DA ANSA ROMA - La piu' breve
presidenza di Confindustria ma anche una delle piu'
significative.
I
due anni, 1974-1976, di Giovanni Agnelli a Viale
dell'Astronomia segnarono una svolta nel rapporto tra la
politica e l'associazione degli industriali.
Per gli industriali fini' - come disse lo stesso Avvocato
- ''il tempo delle deleghe''. In una stagione di crisi
economica profonda, di inflazione galoppante, di
incertezze e di instabilita' dei governi, gli industriali
decisero di compiere le proprie scelte direttamente,
senza l'intervento della mediazione politica.
Nacque cosi' la proposta dell'''Alleanza dei produttori''
e, poi, l'accordo del gennaio 1975 sul punto unico di
contingenza. A dimostrazione che - in particolare in
assenza di una efficace politica economica - le parti
sociali potessero intervenire, in autonomia, sulle
materie di propria competenza. Oltre vent'anni dopo, nel
1997, Agnelli, ricordando il ''galantuomo'' di Luciano
Lama, spiego' cosi' il senso di quell'accordo: '' Lama ed
io (e per la verita' molti altri) vedemmo nel meccanismo
dell'indicizzazione salariale soprattutto uno strumento
per disinnescare la conflittualita' permanente, che stava
allora toccando le punte piu' elevate''. L'intesa puntava
ad aprire una nuova fase nelle relazioni industriali, una
stagione di pacificazione negli stabilimenti dopo il
tumultuoso e lunghissimo autunno caldo.
Nessuno allora poteva prevedere che la dinamica
dell'inflazione, per effetto della crisi petrolifera, non
si sarebbe arrestata e che l'intesa avrebbe finito per
propagare l'aumento dei prezzi. E pochi criticarono
allora l'accordo. Sul versante retributivo le conseguenze
furono decisamente negative: l'appiattimento verso il
basso dei livelli retributivi. Per ogni punto di aumento
del costo della vita, infatti, aumentavano
automaticamente le retribuzioni al livello piu' alto dei
valori di contingenza allora vigenti. Le retribuzioni
piu' basse erano praticamente coperte al 100%
dell'inflazione. L'accordo prevedeva anche la copertura
della cassa integrazione per un periodo piu' lungo (12 o
18 mesi contro i tre previsti in precedenza) e
un'indennita' di disoccupazione pari all'80% del salario
anziche' del 66%.
Pur tuttavia l'intesa cambio' il clima delle relazioni
sindacali. Riporto' il dialogo, pose fine alla
conflittualita' esasperata cominciata con il biennio
rosso '68-'69. Una stagione che Agnelli visse in primo
piano, presidente da pochi anni (dal '66) della piu'
grande industria del paese. Il conflitto esplose e trovo'
nei giovani operai meridionali e scarsamente
professionalizzati di Mirafiori e Rivalta un terreno
fertile di diffusione. Furono anni difficili. ''Purtroppo
- ricordo' lo stesso Avvocato - e' stato un periodo
tremendo: era come combattere con un braccio legato
dietro la schiena. La domanda di automobili cresceva ma
la produzione era bloccata''.
Una esperienza che peso' certamente nella definizione
della filosofia che porto' all'accordo con Lama. Alla
fine del primo biennio Agnelli lascio' la presidenza
della Confindustria e designo' come successore Guido
Carli, dal 1960 al 1976 Governatore della Banca d'Italia,
il primo e unico presidente non imprenditore. In due anni
la Confindustria era riuscita ad affermare il valore
dell'impresa in un contesto ideologico a lei ostile. Ma
proprio questa era stata la missione di Gianni Agnelli.
DA IL CORRIERE DELLA SERA
La
morte di Giovanni Agnelli
La dinastia familiare
Sono oltre settanta i figli e i
nipoti del fondatore della Fiat, ma pochi ormai portano
il cognome di famiglia
Sono più di settanta i figli e i
nipoti, con relativi coniugi, del fondatore della Fiat Giovanni
Agnelli senior e di sua moglie Clara Boselli.
Sono imparentati con i Furstenberg e i von Hohenlohe,
sparsi in tutto il mondo. Giovanni e Clara ebbero solo
due figli, Edoardo e Aniceta. Dal
matrimonio di Edoardo e Virginia Bourbon del Monte sono
nati Clara, Gianni, Susanna, Maria Sole, Cristiana,
Giorgio e Umberto. Da Aniceta, sposata con Carlo
Nasi, deriva l'altro ramo, quello dei Nasi: Clara,
Laura, Giovanni, Umberta ed Emanuele. Molti nella
famiglia hanno intrapreso strade del tutto diverse da
quella dell'industria e della finanza. Alcuni, invece,
lavorano nel gruppo: Tiberio Brandolini, figlio di
Cristiana Agnelli e Brando Brandolini d'Adda, è
amministratore delegato dell'Exor Group a Parigi, Cristiano
Rattazzi presiede Fiat Auto Argentina, mentre Eduardo
Teodorani Fabbri, unico figlio di Maria Sole Agnelli e
Pio Teodorani Fabbri, è manager della Cnh. Altri hanno
un posto negli organismi di vertice: John Philip,
figlio di Margerita Agnelli e di Alain Elkann, laurea in
ingegneria al Politecnico di Torino, è stato chiamato
dal nonno nel consiglio di amministrazione della Fiat e
nell'accomandita, Edoardo Ferrero Ventimiglia di Ifil,
Andrea Nasi di Ifi, Tiziana Nasi della società
Sestriere. Pochi ormai portano il nome Agnelli,
dopo la tragica morte di Edoardo, figlio
dell'Avvocato e di Marella Caracciolo, avvenuta nel 2000,
e quella di Giovanni Jr, figlio di Umberto e
Antonella Bechi Piaggio, erede designato alla guida della
Fiat, scomparso nel 1997.
GLI AGNELLI - L'Avvocato, secondo dei sette figli
di Edoardo Agnelli (1892-1935) e Virginia Bourbon del
Monte (1899-1945), lascia una figlia Margherita, 47 anni.
Si era sposata giovane con lo scrittore-giornalista Alain
Elkann, dal quale ha avuto tre figli, John Philip (26
anni), Lapo (25 anni) e Ginevra (23 anni). Oggi vive a
Parigi insieme al secondo marito, Serge de Phalen dal
quale ha avuto altri cinque figli, Maria (19 anni),
Pietro (16 anni), le gemelle Anna e Sofia (14 anni),
Tatiana (12 anni). Umberto, 68 anni, ha avuto, dal
secondo matrimonio con Allegra Caracciolo, Andrea (26
anni), che lavora a Losanna nel settore industriale, e
Anna (24 anni). C'è poi la piccola Virginia Asia, 5
anni, figlia di Giovanni Jr e di Avery Frances Howe.
I RATTAZZI - Dal matrimonio di Susanna Agnelli, 80
anni, e Urbano Rattazzi sono nati sei figli: Ilaria (56
anni), Samaritana (54 anni), Cristiano (53 anni), Delfina
(51 anni), ex moglie di Carlo Scognamiglio, Lupo (49
anni) e Priscilla (46 anni). Dieci i nipoti.
I FURSTENBERG - Sono i discendenti del primo
matrimonio di Clara, la sorella maggiore dell'Avvocato,
82 anni, con Tassillo Furstenberg: Ira (62 anni), Egon
(56 anni) e Sebastian (52 anni). Primogenito di Egon è
Alexander (32 anni), noto alle cronache mondane per il
matrimonio con la più giovane delle sorelle Miller,
figlie del miliardario americano Robert Miller, il re del
Duty Free. Clara ha sposato in seconde nozze Giovanni
Nuvoletti.
I BRANDOLINI D'ADDA - Dal matrimonio di Cristiana
Agnelli, 75 anni, con Brando Brandolini D'Adda sono nati
quattro figli, tutti maschi: Tiberio (54 anni), Leonello
(52 anni), Numo Carlo (48 anni) e Brandino (45 anni)
I CAMPELLO - Prima di sposare Pio Teodorani Fabbri,
Maria Sole, 77 anni, ha sposato Raniero Campello. Da lui
ha avuto cinque figli: Edoardo, 37 anni, Virginia, 48
anni, Argenta, 47 anni, Cinzia, 46 anni, e Bernardino, 44
anni.
GLI HOHENLOHE - Sono i figli dell'attrice Ira
Furstenberg e Alfonso von Hohenlohe: Christof, detto
Kiko, 46 anni, e Hubertus, 44 anni, che alla finanza ha
preferito il mondo della musica e ha inciso un disco
dedicato a Andy Warhol.
I NASI - Quello dei Nasi è l'altro ramo della
famiglia. Discende da Aniceta Agnelli (1889-1928) e Carlo
Nasi (1877-1935). I figli sono cinque: Clara (89 anni),
Laura, che aveva sposato Giancarlo Camerana ed è morta
nel '96 a 82 anni, Giovanni (1918-1995), Umberta (80
anni), Emanuele (1928-1970).
DA
IL CORRIERE DELLA SERA
Da
Platini a Buscetta: tutte le battute dell'Avvocato
Da Michel Platini a Roberto Baggio,
da Enrico Berlinguer a Carlo De Benedetti, fino a Marta
Marzotto, Franco Zeffirelli e Ciriaco De Mita, passando
perfino attraverso Tommaso Buscetta: le battute di
Gianni Agnelli, spesso delle frecciate, tanto bizzarre
quanto imprevedibili, non hanno risparmiato nessuno e
sono entrate spesso nell'immaginario collettivo.
Dell'allora stella bianconera Michel Platini disse:
«L'abbiamo comprato per un tozzo di pane e lui ci ha
messo sopra il foie gras».
Per rimanere nel mondo del calcio, di Roberto Baggio ha
detto che è «un coniglio bagnato» mentre ha definito Zibì
Boniek «bello di notte».
Se Aldo Serena era «bravo dalla cintola in su»,
di Alex Del Piero ha commentato: «Mi ricordava
Pinturicchio. Adesso è Godot».
Quanto ad Armando Diego Maradona è stato
«migliore di qualunque allenatore». Quando gli fu
chiesto di commentare una dichiarazione del superpentito
di mafia Tommaso Buscetta, Agnelli affermò:
«Buscetta ha detto di essere ossessivamente un tifoso
della Juventus? Se lo incontrate ditegli che è la sola
cosa di cui non potrà pentirsi».
Le sue frecciate non hanno risparmiato neppure Franco
Zeffirelli: «È un grande regista. Ma quando parla
di calcio non lo sto nemmeno a sentire».
Perfida la battuta a suo tempo riservata ad Enrico
Berlinguer quando partecipò al picchettaggio di
Mirafiori: «Fino ad oggi il Partito comunista è stato
visto con due prospettive: quella della speranza e quella
della paura. Dopo l'episodio di oggi credo che la
prospettiva della speranza sia cancellata».
Con Carlo De Benedetti si racconta che ci sia
sempre stato un rapporto di odio-amore, probabilmente
riassumibile in questa battuta che Agnelli si lasciò
sfuggire dopo un'affermazione su Fiat del presidente di
Cir: «Faccio i complimenti a De Benedetti anche se lui
parla male di noi».
Neppure i più stretti collaboratori sono stati
risparmiati dall'ipse-dixit di Agnelli. È il caso, ad
esempio, di Luca Cordero di Montezemolo,
presidente della Ferrari, del quale ha sottolineato:
«Come tutti i politici, anche Montezemolo è molto
sensibile a quello che scrivono i giornali. Anzi: è più
sensibile ai giornali che ai fatti. Sbaglia».
Fulminante la risposta che Agnelli riservò ormai quasi
venti anni fa a Marta Marzotto, che incrociò in
un albergo a Milano. «Avvocato, sono Marta Marzotto»,
le disse la nobildonna correndogli incontro. E lui:
«Sì, lo so», sveltendo il passo per raggiungere
l'ascensore.
Un capitolo a parte meritano le battute dell'Avvocato
su amore e donne. «Mi chiedete se mi sono mai
innamorato? Si innamorano soltanto le cameriere»,
rispose trent'anni fa a un gruppo di giornalisti
americani. «Ho conosciuto mariti fedeli che erano
pessimi mariti. E ho conosciuto mariti infedeli che erano
ottimi mariti. Le due cose non vanno necessariamente
assieme», ha detto in un'altra occasione.
Memorabile il duetto con il leader socialdemocratico Giuseppe
Saragat, il quale osservò durante una cerimonia a
Roma: «Caro Agnelli adesso che è presidente della Fiat
non potrá più corteggiare le ragazze». Facendo
arrossire Saragat, gli rispose: «Allora mi dimetto
subito».
Sullo stesso tema c'è da registrare anche questa
massima personale: «Gli uomini si dividono in due
categorie: gli uomini che parlano di donne e gli uomini
che parlano con le donne. Io di donne preferisco non
parlare».
Anche in campo politico Gianni Agnelli è apparso spesso
sorprendente, come in tempi recenti. «Non siamo una
repubblica delle banane», affermò nell'aprile 2001,
alla vigilia delle elezioni politiche, respingendo i
severi giudizi della stampa straniera su Silvio
Berlusconi.
Ma quando Renato Ruggiero, all'inizio del gennaio
2002 si dimise da ministro degli Esteri del governo
Berlusconi, l'Avvocato reagì con stizza in un'intervista
al giornalista che gli ricordava la sua precedente
battuta sulle banane: «Sa quale è la veritá? Nel
nostro Paese purtroppo non ci sono nemmeno banane. Ci
sono soltanto fichi d'India».
Due battute che hanno scatenato reazioni e polemiche a
catena per giorni e giorni dentro e fuori il Palazzo
della politica e dell'economia. Negli anni Ottanta fece
discutere la sua definizione dell'allora segretario Dc Ciriaco
De Mita come «un tipico intellettuale della Magna
Grecia».
DA IL CORRIERE DELLA SERA
Fiat:
il titolo vola in Borsa
Balzo delle azioni della casa
automobilistica torinese alla notizia della morte di
Giovanni Agnelli
TORINO - La notizia della
morte di Giovanni Agnelli ha colto riunita la famiglia al
completo. L'intera famiglia Agnelli era infatti
riunita al centro storico Fiat dove era in programma
l'assemblea della accomandita, la cassaforte di famiglia.
Tra i primi a giungere in via Chiabrera è stato il
nipote, John Elkann, figlio di Margherita a cui
ufficialmente spetta di rappresentare il voto del nonno
scomparso . Poco dopo, affranta, ha fatto il suo arrivo
la sorella di Giovanni, Susanna, seguita dall'altra
sorella Maria Sole e da Andrea Agnelli, figlio di
Umberto. Tra gli ultimi ad arrivare, visibilmente
provata, accompagnata dal marito, la figlia
dell'Avvocato, Margherita Agnelli. L'assemble si è
conclusa dopo circa un'ora.
BALZO
IN AVANTI DEL TITOLO FIAT - Il decesso dell'Avvocato
ha dato un improvviso impulso al titolo Fiat. In mezz'ora
di contrattazioni sono state scambiate 2,7 milioni di
azioni ordinarie, quasi il doppio di tutte le azioni
scambiate alla vigilia (1,4 milioni) e quasi in linea con
la media giornaliera degli ultimi trenta giorni (2,9
milioni). Fino a questo momento è passato di mano lo
0,6% del capitale ordinario del Lingotto. Intanto il
titolo resta positivo (+2,60%) ma arretra dal +4%
registrato in avvio.
Bene anche gli altri titoli della scuderia Agnelli.
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