FIRENZE, PALAZZO DEI CONGRESSI, 25 FEBBRAIO 2002

L’INTERVENTO INIZIALE DI PAUL GINSBORG

Sono molto emozionato e abbastanza turbato di essere qui stasera. Non mi sarei mai aspettato una cosa simile meno di un mese fa. Vorrei sottolineare le parole di Sergio Givone: "siamo professori universitari, siamo qui per discutere e per esprimere opinioni diverse in quello che sarà un incontro-scontro. Il titolo della serata è: il ruolo dell’opposizione e la società civile.

Tutti e tre i leader presidenti del consiglio dei governi del centro-sinistra hanno notato alla fine dei loro mandati la mancanza di un’idea forte, una idealità che avrebbe potuto legare una maggioranza della popolazione italiana alla coalizione di centro-sinistra; prima di cadere Prodi aveva parlato della necessità di andare oltre l’entrata in Europa, che pure era importantissima; D’Alema ha scritto che non siamo stati capaci di offrire un progetto riformista forte, visibile e condiviso; Amato ha detto che il messaggio del nostro centro-sinistra è stato opaco e deludente. Se tutti i tre presidenti del consiglio giudicano gli anni del centro-sinistra in questo modo, accomunandoli nella mancanza di un progetto forte allora bisogna subito chiedere: perché? Perché è stato così, perché sono venute a mancare queste idee chiare, forti e coinvolgenti in cui la gente si potrebbe riconoscere? Questo è importante per il mio discorso. Ripeto: perché la gente non riusciva a riconoscersi, almeno una parte di loro stessi, nel progetto del centro-sinistra?

Una ragione è senz’altro la natura composita del centro-sinistra, la sua litigiosità, il fatto che non è un partito unico laburista o socialdemocratico, ma è fatto da molte cose diverse. Questa è una spiegazione cruciale ma forse insufficiente: anche la maggiore forza della sinistra, i Ds, si presentava all’elettorato con quella stessa opacità e incertezza che poi puntualmente l’ha portata al risultato di modestissima proporzione. Modestissima sia rispetto al suo passato glorioso, sia rispetto alla comparazione europea, cioè 16.6%. Allora la prima domanda della serata è: perché la sinistra non ha prodotto un’idealità politica convincente e coinvolgente? Non si può inventare una cosa simile nel passaggio di una notte o di una stagione sola, aggrappandosi casomai a qualche citazione da un grande vecchio come Norberto Bobbio, sulla necessità permanente di elementi di utopia nella politica di sinistra. Un’idea convincente deriva dall’elaborazione di una strategia, dalle scelte di campo precise, da un lungo lavoro di elaborazione intellettuale, soprattutto da una lettura incisiva e convincente della modernità e della società odierna italiana. Penso invece che la maggior forza della sinistra abbia offerto una lettura subalterna statica e poco autonoma della modernità e che questa lettura abbia portato e abbia coinciso con un modo particolare di fare politica, internalizzato e autoreferenziale, molto verticistico e comunque che si curava poco sia della sua base partitica sia della società civile. In altre parole la combinazione di un certo modo di leggere la società e un certo modo di concepire la politica ha portato a una grande incertezza teorica, quasi una paralisi verso la società nel suo insieme. Secondo me solo se adesso riusciamo a cambiare tutti e se riusciamo a cambiare quella lettura e quel modo di fare politica e se riusciamo a cambiarlo in modo abbastanza drastico, solo se facciamo così possiamo sperare in un riscatto della sinistra italiana. Dopo questa presa di posizione io vorrei dire qualcosa sulla modernità e sulla società italiana, poi passerò a dire come si può interpretare questa modernità e cosa possiamo offrire.

Non c’è dubbio che nei paesi capitalisti più avanzati la seconda metà del Novecento ha visto i decenni per eccellenza dell’individuo e dell’individualismo. Possiamo identificare vari elementi in questa crescita dell’individuo, una crescita che è ambivalente che può essere letta sia da una parte sia dall’altra; vediamo l’aumento della prosperità individuale, vediamo la crescita della libertà individuale, delle possibilità di viaggiare, della possibilità di esprimersi politicamente, vediamo la crescita dell’autonomia dell’individuo (basti pensare all’emancipazione - pur parziale ma vivacissima - della donna nella società italiana negli ultimi vent’anni). Pensiamo anche all’individualismo che ha portato alla separatezza, all’atomizzazione, alla rottura fra l’individuo e la collettività (o le collettività). Robert Patten, che studia queste cose nella società americana, ha parlato di un calo verticale del capitale sociale in quel grande paese, cioè l’associazionismo sparisce, perfino guardare la televisione insieme invece che da soli accresce l’individualismo in bene e in male. Noi dobbiamo interpretare questo dato, capirlo, offrire una lettura politica che convinca la gente. Questo sviluppo dell’individuo va collocato in una fase del capitalismo particolare ormai dominato dalla sua componente finanziaria, un capitalismo che si espande in modo divorante, che divora il nostro tempo. La richiesta sul nostro posto di lavoro divora anche le regole, chiede una flessibilità che non cessa mai, cerca tantissime volte di evitare le regole, le protezioni che sono stabilite o dallo stato-nazione o dal sindacato; questo è un capitalismo che porta prosperità in varie parti del mondo ma lo porta ad un prezzo molto alto. È un capitalismo che sa vendersi anche benissimo. In un bellissimo libro lo studioso francese Luc Polcanski sul nuovo spirito del capitalismo scrive di quanto dopo il ‘68 la classe dirigente economica abbia imparato dalla critica artistica del ’68, cioè quella critica che diceva, mettiamo l’immaginazione al potere, cioè non al ’68, dentro l’ethos dell’impresa, il capitalismo ha imparato dal ’68, ha introdotto una visione di sé più informale, più bella, più attraente. Questi sono i messaggi individualistici degli yuppies degli anni ‘80 e ‘90.

Nella società italiana vediamo l’ascesa dei ceti medi - io son sicuro che anche D’Alema è d’accordo - i ceti urbani diventano la maggior parte della popolazione; come in altre parti del mondo però questi ceti medi non sono tutti di un certo tipo, si dividono in quantità diverse dipendenti dallo sviluppo economico e culturale dei diversi paesi. La Francia ha una visione dei ceti medi, ha una composizione diversa dalla Germania dall’Inghilterra. In Italia ci sono dei ceti medi abbastanza separati tra di loro e questo è uno dei problemi di questo momento. Ci sono i ceti medi riflessivi (nel mio libro sull’Italia del tempo presente) nel senso che essi si mostrano capaci di volgere uno sguardo sempre più critico alla stessa evoluzione di questa modernità, alle proprie origini e alle proprie attività. Queste sono grandi generalizzazioni, si potrebbe distinguere caso per caso ma non abbiamo il tempo per farlo, ma sostanzialmente questi ceti medi critici, sono insegnanti, operatori sociali che lavorano nel settore pubblico, nella sanità, sono studenti, donne che entrano in carriera per la prima volta, sono figure della new economy. Oserei dire che questi erano i partecipanti della marcia del 24 gennaio; era quella gente che ha scelto di scendere in piazza e di andare al palazzo di giustizia. Poi c’è un altro ceto medio, maggioritario, il ceto medio del lavoro autonomo, il capitalismo familiare che ha reso famosa l’Italia in tutto il mondo, il vasto ceto degli artigiani e dei piccoli commercianti. Per loro nella stragrande maggioranza sono i consumi la celebrazione della modernità, è naturale che abbraccino e che vogliano che continui l’acricità di questa prosperità che è arrivata nello spazio di una generazione. Questi due ceti medi non sono necessariamente contrapposti però la distanza tra loro anche al livello di cultura politica è abbastanza grande e poi non bisogna dimenticare che il lavoro dipendente in Italia costituisce il 60/70% della popolazione e che fuori dai ceti medi c’è tutta una sezione di persone, soprattutto nel Mezzogiorno con un’istruzione medio bassa che è stata esclusa da questa prosperità, che guarda più televisione, che si lascia più influenzare in modo immediato dai messaggi che arrivano dai media.

Come possiamo leggere questi sviluppi? Io propongo tre versioni diverse: una è quella celebrativa, cioè celebrativa di quel capitalismo, di quell’individualismo dei consumi senza fine, della ricchezza della società senza uno sguardo critico verso l’inquinamento, verso il commercio equo verso il sud del mondo, ecc. Nel contesto italiano questa celebrazione acritica prende la forma craxiana e poi berlusconiana e a livello internazionale prende la forma del presidente degli Stati Uniti Bush. Ci sono fortissime continuità fra quella celebrazione così nuova dei craxiani degli anni ‘80 e la nuova ondata di berlusconiani che occupano il potere e hanno vinto le elezioni in questo paese. Questa interpretazione della modernità italiana celebra le libertà dell’individuo dalle interferenze dalle regole libertà da e non libertà di, che sono libertà collettive, che sono responsabilità verso la comunità, che sono l’autolimitazione. Il messaggio anzi di questo filone di interpretazione della modernità italiana è un invito ad arricchirsi e a non badare troppo alle regole e neanche troppo alle tasse. Poi c’è una seconda interpretazione della modernità, ed è quella del centro-sinistra. Questa interpretazione del centro-sinistra come si è differenziata da quella che ho appena elencato in modo groosolano e frettoloso a causa del tempo limitato? Credo che si sia sviluppato in modo troppo incerto e subalterno in questi anni; perché non ha preso più le distanze da quel modello, in parte perché nella sinistra quelli che venivano al potere erano ex comunisti e pensavano di dover rassicurare tutti di non essere radicali, che non avrebbero destabilizzato o l’Italia o l’Europa. Ma forse mi sbaglio. Credo che questo centro-sinistra abbia offerta una visione incerta e subalterna della modernità perché ha visto la politica troppo da dentro il palazzo e non sufficientemente da fuori e credo che in parte Massimo D’Alema abbia una responsabilità. Credo che la sua visione sia sostanzialmente una visione della politica di Montecitorio. Penso che D’Alema - nelle poche conversazione che ho avuto con lui - che abbia una visione pessimistica della società italiana che pensa che lasciata da sola possa combinare dei guai e che tutto sommato non lo chiamerei come qualcuno lo chiamerebbe "un giacobino" ma credo che la politica si eserciti dall’alto in basso e molto poco dal basso verso l’alto. Credo anche che questo abbia contribuito a una visione ristretta statica della modernità italiana, credo che il centro-sinistra abbia visto la società italiana in chiave elettorale e non in chiave sociologica o antropologica, il vero problema era l’elettorato moderato: come si poteva spostare verso il centro della politica per acchiappare i moderati senza vedere i moderati nella loro completezza di persone e senza pensare non come si poteva chiamarli moderando in qualche modo il programma ma come si poteva raggiungerli anche proponendo qualcosa di diverso perché io sono convinto che i moderati non sono solo fatti solo di un pezzo di moderatismo ma sono molto aperti alle idee che circolano, alle idee anche di giustizia e di equità. Non penso che si possa raggiungere il voto moderato offrendo un’altra interpretazione. La cosa importante è lavorare sulla società, di cambiare le persone.

Potrebbe esserci - e mi rivolgo a D’Alema - una lettura meno statica della società, della politica italiana, meno difensiva, meno subalterna verso questo modello vincente degli anni ‘80 e ’90. Penso che dobbiamo tutti mettere al primo posto della discussione i temi forti della critica al capitalismo che vengono da Porto Alegre e il tentativo di modificare quella terribile disuguaglianza presente nel mondo contemporaneo che tutti noi abbiamo individuato dopo l’11 settembre e che rischiamo nuovamente di dimenticare. Ricchezza e povertà, legale e illegale, potere e mancanza di potere, etica pubblica e valori del mondo del business che non coincidono necessariamente, consumi e inquinamento; prendiamo solo uno di questi temi, ad esempio legale e illegale, perché è così importante per noi in Italia la questione della legalità? Non è solo una questione morale, c’è una lotta mondiale sulla questione del legale e illegale, se andiamo in Brasile in Argentina se andiamo dove operano la mafia albanese e quella russa, sulla necessità di lottare per la legalità e capire che questa è una lotta mondiale allora niente compromessi su questo tema perché questa lotta porta anche a compromessi in aree meno difese che hanno un bisogno disperato di un segnale forte dal nostro mondo penso che sia necessario lavorare sulla democrazia e non solo di difenderla come ha detto Sergio Givone ma anche di arricchirla, in Inghilterra il 49 % della popolazione è andata a votare per Berlusconi cioè quasi nessuno in paragone con il 70/75% abituale. Penso che dobbiamo difendere ed arricchire la democrazia, lavorare su istanze di potere anche più forti per il cittadino - l’ultima proposta su questo in Italia sono stati i consigli di quartiere ormai 30 anni - fa pensiamo alla democrazia deliberativa, pensiamo a nuovi modi di coinvolgere il cittadino invece di mandarli lontano dalla politica, come la politica attuale europea sta rischiando di fare, e pensiamo per finire alla società civile, questa non può essere lasciata a sé stessa o temuta, va incoraggiata. La società civile nei paesi più avanzati è in difficoltà, dobbiamo trovare nuovi modi di connettere la politica con la società civile. Don Santoro mi scrive dalle Piagge di Firenze chiedendomi di notare quando mai la sinistra riuscirà a intercettare i tanti e vivi laboratori sociali e culturali delle città cioè sin che lavora fuori dai palazzi e società civile che cresce e non è solo una questione solo di connessione è una questione di vita o di morte perché la società civile è fatta per la maggior parte di quei ceti medi riflessivi e di gente che vuole mobilitarsi e non sa esattamente come, come la gente di questa sera che torna alla politica, che ha bisogno di fare qualche cosa adesso che Berlusconi ha tutte e 6 le reti televisive noi della sinistra se vogliamo vincere dobbiamo pure trovare i nostri soldati, i nostri compagni, le persone che fanno un lavoro capillare dentro la società per raggiungere soprattutto quelle persone che hanno votato per Berlusconi. Il centro-destra ha vinto anche perché ha parlato con le casalinghe, i disoccupati, i giovani che cercano lavoro. Sono convinto che moltissime persone hanno votato per Berlusconi non perché sono convinte fino in fondo, questa gente sta provando questa parte politica, ma queste persone possono essere benissimo riportate dalla nostra parte. Non dobbiamo deprimerci, non ha vinto con una valanga di voti, dobbiamo mobilitarci su temi forti, dobbiamo darci un’identità e sono convinto che rapidamente con la mobilitazione, con la coscienza, con quegli agenti disturbatori che sono i giovani e che vanno dentro ogni famiglia con quella gente se riusciamo a mobilitare i giovani, cosa che non abbiamo fatto in questi 5 anni di dare idealità di metterci a lavoro perché ormai con i media è difficile farlo ma di lavorare nella società e se la classe dirigente politica ci ascolta allora andremo avanti.

LA REPLICA DI MASSIMO D’ALEMA

Io ringrazio molto Paul Ginsborg e tutti i membri del Comitato che ha dato vita alla manifestazione di Firenze, per avere accettato questo confronto, al quale senza dubbio io tenevo molto, come occasione (non ne ho ricercate molte, per la verità) di chiarimento, di discussione, di ricerca comune della via perchè la Sinistra, il Centro Sinistra possa tornare a governare il nostro Paese. Perchè questo è, innanzitutto, l'obiettivo che credo ci si deve proporre.

Noi non la pensiamo esattamente nello stesso modo su tutto e Ginsborg mi scuserà se io non potrò seguirlo da subito sul terreno suggestivo che egli ha proposto per la discussione perchè ritengo doveroso non pronunciare una forzosa autocritica..questa, sicuramente, diciamo..l'autocritica, se si fa, non si fa a comando..

Ma, per rispondere su osservazioni e critiche che, talora in modo sferzante, sono venute in questi giorni, rivolte alla politica dell'Ulivo, del Centro Sinistra, in modo particolare al ruolo che io vi ho esercitato, certamente almeno sino a quando ho avuto una responsabilità di Direzione, fino a circa due anni fa..quando mi dimisi da Presidente del Consiglio...E' evidente che anche dopo quel momento io ho continuato a esserci, come mi ha detto simpaticamente Ginsborg..al telefono mi ha detto: " Ma Lei c'è! " e mi sembrava che fosse detto con rammarico, questo..Perchè continuo ad esserci ; ci saròma in una posizione un po' diversa, un po' meno impegnativa per il mio Partito..di uno che si batte per le sue convinzioni e nella convinzione che le idee che io propongo possano essere utili per il rinnovamento della Sinistra italiana.

Vede, io penso che pure non pensandola allo stesso modo..io penso che noi dobbiamo trovare una via per lavorare insieme e ritengo che - quindi - una contrapposizione, una lacerazione..

Io non credo che oggi, in Italia, ci sia un Regime ( fischi) anche se condivido la preoccupazione di un logoramento, di un indebolimento della democrazia.

Ma in altri momenti della Storia Nazionale fu proprio una drammatica resa dei conti tra sinistra radicale e sinistra riformista che aprì la strada al Regime e che indebolì i momenti cruciali della vita del Paese, la capacità di resistenza democratica - allora - del Movimento. Io penso che questo sarebbe un errore oggi e che..parlavo appunto di questo.

Trovare un terreno di intesa è senza dubbio la condizione per trovare una svolta della vita pubblica.:C'è su vari piani:..sul terreno delle questioni sociali, della scuola, sul piano della protesta civile; sta crescendo una opposizione forte, di tipo nuovo. A questo concorre sicuramente la società civile in forme sicuramente non inedite di autoconvocazione: a ogni generazione è capitato di autoconvocarsi, fortunatamente..non è che...Nessuno di noi ha atteso di essere convocato dai partiti per scendere in piazza, in certi momenti, diciamo..Ci sono generazioni che si sono autoconvocate.

Ma c'è anche una crescente mobilitazione politica: io, negli ultimi giorni ho visto..ho partecipato a tante manifestazioni gremite e sono persuaso che la manifestazione nazionale dell'Ulivo, il 2 marzo prossimo, sarà uno straordinario evento popolare: si avverte il clima di una grande manifestazione popolare.

La crescita dell'opposizione deve accompagnarsi ad una riflessione: l'esperienza di questi anni, l'esperienza difficile, contraddittoria, drammatica che ha visto la sinistra per la prima volta al governo del Paese..Sulle ragioni di una sconfitta, forse bisognerebbe partire più da lontano, bisognerebbe perfino ragionare sul perchè abbiamo " vinto " nel '96, perchè quello resta un evento cruciale! perchè capire perchè si è vinto può aoitare anche a ritovare il cammino.

E, in modo particolare, ragionare sulle prospettive. Vedete, se io devo fare un'analisi, un'analisi..Ginsborg ha detto che io sono pessimista circa la società italiana! Io cerco di analizzarla, forse in modo "statico"..Forse è possibile (anzi senza dubbio!) individuare elementi di dinamismo; tuttavia, se non guardiamo a questo ultimo decennio, colpisce, almeno sotto il profilo politico, la stabilità degli orientamenti di fondo del Paese: Lo dico perchè, nell'arco delle prove elettorali, che vanno dal '94 ad oggi,, il Centro Dsetra, cioè la coalizione che adesso ha vinto e governa, ha oscillato tra il 52,6% dei voti (una punta massima che raggiunsero nelle elezioni che vincemmo noi: perchè erano divisi! altrimenti le avremmo perse!) ad una soglia minima del 49,6%..Con una sola eccezione: che è quella delle elezioni europee (in cui la lista Bonino fece irruzione nell'elettorato di Centro Destra,( e non a caso, secondo me) , raccogliendone una parte.

E il voto del Centro Sinistra più Rifondazione Comunista ha oscillato costantemente da un massimo del 46% ad una soglia minima del 44%: E cioè noi abbiamo registrato - e lo dicono in questo libro gli studiosi che hanno analizzato questo fenomeno - ( Paul Ginsborg lo sa.. )..noi abbiamo registrato una costanza di orientamento direi di "blocchi sociali" o socioculturali, che manifestano il fatto che, alla metà deli anni '90, certo..come frutto della vicenda politica degli anni '80, cioè della crisi del sistema politico e parlamentare, si è formato un blocco di destra nel Paese, che il suo nerbo in quel ceto medio delle partire IVA, cui Ginsborg faceva riferimento e che indubbiamente, intorno ad alcune cruciali questioni: immigrazione, sicurezza..non diversamente da quello che è accaduto in altri Paesi europei, ha saputo raccogliere, intorno a questo nerbo, anche il consenso di ceti popolari impauriti, preoccupati e piuttosto propensi alla difesa di una sicurezza o di un insieme di piccoli privilegi che non invece alla apertura e al cambiamento sociale.

Io credo che, siccome le cose stanno così, purtroppo, non è tema sul quale..Litigare sui numeri è abbastanza inutile! Io credo che ogni analisi della sconfitta del Centro Sinistra , che guardi ai dati politici politici..lasciate dire a me che, insomma..a proposito di Palazzo, insomma..io

Non è nel Palazzo che si è giocata la sfida e una sopravvalutazione, nel bene e nel male..Io penso, diciamo.. - mi consentirete questo riferimento personale - sono qui per rispondere, insomma - E' stato detto - insomma - che in qualche modo Berlusconi è potuto andare alla guida del Governo per merito mio, per colpa mia..secondo i punti di vista..Lui il merito non me lo dà poi (frase non chiara)

perchè certamente l'on. Berlusconi ha dedicato non poca parte della sua campagna elettorale a cercare di cacciare ME dal Parlamento..E, quindi, evidentemente, non aveva l'impressione che fossi lì per fargli favori..

Ma, sinceramente, diciamo..La realtà è più complessa....Bisogna considerare che senza l'azione politica che noi sviluppammo, Berlusconi alla guida del Governo c'era già nel '94! E se qualcuno non lo avesse cacciato via con un'azione politica dall'alto e dal basso, e se non si fosse lavorato a costruire uno schieramento politico complesso, inedito - da Dini a Rifondazione Comunista..certo, con tutte le fragilità che aveva in sè -Sennò avrebbe vinto lui!

E se non si fosse lavorato a creare un cuneo tra la Lega e il Polo, se insomma non si fosse fatto tutto questo lavoro, lavoro politico - diciamo - probabilmente l'on. Berlusconi non avrebbe dovuto attendere ora per andare alla guida del Governo, dato che i numeri sono quelli che ho ricordato e, nella loro spietatezza, ci danno un volto dell'Italia..

Ma è la verità, è la verità

Io penso che noi dobbiamo trovare la strada di una rivincita, credo che si debba guardare più in profondità al volto della società italian..Credo che ci si debba chiedere come mai in cinque anni di Governo il Centro Sinistra non è riuscito a scalfire questo blocco di consensi.

Questo è il nodo. Guardate, veramente vorrei che si evitassero risposte troppo facili: noi abbiamo avuto..Certamente la vicenda politica può avere pesato, non nel senso che si dice..Io considero che c'è un filone della critica che non è giusto, non è moralmente accettabile! Noi non abbiamo fatto nessun compromesso deteriore, su nulla! In parlamento non vi è stato un solo accordo, su nulla!

E' raro, in una democrazia dell'Ocidente che le forze politiche siano state - come siamo stati in questi cinque anni - divise sostanzialmente su tutto!

Ma era talmente un compromesso che Berlusconi l'ha bocciato! Che non si è fatta quella riforma e quindi - francamente - delle due l'una: Io ora non voglio entrar nel merito di quella che io ritengo una buona proposta di Riforma, ma sta di fatto che il tentativo di promuovere una riforma costituzionale è venuto meno perchè l'on. Berlusconi l'ha impedito e contrastato.

E, se fosse stato quell'osceno compromesso che si dice, in una critica distruttiva, perchè, badate! L'effetto di questa critica è semplicemente quello di delegittimare l'opposizione che c'è e di creare una situazione in cui, di fronte a Berlusconi, verrebbe mano capacità di reazione.

Ma l'effetto di questa critica - che non ha il minimo fondamento - è quello di non vedere che il limite vero del Centro Sinistra non fu nell'aver tentato le Riforme Costituzionali; quest - anzi - fu uno dei capisaldi del nostro programma. E io credo che. forse, vale la pena..

Una delle ragioni per cui vincemmo le elezioni è che - ad una Destra che voleva l'Assemblea Costituente -e la rottura costituzionale, noi opponemmo l'idea che la Costituzione fosse un patto da riscrivere insieme con gli altri e questo è il programma dell'Ulivo...e che lo si dovesse fare nel Parlamento attraverso una commissione bicamerale.

Non fu un'invenzione di qualcuno: era la proposta n. 1 del programma elettorale, con cui vincemmo le elezioni.

E - badate - non soltanto è - come dire.. -persino eticamente discutibile che il Centro Sinistra potesse negare la proposta n. 1 del suo programma all'indomani delle elezioni, ma io credo che questa impostazione , cioè un'impostazione democratica - e cioè la Costituzione appartiene a tutti gli Italiani e non è materia di Governo..fosse un punto forte..Direi di superiorità etico-politica: un punto che non credo possa essere abbandonato da uno schieramento democratico.

Proprio perchè qui c'è una delle cose che ci fa diversi, una dei valori..si direbbe..che segnano la diversità del Centro Sinistra di fronte alla arroganza del Centro Destra e alla sua pretesa di disporre delle Regole..cosa di cui il vincitore, in una democrazia, non dovrebbe disporre..le Regole dovrebbero essere comunque..Ma, detto questo, detto cioè che non vedo il fondamento..La critica certamente. Questa condanna morale verso compromessi che non vi furono, intese che non si consumarono, accordi che non videro mai la luce, leggi che non si fecero! Tutto questo finisce per oscurare il problema vero e cioè la divisione e l'incertezza del Centro Sinistra e l'incapacità di farsi promotore di un proprio progetto di Riforma della Costituzione e delle Istituzioni e del sistema democratico..e il peso di resistenze conservatrici..e di visioni passatoste e di illusioni che si potesse - in qualche modo - ritornare ad una vecchia idea della democrazia, che, dopo la rottura degli inizi degli anni '90 non era più riproponibile. Qui è venuta alla luce l'insufficienza di un Regime Riformista. Certo, anche nella stretta di una condizione drammatica del Governo del Paese..

Noi non possiamo dimenticare - diciamo - che noi abbiamo governato questo Paese dentro una crisi economica, finanziaria: l'emergenza della rincorsa all'euro, dell'aggiustamento del Bilancio, la tragedia dei confflitti che hanno attraversato l'Europa dopo la fine della Guerra Fredda. ..C'era una condizione in cui, per una Classe Dirigente sbalzata - in mezzo alla crisi del Sistema Politico - alla guida del Paese, certamente non era neppure facile sviluppare un disegno riformista coerente.

Ma non c'è dubbio che la forza di quella alternativa che nel '96 si manifestò: in sostanza: Europa sì - Europa no (perchè questo era il punto)..L'Ulivo era l'Alleanza delle tradizioni democratiche, europeiste. Dall'altra parte c'era una desta anomala; la forza di quella contrapposizione si è appannata nel corso degli anni perchè Berlusconi ha saputo agire sul piano politico.

Badate! Non facciamo l'errore di non vedere anche la vittoria politica della Destra, il frutto di un'azione politica, di raccolta delle forze, di legittimazione europea: l'imprenditore politico del '96 è diventato uno dei leader del Partito Popolare Europeo..ci piaccia o non ci piaccia..Non mi piace ma è un dato nuovo della realtà e in questa situazione noi abbiamo sofferto della incapacità del Centro Sinistra a dispiegare..Qui comincia il punto che poi riprenderò..Io condivido la linea di ricerca proposta da Ginsborg: noi abbiamo avuto difficoltà a dispiegare una visione riformista che andasse oltre l'obiettivo - pure di portata storica - del ricongiungimento tra l'Italia e l'Europa, dell'entrata della lira nell'euro.

Io credo che - badate - alla fine è da qui che bisogna in qualche modo ripartire cioè dalla capacità di..Certamente di dare forza all'opposizione: forza popolare, di allargarne i confini, attraverso la capacità di fare leva su un complesso di Grandi Temi! Non soltanto sul tema - pure cruciale - della questione democratica - sul conflitto di interessi..ma sui Temi Sociali, sui Grandi Temi Sociali, che hanno un impatto..Non so..Qui discutiamo di tutte queste questioni, ma penso che oggi, per molti Italiani, è il giorno in cui si rimettono i tiket sulle medicine e che forse questo, presa in pugno da una opposizione che sappia parlare ad una massa, potrebbe alienare anche un po' di quelle casalinghe a Berlusconi..forse meno sensibili ad alcuni dei Temi che sono invece più a cuore di un Movimento di forze intellettuali. Insomma, bisogna saper lavorare su un complesso di questioni, per dare spessore e ampiezza all'opposizione; ma io dico anche questo: non è sufficiente, se noi qui non mettiamo in campo un progetto più avanzato per il futuro dell'Italia..

Io penso (per non essere prigionieri di una visione provinciale)..Noi siamo alla vigilia delle elezioni in Francia e in Germania, in una situazione di drammatica incertezza, in una situazione in cui - almeno in Germania - noi non abbiamo più di fronte il vecchio Partito Popolare di Kohl. Abbiamo di fronte un partito popolare che, sotto la guida di Stoiber, viene assumendo toni, temi colori che lo avvicinano alla Destra europea..un po' migliore - diciamo - ma non molto dissimile culturalmente a quella da noi, con le sue incancellabili anomalie. Allora, noi siamo, forse non solo in Italia, di fronte a una sfida. La Sinistra è chiamata a dire: Quale Europa vuole? Non basta più dire: Europa sì - Europa no.

Che tipo di Istituzioni Democratiche, quale Modello Sociale, quale Aggiornamento Dinamico del Modello Sociale Europeo, in grado di misurarsi con quelle trasformazioni: individualizzazione del lavoro, crescita della società degli individui, che sono il terreno cui la Destra viene all'attacco..?

Ma perchè Berlusconi vince in alcune aree le più ricche del Paese?..il Veneto, La Lombardìa e vince nel '94, nel '95, nel '96..forse per la Bicamerale? ..Non è cambiato nulla. Vince per ragioni profonde e guai se noi ci facciamo deviare da una disputa rissosa tra di noi su questioni di assoluto dettaglio!

E vorrei dire di un progetto di questo tipo..fa parte anche di un'idea forte di riorganizzazione delle Istituzioni democratiche. Badate che se oggi c'è..e c'è un pericolo per la democrazia!..questo deriva anche dal fatto che è cresciuto una sorta di presidenzialismo di fatto, plebiscitario e senza Regole, che noi in qualche modo..dico " noi " per chè certamente io sono uno di quelli che si è battuto di più per mettere l'accento su questo problema..anniamo considerato che questa " democrazia dell'alternanza " si potesse fare così, scrivendo sulla scheda il nome del candidato " premier ", senza renderci conto che, in questo modo, abbiamo intaccato la logica del sistema parlamentare..senza creare i contrappesi e i controlli al potere di un premier, che i cittadini sono convinti di eleggere direttamente!

E qui, secondo me, si manifesta..(sì, questa è proprio una preoccupazione " di sinistra ", perchè riguarda alla qualità della democrazia!..Si manifesta un vuoto!

Io penso che noi - riassumo -: dobbiamo cercare di discutere e di lavorare insieme, pure nella diversità delle opinioni.

Dobbiamo cercare di allargare i confini della opposizione per rovesciare questa maggioranza!

Dobbiamo lavorare ad un progetto più avanzato di rinnovamento del nostro Paese nel quadro europeo perchè una opposizione che vuole essere in campo come Forza di Governo, non può accontentarsi di ribattere colpo su colpo l'azione di chi governa, ma deve riuscire a proporre qualcosa di più avvincente per il Paese, in termini di maggiore libertà, di nuova Rete dei Diritti, di nuove opportunità per tutti i cittadini.

Ma di una cosa sono convinto! che se non riusciamo a discutere tra di noi, alla fine di questa vicenda noi avremo soltanto un Berlusconi più forte che avrà di fronte a sè un'opposizione politica delegittimata e, nel Paese, una protesta che rischierà di non allargare consensi intorno ad un'alternativa!

Allora, siccome qui, noi siamo parte di una battaglia che ha molti obiettivi comuni, io credo che qui - davvero - c'è una responsabilità...A me non mi convince molto questo schema: intellettuali - politici.. Perchè, tutto sommato, sul rapporto intellettuali e politici avrei difficoltà ad aggiungere parola a quanto ha scritto ieri Claudio Magris sul " Corriere della Sera "..Io tendo a vedere le cose in termini diversi.

Io vedo nella opposizione sorgere un movimento che ha anche una sua leadership, che ha delle opinioni politiche, che - in parte - divergono dalle nostre e che - in parte - possono convergere..

Ma io credo che una leadership comporta sempre una responsabilità e oggi la responsabilità comune è quella di trovare un terreno di dialogo e di azione comune, altrimenti il risultato sarà che, nella grande zuffa tra di noi, diventerà più forte chi comanda!

L'INTERVENTO DI FRANCESCO "PANCHO" PARDI

Io, contrariamente a quelli che contestavano D'Alema, io sono ammirato dalla capacità di D'Alema di difendere la sua politica. E posso anche confessare una cosa: che, benchè, purtroppo, abbia qualche anno in più di lui, in politica - lo confesso - mi sento un novellino davanti a lui..Penso che devo cambiare tutta la mia scaletta perchè non torna più con quello che è capitato!

Perdonerete una certa estemporaneità! Penso che il ragionamento che ha tessuto il Presidente dei DS andrebbe benisssimo - c'ha tutta la sua capacità di convinzione su questa articolazione complessa della società italiana apprezzabilissima -..andrebbe benissimo se in Italia ci fosse una Destra normale e un premier normale!

Io penso che in Italia ci sia una Destra leggermente anormale rispetto a quella europea, però quello è un fatto politico in cui noi - tutto sommato - non possiamo mettere bocca..Se alla Destra gli piace tenersi Rauti..francamente io ne farei a meno, a loro gli piace, se lo tengono..

Non tollero che si faccia l'equazione, da parte loro: " noi abbiamo Rauti, voi avete Bertinotti", perchè la trovo una cosa intollerabile e non capisco perchè noi non ci si arrabbi mai!..ma insomma…

Ma il motivo per cui veramente c'è da preoccuparsi non è che è la Destra che è " anormale " è che è il premier che è " anormale "!

E, con un premier di questo tipo, non si può fare un ragionamento puro "politique, politicien", che funziona unicamente in rapporto al tema degli equilibri!

Voglio fare..(non posso volare " alto " come Paul, io sono più bravo nella "pars destruens ", mentre lui è più bravo nella" pars costruens "..) Però una cosa più " alta " la voglio dire..un po' da professore, un po' palloso..Nel Medio Evo, in Italia c'era una situazione, nei Comuni, per cui i poteri signorili urbani erano in conflitto tra di loro e si scannavano allegramente senza posa. A un certo punto è venuta fuori una specie di invenzione politica ..lì nasce la Politica, che è, insomma, quella di Machiavelli e Guicciardini, teorizzata dopo: la mediazione, la capacità di superamento, eccetera..: i Comuni inventano la figura del Podestà, che poi è stata rovinata - come parola - dal Fascismo, gli ha dato tutto un altro significato; ma, insomma, il Podestà medioevale aveva un ruolo molto importante: rappresentava una persona che era..una persona che veniva chiamata da fuori ( di solito un condottiero, oppure un bravo politico )..che veniva messo lì, dentro l'agone e gli si faceva gestire - per pochissimo tempo - ( perchè poi doveva andarsene, trovarsi un altro lavoro da un'altra parte!..c'era la " flessibilità" medioevale, da questo punto di vista.).Gli si faceva gestire il potere per pochissimo tempo, con grande autonomia e con dei limiti precisi: non poteva sposare le signore - per quanto affascinanti! -delle famiglie potenti della città..per un motivo elementare: per il conflitto di interessi!

(applausi)....perchè non poteva legarsi ad una delle famiglie, perchè questo avrebbe costituito una potenza incontrollabile, a detrimento delle altre!

Detto in parole povere la nostra società antica medioevale era, dal punto di vista del "conflitto di interessi" una società civile.

La nostra è una società incivile..è una società incivile perchè non esiste Paese al mondo - e in Europa - in cui il proprietario privato di mezzi di informazione potrebbe entrare in Parlamento, prima, e poi aspirare addirittura al ruolo di Premier, senza liberarsi, fin dall'inizio, di questo tipo di " peso " proprietario, invadente, minaccioso, incisivo!

Ora, come si affronta una cosa di questo tipo? Con il Diritto " normato"? No! Il Medioevo ci insegna: quello che si affermava allora era il Diritto " consuetudinario ". Noi, a Firenze, abbiamo il massimo rappresentante del pensiero politico su questo argomento: il prof. Paolo Grassi, che ha scritto un libro meraviglioso, intitolato: " L'ordine giuridico medioevale" , dove spiega il significato del Diritto Consuetudinario: il Diritto Consuetudinario non è basato sulle norme......Non c'è un "diritto statuale" imposto con le Leggi: è il frutto di una mentalità collettiva.

Che cosa ne dobbiamo concludere? ..Che, purtroppo, la nostra mentalità collettiva è incivile, perchè non ha la coscienza instituzionale - oggi - di rendersi conto - nell'Italia del '2000 , che non è ammissibile, non è ammissibile! che una persona che dispone di quel tipo di potere incontrollabile, si possa presentare sulla scena politica, possa essere votato, possa essere eletto e possa diventare presidente del Consiglio!

Mi rendo conto che esprimo - oramai - un puro desiderio e probabilmente un desiderio destinato ad essere frustrato..Però permettetemi: io continuo a pensare -( dentro di me e penso che parecchi la pensino come me - ma non me ne importa niente, lo penserei anche se fossi da solo...!), continuo a pensare che, dal punto di vista del diritto morale e umano - il diritto delle Genti -..quello che si chiamava il "diritto delle genti " non è amissibile che Berlusconi stia in un Parlamento e che sia Presidente del Consiglio! Mi rifiuto! E' una cosa che mi ripugna! Non riesco a tolleralo! Perchè - vedete - se il premier del Centro Destra fosse l'accomodante Casini ma avere alla presidenza del Consiglio il presidente delle televisioni non è digeribile!

E, questo, chiama in causa le forze politiche..le forze politiche, perchè, proprio per la forza dell'argomento, che tutti gli oratori hanno toccato prima, e cioè l'importanza della forma di persuasione!

..Noi ci dobbiamo introiettare l'argomento e riflettere sul fatto che noi non abbiamo usato la forza di persuasione! La Sinistra, da questo punto di vista, ha un grave torto. Al di là di tutti i ragionamenti della capacità di tessere e organizzare schieramenti, dirigere nazioni..(io riconosco peraltro, lo dico qui con il rischio di beccarmi qualche fischio)..che i governi di Centro Sinistra, forse più quello di Prodi, ma anche quello di D'Alema e di Amato, hanno svolto anche un'azione capace e dignitosa..Ammettiamolo..non siamo settari, non si può essere settari fino al punto di dire che non hanno fatto il loro lavoro (appl.) ma hanno un torto fondamentale, da cui non mi riesce di scollarmi, ed è questo: non hanno esercitato un'attività di persuasione nei confronti della mentalità collettiva! ..Perchè l'atteggiamento di D'Alema è curioso: è pronto a interogarsi sulla mentalità collettiva della Destra, a chiedersi perchè mai, per quali vie misteriose e carsiche, un popolo riesca a trovare una inverosimile soddisfazione nell'identificarsi in un tipo come quello…. Ma si ha il diritto di riflettere su questo, però la cosa fondamentale è che noi non abbiamo esercitato il diritto di persuasione...E in che modo, perchè

ho perso il filo...scusate, si': D'Alema si interroga su questa cosa, però non s'interroga sull'altro lato; per esempio, non gli ho mai sentito dire: "Perchè il nostro elettorato - per Giove! - non digerisce questo stato di cose? "

Ora, non la voglio far molto lunga; ma, senza entrare nelle tecniche, senza entrare troppo nelle discussioni tecniche.

..nella discussione tecnica, perchè su quella sarei completamente schiacciato fin dall'inizio: C'e' una legge del 1957, molto difficile, di difficile applicazione, che però - tutto sommato - diceva: "Chi è titolare di concessioni di interesse pubblico non è eleggibile".

Mi è stato spiegato infinite volte che questa legge è di una difficoltà di applicazione pazzesca (..a parte che è stata applicata, in qualche caso, però è applicata da chi ha vinto le elezioni per cui è una cosa complicatissima.) Non ne faccio una questione di tecnicalità politica, ne faccio una questione - ancora una volta - "di principio". Dico, ma se - per Giove! - esisteva una legge che affermava questo principio, perchè non si è fatta una battaglia, allora, prima del '94, per insinuare nell'animo del popolo italiano un po' coglione e incapace di coscienza istituzionale - perchè - diciamolo - noi siamo un popolo incivile, in termini reali, perchè siamo incapaci di coscienza istituzionale! Per noi uno è ricco e forte eccetera..ci piace così: fa un po' schifo, però è importante! Va bene? ecco: questa incapacità della coscienza istituzionale italiana andava presa di petto! Capite? Non si puo' dire che, poi, Berlusconi ha vinto nel '94...Certo! Ha ragione D'Alema! Avrebbe potuto vincere nel 96..Per carità!Questo è stato il suo capolavoro (di D'Alema)..non glielo disconosce nessuno!

Ha continuato a vincere dopo. Ma perchè noi lo abbiamo fatto arrivare lì, ma perchè non abbiamo fatto, fin dall'inizio, la lotta sulla ineleggibilità? Bisognava farla! Era una battaglia" di principio " ed era la battaglia della persuasione umana.. Capite? la persuasione nei confronti degli uomini e delle donne che esercitano , che possono esercitare la loro passione civile ! Non è possibile dimenticare una cosa di questo tipo!

Purtroppo, ci sono dei momenti in cui (per carità..non è il sogno, perchè ormai è proibito parlare di sogni..

..(persuasione)..come demonizzare parole come " scendere in campo", " arbitro": sono parole che dovrebbero essere proibite per legge!

Mi immagino - non "sogno" - mi immagino che, se al posto..se invece di dedicare tutte le energìe alla Bicamerale, che poi Berlusconi ha rovesciato nel momento in cui ha ottenuto quello che voleva..si faceva, fin dall'inizio, la legge sul conflitto di interessi. Ma era così strano? Era poi così strano?!?

Cioè--Noi, nel '96, abbiamo vinto le elezioni per merito di D'Alema (io gli sarò sempre grato di quella vittoria.E non scherziamo, perchè è vero: c'è stata una capacità tattica-strategica di combinare le cose che noi non ce lo immaginiamo nemmeno!.) (appl.?)..Perchè, detto tra noi, tra parentesi, Amici e Compagni, la politica professionale è difficile..Ci vuole preparazione, vocazione, tante cose che noi non abbiamo..Quindi la politica professionale è difficile, va rispettata quando uno la sa fare..Il fatto è che noi vorremmo che la sapessero fare meglio!!

Mah.. ho di nuovo perso il filo. La questione dello sforzo per fare la Legge sul conflitto di interessi al posto della Bicamerale.

Bisognava fare subito la legge sul conflitto di interessi, appena vinte le elezioni e invece..non so se vi ricordate cosìè successo appena finite le elezioni, con l'Ulivo! inventato da D'Alema e da Veltroni, con Prodi!..La prima cosa che s'è fatta dopo la vittoria del ‘96 è che s'è cominciato a fare i convegni per demolire l'Ulivo!..Gargonza, la " cosa 1 " - la " cosa 2 " - la " cosa 3 e mezzo.

Abbiamo visto - a poco a poco - erodere la forza mentale, aggregativa dell'" Ulivo ", per ridistribuire a pioggia, a frazioni, al di sopra dei partiti che componevano quello schieramento! Abbiamo visto l'indebolimento della coalizione: la coalizione era stata inventata ed è poi stata distrutta. Abbiamo visto delle cose incredibili che fanno raccapricciare al confronto con oggi..

Vi ricordate, quando abbiamo vinto le elezioni, cosa si è visto con le televisioni? Il TG2, che era stato dato a Mimum nel '94 (bisogna ricordare - sarò un po' vile..- che Mimum era il vice-direttore del TG% di Canale%. Cioè, noi abbiamo trasformato il vice del TG di Canale 5 nel direttore del TG2!! Ma quello lo aveva fatto il Centro Destra..Uno penserebbe: si vince le elesioni..Ragazzi, un po' di serietà: facciamo funzionare la televisione secondo - perlomeno - non il volere berlusconiano!. No! Abbiamo lasciato il TG2 a Mimum cioè a Berlusconi e allora..voi vedete quant'è curiosa la situazione: noi vinciamo le elezioni: la minoranza ha 4 (quattro) telegiornali e la maggioranza solo 2 (due) ! Strano modo di ragionare, ma, insomma, par che funzioni in questa maniera..

La Bicamerale non è la sentina di tutte le nefandezze...............

......Francamente, io non l'avrei fatto neppure con una pistola puntata alla tempia..Perù "lui" è uno stratega, quindi è giusto che l'affrontasse: ha affrontato una battaglia molto difficile, ad armi impari, perchè lui voleva, perchè si trovava davanti un avversario che, dato il nostro atteggiamento conciliante, non aveva niente da perdere! Voleva (D'Alema) un obiettivo difficile e, oltretutto, ch'aveva alle spalle degli alleati che - tutto sommato - quell'obiettivo non lo volevano. La situazione è molto intricata e viene da chiedersi se veramente fosse il caso di andarsi a cacciare in un vespaio tattico-strategico di quel tipo..

Sta di fatto..io non voglio fare polemica sulla sentina di nefandezze; dico soltanto questo: le politiche si giudicano dai risultati e il risultato della Bicamerale quale è stato? Berlusconi ha avuto un pochino di impunità - forse non tutta quella che voleva, però l'uomo è incontentabile per cui si sarebbe aspettato molto di più. Però un po' di impunità l'ha avuta e, soprattutto, cari Amici e compagni, ha avuto il rinvio sine-die della Legge sul conflitto di interessi, che è una cosa che continuo a ribattere sino alla nausea, sino a morirci esausto sopra: che è una cosa che non si doveva fare! Bisognava fare la legge sul conflitto di interessi! Ed è questa una cosa che, ecco..Io rispetto molto l'Autorità Politica di chi la sa fare, però, nel mio piccolissimo, c'ho alcuni princìpi fermi: nella piccolezza del mio pensiero politico penso che sia stato ricambiato un disegno strategico con un risultato pessimo.

Abbiamo concesso al "campione dell'ineguaglianza" (perchè..chiamiamo le cose con il loro nome, Berlusconi - nella situazione italiana - è il campione dell'ineguaglianza e dell'interesse privato..!)..Abbiamo concesso al campione dell'interesse privato di occuparsi di cose pubbliche (cosa della quale vorremmo francamente non si occupasse..che faccia il miliardario!)

..gli abbiamo dato il titolo e l'autorità (?) di Padre costituente, perchè una volta che stava lì aveva il suo valore: Lui se l'è preso, ha avuto un pochino di impunità, ha avuto l'allontanamento sine-die della legge sul conflitto di interessi e noi che cosa abbiamo avuto? Nulla. Non abbiamo avuto il doppio turno, non abbiamo avuto le Riforme Costituzionali; i nostri alleati, che non glienefregavaniente odel doppio turno ci hanno abbandonato e noi siamo rimasti in..braghe di tela!

Ora, dico, se una grande politica si giudica dai risultati, per Giove! Abbiamo il coraggio di vedere i risultati!

Per chiudere, voglio dire solo questo..volevo dire delle cose sul movimento ma ci rinuncio chè le dirà qualched'un altro e poi chissà quante altre occasioni ci saranno!

Voglio dire questo: che un altro aspetto non sopporto do quella politica della Sinistra a cui sono radicalmente e visceralmente affezionato..tanto per chiarire: io, nelle ultim elezioni di non so quanti anni ho votato PCI PDS..cioè, proprio sempre in una maniera forse esagerata! Ma, insomma, l'ho fatto, scusate! sono un elettore fedele, tutto sommato.

Ecco, di fronte a questo Partito, io un'altra cosa non sopporto: l'abbandono della propria memoria, l'abbandono dell'Orgoglio della Sinistra! (ovazione)

Questa proprio non l'accetto! Abbiamo dovuto subìre per anni questo "revisionismo" storico che non è revisionismo storico: è abiezione della memoria, è rinuncia alla memoria del pensiero della sinistra!

Abbiamo dovuto sentire i nostri uomini che mettevano sullo stesso piano i partigiani di Bembo, delle Langhe, con i ragazzi di Salò!

Non è possibile! Non c’è giustizia!

Io vorrei discutere con Violante e dirgli: " ma leggiti Beppe Fenoglio, leggiti le fughe dentro le colline e sotto i rastrellamenti e poi mi dici se i "ragazzi di Salò" sono paragonabili ai partigiani!

Non è possibile!