LETTERA APERTA

Alle donne e agli uomini, alle ragazze e ai ragazzi del movimento contro la guerra

Ai loro leader

Ai parlamentari, ai partiti,alle Amministrazioni locali contro la guerra

 

Siamo contro la guerra senza se e senza ma.

E siamo contro Saddam Hussein senza se e senza ma.

Vorremmo che alla manifestazione del 15 febbraio, e a quelle che seguiranno, al nostro no senza condizioni alla guerra si aggiungesse finalmente il no senza condizioni anche a Saddam Hussein.

La pace che invochiamo e che sta scritta sull’arcobaleno delle nostre bandiere in Iraq ora non c’e’, perché Saddam Hussein da trent’anni opprime il popolo iracheno con il terrore e la corruzione, il sangue e l’inganno, il carcere, la tortura e la morte per i suoi oppositori.

Quel Saddam Hussein che, per sterminare il popolo kurdo, non ha esitato a massacrare migliaia di civili con le armi chimiche ad Halabja e nel Badinan, a radere al suolo 4.500 centri abitati, a imbottire con 20 milioni di mine antiuomo il territorio kurdo, a deportare più di 500.000 bambini, donne, uomini, di cui 182.000 desaparecidos, a continuare indisturbato fino ad oggi l’arabizzazione forzata e la pulizia etnica della regione petrolifera kurda di Kirkuk.

Quel Saddam Hussein, responsabile di una catastrofe umana e ambientale con il prosciugamento delle paludi nel sud abitato dagli sciiti, la loro deportazione a centinaia di migliaia e l’assassinio di decine di migliaia di essi.

Certo, il dittatore iracheno è stato armato e sostenuto fino a ieri dai paesi occidentali e non solo. E allora? La loro complicità con i criminali di Baghdad ne diminuisce forse le colpe? Ne fa forse degli innocenti?

Noi non riusciamo a spiegarci perché il movimento contro la guerra non abbia ancora detto una parola di condanna dei crimini orrendi del regime iracheno, non ne abbia preso le distanze, non gli chieda conto delle terribili sofferenze inflitte al popolo kurdo e iracheno.

Noi non riusciamo a spiegarci perché un movimento pacifista e nonviolento rimanga in silenzio di fronte a una delle violenze più terribili della nostra storia.

Se il carnefice diventa vittima, le vittime svaniscono nel nulla. e noi abbiamo di fronte una grandissima responsabilità, perché non si può essere solidali con il popolo kurdo e il popolo iracheno senza chiedere che Saddam Hussein se ne vada.

Noi non crediamo che il movimento contro la guerra, a cui noi apparteniamo, sia indifferente alle terribili sofferenze inflitte dal dittatore di Baghdad: ma allora bisogna dirlo forte e chiaro. E bisogna dire forte e chiaro che fintanto il clan di Tikrit rimarrà al potere non vi saranno né diritti, né pace, né libertà per i due  popoli.

Se oggi c’è ancora una possibilità che la guerra non divampi, con tutto il suo strascico di orrore e di morte, è quella che Saddam Hussein e i suoi complici chiedano perdono al popolo kurdo e iracheno di fronte a un tribunale internazionale che li giudichi per crimini contro l’umanità.

Questa richiesta non sarebbe un cedimento alla nostra opposizione alla guerra, anzi, perché toglierebbe agli Stati Uniti e ai suoi alleati il maggiore pretesto per cercare di sconfiggere il terrorismo con le armi.

L’amore per la pace che tutti condividiamo non può essere barattato con l’amore per la giustizia e la libertà.

 

p. La Comunità kurdo-irachena in Italia – Davide Issamadin

p. La Comunità araba irachena - Abulilla Sahlan

p. Le Comunità assirobabilonese e cristiana -  Sami Chachan

p. Le Associazioni di solidarietà con il popolo kurdo – Graziella Bronzini

ALLEGATO

A chi ha stretto la mano a Tarik Aziz

Mentre le nostre comunità erano riunite per ultimare la lettera aperta al movimento contro la guerra, abbiamo visto scorrere alla televisione le immagini disgustose dell’accoglienza a Tarik Aziz, uno dei maggiori criminali responsabili degli eccidi del popolo iracheno, citati nella lettera suddetta.

Quelle immagini ci hanno mortificato profondamente e riempito di sdegno, perché le mani che hanno stretto le mani di Tarik Aziz sono quelle che meglio conoscono il dramma del popolo iracheno, a cui in più occasioni hanno espresso solidarietà.

Noi, che siamo le vere vittime di quelle mani grondanti di sangue innocente, facciamo fatica a pensare, pur essendo contrari alla guerra sia per una scelta di principio, che per amore della vita e della libertà, che un criminale come Tarik Aziz sia accolto ad ascoltato come messaggero di una pace possibile in Iraq , che lasci al suo posto il regime terrorista di Saddam Hussein. E scusateci se ci viene da credere che i valori di democrazia e di libertà che così strenuamente difendete Vi siano cari solo quando riguardano Voi.