strada del matrimonio vero e
proprio. E secondo Henk Krol, storico leader del
movimento gay olandese, le coppie omosessuali nel giro di
poco tempo potrebbero essere il 15 per cento dei totale
dei matrimoni celebrati ad Amsterdam.
(1
aprile 2001)
Esplosione al tritolo in un
edificio di via Brunetti,
sede dell'istituto Affari internazionali
Roma,
attentato all'alba
vicino piazza del Popolo
Nessun ferito,
danni materiali. Gli inquirenti
seguono la pista dell'estremismo di sinistra
ROMA - Un ordigno è esploso,
all'alba di oggi, a Roma. Luogo dell'attentato, la sede
dell'istituto per gli Affari internazionali in via
Brunetti numero 9, nei pressi della centralissima piazza
del Popolo. L'attentato non ha provocato feriti, ma solo
danni materiali.
L'esplosione è avvenuta intorno alle 4,45. Stando ai
rilievi compiuti dai carabinieri gli attentatori hanno
fatto esplodere un ordigno di notevole potenza composto
da cinque o sei chilogrammi di tritolo, comandato a
distanza. "Una bomba confezionata artigianalmente ma
in modo abbastanza complesso", ha dichiarato il
colonnello Vittorio Tomasone, comandante del Reparto
operativo, precisando che l'ordigno è esplosa
probabilmente dall'interno a ridosso del portone e ha
scardinato gli infissi corazzati, uno dei quali è finito
sulla serranda del ristorante che si trova dall'altra
parte della strada, lacerandola.
Lo scoppio ha fatto saltare il pesante e vecchio portone
di legno del palazzo e ha distrutto alcuni vetri.
Distrutta anche una porta di sicurezza in acciaio, che si
è accartocciata come un foglio: separava il Circolo
degli Scacchi dalla sede dell'Istituto Affari
Internazionali. Entrambi hanno sede nello stesso palazzo,
così come l'associazione per le relazioni Italia-Usa.
Ma Stefano Silvestri, vicepresidente dell'istituto Affari
internazionali, esclude che l'ente fosse l'obiettivo
degli attentatori: "Il nostro - spiega - è un
istituto di ricerca, senza fini di lucro, che studia i
problemi di politica internazionale. Potrebbe interessare
eventuali terroristi solo se questi decidessero di
prendere di mira tutta la politica estera italiana. Mi
sembra più probabile come obiettivo la sede del
consiglio per le relazioni italo-americane".
Quanto alle indagini - affidate ai pm Franco Ionta e
Giovanni Salvi e al procuratore aggiunto Italo Ormanni, e
coordinate dal procuratore capo di Roma Luigi Vecchione -
sembra che per il momento si sospetti di gruppi di
estrema sinistra, di ispirazione anarchica. "Per
adesso non ci sono rivendicazioni - dichiara un
investigatore - ma sia l'istituto, sia l'associazione
Italia-Usa, possono rappresentare degli obiettivi
simbolici. In ogni caso si è trattato di un'azione
dimostrativa. Certo, se qualcuno passava in quel momento,
avrebbe rischiato la vita".
(10
aprile 2001)
E' il primo paese al mondo a
legalizzarla. Polemiche, durissima reazione del Vaticano:
"Ferita gravissima"
Olanda,
l'eutanasia
diventa legge
AMSTERDAM - L'Olanda è da oggi
il primo paese al mondo in cui l'eutanasia è legale.
Come largamente previsto - e tra le proteste di circa
diecimila persone - anche il Senato ha approvato, ad
ampia maggioranza, la legge che legalizza la "dolce
morte". A favore hanno votato 46 senatori contro 28,
presenti 74 su 75 membri del Senato. Anche i minorenni
potranno fare ricorso all'eutanasia, ma tra i 12 e i 16
anni sarà necessario presentare l'autorizzazione dei
genitori.
La legge passata oggi al Senato era stata approvata dalla
Camera olandese lo scorso 28 novembre con 104 voti a
favore e 40 contrari, quelli dell'opposizione democratico
cristiana e socialista. Il provvedimento era appoggiata
apertamente dal governo del premier socialdemocratico Wim
Kok: "Abbiamo lavorato con coscienza, non abbiamo
nulla di cui vergognarci", aveva detto alla vigilia
dell'approvazione di oggi.
Una volta che il testo sarà firmato dalla regina
Beatrice -si presume entro due settimane- la legge
entrerà in vigore.
Secondo gli ultimi dati forniti dal governo, solo nel
1999 in Olanda sono stati più di duemila i suicidi
assistiti o i casi di eutanasia denunciati alle
autorità, ma secondo la Società di volontariato per l'
eutanasia, i dati reali sarebbero circa il doppio. Una
recente inchiesta ha inoltre dimostrato che l' 85% degli
olandesi è favorevole alla legalizzazione dell'
eutanasia per quei casi di "grave sofferenza"
fisica, mentre la maggioranza (circa il 57%) pensa che
anche i malati colpiti da gravi sofferenze psicologiche
possano scegliere se mettere fine alla loro vita.
Dureissima la reazione del Vaticano, per bocca del
cardinale Ersilio Tonini: "E' una ferita gravissima
inferta all'Umanesimo europeo, poichè è stato toccato
il principio dell'intangibilità della vita umana, alla
base della civiltà cristiana occidentale". "E'
una decisione - ha aggiunto - che nega i contenuti della
nostra civiltà, che nega la sostanza umana stessa. Mi
auguro che gli altri parlamenti europei abbiano di che
riflettere".
"E' gravissimo il principio - ha concluso Tonini -
su cui ha legiferato l'Olanda: qui abbiamo uno Stato che
si assume il potere di uccidere essere umani
consenzienti. Ma essere consenzienti non significa
assulutamente nulla, perchè lo Stato non può arrogarsi
il potere di giudicare della vita umana. L'uomo non può
disporre della vita di un altro uomo, è un principio
giuridico, non solo cristiano".
(10
aprile 2001)
Benin, il racconto dei piccoli
profughi del cargo "negriero"
"Io
schiavo di quindici anni
sulla nave dei bimbi perduti"
Inchiesta
internazionale sulla tratta dei mini lavoratori
che farebbe più di duecentomila vittime all'anno
COTONOU - "Adesso la fanno
passare come una gita pasquale. Pare normale che un
gruppo di persone adulti, bambini si nasconda in una
stiva e venga portato in giro per due settimane a tentare
di sbarcare nei porti del Golfo di Guinea. Ormai in tanti
escludono che le decine di bambini che abbiamo preso
dalla "Etireno" viaggiassero soli; ma come si
può sostenere che fossero tutti accompagnati? Saranno i
bambini a dircelo, ma serve calma, tempo e attenzione: li
abbiamo divisi dai grandi, stiamo cercando di
rassicurarli e poi parleremo con loro. Non bisogna che si
sentano condizionati, altrimenti la verità di questo
viaggio non verrà mai fuori". Alfonso Gonzalez,
direttore dell'organizzazione umanitaria "Terre des
Hommes", invoca una inchiesta internazionale - così
come ha chiesto il governo americano - sul mistero
dell'"Etireno", il "traghetto
fantasma" che ora è placidamente ancorato nel porto
di Cotonou, con l'equipaggio consegnato a bordo dalla
polizia del Benin.
Nel compound dell'organizzazione umanitaria i più
piccoli tra i viaggiatori della nave sono custoditi e
tenuti lontano da pressioni esterne. Si temono
mistificazioni e speculazioni su una vicenda che appare
sempre meno chiara; e ad aggiungere confusione aleggia lo
spettro d'una seconda nave sospetta che incrocia da
qualche parte nel Golfo di Guinea. Le organizzazioni
umanitarie pensano forse anche che i timori di un
"bluff" nella tratta dei bambinischiavi
comprometta l'attenzione che invece la questione merita.
"Il Benin ha sei milioni di abitanti, tre milioni
sono minorenni, almeno quattrocentomila di loro lavorano;
alcuni di loro vengono mandati all'estero, ma sono i
meno: nessuno considera i traffici interni, soprattutto
dalle campagne alla città. La questione dei
bambinischiavi, che nella regione interessa circa
duecentomila minori l'anno, rientra nel problema più
generale del lavoro minorile", dicono a Terre des
Hommes.
Anche sotto l'acquazzone pomeridiano che annuncia la
stagione delle grandi piogge allagando le strade e
svuotandole di gente è normale essere avvicinati da
bambinetti che portano ritmicamente la mano alla bocca
per chiedere qualche soldo con cui poter mangiare.
"Non sono come i meninos de rua dell'America Latina,
che non hanno legami; qui dietro un bambino c'è sempre
un adulto che li manda per strada a mendicare o a
vendere", spiega Gonzalez.
Raccoglitore di cacao, sguattero,
"commerciante" agli incroci delle strade,
prostitute: la richiesta di manodopera giovane o
giovanissima ma comunque a basso prezzo cresce in tutti i
paesi dell'Africa occidentale.
Perciò il "settore" è stato occupato da
organizzazioni che soddisfano sia le richieste dei
compratori sia i sogni di chi - grande o piccolo che sia
- si rivolge a loro. Basta pagare.
"È stato facile salire sull'"Etireno". Ho
passato la frontiera del Benin e del Togo su un bachee,
una furgonetta, e sono arrivato a Lomé. I miei genitori
dal Gabon mi avevano fatto sapere che da lì c'erano
buone possibilità. Sono arrivato a Lomé ai primi di
marzo, ho trovato le persone che mi hanno venduto il
biglietto per duecentomila franchi Cfa (600 mila lire);
mi hanno detto che per prendere la nave dovevo andare a
Cotonou e aspettare un po'. Sono venuto qui, sono entrato
nel porto; nessuno mi ha fermato o mi ha chiesto i
documenti. Poi sono salito a bordo e siamo partiti alle
16, in pieno giorno. Avevamo un po' di cibo, ma dopo tre
giorni è finito: chi poteva pagare si è comprato delle
razioni supplementari, altrimenti niente".
Aboubakar Djabi è del Mali ha quindici anni e dice di
essere "commerciante"; afferma come tutti gli
altri giovani connazionali che hanno tentato il viaggio
sull'"Etireno" e sono ora custoditi nel centro
di "Terre des Hommes" di Calavi, di esser
partito per raggiungere familiari già stabilitisi a
Libreville. Ma oggi ancora storditi i ragazzi raccontato
di essere stati sbarcati dalla nave rimasta al largo con
piroghe in Gabon, che la polizia li ha intercettati,
malmenandoli e rispedendoli infine sul traghetto. Non
sanno dire se qualcuno dei passeggeri invece è riuscito
ad arrivare a destinazione. Ma tutti annuiscono quando
gli si chiede se ci riproveranno. "Magari cercando
di fare le cose in modo legale", spiega Djallo,
diciottenne.
Vestito modestamente l'imprenditore del Mali si ferma a
parlare in un angolo del porto di Cotonou. "Ma
guardi che storia. Adesso tirano fuori i commercianti di
schiavi. Non è possibile: io la gente la aiuto; se
vogliono partire, raggiungere un altro paese, io gli do
una mano. Non sto a guardare chi siano i
viaggiatori". La legge del Benin del 1971 prevede
pene severe per i "passatori" e addirittura la
pena capitale per chi fa commercio di minori, ma finora
nessuno è mai stato preso né condannato.
(19
aprile 2001)
Il presidente della Regione
Lombardia annuncia un decreto
per cambiare la data del voto sulla devolution
Formigoni
si arrende
"Sospendo il referendum"
MILANO - Il braccio di ferro
sulla data del referendum lombardo sulla devolution è
finito, il presidente della Regione Lombardia Roberto
Formigoni ha dovuto gettare la spugna. Dopo la presa di
posizione di ieri dei presidenti delle corti d'appello di
Milano, Brescia e Trento che avevano decretato
l'impossibilità di svolgere la consultazione lo stesso
giorno delle elezioni politiche Formigoni ha abbandonato
la partita e ha annunciato un decreto per sospendere il
referendum rinviando la questione della data in cui
dovrà tenersi al Consiglio regionale.
Dunque la lunga querelle è finita. Il 13 maggio in
Lombardia non ci saranno le urne per votare il referendum
e, in attesa che il Consiglio regionale decida la nuova
data della consultazione, Formigoni dà per certo solo
che non si voterà né il 27 maggio, né il 3 o il 10
giugno come era stato ipotizzato nei giorni dello scontro
con il governo.
"Queste date - ha detto il presidente della Regione
che non si è negato un ultimo attacco al governo Amato -
sarebbero possibili solo previa negoziazione tra la
Lombardia e un governo che ha perso ogni credibilità.
Non ci faremo prendere in giro da un governo che ha
chiuso con noi e spero anche con gli italiani". Poi
Formigoni lascia intendere che spera di trattare la
questione con un governo amico."Un altro governo
più rispettoso delle autonomie regionali", dice il
presidente della Lombardia.
(20
aprile 2001)
La donna è arrivata nel
pomeriggio a casa della sorella
Potrà uscire dall'abitazione per sottoporsi alle cure
Baraldini
ai domiciliari
"La mia vita ricomincia"
ROMA - "Comincia, mi
auguro per sempre, una nuova stagione della mia
vita". Sono poche ma sofferte le prime parole
pronunciate da Silvia Baraldini, al momento dell'arrivo
nella casa della sorella. Le prime, ma forse anche le
ultime. "Da questo momento eviterò ogni tipo di
pubblicità su di me e per questo ritengo opportuno non
rilasciare interviste ad alcuno anche se sono grata a
tutti coloro che in questi duri anni mi hanno
sostenuta".
Silvia Baraldini è arrivata a casa della sorella,
l'abitazione che fu di sua madre, nel pomeriggio.
Stamattina infatti il tribunale di sorveglianza di Roma
aveva deciso di concederle gli arresti domiciliari,
richiesti a cause delle sue cattive condizioni di salute.
Secondo quanto si è appreso il provvedimento prevede che
la Baraldini possa, per qualche ora al giorno, lasciare
il domicilio per sottoporsi alle cure necessarie. Il
beneficio parte da oggi e dura fino al mese di settembre
prossimo quando sarà riesaminato.
La Baraldini aveva lasciato oggi alle 14.00 il
Policlinico Agostino Gemelli, dove era ricoverata. E ora
dovrà decidere il proprio domicilio, dal quale avrà il
diritto di muoversi in qualsiasi momento della giornata
per ragioni di cura. Potrà inoltre allontanarsi dal
domicilio ogni giorno dalle 9 alle 14 per "esigenze
di vita": dal lavoro, allo studio, ma anche per
andare a fare la spesa.
Nel provvedimento il Tribunale di sorveglianza sottolinea
come questa libertà di movimenti possa essere un
"supporto psicologico" alla cura cui è
sottoposta. Il provvedimento del Tribunale non impone
inoltre divieti di comunicazione. Silvia Baraldini potrà
telefonare o ricevere visite. Naturalmente le forze
dell'ordine potranno controllare in qualunque momento
l'osservanza di queste prescrizioni.
Per il ministro della Giustizia Piero Fassino la
decisione del tribunale è "equilibrata e
sensibile", riconosce a Silvia Baraldini di potersi
curare "nel modo più adeguato" e al tempo
stesso "rispetta l'accordo che l'Italia ha
sottoscritto con gli Stati Uniti".
(21
aprile 2001)
Il pilota è rimasto vittima di
un gravissimo incidente
a Dresda, dove stava provando una vettura per Le Mans
È
morto Michele Alboreto
ultimo italiano alla Ferrari
Montezemolo:
"Correva spinto da una enorme passione"
DRESDA - Il grande circo della
Formula Uno ha perso tragicamente uno dei suoi
protagonisti più amati. Michele Alboreto è morto. L'ex
pilota della Ferrari si è spento in un ospedale di
Dresda, dove era stato ricoverato a causa di un terribile
incidente avvenuto sul circuito di Lausitzring, nelle
vicinanze di Dreda, dove stava eseguendo dei test su una
Audi R8, una vettura per le American-Le Mans series e per
la corsa di Le Mans. Le sue condizioni sono apparse
gravissime sin dall'inizio. I medici non hanno potuto
fare niente per salvargli la vita.
Alboreto è stato probabilmente il più grande pilota
italiano degli ultimi decenni. Era nato a Milano il 23
dicembre del 1956. Aveva esordito in Formula Uno nel
1981, al Gran Premio di San Marino, al volante della
Tyrrel-Ford. Con la scuderia britannica aveva ottenuto
anche due vittorie, entrambe negli Stati Uniti, che lo
avevano portato alla ribalta internazionale.
Su quel ragazzo dalle enormi potenzialità aveva subito
messo gli occhi Enzo Ferrari, che lo aveva voluto con sé
a Maranello. Erano gli anni in cui le Rosse sembravano
proibite ai piloti italiani, e proprio l'arrivo di
Alboreto portò nella scuderia del Cavallino una ventata
di ritrovato entusiasmo.
La sua migliore stagione con la
Ferrari è stata quella del 1985, quando aveva toccato
anche il vertice della classifica iridata, per cedere nel
finale del campionato il posto a Alain Prost.
Dopo la parentesi ferrarista Alboreto gareggiò ancora
con la Tyrrel, poi con la Lola, con la Footwork e la
Minardi, senza però ottenere grandi risultati. In
Formula Uno ha disputato 194 Gran Premi, ottenendo cinque
vittorie, due pole position, nove secondi posti e nove
terzi posti.
La sua scomparsa è stata subito commentata con
commozione da Maranello. "Alboreto è stato un
pilota importante nella storia della Ferrari", ha
detto il presidente della scideria Luca Cordero di
Montezemolo. "Intelligente e sempre attento alle
problematiche tecniche dello sviluppo delle vetture. La
sua morte mi colpisce moltissimo e mi rattrista
profondamente. Michele continuava a correre, spinto da
un'insopprimibile passione, dimostrando che questo nostro
sport, che coinvolge in maniera assoluta, racchiude
sempre il rischio dietro l'angolo".
(25
aprile 2001)
E' il leader riformista del
partito liberaldemocratico
entro poche ore si attendono i nomi dei 17 ministri
Giappone,
Koizumi
nominato premier
TOKYO - Il Giappone ha un nuovo
premier. Si tratta di Junichiro Koizumi, leader
riformista del partito liberaldemocratico (Ldp), nominato
oggi primo ministro dalla Camera dei deputati (dove ha
ottenuto 287 voti, sui 478 voti espressi) e dal Senato
(con 138 voti su un totale di 246 voti). Succede al
collega di partito Yoshiro Mori che si è dimesso
formalmente stamani. Per il leader riformista hanno
votato i parlamentari dell'Ldp, del Komei di ispirazione
buddista, e dei conservatori che formano la coalizione
tripartita di governo.
Terminata la votazione, Koizumi è entrato nella
residenza ufficiale del primo ministro dove tra poche ore
dovrebbero essere annunciati i nomi dei 17 ministri del
suo governo. Nella riforma amministrativa varata alla
fine dello scorso anno, il numero dei ministri è stato
fissato a 17, dei quali 13 sono a capo di altrettanti
ministeri e 4 sono ministri senza portafoglio con
incarichi speciali. Almeno 7 dei ministri sarebbero già
stati decisi ma due ministeri chiave, del tesoro e
finanze e degli esteri, sarebbero ancora da assegnare.
Agli esteri Koizumi, secondo fonti bene informate,
vorrebbe nominare Makiko Tanaka, la figlia del defunto
premier Kakuei Tanaka, che è la politica più amata del
momento insieme con Koizumi per la sua decisa volontà
riformatrice e per la chiarezza delle sue posizioni. Ma
vi sarebbero forti resistenze contro la sua nomina,
soprattutto da parte della fazione maggiore dell'Ldp,
quella guidata dall'ex premier Ryutaro Hashimoto, il
grande favorito alla successione di Mori sconfitto da
Koizumi nel voto per la presidenza dell'Ldp grazie a una
intelligente e travolgente campagna elettorale guidata
proprio da Makiko Tanaka.
(26
aprile 2001)
I due esponenti radicali sono
arrivati al terzo giorno
di sciopero della sete e dei farmaci
Bonino
e Coscioni
sfidano il Quirinale
Pannella accusa
Ciampi. Partecipi al loro assassinio
MILANO - I due chili persi in
sole 48 ore di sciopero della sete segnano il volto di
Emma Bonino che incontra alle Stelline i giornalisti. Al
suo fianco Luca Coscioni, che con lei respinge l'invito a
desistere dalla protesta. Anche quello di Massimo
D'Alema: "Lui ritiene che i nostri argomenti,
proprio perché interrogano la coscienza individuale,
siano questioni che non si possono ridurre in una
campagna elettorale. A D'Alema rispondo che la politica,
nel bene e nel male, è vita o morte, civiltà o
violenza". Emma Bonino parla del presidente Ciampi:
"Mi sarei aspettata che rivolgesse una parola, alta
e solenne, magari alla Rai pubblica di smetterla di
violare leggi, Costituzione e buon senso. Ciampi forse
non doveva scrivere a noi ma ad altri".
Ma è da Marco Pannella negli studi di Radio Radicale che
arriva l'attacco più duro al Presidente: è in corso
dice "un tentato assassinio di Bonino e Coscioni,
cui "Ciampi assicura la sua partecipazione". Il
capo dello Stato accusa Pannella non doveva tollerare che
sulle schede elettorali Rutelli e Berlusconi potessero
essere indicati come presidenti, "perché spetta
costituzionalmente a Ciampi e solo a lui la nomina del
capo del governo".
La Bonino si rivolge, invece, al leader della casa delle
libertà: "A Silvio Berlusconi vorrei chiedere per
quale motivo, un anno fa, ha fatto fallire i referendum
invitando la gente a non andare a votare, dicendo che
erano referendum comunisti con la K" E poi riapre il
caso Matranga, la deputata palermitana non ricandidata da
Fi, cui ha scritto una lettera invitandola alla
convention radicale in programma oggi a Milano:
"Viviamo entrambe, per ragioni non dissimili, un
momento difficile: io devo "temere" il
controllo meritorio e difficile dei miei medici, mentre
tu hai altri, comprensibili, timori". Immediata la
risposta: "Sarò a Milano per manifestare a Emma
tutto il mio appoggio. Anche se cercherò in ogni modo di
farla recedere dallo sciopero della fame e della
sete".
Previsto e durissimo, infine, l'affondo su Celentano:
"L'attacco alla legge è stato organizzato",
dice la Bonino. Che apprezza l'intervento del ministro
Veronesi, e accusa "il silenzio assordante dei
partiti sia di Centrodestra che di Centrosinistra. La Rai
ha scagliato una bomba mediatica micidiale contro un
partito che lotta per i nuovi diritti civili: quello di
poter scegliere una morte dignitosa, per la piena
libertà scientifica e per l'aborto farmacologico".
(re.mi.)
(30
aprile 2001)
Ritrovato la scorsa notte in un
centro di smistamento
della posta diretta e proveniente dalla capitale
Roma,
un proiettile in busta
per Silvio Berlusconi
Sembra si tratti
più che altro di un gesto dimostrativo
perché la missiva non conteneva alcuna minaccia
ROMA - Un proiettile di
mitragliatrice, dei tempi della seconda guerra mondiale,
è stato trovato questa notte, in una busta diretta a
Silvio Berlusconi, al centro meccanizzato postale di
Fiumicino. La busta non affrancata era indirizzata alla
sede di Forza Itala di Roma, in via dell'Umiltà, e gli
inquirenti hanno accertato che il proiettile (lungo 20
centimetri e con un diametro di quasi 5) non conteneva
polvere esplosiva.
Queste le poche notizie trapelate dagli ambienti
investigativi dell'aeroporto dove gli agenti mantengono
il massimo riserbo sull'episodio. Sembra comunque, che
possa trattarsi più che altro di un gesto dimostrativo,
anche perché la busta indirizzata al leader di Forza
Italia non conterrebbe nessun messaggio di minaccia.
Il Centro postale dove è stata trovata, è uno dei due
grandi uffici da cui viene smistata tutta la posta in
partenza e diretta alla capitale: l'altro è quello di
San Lorenzo. Da questi due complessi transitano tutte le
lettere e i pacchi, sia ordinari che prioritari, da e per
la città di Roma. I due centri lavorano
ininterrottamente 24 ore su 24. In un primo tempo si era
ipotizzato che la busta fosse stata imbucata
dall'aeroporto di Fiumicino ma finora nessun elemento
avvalora questa ipotesi.
(27 aprile 2001)
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