Osservazioni e riflessioni sull"Impero" di M. Hardt e A. Negri di Wanda Piccinonno Dopo un lungo travaglio anche in Italia è stato pubblicato "Impero" , un volume che , per laltissima valenza culturale e politica , è stato elogiato a livello internazionale . Il fatto che la pubblicazione del libro abbia incontrato notevoli difficoltà non può destare stupore, dal momento che il nostro paese è infestato dalle truppe mercenarie del conformismo. Sicché , considerato limbarbarimento culturale e politico , ne consegue che gli unici maitre-à-penser campeggianti sono proprio i cani da guardia dellassetto sistemico. Vero è che i "cattivi maestri" sono sempre stati penalizzati e pre-giudicati , Socrate docet . Pur rilevando questo dato inconfutabile , però, vale la pena evidenziare che il clima culturale italiano ha presentato e presenta caratteristiche peculiari . Per quanto concerne il caso specifico , ossia quello di Toni Negri , Sandro Mezzadra , da intellettuale autonomo , sottraendosi allesercizio "legittimo" del potere e facendo un excursus sulla storia di vita del " cattivo maestro", ha osservato che in Italia la damnatio memoriae grava ancora sui movimenti sovversivi degli anni 60 e 70 . Inoltre, Mezzadra, valicando gli schemi di costruzione della "certezza precritica " , mette in luce le motivazioni che generano una sorta di irritazione. Ciò che infastidisce è il percorso culturale politico del professore padovano , che non è stato " un marginale vaniloquio", tantè che " a partire dall83, da una cattedra di Paris VIII, ha dialogato con i protagonisti più prestigiosi , contando sempre su una audience internazionale ". Sulla scorta di una lucida e puntuale analisi , Mezzadra formula un giudizio positivo sul libro , definendolo :" Un volume felicemente interdisciplinare ". Suggestive e significative sono anche le osservazioni di Ida Dominijanni che, con il consueto acume , offre un commento efficace e illuminante sul volume , non mancando , al tempo stesso , di sottolineare che "si esce - dalla lettura del libro- più allegri di come ci si entra ". A questo punto , però, è opportuno focalizzare lattenzione su alcuni intellettuali della domenica che , in preda ad una crisi di rigetto , hanno vomitato tutto il loro velenoso livore , stroncando il prezioso volume e formulando giudizi opinabili e fuorvianti . In realtà, leggendo i feroci commenti dei corifei , si registra un aberrante facilismo pressappochistico e demagogico . Il quesito che si pone è : perché tanta acredine per il professore padovano? La risposta non richiede grandi elaborazioni concettuali , infatti , la nostra epoca non solo rimuove la memoria storica , ma genera anche uninquietante "proletarizzazione dellanima". Ciò che non si riesce a metabolizzare è che il fantasma redivivo è , di fatto, una sorta di cadavere riluttante alla sepoltura . Da qui lira fumante di tutti i buffoni di corte e lassenza di ogni analisi critica ed onesta . Onde evitare fraintendimenti giova sottolineare che il dibattito culturale è sempre proficuo , ma ciò che è deprecabile è lo strumento della diffamazione e della mistificazione . Daltra parte , lassoluto degrado culturale e politico consente al gangsterismo accademico e ai giornalisti-funzionari di espellere la verità , approdando al porto sicuro dellassetto sistemico . Eliminata la "verità effettuale" e negato ogni esame critico retrospettivo , trionfa la menzogna , che celebra i suoi fasti in tutti i rituali quotidiani . Ne consegue che le diffamazioni nei confronti del "cattivo maestro" non possono stupire , anche se provocano una sana indignazione . In questo scenario si registrano giudizi infamanti e turpi , infatti , un "intellettuale" sostiene che " Negri vuole fare del movimento no-global una specie di Intifada nellOccidente " . Inoltre, laspirante becchino , attenendosi a teoremi vecchi e nuovi, evoca "i tempi cupi del terrorismo". Le ignobili critiche non si fermano qui , infatti, un altro maestrino rozzo e irriflessivo , dimostrando che esiste anche lanalfabetismo degli alfabetizzati , ha formulato giudizi sul volume che , ahimè, generano dubbi sulle sue facoltà del comprendere .Il suddetto maestrino-corifeo ,infatti, ha affermato che "nel volume emergono tesi vecchie , perché si rispolvera soltanto Lenin , Foucault e persino S. Francesco". La conclusione del mediocre articolo è decisamente inquietante , tantè che il funzionario sostiene che la lettura del libro "sarà uno sbadiglio che vi seppellirà " . Indubbiamente alcune letture richiedono un retroterra culturale e capacità di penetrazione , che una pseudocultura decadente e degenerata non può garantire. Pertanto, considerati i pre-giudizi spaghettanti di alcuni sociologi , giova rilevare che, come voleva P. Bourdieu , "esistono complicità a-priori fondate su forme prestabilite di convalida ". Non senza ragione Protagora , grande filosofo greco , affermò:"Luomo è misura di tutte le cose: di quelle che sono , in quanto sono ; di quelle che non sono, in quanto non sono". Preso atto che le critiche dissacranti discendono dal servilismo e da un pensiero debole , si può sostenere che un edonismo festaiolo e menzognero imperversa e celebra i suoi fasti nella società dello spettacolo . Daltro canto , la banalità non solo è strumentale , ma è anche funzionale per far dimenticare la verità . Vero è che in Italia gli intellettuali disobbedienti non hanno mai avuto diritto di cittadinanza , Bruno, Campanella , Galileo , Gramsci, Pasolini docent . E altresì vero che molti "dissidenti " degli anni 70 non erano autentici rivoluzionari , ma seguivano la corrente senza reali convinzioni . Ciò è suffragato dal fatto che oggi molti ex-combattenti sono perfettamente organici al sistema , tantè che , in nome del "carrierismo" e dellindividualismo narcisistico borghese, maneggiano le parole , già ruminate e rimuginate dai padroni e dai regimi . Al di là di queste considerazioni , i dati emergenti da un excursus storico sono che "i buoni maestri" hanno sempre manifestato una marcata adulazione per il potere , la nauseante cupidigia di servilità , "unetica del Sì" Ne consegue che , sartrianamente parlando, "limpegno per la libertà " è stato costantemente penalizzato ed esposto alla gogna . A questo punto vorrei , però, esprimere il mio modesto parere sul saggio , pur essendo consapevole che limpresa presenta notevoli difficoltà , dal momento che il volume di 451 pagine è denso di contenuti e pregno di elaborazioni concettuali di altissima valenza . Via via che si procede nella lettura del libro si avverte la sensazione che i due pensatori scavino nella realtà , incarnando idee e concetti nella fattualità . Sicché , fuori da metafore e mistificazioni , la violenza viene spogliata da qualsiasi equivoco , perché folclore e malafede sono banditi , e ciò consente di fare emergere verità non equivocabili . Pare quasi che lo scontro costante tra verità e apparenza operi una sorta di sgambetto alla storia . Inoltre, tutto il volume è permeato dallapplicazione geniale di un fecondo approccio interdisciplinare . Lo stile è fluido , le indagini sono puntuali e tutte le sequenze del discorso rifuggono da sterili divisioni settoriali , sicché lattività economica , culturale e politica sintrecciano , fornendo un quadro esaustivo dei processi storici . Continuando nella disamina del libro , conviene sottolineare , che liter storico si manifesta come lotta tra creazione e inquisizione , sicché si valica ogni logica del potere e "ogni opportunismo rivoluzionario". Ciò consente di liberare i concetti di giustizia e di memoria dalle mistificazioni operate dal Moloch della società dello spettacolo , infatti, una sorta di salto acrobatico spinge a superare il muro di menzogne . Inoltre, passione, ricerca, lucidità ,coraggio , interagendo , svelano il satanismo imperiale e , al tempo stesso, mettono in luce "un anarchico"rifiuto dellidea del potere , che , però, non sfocia mai nel nichilismo . A questo punto è opportuno fare esplicito riferimento sui tratti salienti del volume per rilevare le motivazioni per cui si parla di Impero e non di imperialismo . I due autori , avvalendosi di unanalisi puntuale ed esaustiva , evidenziano i nodi problematici che hanno determinato il declino dello stato-nazione e lavvento dellImpero . Non , dunque, imperialismo ma Impero , perché :"Né gli Stati Uniti , né alcuno stato-nazione costituiscono attualmente il centro di un progetto imperialista " . Onde evitare fraintendimenti , conviene rilevare che Hardt e Negri non intendono sottovalutare la posizione privilegiata degli Stati Uniti , ma perseguono lobiettivo di mettere in luce che " il concetto di Impero è caratterizzato , soprattutto , dalla mancanza di confini : il potere dellImpero non ha limiti " Partendo da questi presupposti , i due autori , muovendosi sempre in unottica interdisciplinare , che ingloba argomentazioni filosofiche e storiche , culturali ed economiche , politiche e antropologiche , offrono un quadro teorico generale di altissima valenza . In questa prospettiva l impianto teorico mostra la natura biopolitica del nuovo paradigma di potere . Il dato emergente è che il biopotere sincarna nella vita stessa attraverso meccanismi di produzione e riproduzione . " Il potere si esprime-dunque- mediante un controllo che raggiunge la profondità delle coscienze e dei corpi e , a un tempo , la totalità delle relazioni sociali ". Da qui un unico insieme sistenico che espelle la mediazione tra potere e soggettività . Questo variegato contesto viene analizzato con dovizia di dettagli , e, via via che si procede nella lettura , vengono sviluppate le nozioni di intellettualità di massa , di lavoro immateriale , di "general intellect ". In altri termini , mentre emergono i parametri del potere , al tempo stesso, si manifesta il potere costituente del contro-potere . Ma , per esplicitare in modo più chiaro il concetto di Impero vale la pena ricorrere ad una citazione . " NellImpero , la produzione e la riproduzione sono vestite in abiti monetari ". Ciò significa che i grandi poteri finanziari e industriali non producono solo merci , ma anche soggettività agenti nel contesto biopolitico : in altre parole , producono bisogni, relazioni sociali , cervelli. Ne consegue che " la produzione biopolitica dellordine è immanente ai nessi immateriali della produzione del linguaggio , della comunicazione e dei simbolismi che vengono sviluppati dalle industrie della comunicazione". In questo scenario " la legittimazione della macchina imperiale non poggia su qualcosa di esterno , ma si ripropone incessantemente sviluppando propri linguaggi di autovalidazione ". LImpero può essere, dunque , rappresentato " come una repubblica universale , una rete di poteri e contropoteri strutturati da unarchitettura inclusiva e illimitata " . E evidente , pertanto, che lImpero " non ha nulla a che fare con limperialismo e neppure con liniziativa delle forme statuali votate alla conquista , al saccheggio , al genocidio , alla colonizzazione e alla schiavitù " . Le ricorrenti citazioni perseguono lobiettivo di fornire le coordinate , sia pure sommarie , per comprendere le linee portanti del volume . Va , inoltre, precisato che il libro non prescrive ricette , non ipotizza strategie , ma intende scavare , con le antenne allungate , in un processo che è in perenne divenire . A questo proposito Sandro Mezzadra sostiene che "Impero" non descrive una tendenza pienamente e pacificamente realizzata , ma parla piuttosto di una transizione complessa , contraddittoria e soprattutto dallesito non scontato . Preso atto che il libro non è una pura esibizione narcisistica , ma unopera destinata ad esistere nella continuità , conviene sottolineare che , come ha osservato Michael Hardt , il volume "va discusso e criticato per quello che dice e non per quello che si è sentito dire". Considerate , pertanto, alcune chiavi di "non" lettura particolarmente opinabili e strumentali , vorrei continuare a fare espliciti riferimenti al testo . Nella consapevolezza che il libro , per via della sua mole , non può essere analizzato in modo esauriente , sorvolando su argomenti concernenti laccumulazione originaria , il colonialismo , il fondamentalismo ecc. , vorrei incentrare lattenzione sulle dinamiche imperiali e sulla "Costituzione ibrida " . "Attualmemte- sostengono gli autori- le gigantesche multinazionali hanno effettivamente sorpassato la giurisdizione e lautorità degli stati-nazione " , va precisato , però , che " le funzioni statuali e i dispositivi costituzionali sono stati dislocati su altri livelli e in altri ambiti " . Ma qual è la piramide della Costituzione globale ? Al vertice cè un superpotere , gli Stati Uniti , che preferisce agire in collaborazione con gli altri poteri sotto legida delle Nazioni Unite . Al secondo livello di questo primo piano , cè un gruppo di stati-nazione che controllano i principali strumenti monetari globali . Questi stati-nazione si ritrovano insieme in una serie di organismi - G8, i club di Parigi , Londra, Davos e così via . Infine , al terzo livello , cè un complesso eterogeneo di associazioni che dispiegano un potere culturale e biopolitico di portata globale . Cè poi un secondo piano strutturato dalle reti delle corporation capitalistiche transnazionali . Il vertice del comando mondiale è articolato dalle multinazionali e dallorganizzazione dei mercati . Il terzo piano della piramide è abitato da organismi che rappresentano gli interessi popolari . A questo punto il discorso diventa sempre più interessante , perché emergono griglie interpretative di altissima valenza . Difatti , gli autori , con fine acume , mettono in luce che gli stati-nazione non sono i soli organismi che costituiscono e rappresentano il popolo . Questultimo viene rappresentato , infatti, più direttamente , da una varietà di organizzazioni che , in qualche misura , sono indipendenti dagli stati-nazione e dal capitale . A questo proposito , gli autori , sempre rifuggendo da ogni forma di pressappochismo , fanno riferimento alla società civile e al ruolo incisivo delle cosiddette organizzazioni non governative . Hardt e Negri , avvalendosi costantemente di unanalisi che ingloba i "mille piani" della realtà fattuale , sostengono che le ONG agevolano il progetto neoliberale del capitale globale , ma sottolineano che " occorre fare molta attenzione a non ridurre le attività a questunica funzione ". Nella consapevolezza che è impossibile trattare in modo esauriente tutte le problematiche del libro , vorrei fare un breve cenno sulla "Costituzione ibrida" . Percorrendo le dinamiche imperiali , gli autori rilevano che lImpero che sta emergendo , non rappresenta un ritorno allantico modello polibiano , perché il dispositivo contemporaneo deve essere inteso come un processo che conduce al di là del modello liberale della costituzione mista . Oggi , " la monarchia imperiale non risiede in un luogo determinato : nell Impero non cè più Roma . Il corpo della monarchia è , in se stesso , multiforme ed è disseminato nello spazio ". In questo contesto , le funzioni dellaristocrazia postmoderna sono strettamente connesse a quelle della monarchia . In altri termini, laristocrazia assicura una relazione continua tra un vasto orizzonte di produttori e consumatori allinterno e tra i mercati . " Infine , le prerogative democratiche dellImpero , nel momento stesso in cui vengono a trovarsi in queste ibridazioni monarchiche e aristocratiche , modificano , per certi aspetti , le loro relazioni e introducono nuovi rapporti di forza " . E , dunque, dal non-luogo che vengono esercitate le ibride funzioni di controllo dellImpero . Con un ritmo sempre più incalzante , i due autori penetrano nello spazio liscio della globalizzazione , indagando tutte le variegate segmentazioni ed evidenziando i meccanismi del controllo imperiale . Vero è che il quadro delineato pare quasi determinare una sorta di decreto senza appello del destino , ma , in realtà , la sensazione è fuggevole, perché le nubi del pessimismo vengono squarciate dallirrompere della passione materialista e vitale . Come ha osservato I. Dominijanni , il libro spinge allottimismo , tantè che ,via via che si procede nella lettura , si avverte una scarica di adrenalina , che fa risorgere il corpo e la mente . Il quesito che si pone è: qual è liter della resurrezione ? A questo punto , contro larbitraggio mediatico e contro i sociologi della menzogna , occorre focalizzare lattenzione sullautentica valenza del termine , "Moltitudine", che, ahimè, è stato oggetto delle più banali e fuorvianti interpretazioni . Da qui lesigenza di liberare il campo dalle dilaganti mistificazioni . Decostruendo il testo, si evince che è necessario operare una distinzione tra "popolo" e " moltitudine" . A questo proposito M. Hardt e "il cattivo maestro" scrivono : " La concezione moderna del popolo è un prodotto dello stato-nazione e può sopravvivere solo nel suo contesto ideologico .Il popolo è un che di uno , ha una volontà , e cui si può attribuire unazione unica .. La moltitudine è una molteplicità , un piano di singolarità , un insieme aperto , né omogeneo né identico a se stesso , che genera una relazione indeterminata e inclusiva con coloro che stanno al di fuori ". Tengo a precisare , ancora una volta , che la dovizia di citazioni persegue lobiettivo di evidenziare la malafede dei "topi viscidi " , che ormai vittime della sussunzione reale della società al capitale , optano per uninquietante involuzione conformistica . Discendono, infatti, dallappiattimento culturale le critiche feroci e scurrili , sicché ogni pensiero non integrabile allassetto sistemico , viene recepito come scandaloso e anomalo . Ma , valicando i limiti angusti delle ambiguità e dei giochi delle parti , giova immergersi nello spirito dionisiaco del libro . I due autori , da "uomini in rivolta " , superando ogni visione dogmatica e dottrinaria , esplicitano le motivazioni per cui è proprio nellImpero che marcia la moltitudine . Questultima , per via dellassetto biopolitico globale e dei movimenti planetari ad esso connessi, segna " la riappropriazione degli spazi intorno ai quali vengono create nuove forme di libertà " . Daltro canto , checchè ne pensino i lacchè dellamministrazione , la realtà fattuale conforta questa tesi , infatti , si registra che le pratiche repressive imperiali non riescono a limitare " la produttività della moltitudine , poiché lImpero dipende dalla sua potenza ". E evidente , pertanto , che occorre sventare le astuzie dei "progressisti" , per dimostrare che il libro offre un quadro esaustivo della situazione esistente e , nel contempo, non smarrendosi mai nella selva delle parole vuote , crea un rapporto simbiotico tra "le parole e le cose" . In questottica , i due autori , bandendo i putridi anacronismi , rilevano che la cooperazione dei soggetti nel general intellect , determina la convergenza cooperativa tra i soggetti e la gestione proletaria della produzione , che si fanno potere costituente . Ne consegue che " nellera postmoderna , quando la figura del popolo si dissolve , il militante è colui che meglio esprime la vita della moltitudine ". Onde evitare fraintedimenti , soprattutto per i politicanti - pseudorivoluzionari di mestiere , è lecito sottolineare che "la nuova militanza non è una replica delle formule organizzative della vecchia classe operaia rivoluzionaria Oggi , la militanza politica rivoluzionaria deve riscoprire quella che è sempre stata la sua forma originaria : unattività costituente e non rappresentativa " . Dalle osservazioni fatte si evince , dunque , che le critiche velenose discendono da un piacere squallido che somiglia alla Caina dantesca . Inoltre , rievocando Nietsche , occorre prendere atto che una schiera di funzionari loquaci , abulici e bisognosi del padrone , avanza , incrementando lallevamento di tiranni . Lo spettro livellatore delluniformità e una devastante sociologia del potere spingono ad affermare che " quando il saggio indica la luna , solo lo stolto guarda il dito " . In realtà , al di là delle mistificazioni operate dai manipolatori frigidi di parole congelate , il libro offre le coordinate per valicare i limiti del trascendentalismo , tracciando le linee portanti di un materialismo , che si oppone alle rappresentazioni aberranti della politica parassitaria . In altre parole, in un mondo dominato dal terrorismo della chiacchiera e dellinformazione , in cui , come vuole Jean Baudrillard , "la cosa in sé " viene cancellata dal fenomeno , cioè dallapparenza, "Impero" crea un nesso intrinseco tra conoscenza e verità . Ciò significa che il libro toglie drasticamente fondamento all"asinità " di bruniana memoria e, risvegliando la forza produttiva del comune , fa emergere , con vigore ed esuberanza , "la gioia di essere comunisti ". Prima di concludere il mio modesto articolo , vorrei mettere in luce che , mentre dilaga lallarme-terrorismo e si costruiscono pseudo-eventi ripetitivi e dèjà-vu , il libro manifesta "le tecnologie damore " che emergono dal General Intellect . Difatti , il volume , senza cadere nel messianismo , delinea , attraverso una prassi amorosa , il telos comune della moltitudine . Daltra parte , lamore è la sola passione "che crea lesistenza comune e distrugge il mondo del potere " . Non senza ragione Nietzsche sosteneva : " Io credo che colui che abbia intuito nellamore una delle più basilari condizioni di crescita comprenderà Dante , che sulla porta del suo Inferno scrisse :" Anche me creò leterno Amore ".
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