Gli incunaboli di Daniela

Recensione e quasi una intervista di Silvio Cinque

Non credo si possa parlare di fiabe a proposito dell’agile libricino di Daniela Frascati Incunaboli futuri nella collana I Libri Bianchi della Robin edizioni, 2001. Il geniale ossimoro non riguarda, come fiaba, nessuno dei due racconti, uno quasi un romanzo breve, l’altro più agile e leggero. Legame tra i due racconti è il fatto che si parla in entrambi, di cartografi, tracciatori di mappe e descrittori, disegnatori di mondi.

Ma chi descrive il mondo ne è anche parte certa; per questo il cartografo finisce per immedesimarsi lui stesso nel lavoro che gli viene commissionato, ne diventa non solo esecutore, ma artefice, responsabile. Ecco che alla fine per liberarsi da questa funesta virtù che ne costituisce la maledizione, che la coscienza demanda all’etica del fare, all’energia utile del corpo, ecco che il cartografo deve rifugiarsi in un mondo vivo, vivibile ed invisibile quale è la biblioteca di Gravilona. Là sembra non esserci alcuna pressione esterna, alcuna incombenza della Storia, ma il paesaggio interiore è turbato dalla dinamicità incessante del pensiero. Lì Scorpiade, intellettuale e cartografo si incontra con Percato l’uomo insignificante, ingombrante che ha il potere del sogno racchiuso in una lacrima. La lagrima non furtiva, ma esclamazione ultima della passione, deflagra e contagia i due in un parossismo vicendevole, coinvolgente ed empatico di determinazioni e propositi, realizzazioni, speranze: un turbinio di utopie….devastanti.

Nel secondo racconto “quasi un romanzo breve” le cose si complicano. Non c’è più la descrizione ideale e pietosa della morte del dio che cede il passo alla divinità dell’umano. Qui le cose si complicano perché escono dal mondo ideale ed arcadico per farsi storia, rivoluzione, contrapposizione. Il linguaggio, ma su questo tornerò, cambia, non è più mediato e ricercato, diventa impellente, immediato, cambiano le costruzioni ed i concetti. È come se la struttura del racconto allungasse il collo, in mezzo ad una folla dinamica di avvenimenti, per vedere dove portano i suoi stessi piedi.

La narrazione si sviluppa su piani diversi, interferisce con azioni e reazioni, mondi ed ambienti, paesaggi e linguaggi. Compaiono donne e uomini, che possiedono la dote preziosa del nome, ma anche Ordinatori, Addensatori, Strascinatori, Saltimbanchi, Strollaghe (as. Angelo romano si chiamano così le zingare), Cerchiate….

Il nome è un riferimento prezioso, una eredità, una dote. Il Cartografo ne possiede uno; racchiude la purezza della luce ma in un campo compresso di pura forza: Diamantino. Ne ha uno l’amico di Diamantino che rappresenta la saggezza delle radici,l’attenzione, anche se impacciata dall’età, della consapevolezza: Cosmo Malanga. Intorno a Cosmo transita per ben due volte, ma solamente due volte, la parola Memoria che ha anch’essa la dignità consapevole di una ricchezza nel suo stesso nome. Ne ha uno l’inconsapevole braccio degli Ordinatori: il giovane Gregorio Melantone, reminiscenza di filosofie medievali e calendari pontificali. Ne ha uno Efisio Corbo, in Grande Ordinatore, un ometto azzimato, piccino, ma meno insignificante del mago di Oz. Ne hanno ciascuno i luoghi mitici o geografici o tragicamente storici: Vallacuà, la città della realtà; la Bassa Realtà, il luogo dove l’energia si raccoglie per diventare Storia e Politica; Sepandiani la città della notte perenne, nata dal sogno e Sepandiani la città nata dallo smarrimento e dalla ossessione. Ma soprattutto, ne ha uno la vergine bambina scampata allo scempio degli Strascinatori e pur origine e riscatto degli Strascinatori stessi: Maria Anatolia. Intorno a lei, al suo nome così cosmogonico, magico, mitico, un nome che evoca le urla delle battaglie sulla sua pianura, il grido di decennali assedi e il transito verso occidente di popoli, epifanie, leggende, mito e storia, intorno a lei, in omaggio al consapevole e discreto femminismo dell’autrice, fioriscono gli aggettivi, gli appellativi, le indicazioni. Così Maria Anatolia è la Tenebrosa Maestra dell’Estasi, la Creatura notturna e lunare, l’appartenente alla loggia delle Cerchiate, figlia del Lascito. Ed è da Anatolia che giunge la rivelazione, accompagnata alla funesta città dorata Sepandiani che trascina con sé la tragedia e la morte. E sull’ultimo canto di sirene, creature metafemminine come le seguaci della Luna Nera, che Diamantino ristorato dall’energia della Bassa Realtà, recupera la dolorosa e faticosa forza che lo porterà a ritracciare mappe, mondi e desideri.

Si parlava di questo e di altro con l’Autrice, nella mediateca Rossellini vivificata dal via vai dei cittadini, assediata dalle esigenze non secondarie di chi ha bisogno di esprimersi e cercare e cercarsi anche attraverso le forme ancora informi dei mezzi multimediali. Il suo spirito attento ed il suo luminoso sguardo coglieva con acutezza ed interesse il piccolo teatro che appariva ai suoi occhi verdi. E questa esigenza di esprimersi ed esserci, questo scrivere attraverso posta elettronica, chiacchierare via internet, cercare luoghi e situazioni virtuali sentiva essere il sintomo di una esigenza più grande: quella di essere qui e subito, di interferire con la realtà per trasformarla, quasi come i suoi personaggi sospesi nel tempo in una meta-rappresentazione storica.

Anche il linguaggio subisce così una sorta di appropriazione, di adattamento, quasi un abito che si adatti alle circostanze non solo immediate, adeguandosi ai modi ed alle mode, ma anche alle culture, esprimendo epoche e tempi.

Così il linguaggio diventa una ricerca lunga, faticosa, inceppata spesso dalle eccessive esigenze di un carattere in cerca di perfezione, senza la quale però non sussiste l’arte dello scrivere o del raccontare, ma solo quella quasi pedissequa e, questa sì noiosa, del riportare la realtà, esprimendone solo le forme più circostanziali e superficiali ed eclatanti. È contro questo tipo di realtà, contro la sua unificazione ed acritica interpretazione che trovano spazio e significato questi incunaboli, queste tracce di una rivoluzione ben più grande che è in divenire. Si parlava del linguaggio e di come si potesse, alla stregua della Yourcenar della quale è lettrice, descrivere per ogni epoca storica, recuperandone il linguaggio, un esempio di pensiero unico o di pensiero dominante. La prefazione al libro è di Maria Rosa Cutrufelli che di mondi in declino, mondi in sviluppo ed in evoluzione ne ha visti e descritti diversi. Ma di recensioni Daniela ne ha avute diverse anche dal giornale di quartiere Abitare A della quale è collaboratrice e dalla sua amica Imma Barbarossa della fondazione Luxembourg.

Mi aspettavo che leggesse soltanto femminile, invece mi ha piacevolmente stupito l’assenza di preclusioni di autori come Borges o l’amatissimo Calvino delle cui “città invisibili” c’è una vaghissima presenza nei racconti. Poi Buzzati Kafka, la citata Marguerite e finalmente Cithra Banerjee Divakaruni di cui mi consiglia La Maga delle spezie, Angela Carter de La camera di sangue e Le infernali macchine del desiderio oltre a molta saggistica e letteratura latino americana

Ma straordinario a fronte di tutto questo è l’energia che Daniela esprime come donna: donna che lavora, donna che ha passione politica, attività familiari, domestiche, editoriali essendo la Direttora per le Pubbliche Relazioni della DANAE , una associazione di Distribuzione Autonoma Nazionale di Autori Esordienti che si confronta continuamente con autori, editori, librai e quanto attiene al libro ed alla stampa. Così Daniela, “nata sotto un cavolo nella buca delle fate”, afferma ancora una volta la tenacia volontà e fatica del fare e del fare di Donna.

Oltre al citato libro, Daniela ha scritto anche un racconto intitolato l’Angelo apparso nel numero di dicembre 1999 della rivista Marea per la rubrica Sabbia

Di lei si possono trovare in vari siti le tappe che caratterizzano il suo impegno politico, per la pace e l’emancipazione delle donne

http://web.tiscali.it/ilrifugio/libromes/incunaboli.htm

http://www.women.it/iniziative/docs/dic98/politica.htm

http://www.abitarearoma.it/novembre01/cultura.htm

http://www.studiperlapace.it/documentazione/costituente.html