COMPETITIVITA' E MOBBING DI MASSA.

di daniela bosi.

del 14/02/05

danielabosi@libero.it

Una strada di mattoni gialli. Dissolvenza...

Ho visto in sogno una piramide, un po’ ridicola, 2 o 3 gradini, incredibilmente larga

alla base, così larga che si confondeva con l’orizzonte, e corta, così corta che quelli

alla base chiacchieravano con quelli in cima, e appena uno di quelli in cima diceva

che non sentiva bene, quelli di sotto, con garbo o senza garbo, salivano uno sull’altro

e lo tiravano giù.

Conseguenze notturne di un corso di comunicazione 1. livello, urp…

Uno che ha difficoltà con la continuità del tempo e la localizzazione dello spazio non

può che vivere nell’habitat biblioteca, là dove il tempo si distende tranquillo sullo

spazio degli scaffali, come “un paziente eterizzato disteso su una tavola”, ma  ora che

le biblioteche, al pari di altre istituzioni, sono maggiormente condivise, gira inquieto

lo stravagante funzionario di biblioteca prevedendo ciò che già succede, la nuova orga-

nizzazione non solo svuoterà di contenuto il suo lavoro, ma gli sottrarrà quell’identità

così laboriosamente costruita, si allarma allora il nostro bibliotecario, ora che i generi si

riducono e topi e talpotte di biblioteca si sentono estranei a casa loro…. il loro destino

legato a fattori climatici di nuova persistente incertezza…. La loro “strada di mattoni

gialli” assume la consistenza di un sogno in dissolvenza, e a tale nuova metafora

dell’esistenza topi e talpotte si adeguano. L’unica certezza che a loro sia data è che

 il sole sorgerà di nuovo domani, se non per loro, per altri. Si chiede il nostro ex

funzionario di biblioteca, :

Chi sono questi altri? Chi sono questi vincenti per i quali la vittoria è data

dall’accoglimento della incertezza come modalità di gestione dell’esistenza?

Sono i  leaders, parola straniera, di facile pronuncia, che scorre morbida sulla lingua

di chi con l’inglese e con la classe 658 ha rapporti difficili. Ecco allora che

l’attenzione viene catturata dal titolo di questo libro accattivante

 “Accogliere l’incertezza : l’essenza della leadership” ma viene altresì

disturbata da quella striscia rossa in copertina che illustra con assoluta

determinatezza la nuova ideologia, la nuova corazza da indossare per governare

 indenni il mutamento:

 “ Il convinto è accecato dalle certezze, il vincente sfrutta l’incertezza

 per aprire gli occhi”.  Di nuovo questo mondo, diviso in perdenti e vincenti,

si dispiega aspro e senza soluzioni di continuità nel panorama strategico della

leadership di successo. E notate bene quanto sia bravo questo comunicatore

di stringhe che nella stringa in questione confezionata ad hoc per strizzare

l’occhio al futuro compratore, futuro leader vincente,  la parola perdente non viene

nominata, l’aggiungiamo noi che leggiamo, di nostra iniziativa e  senza neanche

accorgercene, convinti quindi perdenti.

Ma noi  che stimiamo Clampitt  anche perché cita Robert Pirsig….

“Nell’altopiano della mente, bisogna abituarsi all’aria impalpabile dell’incertezza,

alla straordinaria vastità delle domande che vengono poste e alle risposte a queste

domande. L’orizzonte si espande e si allontana sempre di più, al di là delle forze

della mente. Si esita anche solo ad avvicinarsi, nel timore di perdersi in questa

distesa immensa e di smarrire la via d’uscita.”….  <che potrebbe essere una

bellissima metafora di un internet senza schifezze, ma che nulla ha a che fare

con quei quiz a risposte multiple che qualificano la tua competenza e il tuo destino,

…………….mi perdo, mi perdo sempre, abbiate pazienza……………………

abbiate pazienza  voi che leggete, come io l’ho avuta con quell’incredibile chiave

“bnfhjekdoptmbsegyevfhhsnnpazienzapazienzapazienza … , chiave che mi ha

permesso di accedere all’autoistruzione su dischetto per il corso di comunicazione

UFFICIO RELAZIONI PUBBLICHE 1. LIVELLO,  ma non di accedere al 2. livello,

di quello non mi è stata data la chiave, operazione incomprensibile ad un operatore

di biblioteca pubblica che mai ha difeso i propri files, mai ha difeso quei laboriosi

files excell, costati mesi di lavoro e letture di infinite recensioni, più girano,

 meglio è per tutti, si è sempre detto, inorridito ora che qualcuno impedisce a

lui  di soddisfare legittime curiosità intellettuali……………pazienza, pazienza,

con quell’altra incredibile chiave hgndkjiohdcskmffehd pazienza pazienza, che connota

la sua posta elettronica e la sua possibilità di dire qualcosa a qualcuno in questa P.A.,

ed anche fuori, vi rendete conto quanto sia facile estromettere per via di queste

chiavi di accesso, dall’accesso, così che lì dalla cima di quella bassa piramide tronca

 nessuno può ascoltarvi, nessuna difesa è possibile, ed anche nessuna offesa, nessun attacco,

enormi quantità di gente che, puff!,  semplicemente queste enormi quantità  non ci sono più,

sparite, incredibili quantità di reclami che non giungono a destinazione, il successo

di un manipolo di persone che si autorinnova, in perpetuo fino a che morte non ci separi

da loro e sicuramente dai loro figli. Mai nella storia il potere ha avuto basi di consenso

così larghe come quelle che può assicurare l’intesa tra  leaders che non vogliono essere

rinnovati  e mastri di chiave che non vogliono essere cambiati.

Fra quella cima a così bassa altitudine e quella base di così immensa estensione, si colloca  un potere enorme,

sconosciuto anche al grande Alessandro, la cui gestione, può essere condotta da relativamente

poche persone, una, due, a sistema, per un’enorme quantità di chiavi, a tutti i livelli possibili e

immaginabili, grande quanto l’estensione  di quella base…………

Che incredibile disciplina morale devono aver maturato queste persone

a contatto di così grandi possibilità di gestione del potere, per preservarsi

oneste e preservare onesto il mondo.>

…………………….mi perdo, mi perdo sempre, abbiate pazienza…

La metamorfosi di Filomena è ormai avvenuta.  Il cambiamento è irreversibile, gestiscono

il cambiamento i nostri leaders grazie all’abilità tecnica dei nostri mastri di chiave. Quanto

sono bravi i nostri leaders? Quanto l’abilità tecnica dei nostri mastri di chiave è sorretta

da un’abilità morale?

Possiamo risolvere la cosa con quiz a risposte multiple adeguatamente strutturate……

                       ……mi perdo, mi perdo sempre, abbiate pazienza….

ma noi che stimiamo Clampitt,  abbiamo l’impressione che la sua divulgazione che

attinge alla letteratura per andare al di là della strategia aziendale sia stata

ulteriormente semplificata. Ecco ripreso il filo ……, per quanto non

attinente con le nostre personali indagini…., ci siamo letti  questa piccola bibbia

di strategia aziendale e con mente ormai  libera da prospettive di carriera dirigenziale

abbiamo ammirato la efficacia di una comunicazione semplice e diretta. In fondo,

ci siamo detti,  anche questa lettura ci può  intrigare, almeno fino a ché permane

l’illusione di gestire la propria vita, di essere leader di sé stessi. Leader = libero

arbitrio = spes = la speranza di essere leader di sé stessi, se quella vien meno, l’intero

paese va in dissolvenza, come la strada dei mattoni gialli. Possiamo

anche usare la metafora frana, oppure cedimento, o progressivo, inarrestabile

sgretolamento, perché le parole di una lingua, come le

persone di un popolo, sono  molte. E molte sono le possibilità di contenere,

puntellare la frana, rafforzare gli argini, creare vie di fuga all’acqua, insediare nuovi

boschi perché producano ossigeno, bellezza e speranza. Ma ci vuole competenza, chi

pianta boschi deve saperne di boschi, e di come i boschi possano ingannare il fuoco e

contenerlo anziché alimentarlo, di come questo paese rimboschito possa di nuovo

aspirare alla bellezza, essere coinvolto nella bellezza, bellezza morale, psicologica,

ambientale, cortesia, disponibilità, umanità, cultura, qualità totale di uomini e cose, noi

di nuovo, gente umile e gentile, tollerante, e la nostra storia con noi, la nostra  architettura, il

nostro paesaggio, il nostro artigianato, forse conoscere tutto questo fa cultura d’impresa

e Shangrillà si trasforma da piccola barca sopraffatta dalla tempesta globale ad arca

indistruttibile della sapienza di vivere. Non lasciamoci spaventare, gente di questo paese,

da questi tempi duri che ci condurranno alla precarietà.  Prima di essere avviliti

a questa perdente corsa competitiva condotta da cavalli dopati,  noi e

la nostra antica dolcezza di gente buona, mite, a volte raffinata, a volte

di gusti essenziali, si  conosceva l’arte del vivere di poco e del discorrere di tanto,

si conosceva l’arte della vicinanza, e i nostri dirimpettai non erano i nostri nemici,

i nostri colleghi non erano i competitors della nostra esistenza. E i nostri giardini

ci seducevano a lunghe dispute con la complicità dei lillà in fiore. Ricordiamo questo

ai nostri figli sedotti dai marchi, e da questo linguaggio impoverito da necessità

pubblicitarie, ricordiamo loro che il logo, la marca del nostro paese,

era questo rincorrere la qualità dell’esistenza nella comunicazione. Esco da Internet, vado

un attimo per strada, che paese di filosofi, parolai come pochi altri, chiunque voglia

imparare a vivere, venga in Italia, spenda in Italia le sue vacanze dalla competitività, noi gli insegneremo

cose…….noi, chiacchierando di nulla, chiacchierando dello stare al mondo,

noi e il nostro paese, di nuovo giardino d’Europa, modello d’Europa, via le fabbriche

pestilenziali,  ma non sulla fatica sfruttata di persone di ancora piccola statura, questo

non possiamo tollerarlo, digerirlo, mandarlo giù. Quanto ci hanno tutelato le nostre lotte

sindacali noi lo sappiamo…Che lungo percorso è stato. Passati i cinquanta e non tutti,

 ma i più ancora giovani. E loro neanche venti, e già vecchi, consumati, chi può

avere il coraggio di comprare quel piumone che viene dal Pakistan a così buon prezzo?

7000 containers di piumoni arriveranno dal Pakistan a riscaldare l’inverno degli italiani.

Notizia fresca di giornata, passaparola di un negoziante in contatto con un importatore

 italiano in contatto con un imprenditore sempre italiano….

A così grave prezzo. Ho detto no a quel futuro piumone che così mi intrigava, e non potendo

resistere, l’ho fatto in casa, che fatica bestiale,  Allora, leaders della cultura d’impresa,

qual è l’incentivo perché noi, dopo tanto Marx, dopo tanto statuto dei lavoratori, dopo

tanti corsi, solo  a 1. livello,  per  riformattare i nostri cervelli marxisti, possiamo chiudere

prima un occhio e poi l’altro e poi arrenderci a questi consumi di merce italiana prodotta

in paesi stranieri da gente straniera e di piccola statura che costa solo un dollaro al giorno?…

Leaders pronti ad accogliere l’incertezza :  il clientelismo di per sé non arresta neanche

il rotolio di un sasso, occorrono anni di studio e una notevole fermezza di carattere

per fermare la frana intanto che la metamorfosi  si sta compiendo, diamo tempo alla nuova

creatura di uscire dal bozzolo, proteggiamola sino a che non sarà forte abbastanza.

Governare il cambiamento per il leader di successo…. forse vuol dire arrivare al nuovo

stato delle cose contenendo la sofferenza ?

Ne sanno qualcosa gli iracheni che hanno rischiato ancora una volta la vita per votare.

Quelle elezioni. Sono costate non quaranta ma  centomila morti. Poteva tutta questa enorme perdita

essere contenuta?

Governare il cambiamento, governare il contenimento della sofferenza. Installare la

democrazia, salvando il maggior numero di file. Governare l’incertezza.

Ecce Homo.  

…………….Mi perdo, mi perdo sempre, abbiate pazienza…………………..

Si trasforma Filomena in qualcosa di diverso da sé, da ciò che prima era. Avanti, signori,

si chiude. Chiudono le attività, chiudono le fabbriche, rimangono i marchi. Si chiama

delocalizzazione. L’impresa corre sgomitando là dove è quasi nullo il costo della

manodopera. Filosofia della risorsa. Sfruttamento di ogni bene, di ogni persona, anche se

di piccola statura. 

Cerchiamo di capire allora dove ci porta questa volta il nostro smarrimento, sentiamo

che la complicazione viene dalla semplificazione.  Ci viene il dubbio che semplificare

il messaggio di un libro per vendere più copie, semplificare per avere più audience,

semplificare per indurre ad unico stile di vita  non sia una buona strategia aziendale.

Ma che sia una via italiana, una peculiarità di questo paese, che, ogni volta che

adotta intellettualmente strategie di organizzazione estranee alla propria tradizione,

le metabolizza in un processo digestivo che assorbe sostanze già in circolo ma  non vitali,

si ché si autointossica, eliminando proprio le intuizioni migliori. Messaggio subliminale,

qualità totale, ding, qualità totale, ding.messaggio subliminale. Voi, gente di questo paese,

avete tutto il nostro poco rispetto, beccatevi questa qualità totale, questi programmi

avvilenti, queste carrozze sudice, questi quiz pervertiti e siate felici. Fine del messaggio

subliminale qualità totale, qualità totale, ding!

 Il torto allora è che si confonde  la semplicità con la semplificazione…..Ma  perché

avviene questo? La risposta è semplice, non semplificata.  Le classi dirigenti  non hanno

fiducia nelle capacità  intellettuali della nostra gente. La ritengono infatti “semplificata”.

Eppure la qualità totale  prodotta dai nostri servizi possiamo modificarla ogni giorno

al meglio, ma non solo col nostro impegno, se una porta di treno è rotta, è rotta, bisogna

cambiarla, alla comunicazione deve seguire una riparazione. La gente lo capisce, mica

si accontenta della comunicazione. Pensate, è come se lo scrittore

dicesse : Perché dovrei sforzarmi di scrivere al meglio di me stesso se sono convinto

che la gente legge cose di poco conto?  Bassa qualità = largo consumo? Bassa

scrittura= larga lettura?

E il produttore: Perché dovrei produrre buoni spettacoli se sono convinto che nessuno

possa apprezzare una produzione di qualità? Ed il ristoratore:  Perché dovrei

confezionare buoni cibi, e ricordiamo che c’è un buon modo di cucinare fagioli,  se sono

convinto che siano troppo sofisticati per il palato della gente comune? E questa parola

 “comune” diventa sinonimo di “semplificato”. Se dovessimo adottare nella nostra visione

dell’esistenza quel sottotitolo di copertina “ Il convinto è accecato dalle certezze,

 il vincente sfrutta l’incertezza per aprire gli occhi” dovremmo aggiungere: Questo

lo dice il convinto perdente. Il vincente, invece la pensa così: scrivo nella fiducia

che ci sia qualcuno che apprezza ciò che scrivo e che questo qualcuno siano tanti.

Ah, ma eccolo  l’analista di mercato che prima che tu perda tempo a scrivere

il miglior libro possibile di cui tu sia capace ti dice che il libro che stai per scrivere

non ha nessuna possibilità di vincere! Troppo alto [grosso], troppo difficile.

Ed il professore universitario profetizza la fine dell’impegno intellettuale per via

di questo largo consumo di libri facili. E invece il libro sfonda le classifiche e si scopre

 un nuovo comun denominatore dei gusti della gente”comune”. E ‘ forse a questo

punto della storia del prodotto che s’intuisce il vero significato di quel pacchetto

di servizi che viene fatto studiare a tutti i livelli di studio come “qualità totale”.

Finalmente abbiamo capito, c’è voluto tanto tempo, perché, diciamo la verità,

con tutto rispetto degli egregi professori, (veramente non possiamo più adoperare la parola egregio?)

a parte chi lento e placido come il fiume Don, comunicava cose di tale

ampia portata, da sorprenderci, sempre e comunque, per quanto ci aggrappassimo

ad argini antichi, mi perdo sempre, diciamo la verità, nessuno ce l’aveva veramente

detto, che per produrre la qualità totale, questo popolo di consumatori, 

di cui forse qualche manager  ha poca stima, dovesse essere ritenuto

qualitativamente eccellente.  Non è la qualità totale quell’unica ciambella

che viene lanciata da una nave in transito ad un popolo di naufraghi nel momento

della verità che tutto sommerge, leggete ancora vi prego per un briciolo di speranza,

non ho finito, dire cose semplici, può essere a volta molto difficili,

su cui c’è scritto qualità totale, la vedete, quella ciambella e tutte quelle braccia

che si agitano disperate per raggiungerla, stanno tutti per affogare, ma poi qualcuno

ha un’idea, e lascia perdere la ciambella salvagente della qualità totale, e sgambettando

raggiunge il vicino, e guarda cosa succede, si agitano insieme ed insieme si tengono a galla,

e allora ne arriva un altro ed un altro ancora, e mentre si agitano cominciano a chiacchierare

di come uscire da questa crisi, arginare l’oceano non è possibile, ma viverci sopra,

ritrovando amicizia e fiducia, si, basta rinunciare a quei piumoni che costano così poco,

e ti trascinano subdoli a fondo, e  intanto che così ragionano, in realtà si sorridono a vicenda

e ci provano un gran piacere, come si vive bene così, una qualità totale, questa di venirsi

incontro l’uno con l’altro,  abbassano i prezzi i commercianti italiani che avevano

perduto la testa e il cuore, guadagnano di più i coltivatori diretti ingannati dai mediatori,

ritrova fiducia la piccola impresa che non ha saputo tecnologizzare la propria arte,

studia il ragazzo che non sapeva dove dirigere il proprio sguardo, ora che, ETICA,

la classe 170 si alloca come una moglie di cui si apprezza la storica intimità nella casa

del vecchio coniuge, la classe ECONOMIA, un 330, già sedotto per inesperienza di

grande mercato dalla sfrontatezza di quel guadagno, ed ora ricondotto agli antichi

affetti per via di quel deserto emotivo in cui  si è  venuto a trovare. In fondo questo,

grazie ad ETICA,  è tornato ad essere uno splendido Bel Paese, chi ce lo fa fare di andare

su e giù dal Pakistan …Che ce ne facciamo di tutti questi soldi ora che abbiamo visto

quale miseria li produce e in quale miseria morale ce li godiamo……

                                    mi perdo, mi perdo sempre, abbiate pazienza

.   .

Ora il dubbio che viene è questo? Non sarà mica che la semplificazione invece

di produrre sana incertezza stimoli la convinta certezza che non ci sia più nulla da fare?

Non sarà che qualcuno si sia erroneamente convinto che tutti gli italiani, tiranneggiati

da soprusi di errate o truffaldine conduzioni aziendali, siano addivenuti ad una

rappresentazione di loro stessi quali incapaci <semplificati>  gestori delle loro

risorse morali e materiali? Non sarà mica vero che qualcuno sia convinto che

il processo democratico che tende nelle fortunate democrazie occidentali ad innalzare

il livello di vita della popolazione nel suo complesso ad una più dignitosa esistenza,

voglia dire che la dimensione di massa è di per sé stessa più lenta, più tarda, più incapace

di valutare di quella popolare, alla quale si riconosce, almeno letterariamente, argutezza e scaltrezza?

Lo so che eravamo bibliotecari e , e quindi fiduciosi per natura, ma ora che siamo

comunicatori urp di primo contatto,  siamo convinti che il grande uno sia molteplice,

 ma semplice, complicato nella sua molteplicità, ma semplice da leggere, da indagare,

da amare, e che tutte le persone che vivono in questo nostro paese, a questo nostro paese,

nella loro diversità, donano qualcosa, che è la loro molteplice intelligenza, la loro

molteplice capacità di amare, la loro molteplice capacità di comunicare. Allora perché

non rispettare questa splendida dimensione di massa, dove innumerevoli etnie vanno

inserendosi portando incredibile umana ricchezza, perché lasciarsi spaventare come

Ortega Y Gasset  da questo individuo massificato che non ha riscontro nella umana natura?

Non c’è nulla di male a far parte della massa, nulla di perdente. Una sola moltitudine semplicemente

non esiste se non  in milioni e milioni di individuali differenze,

se no, io, seduta al computer dell’ufficio, in questo tepore che anticipa la primavera, e che,

forse, verrà tradito dalla prossima gelata, io, dunque, non esisterei e neanche voi.

Difendere contro l’eccesso di  semplificazione questa semplice molteplicità può

diventare la nostra mission…. se qualcuno mi chiedesse, dimmi tu che perdi tempo

a scrivere in questo sabato pomeriggio di fine febbraio, un sabato pomeriggio che prelude

alla metamorfosi, alla primavera, al rinnovamento del vestiario, all’apertura delle finestre,

alle lunghe passeggiate con il cane sopravvissuto al tumore, tu che ti rifiuti alla fila del supermercato

e sei capace di vivere di nulla, tu che rincasi le piantine, ora che il gelo può

di nuovo arrivare non previsto, e suggellare il tuo rinnovamento, tu in cosa speri?

Ho qui nel panorama delle mie incertezze la personale certezza che nel nostro paese

vivono milioni e milioni di persone, l’una diversa dall’altra,  per gusti, capacità

intellettuali, costumi, paradigmi dell’esistenza, e che a tutte queste persone

corrispondono diversità di paradisi, di visioni e di biblioteche. E sono una perdente

convinta che a noi, uno per uno, è dato di scegliere, è dato di non aver paura. 

Non so quante di questi milioni di persone  si sentano perdenti, se siano poche o tantissime.

Ma la quantificazione di questa misurazione misura la capacità dei nostri strateghi.

Pensate che meraviglia, un paese felice, non tardo, non lento, non semplificato, semplice,

che perde un sacco di tempo a leggere.  Un tempo connotato da una “qualità totale

dell’esistenza”. Che tempo fa in Italia? Tranquillo, le solite tempeste improvvise, a volte

un po’ di lentezza nei soccorsi, ma ritorna il sereno. E che fanno gli italiani?. Leggono

molto, quindi comunicano moltissimo, hanno anche molti hobbies, soprattutto  piace loro

chiacchierare, mandare e-mail e messaggini, vanno in biblioteca, producono cose di ottimo

gusto. Cucinano molto, studiano le lingue, studiano molto il loro paese, girano per monti,

valli ed isolette, perché ora finalmente gli addetti al settore hanno capito che un eccesso

di guadagno produce ristagno e irreversibile povertà.. Sono cortesi l’uno con l’altro

questi italiani. Loro e i loro parchi sono puliti, amano il mare e si portano via le buste

di plastica quando tornano a casa, si coprono molto per non accendere troppo

il riscaldamento. Hanno smesso di fumare. Usano poco anche altre sostanze. Usano i mezzi pubblici.

Rinunciano alla macchina. Curano i boschi. Prevengono gli incendi. Trattano bene

gli animali. Rinunciano alla caccia, ma non alla ripresa con la videocamera.

Prediligono le trattorie. Consumano i loro soldi, perché odiano accumulare in eccesso

quando c’è bisogno di far circolare il denaro. Se non hanno soldi, non si avviliscono,

hanno tante cose da fare per rimediare a quei soldi che mancano. Sono generosi quando

occorre. Sono solidali tra loro e sono solidali con altre popolazioni. Sono ospitali.

Se non riescono a trovar lavoro si dedicano al volontariato. A volte guadagnano veramente

poco, ma trovano il modo di vivere, aiutano chi si trova in difficoltà. Hanno deciso

di aiutare gli operai di Terni, così come hanno aiutato la gente vittima dello Tsunami.

I soldi sono solo soldi. Il cambiamento, il normale processo di svolgimento delle tante

vite che compaiono e scompaiono sullo scenario del nostro pianeta.

Che paese l’Italia ! Non ce n’è un altro pari. Che qualità totale, che paese competitivo!

Così forte e ricco della sua forza da non temere il cambiamento.   

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Accogliere l’incertezza : l’essenza della leadership / Phillip G. Clampitt, 

Robert J. DeKoch . – Milano : Guerini & Associati, 2003.