GIUGNO 2001

Nkosi Johnson aveva 12 anni ed era sieropositivo dalla nascita
L'anno scorso intervenne alla conferenza mondiale di Durban


Morto il bimbo sudafricano
simbolo della lotta all'Aids


JHOANNESBURG - Era diventato il simbolo della lotta all'Aids nel suo paese, quel Sudafrica dove combattono la malattia quattro milioni di sieropositivi e dove l'epidemia potrebbe colpire sette milioni di persone. Ma oggi il dodicenne Nkosi Johnson è morto, ha smesso di lottare, il suo giovane cuore si è arreso.

Nkosi era nato sieropositivo, sua madre gli aveva trasmesso il virus e per anni, sfidando le previsioni dei medici, aveva tenacemente resistito alla malattia. E la sua battaglia era diventata un simbolo di speranza e lui una voce dei malati del grande paese africano, punta estrema di un continente che l'Aids sta devastando.

Nessun ruolo ufficiale per il piccolo Nkosi ma solo un incarico informale che il leader nero Nelson Mandela gli aveva di fatto dato e che ebbe come momento più alto la partecipazione del piccolo ammalato alla conferenza mondiale sull'Aids di Durban dello scorso anno. In quell'occasione il bimbo, attirando le attenzioni di medici, politici e giornalisti, chiese al mondo intero che gli ammalati di Aids fossero trattati come persone normali, e al presidente del suo Paese, Thabo Mbeki, di consentire che il costoso farmaco anti Aids AZT fosse distribuito alle donne incinte.



Un piccolo personaggio il bimbo sudafricano sul quale si erano appuntate anche malevole campagne di stampa. Appena ieri la madre adottiva, Gail Johnson, aveva dovuto convocare una conferenza stampa per ribattere alle accuse di un medico, pubblicate dal quotidiano "The Sowetan", secondo cui Nkosi non stava affatto male, tanto che avrebbe potuto andare a scuola. Ma la madre adottiva - aveva detto il medico - non lo faceva uscire di casa perché era diventato una fabbrica di soldi, grazie alle donazioni di Organizzazioni non governative di lotta all'Aids create in suo nome. "Mio figlio è moribondo - ha detto ieri indignata la signora Johnson -, è ridotto pelle e ossa, pesa dieci chili". Stamane la morte lo ha colto nel sonno.

(1 giugno 2001)

Secondo la relazione tecnica del ministero del Tesoro
bisogna intervenire su sanità, pensioni e acquisti di beni e servizi


Conti pubblici
a rischio manovra

In calo la spesa per le pensioni

ROMA - Tre cose da fare e un rischio dietro l'angolo: quello di dover fare i conti con un "buco" di 10mila miliardi nei conti pubblici. Trova conferma nella ricognizione tecnica effettuata dal Tesoro, e firmata dal ministro Vincenzo Visco. Un documento che fissa i tre interventi per mettere a posto i conti della finanza pubblica. "La realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il 2001 è possibile - si legge nel documento inviato alla presidenza del Consiglio - ma richiede il proseguimento di un'azione su acquisti di beni e servizi, sulla spesa sanitaria e sulle vendite di immobili". Altrimenti, è l'avvertimento al nuovo governo, "potrebbe verificarsi un debordo dell'ordine di 10.000 miliardi". Anche perché il rallentamento dell'economia potrebbe deprimere il gettito tributario. Per ora le conseguenza sono state poco percepibili ma, sul fronte delle entrate, si attendono già effetti negativi sulle previsioni del gettito Iva e delle accise, "in relazione alla domanda interna in possibile calo rispetto alle previsioni".

Vendita immobili. La campagna di dismissioni del patrimonio immobiliare pubblico dovrebbe fruttare al Tesoro a fine anno 2.500 miliardi in meno rispetto agli 8.000 miliardi previsti. "Per avere di più - si legge nella ricognizione tecnica - occorre riprendere il governo delle procedure, rafforzare il coordinamento interministeriale e prendere qualche decisione amministrativa".

Stipendi. La spesa per il personale del settore statale rischia di sfondare di 1.500 miliardi le previsioni. L'onere aggiuntivo, sempre secondo la relazione tecnica, potrebbe essere provocato dall'imminente rinnovo del contratto del personale del comparto sanità non dirigente e dagli effetti della sentenza della Corte costituzionale che ha riconosciuto il diritto alla corresponsione di interessi e rivalutazione monetaria sulle somme liquidate del comparto ministeri per l'effetto dell'inquadramento definitivo nelle qualifiche funzionali.

Pensioni. La crescita della spesa per le pensioni "potrà essere inferiore a quanto previsto", con un risparmio di circa 2.000 miliardi. Un risparmio che, spiega la relazione, potrebbe essere neutralizzato, almeno in parte, "da una maggior crescita, rispetto alle previsioni, delle altre spese per le prestazioni sociali".

Privatizzazioni. L'effetto delle privatizzazioni sullo stock del debito pubblico, originariamente stimato dal Dpef in 65.000 miliardi, registra ad oggi un ritardo di circa 20-24.000
miliardi. "Ove a fine anno le privatizzazioni rimanessero al livello attuale - si legge nella ricognizione tecnica - l'effetto aggiuntivo sulla spesa degli interessi potrebbe quantificarsi in 1.000 miliardi".

(2 giugno 2001)

Los Angeles, una giuria condanna la Philip Morris
a pagare oltre 3 miliardi di dollari


Fumo, risarcimento-record
seimila miliardi a un malato

La somma andrà a Richard Boeken, un uomo di 56 anni
che soffre di cancro ai polmoni e al cervello

LOS ANGELES - Una giuria di Los Angeles ha ordinato ieri sera alla Philip Morris di risarcire con oltre 3 miliardi di dollari (quasi 6.500 miliardi di lire) un uomo di 56 anni malato di cancro. Nel processo la vittima ha accusato la multinazionale del tabacco di non averlo adeguatamente avvertito dei rischi che il fumo comporta.

Richard Boeken, che soffre di cancro al cervello e ai polmoni, aveva portato in tribunale la Philip Morris dopo averla denunciata per frode, cospirazione e negligenza. Chiedendo 12 milioni 370 mila dollari per i danni, e un risarcimento compreso tra i 100 milioni e i 10 miliardi di dollari.

L'uomo, che aveva cominciato a fumare Marlboro all'età di 13 anni, sosteneva di essersi reso conto solo alla metà degli anni Novanta che il fumo può uccidere. Diversa, naturalmente, la posizione del team di legali che difendeva la Philip Morris. Con una linea difensiva che è quella consueta, adottata dalle multinazionali del tabacco in casi come questo: il cliente non poteva non conoscere i rischi a cui andava incontro.

Ma il tribunale di Los Angeles non ha accolto questa versione dei fatti, dando invece ragione a Boeken. E, soprattutto, ordinando un risarcimento di proporzioni davvero enormi, considerato che si tratta di soldi che andranno a un singolo individuo e non, come è successo altre volte, ai centinaia di partecipanti a una causa collettiva.

(7 giugno 2001)

L'incontro con Ciampi è durato un'ora e mezza

Incarico a Berlusconi
domani la lista dei ministri

ROMA - Dopo sette anni dalla fine del suo primo governo Silvio Berlusconi inizia la nuova avventura a Palazzo Chigi. Oggi, il presidente della Repubblica gli ha formalmente dato l'incarico di formare il nuovo governo, incarico che il leader della Casa delle libertà ha accettato con riserva e promettendo di presentare entro domani la lista dei ministri.

Berlusconi, con il doppiopetto delle grandi occasioni, è arrivato al Quirinale alle 19 ed è subito entrato nello studio del presidente da poco rientrato dal vertice dei capi di Stato e di governo europei. Ciampi e Berlusconi si sono chiusi nello studio del presidente e sono rimasti a colloquio per circa un'ora e mezza.

Intorno alle 20,30 il segretario generale del Quirinale, Gaetano Gifuni, ha annunciato ai giornalisti che l'incarico era stato dato. Poco dopo Silvio Berlusconi è uscito dallo studio per rilasciare una breve dichiarazione ai giornalisti. "Il presidente della Repubblica - ha detto il presidente del consiglio incaricato - conformemente al risultato del voto del 13 maggio, mi ha conferito l'incarico di formare il nuovo governo e di questo lo ringrazio. Conto di sciogliere la riserva al più presto, probabilmente entro domani".

(9 giugno 2001)

Belusconi dà a Ciampi
la lista dei ministri

Fini vicepremier, a Bossi l'incarico alla Devolution

ROMA - E' fatta. Il governo presieduto da Silvio Berlusconi è nato, dopo gli ultimissimi ritocchi alla lista dei ministri Questa mattina, dopo che lo stesso Berlusconi ha sciolto la riserva, l'elenco è stato consegnato dal premier al capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi. "Sono molto soddisfatto di essere riuscito a mettere insieme un'ottima squadra - ha commentato il nuovo inquilino di Palazzo Chigi, comunicando ai cronisti i nomi dell'esecutivo - che possa tenere fede agli impegni assunti con gli italiani, che possa garantire l'innovazione, la libertà, il benessere di tutti i cittadini. Ora vado a lavorare". Il giuramento dei ministri avverrà domani alle 11, al Quirinale. Mentre la fiducia è prevista per lunedì alle 18, prima al Senato e poi alla Camera.

Ed era un Berlusconi raggiante, quello che si è presentato ai microfoni per leggere i nomi dei suoi futuri collaboratori. Accompagnato, fin quasi alla tribuna, da un Ciampi altrettanto sorridente, che gli ha stretto a lungo la mano. Poi il premier, come da prassi istituzionale, ha avuto un colloquio con il presidente del Senato Marcello Pera, poi col presidente della Camera Pierferdinando Casini, e ancora col primo ministro uscente Giuliano Amato. Subito dopo è partito per Milano, per tornare nella capitale domani mattina per il giuramento.

Sul piano della rappresentanza politica, va detto che le poltrone "pesanti" sono in tutto 16: 14 i ministri "con portafoglio" (Berlusconi ha già annunciato che al primo consiglio dei ministri varerà una modifica della legge Bassanini, che ne prevedeva 12, facendo rientrare di nuovo Sanità e Comunicazioni); la vicepresidenza del Consiglio, assegnata come da tempo si sapeva a Gianfranco Fini; e il sottosegretariato alla Presidenza, che va al fedelissimo Gianni Letta. Facendo la ripartizione dei sedici ruoli, vediamo che Forza Italia ne ottiene sei (oltre Letta, Claudio Scajola all'Interno, Giulio Tremonti all'Economia, Antonio Marzano alle Attività produttive, Antonio Martino alla Difesa, Giuliano Urbani ai Beni culturali), An quattro (oltre Fini, Altero Matteoli all'Ambiente, Gianni Alemanno alle Politiche agricole, Maurizio Gasparri alle Comunicazioni), la Lega due, con Roberto Maroni al Welfare e Roberto Castelli alla Giustizia (a cui però si aggiunge un altro incarico importante dal punto di vista simbolico, quello a Bossi come responsabile della Devolution). Quattro, infine, gli indipendenti: Renato Ruggiero agli Esteri, Letizia Moratti alla Pubblica istruzione, Pietro Lunardi a Infrastrutture e trasporti, il medico Girolamo Sirchia alla Sanità.

Il Biancofiore, in questa lista di ministri "pesanti", non riceve nulla, ma - oltre ad aver ottenutoo la presidenza della Camera - può consolarsi con Rocco Buttiglione alle Politiche comunitarie e con Carlo Giovanardi ai Rapporti col Parlamento.

Quanto al capo dello Stato, interpellato dai cronisti al Quirinale, si limita a dire che queste per lui sono "giornate intense"; per aggiungere poi, tra il serio e l'ironico, che la giornata è soprattutto dedicata allo sport.

(10 giugno 2001)

Iniezione letale per il terrorista di Oklahoma City
l'ultimo messaggio: "Sono padrone del mio destino"


McVeigh, condanna eseguita
Bush: "Un atto di giustizia"

TERRE HAUTE (Indiana, Usa) - Timothy McVeigh, l'autore della strage di Oklahoma City, è stato giustiziato con un'iniezione letale nel carcere di Terre Haute nell'Indiana. Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush è intervenuto con una dichiarazione: "Le vittime dell'attentato hanno avuto non vendetta, ma giustizia. McVeigh è andato oggi incontro al destino che aveva scelto per sè sei anni fa".

Si chiude così la storia del più violento atto terroristico della storia americana. Quella di oggi è la prima esecuzione decisa da una corte federale dal 1963. La bomba di McVeigh, reduce decorato della guerra del Golfo, nel 1995 fece 168 morti, tra cui 19 bambini, e 500 feriti.

Pantaloni kaki, maglietta bianca e pantofole di gomma, il condannato si è diretto al patibolo. All'esecuzione hanno assistito una trentina di persone, tra cui parenti delle vittime, rappresentanti dei media e quattro persone scelte dallo stesso condannato. Il suo corpo sarà ora consegnato alla famiglia.

McVeigh ha chiesto di essere cremato e che le sue ceneri siano conservate in una località segreta. Ha lasciato come messagio di addio una poesia di William Henley, un poeta inglese dell'Ottocento: "Sono il padrone del mio destino, il capitano della mia anima". McVeigh ha consegnato il testo della poesia scritto a mano da lui stesso, ma non ha detto una sola parola. Aveva 33 anni.


Secondo uno dei testimoni della stampa, McVeigh è morto con gli occhi aperti: ha guardato una telecamera collegata con Oklahoma City e ha guardato i familiari delle vittime. McVeigh era molto dimagrito, ha detto un'altra testimone della stampa.

Con il freddo e rituale linguaggio burocratico che usano in questi casi un responsabile del carcere ha detto che il condannato è stato calmo e cooperativo per tutta la procedura. S'è sdraiato da solo sul lettino di morte. L'endovena, composta da tre potenti veleni, gli è stata praticata nella gamba destra.

"E' stata una cosa molto difficile da fare - ha detto ancora il responsabile del carcere - ma il mio pensiero va ora alle vittime e ai loro familiari".

All'esterno del carcere, dove è imponente lo schieramento di tv e stampa, si sono radunati circa 200 manifestanti contro la pena capitale e una cinquantina a favore.

(11 giugno 2001)

Positiva anche la risposta dei palestinesi alla
proposta di George Tenet, inviato da Washington


Sharon e Arafat
accettano la tregua

L'accordo dovrebbe permettere la ripresa di colloqui
sulla sicurezza e aprire la strada a nuove trattative

GERUSALEMME - Israeliani e palestinesi hanno accettato il piano del direttore della Cia George Tenet, inviato del presidente americano George W. Bush, per una tregua dopo più di otto mesi di violenze con i palestinesi. Lo hanno riferito un portavoce del primo ministro Ariel Sharon e una fonte americana a Washington.

"Il primo ministro e il ministro della Difesa hanno concluso un incontro nel quale hanno accettato la proposta di Tenet, a parte alcune riserve, per un totale cessate il fuoco bilaterale", aveva detto questa mattina il portavoce, Raanan Gissin. Gli ha fatto eco più tardi, nella notte, il consigliere di Arafat, M. Nabil Abou Roudeina: "Abbiamo trovato un accordo riguardo alla proposta di Tenet sulla base del rapporto Mitchell".

Gli israeliani avevano accettato in precedenza le proposte di Tenet. L'annuncio dell'accordo con i palestinesi è arrivato invece nella notte e, secondo la fonte, dovrebbe permettere la ripresa di colloqui sulla sicurezza e potrebbe aprire la strada a nuove misure per costruire la fiducia reciproca, e forse in futuro a nuovo round di negoziati di pace. Anche se Arafat ha dato il proprio assenso con una riserva: non condivide l'istituzione di zone-cuscinetto tra il territorio israeliano e le aree sotto il controllo palestinese.

Del resto, anche il portavoce del primo ministro Ariel Sharon aveva sottolineato "alcune riserve" da parte israeliana, ma questo non sembra aver vanificato gli sforzi del direttore della Cia. Andati a buon fine dopo un primo round di colloqui che si era concluso senza risultati; finito, anzi, fra le urla delle rappresentanze israeliane e palestinesi.

Da parte sua, il funzionario palestinese aveva detto "accetteremo da Tenet ogni idea che non contraddica il rapporto Mitchell", facendo riferimento agli esiti della commissione internazionale che ha indagato sulle violenze, guidata dall'ex senatore Usa George Mitchell. E' così è stato: la commissione Mitchell aveva raccomandato che le due parti ponessero fine alle violenze per avviare una fase di graduale ricostruzione dei rapporti, che comprendeva anche il congelamento delle attività di insediamento dei coloni israeliani in Cisgiordania e nella striscia di Gaza.

(13 giugno 2001)

Un agente circondato dagli autonomi ha fatto fuoco
coprifuoco nel centro e vicino alla sede del vertice Ue


Goteborg, la polizia spara
feriti tre dimostranti

Fermati 600 manifestanti dopo gli incidenti di oggi
I lavori dei Quindici vanno avanti lo stesso

GOTEBORG - Alla fine i nervi hanno ceduto e sono partiti i colpi di pistola. Tre manifestanti sono stati feriti da un poliziotto che si era visto circondato. A Goteborg, dove è in corso il vertice Ue la situazione è carica di tensione. I cittadini sono stati invitati con un annuncio radiofonico a non uscire di casa e comunque sconsigliati dall'avvicinarsi al centro cittadino, dove continuano i violenti scontri tra manifestanti antiglobalizzazione e polizia. Sarebbero 600 gli arrestati dopo la prima ondata di violenza degli autonomi incominciata questa mattina all'apertura del vertice.

In serata, dopo qualche ora di calma, la guerriglia urbana è ricominciata nella zona dell'università, a un paio di chilometri dal palazzo dei congressi dove è in corso il summit. Un centinaio di poliziotti in assetto antisommossa si sono ritrovati a fronteggiare 1.500 giovani. In questo frangente ci sarebbero stati i feriti da arma da fuoco, anche se la polizia non ha ancora confermato la notizia.

E' stata una giornata nera questa apertura dei lavori ddei leader dei Quindici che durerà fino a domani. A causa degli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine i capi di Stato hanno raggiunto il castello dove si è tenuto il pranzo con il re di Svezia a bordo di pullmann granturismo, invece che sulle consuete limousine.

E col passare delle ore l'allarme è cresciuto: tanto che la cena dei Grandi, programmata in un ristorante cittadino, è stato spostata all'interno del centro congressi dove si svolge il vertice, una struttura superblindata controllata da centinaia di agenti. E questa sera sono stati anche allontanati dai loro alberghi i funzionari di quattro delegazioni.

La situazione si è fatta critica già dalla mattinata, quando la Avenyn, il lungo viale che attraversa la città, è stata devastata dai dimostranti, che hanno semidistrutto il pian terreno dell'Hotel Radisson e causato danni a parecchi negozi, ristoranti e locali (tra cui un McDonald).

I manifestanti - alcune migliaia in rappresentanza di una dozzina di gruppi anti-globalizzazione, anti-Ue e anti-Bush - sono arrivati molto vicini al centro congressi e hanno tirato pietre contro la polizia, provocando una reazione durissima. Le forze di sicurezza hanno caricato e sono intervenute con reparti antisommossa, cani poliziotto e soldati a cavallo, mentre alcuni elicotteri sorvolavano il centro della città.

I manifestanti, molto organizzati e quasi tutti con i volti coperti da passamontagna, hanno eretto barricate, attaccato due blindati e continuato a tirare pietre. La conta finale porta a nove il numero dei poliziotti feriti tra ieri e oggi ma anche i dimostranti parlano di feriti e contusi tra le loro fila. Durante gli scontri di ieri c'erano stati 250 fermi.

E mentre in piazza si consumavano gli scontri, il vertice ha cominciato puntualmente i suoi lavori. Fitta l'agenda dei Quindici: dall'allargamento dell'Unione europea a Est, al protocollo di Kyoto, agli orientamenti di politica economica. Secondo un'anticipazione dell'agenzia Agi, nel documento finale verrà ribadito che l'allargamento dell'Unione europea è un processo "irreversibile"; ma non verrà però indicato un calendario per l'apertura ai nuovi membri. La Germania e, in misura minore, la Francia si sono infatti opposte alla fissazione di scadenze. C'è stata anche, sulla questione ingresso nell'euro, la richiesta dei rappresentanti britannici, di un "periodo di tranquilla riflessione" necessario prima di una loro decisione definitiva sulla moneta unica.

(15 giugno 2001)

Scene di entusiasmo indescrivibile nella capitale
E la gioia prende il posto della scaramanzia Il delirio dopo 18 anni
L'Olimpico esplode

ROMA Il delirio non si può descrivere, e all'Olimpico è il delirio ad essere andato in scena. E allora si può provare a raccontare per spot uno stadio e una città che hanno visto materializzarsi un sogno, un'attesa durata 18 anni e un mese finita solo alle 15,19 quando Totti ha scaricato di rabbia alle spalle di Buffon il pallone della vittoria. A quel punto si è assistito al fenomeno paranormale del sogno che si trasforma in un qualcosa di concreto e il delirio prende la forma di una scena surreale con i giocatori costretti in mutande quando ancora la partita deve finire mentre intorno i tifosi giallorossi hanno deciso che basta, 18 anni sono troppi, non si possono aspettare ancora 3 minuti e decidono, di abbracciare i giocatori, di spogliarli sotto lo sguardo inferocito di chi in campo non è sceso.

Un qualcosa che esce da ogni binario di normalità come la città sonnolenta della domenica percorsa solo da motorini e auto imbandierate tutte dirette verso lo stadio, verso il sogno o come la sposa vestita di bianco che ha scelto la tribuna per festeggiare quello che per lei certamente sarà "il giorno più bello" con tanto di foto con un sorridente Franco Sensi.

Gli "amanti della maggica" arrivano presto per consumare questa festa negata, tenuta sotto traccia ma viva, vivissima. E guardandoli andare verso i cancelli ci si chiede come farà l'imponente struttura ad accoglierli tutti. Arrivano con ogni mezzo, moto, motorini, auto ma anche camion con altoparlanti. Si sono vestiti da Batistuta con tanto di mitraglia (giocattolo) sparare da un'auto decapottabile, hanno indossato delle parrucche di nylon che nel caldo afoso di oggi solo un grande amore avrebbe potuto far sopportare. Ognuno di loro ha una bandiera, una sciarpa, qualcuna anche
della biancheria intima giallorossa.

Hanno invaso l'Olimpico, qualche delinquente ha tentato di trasformare la festa in un festival del teppismo ma non ci è riuscito. In tre sono stati arrestati dopo una carica ma poi ha ripreso il sopravvento la voglia di risppropriarsi del sogno. Dentro lo stadio la lunga attesa con il primo boato quando in completo grigio da ministero più che da campo di calcio la faccia sorniona di Totti ha fatto capolino fuori dal tunnel. Era il segnale, si poteva iniziare. Le bandiere (un numero mai visto) hanno inziato a sventolare e dalle curve si esprimeva tutto l'immaginario collettivo dei tifosi giallorossi dal classico "Ave Roma" della curva Nord ad un più popolaresco "Er core ce se 'nfoca" esposto nella Sud.

Eppure la paura c'era, la convinzione che i "gufi" avrebbero colpito anche questa volta aleggiava e ci ha pensato Carlo Zampa ad allontanare le paure al momento della presentazione della squadra accolta con un boato mai visto in uno stadio che ha surclassato anche quello del maggio 1983 una sorta di esorcismo collettivo, un trito vodoo ripetuto un'infinità di volta cantando "Roma, Roma" ma che questa volta assumeva un tono diverso. Poi alle 15,19 Totti, il più amato, "uno di noi" dicono in curva, cuciva lo scudetto sulle maglie della Roma. E Montella rifiniva la cucitura alle 15,39. A quel punto i gufi avevano perso, la tradizione era sconfitta, il senso di essere perseguitati pure e solo alle 16,25 sul 3 a 0 l'Olimpico ha rotto gli indugi ed ha iniziato a cantare "vinceremo il tricolor", gli argini della superstizione, la paura dei "gufi" era ormai lontana dagli spalti dell'Olimpico: il sogno era diventato realtà.

I gol ormai erano 4 ma chi se lo ricordava? La partita è sospesa per dieci interminabili minuti in cui si cercava di ridare all'Olimpico la veste di un campo di calcio con Samuel in mutande a cercare una divisa, Antognoli che rientra verso la sua porta in ciabatte, Totti che tira bottigliette ai compagni. Ma alla fine, con Buffon che si fa prestare una maglia dai romanisti e la indossa rovescita, si riesce a finire e mentre lo stadio canta "La società de li magnaccioni" la gioia esplode incontenibile, i giocatori fuggono e i tifosi si prendono il campo sdraiandosi per terra a baciarlo come fosse una reliquia e a quel punto l'Olimpico diventa un'enorme discoteca.

(17 maggio 2001)

L'ordigno incendiario in una carrozza dell'Eurostar
nei pressi di Modena. Forse il gesto di un folle


Lancia una bomba nel treno
e si dilegua, nessun ferito

MODENA - Getta una bomba sull'Eurostar Roma-Milano, provocando un incendio, e si dilegua. E' successo poco prima delle 18, nei pressi di Modena. Per fortuna, l'insano gesto non ha avuto conseguenze per le persone, a parte qualche caso di intossicazione da fumo (due ragazze sono state portate al pronto soccorso, ma le loro condizioni non sono preoccupanti). Il capotreno, che si è accorto in tempo dell'accaduto, ha fermato il convoglio, consentendo a tutti i passeggeri (circa 550) di scendere prima che le fiamme potessero minacciarli. Una delle carrozze, però, ha subito seri danni.

L'autore del gesto, stando all'identikit fornito dai testimoni, è un uomo giovane, alto, con la barba, pantaloni a strisce bianco-blu, una felpa con cappuccio e scarpe da tennis. L'uomo aveva uno zainetto e un testimone lo avrebbe visto estrarre da lì la bomba incendiaria prima di lanciarla nella carrozza.

Le ricerche sono estese alle stazioni di Bologna e Firenze: la speranza è che sia stato ripreso da qualche telecamera a circuito chiuso. Non sono ancora chiari i motivi del gesto. Una delle ipotesi è che si tratti di uno squilibrato.

(17 giugno 2001)

Fece parte della Costituente e fu ministro degli Interni
in anni molto delicati. Fu tra i fondatori della Dc


E' morto il senatore Taviani
50 anni al crocevia della politica

In un libro postumo la sua preziosa testimonianza
Il 30 maggio aveva presieduto la prima seduta del nuovo Senato

ROMA - Il senatore a vita Paolo Emilio Taviani, colpito giovedì scorso da un ictus, è morto stamani all'alba a Roma, nella clinica dove era ricoverato. I funerali si terranno domani a Roma, alle 11, nella parrocchia di Santa Emerenziana. Una cerimonia si svolgerà successivamente anche a Bavari, sulle alture di Genova, dove si trova la casa di famiglia di Taviani. La camera ardente sarà allestita oggi a partire dalle ore 13 a Palazzo Madama e rimarrà aperta anche domani mattina. Il senatore sarà sepolto nel cimitero di Bavari accanto a uno dei figli e ai genitori.

Il senatore a vita si è sentito male nella sua abitazione romana giovedì mattina. Immediatamente ricoverato, in un primo momento è sembrato riprendersi, ma ieri le sue condizioni sono improvvisamente peggiorate finendo nel tunnel del coma. Al capezzale di Taviani si sono riuniti, fino alla fine, i sette figli e alcuni dei suoi numerosi nipoti. Particolarmente vicino alla famiglia anche il neo ministro degli interni, l'imperiese Claudio Scajola, di cui Taviani fu padrino di cresima.

Taviani, era nato a Genova il 6 novembre 1912, laureato in Giurisprudenza, professore, fra i più giovani, di Storia delle Dottrine economiche. Nel 1931 si era iscritto all'Azione cattolica e, nel 1934 era diventato presidente degli universitari cattolici genovesi riuniti nel Fuci. Durante la guerra fu capitano in artiglieria, subì un breve periodo di confino per attività antifascista e divenne ben presto uno dei capi partigiani "bianchi" più autorevoli e riconosciuti dell'Appennino ligure. Comandò, insieme ai partigiani comunisti e socialisti l'insurrezione di Genova (23-26 aprile 1945).

L'esperienza dell'unità antifascista ha segnato tutta la successiva esistenza politica di Taviani che, dopo la guerra, fu tra i fondatori della Dc e, per lungo tempo, fra gli uomini (come Moro, Andreotti, Piccoli e pochi altri) che ne stabilivano la linea. Dalla cabina di comando della Balena bianca e, poi, dalla delicatissima poltrona di ministro degli Interni, (ricoperta in due momenti "caldi" dal 1962 al 1968 e, poi, dal '73 al '74) Taviani ha sempre combattutto i comunisti rispettandoli profondamente e sempre distinguendo tra lo stalinismo sovietico e la linea italiana impersonata prima da Togliatti, poi da Longo e da Berlinguer. Contemporaneamnte, dall'altra parte, ha saputo tenere nell'alveo della democrazia le spinte di destra che nella Dc e in molti settori del suo elettoralto erano presenti e forti. Con la fine della Dc, Taviani è passato senza tentennamenti al Ppi schierandosi con il centrosinistra di cui, in fondo, aveva sempre fatto parte.

Nella sua lunga esperienza politica Taviani si è trovato all'incrocio delle storie e dei segreti che hanno segnato mezzo secolo di repubblica italiana.

Ha gestito la prima fase della Gladio e ne ha probabilmente combattuto le deviazioni ha saputo (o ha potuto subodorare) cose che in parte ha raccontato e, in parte, si è riservato di rendere pubbliche dopo la sua morte.

Di un libro di memorie di Taviani si è molto parlato. Si sa che ci stava lavorando e che, ultimamente, aveva accelerato individuando anche l'editore, "Il Mulino" che già aveva pubblicato scritti di Taviani. Ora si sa che il testo dovrebbe uscire a gennaio.

Il senatore si era riproposto di raccontare, in questo libro, anche cose che non aveva mai voluto dire, neppure alla Commissione stragi dalla quale era stato sentito in più occasioni: "Non si tratta di fatti a mia conoscenza - aveva spiegato - Quelli li ho detti tutti. Ma di valutazioni e giudizi. Il riserbo era ed è dovuto alla convinzione che i protagonisti della politica possano restare degni di rispetto anche quando alcune posizioni da loro assunte si rivelino poi infondate o erronee". Alcune delle cose non dette, comunque, erano anche trapelate, come la vicenda della strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969. Taviani ne parlò il 7 settembre del 2000 rispondendo alle domande del maggiore dei carabinieri Massimo Giraudo: "La sera del 12 dicembre 1969 - aveva raccontato l'ex ministro dell'Interno all'ufficiale dei carabinieri del Ros - il dottor Matteo Fusco, defunto negli anni '80, stava per partire da Fiumicino per Milano, era un agente di tutto rispetto del Sid con un ufficio in corso Rinascimento a Roma. Doveva partire per Milano recando l'ordine di impedire attentati terroristici. A Fiumicino seppe dalla radio che una bomba era tragicamente scoppiata e rientrò a Roma".

Negli ultimi anni, Taviani si era occupato più degli studi colombiani, materia nella quale era considerato uno dei massimi esperti mondiali, ma non aveva abbandonato l'impegno politico. L'ultima occasione, poche settimane fa, il 30 maggio, quando aveva presieduto la prima seduta del Senato uscito dalle elezioni. Prima di lasciare lo scranno al neo eletto presidente Marcello Pera, Taviani aveva ricordato la prima seduta della Costituente, 57 anni fa, alla quale aveva preso parte. "Dopo la dura lotta contro l'invasione nazista - disse Taviani - si doveva rinnovare la struttura dello Stato: costituire la Repubblica. Fu allora che sancimmo, nella prima parte della Costituzione, tre valori fondamentali ed essenziali dello Stato democratico: la libertà, l'uguaglianza, la solidarietà".

(18 giugno 2001)

Skopje, la violenta protesta è scoppiata questa sera
La gente chiede le dimissioni del Capo dello Stato


Macedonia, manifestanti
irrompono in Parlamento

SKOPJE - Una violenta protesta è scoppiata questa sera davanti al Parlamento di Skopje. Tra i manifestanti macedoni, che hanno sparato in strada e hanno fatto irruzione nell'edificio, ci sono molti poliziotti dei reparti speciali e riservisti. Tutti accusano il capo dello Stato, Boris Trajkovski, e il ministro dell'Interno di aver accettato un accordo coi guerriglieri albanesi interrompendo l'offensiva su Aracinovo.

I violenti disordini sono iniziati intorno alle 22. Nel palazzo del Parlamento si trovavano alcuni esponenti politici che sono immediatamente fuggiti. Poi il lancio delle pietre e alla fine gli spari. I manifestanti, a migliaia, hanno tentato di fare irruzione e un piccolo gruppo è riuscito ad arrivare fino all'ufficio del capo dello Stato, che però ha fatto in tempo a scappare. In tutta la zone non sembrano esserci agenti delle forze dell'ordine e la situazione è completamente in mano ai manifestanti.

A gran voce si sente chiamare il nome dell'ex presidente della Repubblica Kiro Gligorov, che i macedoni vorrebbero tornasse al posto dell'attuale capo di Stato, Boris Trajkovski. Da un balcone del Parlamento, alcuni uomini strappano in mille pezzi la bandiera macedone innalzando il vecchio vessillo nazionale con il sole a sedici raggi che la Grecia nel 1993 proibì di utilizzare.

(26 giugno 2001)

Domani alle 11 i funerali
della grande scrittrice


Morta a 95 anni
Lalla Romano

MILANO - È morta ieri sera, nella sua casa milanese di via Brera, Lalla Romano. Nata a Demonte, in provincia di Cuneo, l'11 novembre 1906, l'autrice de "Le parole tra noi leggere" aveva 95 anni ed era malata da tempo. Accanto a lei, nella casa di via Brera c'erano il compagno e curatore di tanti suoi libri Antonio Ria e Vittorio Bo, amministratore delegato della casa editrice Einaudi che da sempre pubblica i libri della Romano. "Eravamo passati di qui verso le 8 per salutarla, è spirata tra le mie braccia", dice Ria.

Poeta, pittrice e narratrice, i suoi titoli più noti vanno da "Tetto murato" del 1957 a "La penombra che abbiamo attraversato" del 1964, a "Le parole tra noi leggere" del 1969, con cui vinse il premio Strega, ma che il figlio Piero, protagonista suo malgrado, non le ha mai perdonato, come ricordava lei stessa.

La Romano era stata celebrata dieci anni fa con la pubblicazione dell'opera omnia nei Meridiani, curata da Cesare Segre, che oggi, alla notizia della morte, dice: "Una grande scrittrice, una perdita grave".

Lalla Romano ha continuato a scrivere fino a qualche mese fa, fino a quando è diventata quasi completamente cieca. Da tempo non usciva più e soprattutto non andava più ai concerti che tanto amava e dove molti l'avevano vista accompagnata anche dall'adorato nipote Emiliano che, bambino, era stato raccontato in "Inseparabile".

Per lei, anche dopo l'ultimo ricovero in ospedale, nel marzo scorso, ha continuato a prendere appunti fino agli ultimi giorni Antonio Ria. "Le leggevo ogni giorno gli appunti nuovi, facevamo progetti per cinque mostre che illustreranno la sua opera nei prossimi mesi a La Spezia, Roma, Milano, Acqui Terme, Torino. Le leggevo anche le molte lettere che sono arrivate dopo la ripubblicazione delle poesie. Nei giorni scorsi aveva ricevuto anche un bellissimo messaggio di Mario Luzi. E tanti amici sono venuti a trovarla fino alla fine. Anche monsignor Ravasi. Con tutti quelli che vorranno esserci, faremo fino all'ora dei funerali una veglia continua leggendo le opere di Lalla".



Sarà proprio Gianfranco Ravasi, biblista, scrittore, prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano, a celebrare i funerali della scrittrice di origine piemontese che ha scelto Milano come sua città di elezione, seguendo il marito Innocenzo Monti, alto dirigente di banca. ("Mi dicono che non so vivere altrove", raccontava Lalla Romano agli amici che la andavano a trovare nella casa di via Brera, dove abitava dal 1953, dopo i primi anni milanesi passati in un piccolo appartamento di via Paolo Sarpi). Le esequie probabilmente domani alle 11 nella basilica di San Marco in corso Garibaldi. Poi Lalla tornerà nella sua terra d'origine, a Demonte, per essere sepolta lì, nella tomba di famiglia.

(27 giugno 2001)

Ecco i provvedimenti adottati dal Consiglio dei ministri
per rilanciare l'economia nella prima fase della legislatura


Piano dei cento giorni
tutte le misure del governo

ROMA - Dalla Tremonti-bis al lavoro sommerso. Dall'imposta sulle successioni e sulle donazioni ai contratti a termine. Ecco, nel dettaglio, le misure adottare dal governo nel cosidetto "piano dei cento giorni".

SANATORIA DEL SOMMERSO. Le imprese che operano in nero e vogliono emergere devono presentare entro il 30 novembre 2001 una dichiarazione "di emersione" che darà diritto a un regime fiscale e contributivo agevolato per tre anni a partire dal 2001. In particolare per quanto riguarda le imposte dirette (Irpeg e Irpef) e l'Irap sarà sufficiente pagare una imposta unica sostitutiva calcolata sull'incremento di imponibile dichiarato rispetto l'anno precedente fino ad un massimo del triplo del costo del lavoro fatto emergere con la dichiarazione. A tale imponibile si applicherà nei 3 anni una aliquota rispettivamente del 10, 15 e 20 per cento. Sul maggiore imponibile previdenziale dichiarato si applica una contribuzione sostitutiva con aliquota nei tre anni rispettivamente dell'8, 10, e 12 per cento. Per i lavoratori che emergono dal nero è esclusa per i tre anni ogni contribuzione previdenziale mentre ai fini Irpef si applica nei 3 anni una imposta sostitutiva con aliquota dell'8, 10 e 12 per cento.

TREMONTI-BIS. Sarà concessa la detassazione degli investimenti nell'acquisto di beni strumentali attraverso la deduzione del 50 per cento dall'imponibile degli investimenti che eccedono la media di quelli realizzati negli ultimi 5 anni. All'agevolazione saranno ammesse tutte le imprese, anche quelle in contabilità semplificata, che saranno in grado di dimostrare l'incremento degli investimenti operati. Rispetto alla prima Tremonti due le novità più significative: l'agevolazione sarà estesa anche ai costi per la formazione e la ricerca. Agevolazione anche per il costo del personale impegnato nelle attività di formazione e aggiornamento fino al 20 per cento delle retribuzioni. L'incentivo si applica anche alle imprese con meno di 5 anni di attività. In questo caso la media degli investimenti da considerare è quella risultante dagli anni di attività.

SEMPLIFICAZIONE FISCALE. Una serie di norme relative ad adempimenti burocratici fiscali usciranno definitivamente di scena. Scomparirà la vidimazione del libro giornale e del libro inventari attraverso una modifica del codice civile. Sarà possibile tenere un unico registro al posto dei vari registri Iva acquisti e vendite. Perno della nuova contabilità delle imprese diventano i libri contabili che dovranno essere numerati e, ove previsto, bollati in ogni foglio dall'ufficio del registro. Nell'accertamento con adesione il contribuente potrà farsi rappresentare da un procuratore munito di procura speciale. Novità anche per le dichiarazioni dei redditi con l'introduzione di una data unica per tutte le varie dichiarazioni. Quanto ai versamenti saranno spostati dal 16 all'ultimo giorno del mese quelli periodici, mentre i versamenti Irpef saranno fissati al 31 maggio, mentre per le imprese si andrà al 31 luglio.

ADDIZIONALE IRPEF. Viene previsto che le delibere dei comuni relative all'addizionale Irpef devono essere pubblicate su un sito internet che sara indicato dal ministero dell'Economia. Tali delibere saranno operativa dall'anno successivo a quello di delibera e pubblicazione sul sito.

LEGGE OBIETTIVO SULLE INFRASTRUTTURE. Il governo è delegato ad emanare il 30 giugno di ogni anno un provvedimento in cui indica le infrastrutture e gli insediamenti industriali strategici da realizzare inserendoli nei collegati alla legge finanziaria. Tali opere potranno essere indicate dal ministro competente o dalle regioni e saranno inserite nel Dpef. Per la loro realizzazione si seguirà una procedura accelerata che consentirà di derogare ad una serie di normative in materia di rilascio di autorizzazioni per avere tempi certi nella realizzazione delle opere. Per la definizione di tali procedure il governo viene delegato a emanare uno o più decreti che riordineranno le procedure per la valutazione di impatto ambientale e introdurranno un regime autorizzatorio speciale in deroga alla procedura abituale. E' prevista la progettazione con la tecnica del project financing, viene introdotto un termine massimo di 6 mesi per i progetti preliminari e ulteriori 7 mesi per l'approvazione finale dei progetti.

NEW ECONOMY. Viene introdotta una polizza assicurativa al posto della sottoscrizione del capitale sociale delle Spa e delle srl. Vengono poi introdotte nuove regole sulla proprietà intellettuale di invenzioni industriali.

EDILIZIA. Per apportare modifiche agli immobili relative a ristrutturazioni, interventi minori in regola con le norme urbanistiche, ampliamenti in esecuzione di strumenti urbanistici, non saranno più necessarie concessioni e autorizzazioni, ma solo una denuncia di inizio attività.

SUCCESSIONI E DONAZIONI. L'imposta viene soppressa a partire dalle successioni e donazioni fatte successivamente alla data di entrata in vigore del provvedimento. Per le donazioni di importo superiore a 350 milioni anche se a favore di coniugi e parenti si applica l'imposta di registro in misura proporzionale sulla quota di valore che eccede i 350 milioni. Per gli immobili inclusi nella dichiarazione di successione viene eliminato l'obbligo della dichiarazione Ici. sarà l'uffico dove si è presentata la dichiarazione a fare la comunicazione al comune. Il beneficiario di donazioni di valori mobiliari che cede i valori stessi entro i successivi 5 anni è tenuto a pagare l'imposta sostitutiva come se la donazione non fosse stata fatta.

LAVORO A TEMPO DETERMINATO. Viene introdotto nella nostra legislazione il contratto di lavoro a termine. Può avere una durata massima di 3 anni e può essere prorogato una sola volta se inferiore a 3 anni e in ogni caso per un periodo non superiore nel complesso ai 3 anni. Sarà il contratto collettivo di lavoro a stabilire la percentuale di contratti a termine praticabili. Chi ha lavorato con contratto a termine ha diritto di precedenza in caso di assunzione per la stessa qualifica. Se il rapporto dura oltre la scadenza inizialmente fissata il lavoratore ha diritto ad una maggiorazione del 20 per cento fino al decimo giorno e del 40 per cento per ciascun giorno ulteriore. Al lavoratore con contratto a termine spettano ferie, tredicesima e Tfr e ogni altro trattamento in atto nell'impresa. Tale contratto comunque non può essere utilizzato per sostituire lavoratori in sciopero, nelle aziende in cui ci sono stati nei 6 mesi precedenti licenziamenti o vi siano lavoratori in cassa integrazione, in unità produttive in cui sia in atto una riduzione dell'orario di lavoro. Inoltre sono escluse dal contratto a termine tutte le altre forme di flessibilità, alcuni contratti agricoli e il commercio di esportazione. Una speciale disciplina viene introdotta per il settore del trasporto aereo: il contratto a termine può durare 6 mesi nel periodo estivo e 4 negli altri periodi dell'anno.

(28 giugno 2001)

Carcere a vita per i neofascisti Zorzi, Rognoni e Maggi
Dopo 32 anni la verità sulla strage milanese


Tre ergastoli
per piazza Fontana

MILANO - La condanna arriva trentadue anni dopo la strage. Carcere a vita per i neofascisti Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, al termine del processo per l'attentato del 12 dicembre del '69 di piazza Fontana (16 morti e 88 feriti). Tre anni per favoreggiamento per Stefano Tringali, mentre per il pentito Carlo Digilio, i giudici hanno decretato di "non doversi procedere" per estinzione del reato. Eccola la sentenza dei i giudici della seconda corte d'Assise di Milano, salutata dall'applauso dei familiari delle vittime.

Uno dei tre condannati, Delfo Zorzi, ex leader di Ordine Nuovo a Mestre, indicato come l'esecutore materiale dell'attentato, da anni si trova in Giappone dove ha ottenuto la cittadinanza, un nuovo lavoro e un nuovo nome (Hagen Roy). Fino ad oggi le richieste di estradizione non hanno avuto seguito. Maggi, all'epoca responsabile di Ordine Nuovo nel Veneto, già condannato all'ergastolo per la strage alla questura di Milano nel '73, sarebbe stato invece l'ispiratore dell'attentato, compiuto con l'appoggio logistico di Giancarlo Rognoni, del gruppo "La Fenice".

Era il 1969 e Con l'attentato di piazza Fontana si cominciò a parlare di "strategia della tensione". Alle 16,30 del 12 dicembre una bomba esplode dentro la Banca nazionale dell'Agricoltura a Milano. E' una strage: per terra restano 16 morti e 88 feriti. Nella stessa giornata un ordigno, inesploso, viene scoperto nella sede milanese della Banca Commerciale Italiana in piazza della Scala. Altre bombe esplodono invece a Roma: alla Banca nazionale del Lavoro in via Veneto (13 feriti), all'Altare della Patria e all'ingresso del Museo del Risorgimento (altri 4 feriti).



Gli investigatori arrestano una decina di militanti dei circoli anarchici. Tra questi il ferroviere Giuseppe Pinelli e il ballerino Pietro Valpreda. Il 15 dicembre, durante un'interrogatorio, Pinelli precipita da una stanza del quarto piano della Questura di Milano. "Si è suicidato" dice la Questura. "E' stata ucciso dal commissario Calabresi" ribatte la sinistra extraparlamentare.

Ma gli anarchici, dimostreranno indagini e processi, erano innocenti. Nonostante questo Valpreda subirà diversi processi e resterà a lungo in carcere prima di essere definitivamente assolto. Il 3 marzo del '72 vengono arrestati i neofascisti Franco Freda e Giovanni Ventura e l'inchiesta passa ai giudici Gerardo D'Ambrosio ed Emilio Alessandrini. Nel '74 però la Corte di Cassazione sottrae l'inchiesta a Milano e l'istruttoria viene trasferita a Catanzaro: gli imputati verranno asssolti. Le indagini ripartono nel '90, sempre a Milano, con la riapertura del fascicolo da parte del giudice Guido Salvini e del Pm Grazia Pradella. Il 24 febbraio del 2000 si apre quindi il processo conclusosi oggi. "E' una sentenza politica" polemizza l'avvocato Gaetano Pecorella, difensore di Delfo Zorzi. "Tutte le volte che qualcuno perde un processo - replica l'avvocato di parte civile, Federico Sinicato - subito parla di sentenza politica".

(30 giugno 2001)

Le manifestazioni a 30 anni dalla strage di piazza Fontana
Il treno di Dario Fo e il corteo antifascista a Roma


Diliberto promette
"Via il segreto di Stato"

Il ministro, contestato a Milano da autonomi e Prc,
assicura che chiederà di togliere tutti gli omissis

MILANO - Prima scena, Milano: urla e fischi coprono la voce del ministro della Giustizia Oliviero Diliberto che annuncia: "Chiederò di togliere tutti gli omissis e i segreti di Stato sulle stragi degli anni Settanta". Seconda scena, Brescia: parte il "treno della memoria e del dolore" con a bordo Dario Fo. Arriverà a Milano per unirsi alle manifestazioni, per non dimenticare. Terza scena, Roma: un corteo di poco più di duecento persone parte dal Museo della resistenza di via Tasso, dove il mese scorso qualcuno aveva fatto esplodere una bomba rudimentale per ripetersi pochi giorni dopo con un altro ordigno vicino a Montecitorio.

Eccola Piazza Fontana 30 anni dopo: l'anniversario della bomba che nel cuore di Milano uccise 16 persone. Fu la strage che inaugurò la stagione delle altre stragi, della strategia della tensione, dei misteri irrisolti, dei suicidi sospetti, degli insabbiamenti, dei tentativi di golpe e della P2. E proprio
oggi Ugo Paolillo che istruì le indagini sull'attentato ricostruisce come una telefonata della Procura generale di Roma bloccò l'azione della magistratura togliendo il caso a Milano. Ancora ombre, dunque. Ancora tasselli mancanti.

"Gridate compagni, gridate". In piazza Fontana il guardasigilli Diliberto è stato interrotto dalla contestazione di sinistra: urla, fischi e una decina di esplosioni di petardi dai settori della piazza dove si trovavano giovani autonomi milanesi. Cori di "Cossiga boia" sono invece arrivati da alcuni gruppi di Rifondazione comunista, che come i giovani autonomi contestavano la partecipazione di Diliberto al governo D'Alema e l'avallo della guerra in Kosovo e la vicenda Ocalan. Il ministro ha interrotto il discorso con queste parole: "State tranquilli compagni e gridate, perché non mi farò intimidire da voi". Altre contestazioni, oltre a quelle contro la presenza sul palco dei presidenti del Consiglio Comunale Massimo De Carolis e della Provincia Ombretta Colli, hanno toccato anche l'intervento del segretario generale della Camera del Lavoro di Milano, Antonio Panzeri.

Sceso dal palco, Diliberto ha detto: "Chiederò che siano tolti tutti gli omissis e il segreto di Stato sugli atti riguardanti lo stragismo degli anni Settanta" e ha replicato agli attacchi parlando del "cretinismo" dei contestatori.

Ma la questione del segreto di Stato da abolire è andata anche oltre la manifestazione. Diliberto ha aggiunto: "Credo che sia un dovere per un governo come il nostro, di centrosinistra, un governo democratico. Per quanto mi riguarda, io l'ho già fatto per Portella della Ginestra". Dall'opposizione gli risponde il presidente del Comitato di controllo sui servizi segreti, Franco Frattini: "Il ministro ha ragione, ma dovrebbe fare, invece di limitarsi a chiedere".

Il treno della memoria. E' partito da Brescia alle 11.30. Il "treno della memoria e del dolore", nato da un'idea del premio Nobel Dario Fo e di Franca Rame "Sarebbe meglio chiamarlo il treno della conoscenza - ha detto Fo - una delle cose da evitare in queste occasioni è cedere alle tentazioni di commemorare. Meglio fare informazione e chiedere giustizia". In piazza della Loggia, luogo di un altro drammatico momento della strategia della tensione, stamani si era tenuta una breve cerimonia. Otto partigiani hanno consegnato ad altrettanti ragazzi le sagome delle vittime della bomba che il 28 maggio del '74 esplose nel corso di una manifestazione sindacale indetta per protestare contro l'escalation di attentati fascisti in città nelle settimane precedenti.

Roma, la paura di un nuovo inizio. Si sono mossi da via Tasso, dal museo storico della Resistenza dove di recente è stato fatto esplodere un ordigno rudimentale, diretti a piazza Venezia, dove il 12 dicembre del 1969 fu fatta scoppiare una bomba davanti all'altare ella patria. Erano 200 quelli che hanno risposto all'appello lanciato dagli "Antifascisti romani". I manifestanti hanno sfilato dietro uno striscione con la scritta "Piazza Fontana, la strage è di Stato".