INTERVISTA A FRANCESCO PAOLA - PRESIDENTE DEI DEMOCRATICI SOLIDALI LIBERALI - di massimo d'andrea.

 

Intervista a Francesco Paola.


Nato nel dicembre 1963, laureato a pieni voti nel luglio 1985. Avvocato dal marzo 1988, avvocato cassazionista dal marzo 2000.
E’ autore di numerosi saggi monografici in materia processuale penale, di concorrenza, di proprietà intellettuale.
Ha affrontato in particolare i temi dei conflitti di interesse, della informazione libera, della concorrenza e dei mercati, della tutela del risparmio e della Piccola e Media Impresa, della proprietà intellettuale, del lavoro.

Oggi Presidente dei Democratici Solidali Liberali

http://www.democraticiliberali.it/index.php

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Come mai la decisione di uscire dall’Italia dei valori, visto che lei se ne e’ sempre occupato ad alti livelli ?

Si e’ vero nell’Italia dei Valori mi sono sempre occupato di questioni importanti e comunque ora ho creato un soggetto politico nuovo per dare delle risposte diverse.

Quali divergenze l’hanno portata a creare questo nuovo soggetto politico ?

A mio modo di vedere, le divergenze sono nate perche’ e’ mancato un soggetto e un progetto politico riconoscibile . Ho notato molta frammentazione, qualche volta non coerenza. E’ stata comunque una importante esperienza, anche se, visto quanto sta nascendo, e l'interesse e l'attenzione che si va creando intorno a noi, vuol dire che non era sufficiente. Cosi’ abbiamo ritenuto di costituire, insieme ad un gruppo di persone, un nuovo soggetto politico per dare delle risposte migliori, credo piu’ chiare. Non è stato possibile, nella precedente esperienza, far maturare un soggetto democratico liberale.

Cosa intendi per democrazia liberale ?

Tutto quello che e’ successo in questi anni in Italia è il risultato di un vuoto di analisi politica, non vi è stata la percezione che le liberta’ essenziali sono tutte collegate insieme, vi è un denominatore comune, democrazia e libertà civili avanzano o arretrano insieme. Sono stati gli anni della politica spettacolo, vuota di significati, con tutto quello che ne è conseguito. Questa e’ una delle ragioni che ci ha portato a fondare i Democratici Solidali Liberali. Un soggetto, un laboratorio politico, un gruppo con un radicato senso della necessità di difendere e rafforzare la costituzione su temi di frontiera, sulle “nuove frontiere” della democrazia che è la soluzione dei conflitti di interesse, regole di corretta concorrenza, di commercio internazionale, sul contrasto ai monopoli, qualsiasi forma essi assumano. I fondatori rispecchiano realta’ vive, produttive, avanzate del Paese: sono espressione del mondo della ricerca, delle libere professioni, della industria della comunicazione e del cinema, del lavoro, studenti.

In una parola?

I progetti e i programmi quale forma di coagulo, di antidoto alle frammentazioni, per determinare un ricambio, un superamento delle forme ingessate della politica e della economia italiana che oggi tutti soffriamo.

Ci sono altre questioni ?

Su temi come ad esempio la laicita’ dello Stato, che costituisce cardine essenziale della nostra democrazia, -non bisogna dimenticarlo-, vi sono notevoli pericoli di restaurazione, di ritorno al passato. Del tutto complementari, a ben riflettere alle forme nuove di dominio della politica da parte di certi monopoli economici, di cui il “caso Italia” costituisce espressione purtroppo ormai nota ovunque. E, parimenti, una attenzione, alla formazione delle nuove generazioni, che siano attenti e sensibili ad ogni forma di regressione.  E’ quello che l’Unione dovrebbe porre tra le priorità. Uno dei motivi che ha determinato la costituzione di questo nuovo soggetto politico e’ la chiusura che si nota, quasi ovunque, nei confronti della base, verso le nuove idee, nuovi soggetti politici, verso il ricambio, la partecipazione democratica, insomma. Le primarie sono dunque certamente un fatto importante e necessario, le primarie come “metodo” per pervenire ad una selezione trasparente della classe dirigente, intendo, che contrasti i familismi, le cooptazioni arbitrarie che danneggiano politica, democrazia ed economia insieme, e di cui la politica italiana è trasversalmente piena. La politica attuale impedisce il ricambio e proprio questo delegittima il sistema democratico nel suo complesso.

Quindi si alle primarie, anche se il centrosinistra presenta un candidato, diciamo, unico per ora …

Sì alle primarie e ai meccanismi di selezione trasparente della poltica, alla democrazia partecipativa, perche’ in questo modo da una parte si garantisce l’esistenza di una classe politica nuova e dall’altra, appunto, si alimentano forme di partecipazione importanti, essenziali per la vita del paese. Per quanto riguarda le primarie cosiddette “programmatiche”, in alternativa a Prodi, esse ci paiono in questo momento inopportune, tese ad alimentare personalismi, frammentazioni. Una sana competizione tra le migliori idee, per un progetto politico di livello, queste sì sarebbero necessarie.

Diciamo che il metodo e’ giusto ma il momento e’ sbagliato ?

Si io credo che non solo il momento sia sbagliato, ma che bisognerebbe concentrarci piu’ nel tradurre delle idee, nel progettarle, cioe’ prima ancora delle candidatura c’e’ bisogno di una partecipazione per la definizione del programma, che credo sia importante.

Con l’arrivo dell’euro la maggioranza politica attuale alla guida del paese si e’ vista bene di controllare che i prezzi non raddoppiassero, come e’ l’attuale salute economica del nostro paese ?

C’e’ un’accentramento di poteri inconfutabile, la media borghesia e’ stata ridimensionata economicamente, le classi povere non riescono piu’ a sopravvivere, i dislivelli sociali crescono paurosamente, e questo si traduce in un indebolimento complessivo del Paese, ad ogni livello.

Ma tutto cio’ e’ un progetto politico economico ?

Il monopolio economico, specie se monopolio informativo, al potere, è sicuramente anche un progetto politico. Sono forme nuove e forse ancora più sofisticate, perché assai meno percepibili, di fascismo. Cosa altro sono le leggi di favore, leggi approvate proprio per favorire soggetti investiti di cariche istituzionali, o le loro imprese? Le leggi di favore significano accentramento ulteriore, rafforzamento dei monopoli, una legge seria sul conflitto di interessi ad esempio avrebbe determinato anche una ridistribuzione delle ricchezze. Parlavo prima di politica spettacolo. Esso, manca un pensiero diffuso sulla necessità che principi come l’uguaglianza davanti alla legge, l’istruzione pubblica di livello, l’accesso a mercati governati da regole di corretta concorrenza debbano essere considerati davvero inalienabili.  Cosi’ come sulla pace, sulla globalizzazione, noi viviamo in un mondo in cui tutto e’ correlato e siamo davanti ad un bivio in cui dobbiamo prendere delle decisioni responsabili: per questo abbiamo bisogno di una pluralita’ di potere e non di poteri opàchi ed accentrati che decidono le sorti del mondo.

Che cosa intende per liberismo la sinistra ?

E’ evidente che nel momento in cui si è aperto in Italia il grande tema delle liberalizzazioni si sarebbe dovuto affrontare di pari passo anche il tema della costruzione di regole di corretta concorrenza. Non lo si è fatto. E’ stato un gravissimo errore. Se non esistono regole di corretta concorrenza le liberalizzazioni possono trasformarsi in appropriazioni indebite, in acquisizioni sotto costo, sino, nei casi estremi, a procedure pilotate. Occorre avere la consapevolezza che prima bisogna progettare delle regole, fare cioe’ degli anticorpi per evitare gli abusi; poi diviene logicamente necessario e coerente parlare di liberalizzazione.

In ogni caso, i servizi pubblici essenziali, come l’acqua, l’energia elettrica, ed altri ancora, non possono essere lasciati totalmente ai privati. Su questo argomento bisogna stare assai attenti. E sono riflessioni che provengono dalla stessa autorità per la concorrenza italiana.

Vogliamo parlare d’informazione ?... molte radio e canali anche pubblici come quelli della Rai, passeranno totalmente sul digitale terrestre, cosa si rischia visto che questi programmi prima o poi saranno totalmente a pagamento ?

Un tema essenziale e di cui nessuno parla, è la ripartizione del mercato pubblicitario. Nella fase di passaggio dall’analogico al digitale vi sono le premesse finalmente per una redistribuzione del mercato pubblicitario attualmente controllato in regime di oligopolio dai due soli noti soggetti RAI e Mediaset, quest’ultima in posizione di quasi monopolio nel settore privato. Il passaggio al digitale puo’ e deve creare le premesse per l’ingresso di nuovi operatori sul mercato, ed è dunque un passaggio essenziale, una battaglia cruciale e da non sottovalutare, perche’ in questo modo si puo’ garantire il pluralismo e anche la sopravvivenza di tutte le altre fonti di comunicazione.

C’e’ un problemino non da poco, ed e’ che i mezzi tecnici per trasmettere il digitale terrestre sono tutti e sempre della solita persona.

Ma infatti e’ proprio questo il punto, bisogna determinare e bene la ripartizione del mercato pubblicitario. Occorre una presenza costante, da monitorare con attenzione, di grande rilevanza pubblica. Ripartizione del mercato pubblicitario e necessità di norme che favoriscano l’ingresso di nuovi soggetti nel mercato delle comunicazioni sono questioni essenziali, da inserire prioritariamente nel programma del centrosinistra. Norme urgenti per l’ingresso di soggetti nuovi, non norme urgenti per consolidare le posizioni di monopolio già esistenti, come nel caso Rete 4.

A proposito di leggi e decreti, alcuni esponenti di spicco del centrosinistra, come Rutelli, affermano che una volta al governo, poche leggi realizzate dall’attuale maggioranza dovranno essere cambiate, per molte basta qualche piccola modifica, lei cosa ne pensa ?

Per fortuna questa affermazione e’ rimasta generica, bisognerebbe chiedere a Rutelli, quali leggi dovrebbero rimanere. Ma, se tutto è collegato, se molte di queste leggi rispondono a un disegno complessivo di abrogazione del dettato costituzionale, forse sarebbe più logico interrogarci su quali norme dell’attuale governo debbano restare, piuttosto che quali debbano essere cambiate.

Quali ?

Comincerei dalla legge Gasparri di cui prima accennavo, con un decreto legge appunto che permetta a nuovi soggetti di entrare nel mercato impedendo la concentrazione pubblicitaria nel settore digitale. E poi, naturalmente, vi sono tutte le leggi sulla giustizia, a partire dalla Cirami fino alla proposta di riforma rinviata alla Camere dal Presidente della Repubblica. Garanzie e libertà civili per tutti, è questo il grande coraggio che deve dimostrare il centrosinistra. Siamo collocati in Europa, e le posizioni dell’attuale governo ci hanno spesso distanziato dalla politica economica e sociale della U.E., e dai principi e dalle leggi comunitarie.

L’attuale governo e molto piu’ legato agli USA che all’Europa e tutto cio’ e’ un piano geopolitico strategico, preciso.

Abbiamo assecondato la politica dell’unilateralismo di Bush, in modo acritico, e spesso supino. Questo indebolisce la nostra credibilità internazionale, e anche l’Europa, e in genere qualsiasi politica che intenda affermare un mondo globale, multipolare, fondato su un ONU forte e rinnovato. Dopo gli anni dell’unilateralismo, e dei danni che ha provocato, credo e spero che anche gli Usa si avviino a comprendere ciò.

In Iraq c’e’ realmente la pace ora e cosa e chi ci puo’ essere dietro il rapimento di Giuliana Sgrena ?

Ho avuto il piacere di conoscere Giuliana, una donna determinata che crede ciecamente ai valori della democrazia e della liberta’, e per questi valori si impegna e lotta in prima persona con grande determinazione. Sulle elezioni irachene credo vi sia stato un errore di sottovalutazione, si sono assimilate le elezioni al giudizio negativo sull’attacco “preventivo” americano. Ma è doveroso considerare che alle elezioni irachene hanno creduto e partecipato molte forze democratiche di quel paese, candidati ed elettori, uomini e donne che per votare hanno sfidato il pericolo di essere uccise. Un movimento progressista internazionale e democratico deve sostenere questi fenomeni di partecipazione, bisogna spendere parole, fatti ed impegno per queste donne irachene che hanno fatto la fila per ore pur di votare, in queste valutazioni è indispensabile non essere mai affrettati e superficiali.