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un assassino. Così descrisse il teorico killer: "Non deve necessariamente essere un colono, può essere uno studente Sefardita dalla pelle scura, che studia all’ Università Bar Ilan, e che abita a Herzliya."

Quali poteri di previsione possiede il Profeta Gillòn ! Perché Amìr era anche Sefardita, e studente alla Bar Ilàn., e abitava a Herzliya ! Ophir Shalàkh, di Ma’arìv, era uno fra i tanti giornalisti presenti, che ha sottolineato: "Il personaggio da Gillòn presentato descrive precisamente Yigàl Amìr."

E chi può dimenticare la classica reazione, di quanto venne informato dell’ assassinio per telefono mentre si trovava a Parigi? Eglì disse: "E’ stato un Ebreo". (YEDIO’T ACHRONO’T , 24 Settembre 1996): come cavolo faceva a saperlo?

CHE CI FA GILLO’N A PARIGI LA SERA DELL’ ASSASSINIO DI RABI’N ?????????????

Idipendenti di Gillòn, come ampiamente riferì la stampa, avevano vivacemente protestato in quanto egli volava a Parigi due giorni prima del comizio più pericoloso, dal punto di vista sicurezza, nella storia d’ Israèl. Ma perché te ne vai proprio ora? gli domandavano. Si rifiutò di rispondere, ma ai suoi vice ordinò di non modificare il menomo dettaglio delle procedure sue per il comizio.

Con esemplare coerenza, Gillòn si è rifiutato di spiegare che cosa ci facesse a Parigi. Ma uno dei miei corrispondenti ha trovata una citazione rivelatrice, l’ unica dei queswto tipo. Gillòn ha spiegato di essere andato a far visita a Ya’acòv Perry, in un ospedale parigino. Davvero toccante. Significa: tanto il capo della Shabàk allora in carica, quanto il suo predecessore, erano a Parigi la sera dell’ assassinio di Rabìn a Tel Aviv.

Ho rintracciate a Parigi la pista dell’ assassinio di Rabìn. Scopo dell’ omicidio era mettere al potere Shimon Peres, fantoccio dei Francesi. E Gillòn era là a darci dentro. E’ poi stato ringraziato per la connivenza e per il silenzio, quando, nel 1999, Peres ha nominao Gillòn capo del suo "Istituto per la Pace", stipendio discreto. [[[[[[[[[[[[[[[ Nel 20001 Shimon Peres, Ministro degli Esteri, ha nominato Gillòn Ambasciatore d’ Israel in Danimarca -Nota del traduttore]]]]]]]]]]].

SI PROCESSA L’ UOMO SBAGLIATO

Mati Golan ha scritto su GLOBES l’ 11 Dicembre 1997:

"Carmi Gillòn si oppone a che venga incriminato Avishài Ravìv, perché ciò rivelerebbe le procedure operative della Shabàk. Forse ha ragione, non Ravìv andrebbe trascinato in Tribunale, bensì i suoi superiori".

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Tuttavia nel 1999 lo State Attorney General alla fine ha incriminato Ravìv, per accuse di bassa gravità. Nel darne l’ annuncio aggiunse una strana aggiunta: "Non abbiamo trovata giustificazione alcuna per incriminare il suo superiore, Carmi Gillòn".

Amici miei, nessunA paura. Dopo la sua pubblicazione, recensirò il libro di Gillòn . Salvo una molto improbabile confessione, setacceremo le sue bugìe. Dopodiché, in un Tribunale avrò la possibilità di dimostrare quale sia la versione giusta sull’ assassinio di Rabìn: la sua, o la mia?

Nello scorso Ottobre, l’ Onorevole HK Ophir Pines ha definito il mio libro "Una montagna di bugìe", e ha usata la propria influenza per ottenerne la messa al bando, anche se forse temporaneamente. Così lo ho querelato per calunnia, e, tre settimane fa, i miei avvocati Nitzana Darshan, e Avi Leitner, hanno conseguita una grossa vittoria legale. Pines sosteneva che, da molto Onorevole HK, o Havèr Knèsset, o parlamentare, era immune da incriminazione. Il Giudice ha respinta la sua istanza.

L’ ! Maggio alle 8.30, in un Tribunale del Distretto di Tel Avìv, il Giudice stabilirà se potrò portare avanti la mia denuncia. Se deciderà di sì, dimostrerò di non essere bugiardo chiamando alla sbarra ciascun personaggio dell’ assassinio di Rabìn. Gillòn incluso. Quando leggerete i cazpitoli di Gillòn, ricordate: lui non ha mai voluto correre tale rischio. Guardate bene: Carmi Gillon, io chiamo TE bugiardo, e congiurato in un assassinio politico. PER FAVORE DENUNCIAMI. Vedee, non è accaduto.

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L’ ULTIMA PATETICA MOSSA DI CARMI GILLON

Fremevo pensando a quando avrei letto il libro di Carmi Gillòn sull’ assassinio di Rabìn, per la rabbia che mi avrebbe causata. Invece, dopo averlo letto, ho provata soltanto pietà per chi era il capo della Shabàk o GSS (General Security Services) nel momento del crimine. Proprio perché è così patetica la sua menzognera versione degli eventi.

Persino Ha-Aretz, giornale di estrema sinistra, ha condannato il libro di Gillòn, nel supplemento della fine-settimana, in due rubrìche distintine, definendolo strumentale e non sincero.

Naturalmente, Ha-Aretz non è capace di riferire che cosa davvero accadde a Rabìn, così la critica era tipicamente superficiale.

Ciononostante, diventa sempre più chiaro: a nessuno piace il libro di Gillòn. Povero Carmi. Ecco un po’ delle bugìe, che ne dimostrano il bisogno disperato di liberarsi dell’ onere diffusamente percepito, egli è uno dei congiurati dell’ assassinio di Rabìn.

(1) Gillòn scrive d’ aver incontrato una sola volta Avishài Ravìv, compare di Yigàl Amìr nelle provocazioni, e infiltrato della Shabàk di massimo rango nel campo anti-Oslo. Gillon prestò servizio quale capo del "Dipartimento Ebraico della Shabàk", che burattinò Ravìv cinque anni, e viene a raccontarci d’ essersi imbattuto in lui una sola volta, e per puro caso. Ravìv era quello che Gillòn più apprezzava, tra i suoi informatori. E ciò è il meglio che Gillòn può offrirci per salvare la pelle sua, che vale zero.

(2) Gillòn insiste: ordinò sorveglianza e repressione dei gruppi d’ estrema, sia destra, sia sinistra, equamente. Aggiunge: personalmente preferiva quelli di destra, perché almeno le loro motivazioni erano patriottiche. In tutti gli anni durante i quali Gillòn gestì il "Dipartimento Ebraico" e poi l’ intera Shabàk, non riesco a ricordare d’ un solo attivista dell’ estrema sinistra che sia stato arrestato. Ricordo invece molti attivisti di destra, non colpevoli di alcuna illegalità, che sono stati incarcerati senza accuse. Giusto per cominciare. 17 membri del falso gruppo clandestino di destra, tutti poi rilasciati, in quanto innocenti. E i fratelli Kalahani, di recente scarcerati, si asserisce per buona condotta. Shmùel Cytryn, che è stato confinato quattro mesi in cella d’ isolamento per aver detto che Ravìv era Ufficiale della Shabàk, ecc etc ecc. Il tentativo d’ equanimità di Gillòn è, beh, ancora una volta, patetico.

(3) Gillòn afferma d’ aver consigliato al Primo Ministro Shìmon Peres di aprire una pubblica inchiesta sull’ assassinio di Rabìn. Non risulta da nessun’ altra fonte da me letta. Egli ha cercato di sventar einchieste del genere, con un’ investigazione interna autopulente. Soltanto la pubblica pressione ha costretto Peres a respingere tale stratagemma, e a mettere in moto la sua truccata Commissione Shamgàr d’ inchiesta.

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(4) Quando fu informato dell’assassinio, a Gillòn fu detto: "E tu non lo crederai, viene da Herzliya". Gillon spiega d’aver in precedenza detto a numerose persone: "L’ assassino potrà venire da Herzlya, o da Dimona." Bel tentativo Carmi, ma non funzionerà. Nell’ Agosto 1995 Gillòn informò un pool di reporter che la vita di Rabìn era in pericolo, e che l’ assassino poteva essere "Uno studente Sefardita di pelle scura alla Università Bar Ilàn, che abita a Herzliya". Ogni elemento calza allo zimbello Yigàl Amìr. Un esperto di statistica mi ha informato: stando ai calcoli suoi, le probabilità che Gillon azzeccasse tutte le informazioni, senza sapere che Yigàl Amìr veniva manipolato per prendersi tutta la colpa, erano circa una contro VENTIQUATTRO MILIONI.

(5) Il giornalista Italiano Aldo Baquis, dell’ Agenzia ANSA, mi ha chiamato, e ha sottolineato quanto Gillòn avesse mal gestito il caso di Shlomi Halevy. Egli era un soldato della Brigata Intelligence che, all’ inizio del Luglio 1995, era stato informato delle minacce a alta voce di Amìr contro Rabìn, e le aveva riferite alla Shabàk. Aldo sottolinea: a pagina 356, Gillòn scrive: è una vergogna che la Shabàk non abbia preso sul serio Shlomi Halevy. Giusto tre pagine dopo, egli fa una giravolta. Scrive che la Shabàk prese Halevy molto sul serio, e che loro della Shabàk erano alla ricerca, al comizio, di uno Yemenita riccioluto.

 

Ora qui Gillon si prende in trappola da solo con le proprie bugìe. Afferma che, sulla base delle scarne descrizioni fornite da Halevy, era impossibile identificare Yigàl Amìr, perché "Ce ne sono tanti di Yemeniti riccioluti, o con le Peòt, o Payez, le lunghe basette a treccia, tipiche degli Ebrei religiosi.". Egli dimentica di menzionare (ma Shlomi Halevy non lo omette), è : egli, Halevy, disse alla Shabàk che Amìr era membro dell’ organizzazione estremistica EYAL. Se avessero voluto, quelli della Shabàk avrebbero potuto arrestare Yigàl Amìr quello stesso giorno. Ciò che Halevy non sapeva è che EYAL era un gruppo posticcio, fabbricato dalla Shabàk , e guidato dall’ Ufficiale della Shabàk Avishài Ravìv, e che il capo sociale o spirituale era Yigàl Amìr, risorsa della Shabàk. Swicuro come il diavolo Gillòn lo sapeva, ma nel suo libro questo non c’è . Tutto ciò si presenta come una ulteriore patetica falsità.

Il mio amico Joel Bainerman, giornalista e autore di libri, mi ha telefonato facendo altra osservazione: persino i punti meno rilevanti del libro di Gillòn hanno il saore di posticcio. Gillòn comincia il suo effimero tentativo di capolavoro di truffa con la seguente storia:

Quattro giorni prima di essere assassinato, Rabìn spedì Gillòn a Parigi perché incontrasse Agenti dei Servizi Segreti Francesi. Erano preoccupati per i terroristi Algerini, e avevano bisogno dei consigli d’ un esperto Israeliano. Rabìn sentiva che buone

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relazioni coi Francesi erano di vitale importanza, e ordinò a Gillòn d’ andare, malgrado le preoccupazioni per la sicurezza all’ imminente comizio di Tel Avìv.

Joèl sottolinea: Rabìn non si fidava dei Francesi, né faceva mistero di tali suoi sentimenti. Li almeno Gillòn ha suffragato la mia affermazione dei quattro anni e mezzo scorsi: Gillòn quei giorni, quella sera, era a Parigi, a incontrare gente dell’ Intelligence Francese. Tuttavia, ho più che il sospetto: gl’ incontri di Parigi avevano ZERo a che fare con l’ Algeria, e molto a che fare col rovesciamento di Rabìn.

Questa è la cronologia che Gillòn fa, della sera dell’ assassinio. Ore (Israeliane) 22, mentre Gillòn si stava recando verso l’ aeroporto, Benny Lahàv, capo della sicurezza personale, gli telefonò per dirgli che avevano sparato a Rabìn. Salì sgomento sull’ aereo. Aveva in programma di raggiungere Israèl nelle ore piccole del mattino, e di ispezionare la sicurezza della EL AL, ma cancellò il piano. Invece, fu lasciato tutto solo coi suoi pensieri. La hostess della EL AL sapeva chi era lui, e per tutto il volo non lo disturbò.

Queste sono le delusioni d’ un ratto stretto nell’ angolino. Nulla suona genuino. Stando al verbale dell’ arresto, Amìr era sotto custodia alle 21.3°; Shamgàr dice alle 21.40 . Così il Capo della Shabàk dovette aspettare fra 20 e 30 minuti, prima d’ essere informato che qualcuno aveva sparato al Premier. E, accidenti, ciò manda a monte il suo programma di volare per cinque ore a ispezionare la sicurezza della EL AL alle 3 del mattino. Ufficialmente, poche dozzine di persone fuori della Shabàk conoscevano l’ identità di Gillon, e il suo incarico. Pubblicare tali fatti, era crìmine. Eppure tutte le hostess della EL AL erano a conoscenza del segreto, e erano tanto preoccupate da violare le norme delle aerolinee internazionali, e non disturbarono Gillòn, per cinque ore, nemmeno quando furono servite bevande e cena.

E’ proprio disperato il tentativo di rabberciare la storia !

Ecco la strategìa di Gillòn. Egli dà al Governala colpa di non aver prese sul serio le raccomandazioni del primo cover-up Shamgàr, la Commissione d’ Inchiesta sul Massacro di Hebròn. Dà a Rabìn la colpa di non avergli data retta, e dunque di non aver indossato un giubbotto a prova di projettile. Ma soprattutto dà agli Ufficiali della Shabàk suoi sottoposti , e alle guardie del corpo sotto al loro comando, la colpa di essere tanto mal preparate a impedire l’ assassinio.

Gli Ufficiali della Shabàk colpevoli, secondo la versione Gillòn del vero complotto, sono il Capo del Personale , Dror Yitzhaki (e, a proposito, Gillòn mica è tutto solo nei suoi sospetti; sono condivisi da alcune persone che cercano la verità sull’ omicidio); il Capo della Sicurezza Personale, Benny

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Lahàv; il Capo Operativo,Adi Azoulai; e il Comandante della Scrfezza di Rabìn, Yuvàl Schwartz.

L’ unica persona a uscirne pulitissima è Shìmon Peres, e affermando il falso Gillòn ci racconta che Peres è stato quasi vittima di omicidio anche lui a quel comizio. Gillòn raccomandò la sospensione di quei quattro ufficiali, e Peres fu d’ accordo "Benché fosse strettamente legato a loro".Significativo che Gillòn affermi ciò.

Questo è il metodo col quale Gillòn cerca di cavarsela. E con ogni probabilità è immune da ritorsioni, perché ciascuna persona che attacca sta nascondendo i suoi stessi segreti sull’ assassinio. La strategìa che impiega è davvero intelligente. Benché in apparenza egli attacchi Shamgàr, per non essere andato abbastanza a fondo con la sua inchiesta, tutti i suoi "fatti" sulla morte di Rabìn vengono citati direttamente dalla Commissione Shamgàr. Esempio: egli ripete di continuo la conclusione FALSA di Shamgàr, che a Rabìn si sparò dalla distanza di mezzo metro. Il Laboratorio Analisi sul Crimine della Polizia ha dimostrato al di là di ogni possibile dubbio che Rabìn fu colpito a bruciapelo. Ma poiché MAI Amìr sparò a bruciapelo, Gillòn non riferisce mai un fatto vero.

Una lettura di questo miserabile esercizio è : Gillon ammicca, e lascia intendere che il suo viaggio a Parigi fu organizzato per levarselo dai piedi, in modo che i suoi sottoposti potessero mandare avanti i loro pasticci. Altra lettura, più probabile: lui non c’ era, e la Shabàk si è sfasciata.

E quella è la vera sofisticazione del libro. Dando la colpa a Shamgàr, e alle guardie del corpo, Gillòn rafforza la menzogna secondala quale l’ assassinio fu un grande fallimento della sicurezza. E’ necessario farglielo sapere, non funzionerà, pochi balleranno alla sua musica. Un giorno, eglipure sarà investigato per il suo ruolo vero nell’ assassinio di Rabìn.

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LA SEMINA DI PERES DA’ ANCORA FRUTTI

COME MANIPOLAI LE ELEZIONI DEL 1996

CON QUANTO COMPIACIMENTO CI SIAMO COMPORTATI, DOPO CHE Peres è stato sconfitto alle presidenziali. Una vittoria, e la gente pensa che il "Processo di Pace" sia in pensione. E così, guardiamo in faccia la realtà. Peres tornerà, e Ehùd Baràk, atterrito, dovrà rispondere ai suoi padroni del CFR (Council on Foreign Relations), per portarne avanti i piani di guerra, a qualsiasi costo. Come gli ha detto alla CNN: "Se il popolo Israeliano boccia il nostro referendum, troveremo un'altra via".

Lato positivo: la nostra strategìa sta dando risultati. Anche se la stampa "più importante" si rifiuta di riconoscerlo. Jeri ero nel negozio del macellajo, quando l’ ajutante personale d’ un HK, di un parlamentare, religioso, è entrato, e mi ha detto: "Tu non sai quale balagàn hai causato". In Arabo balagàn significa casino, e in Ebraico ormai pure. Uno dei tanti furto degli Ebrei ai danni degli Arabi. L’ aiutante dell’ Onorevole HK rideva a crepapelle.

Un mese prima delle elezioni presidenziali, gli eroi ancora non cantati della Famiglia Goldberg di Tel Avìv e di Tsfàt avevano mandato per fax a tutti e 120 i HK il mio articolo (vedi PAGE 108): "Peres non deve mai diventare presidente d’ Israèl". Nel pezzo io elenco i crìmini di Peres, finendo con la organizzazione sua dell’ assassinio di Rabìn, in cooperazione operativa coi Servizi Segreti Francesi. Fonti bene informate m’ han fatto sapere che quei fax hanno aiutato a rendere la votazione meglio meditata.

Adesso si va a stringere Peres nell’ angolo con la morte di Rabìn. Il modo per dimostrarne il ruolo esiste. Sinora ho documentati i legami suoi coi principali cospiratori nell’ assassinio: Carmi Gillon, capo della Shabàk, che Peres ha nominato presidente del suo "Centro per la Pace"; Yoràm Rubìn, la guardia del corpo di Reabìn, che ha sparato a Rabìn. Peres lo ha nominato capo della sua unità guardie del corpo, proprio alla vigilia dell’ assassinio; lo ha nominato, senza dubbio, come premio per l’ ottimo lavoro svolto nel proteggere Rabìn, l’ autista personale di Peres, Menachèm Damti, che portò Rabìn alla sua ultima corsa; e Jean Frydman, che pagò il comizio finale di Rabìn, e ajutò a organizzarne la sicurezza.

Queste sono prove impetuose, molto circostanziate, ma esistono prove robuste della mano diretta di Peres nell’ omicidio, intanto gli son costate le elezioni del 1996.

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IL MANIPOLATORE FINISCE MANIPOLATO

Nell’ edizione 14 Marzo 1994 della THE NATIONAL REVIEW, un articolo a quattro mani di Joèl Bainerman e del sottoscritto, titolo: "The Peres Gambit". Tre pagine dimostrano che Shimonito truccò le elezioni del 1992. Ecco come lo abbiamo scoperto.

Varii mesi prima, Yehoshua Meiri, giornalista del giornale di sinistra CHADASHO’T (notizie), fece il pezzo "I viaggi segreti di Beilin". Nel Giugno 1990, scrive Meiri, Yossi Beilin, vice di Shimon Peres, volò al Cairo per consegnare una lettera di Peres a arraffato. Shimonito offriva all’ OLP uno Stato, ove Yassèr avesse esercitata la propria influenza per far confluire i voti degli Arabi Israeliani in favore dei Labour o dei loro alleati alla imminenti politiche. Dopo tre ulteriori viaggi di Beilin al Cairo, e dopo l’ intervento personale di James Baker (Segretario di Stato), Arraffato accettò. I Partiti Arabi vinsero soltanto 4 dei 120 seggi. Pochi, rispetto agli attuali 10. Il resto del voto Arabo andò ai Laburisti, e all’ estrema sinistra "Sionista". Fu l’ OLP a regalare la differenza nel voto che portò i Laburisti al potere. E la locomotiva di Oslo si mise in moto.

Joèl e io abbiamo incontrato Meiri parecchie volte, e Yehoshua ci ha fornita solida documentazione, anche nastri da lui segretamente registrati, esplosivi. La NATIONAL REVIEW ha verificate le nostre fonti, abbiamo superato il loro esame. Parecchi mesi dopo il reporter Steve Rodàn ci ha rubato il mestiere, e ha intervistato a lungo Meiri. Come noi, ha trovato Meiri del tutto attendibile, e le sue prove a tenuta stagna. Risultato: uan serie di SCOOP sul JERUSALEM POST. Li quali confermano le conclusioni di Joèl e mie. Shimonito e i suoi Peresiti avevano proprio fatto brogli alle elezioni del 1992, e all’ OLP fu consentito di determinare il futuro dello Stato ebraico.

Ma nel 1996, furono i tavoli a ribaltare Peres. Natan Gefen nel suo libro FATAL STING racconta come riuscì a mettere le mani sul documento della pistola ancora fumante subito dopo l’ assassinio di Rabìn, la perizia del chirurgo che dimostra come il Premier fu colpito non due volte alla schiena

come il nostro Governo insiste a raccontarci, bensì tre volte, una dal davanti. E come riuscì a portare il documento ai HK del Likùd, Ehùd Olmert, e Dov Shilansky. Nessuno dei due manifestò interesse. E Shilansky disse a Natan Gefen:"Non ci serve la perizia, noi abbiamo già sistemate queste cose". Gefen ne concluse che il Lkùd avesse le prove, e già avesse ricattato Peres, suggerendogli di rinunciare a vincere le elezioni del 1996.

In via del tutto indipendente, io ho ricevuta conferma di tale fatto, che pareva fantasioso. Nell’ Aprile 1997, la nostra Forza della Sicurezza Interna, la Shabàk, organizzò una violenta protesta davanti alla sala dove era organizzata una mia conferenza, a Gerusalemme, all’ Università Ebraica. Pochi giorni dopo, io

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ricevetti una telefonata da Ya’acov Mor, che senza rèmore si presentò come graduato della Shabàk, e mi disse: "Se i ragazzi sono stati pronti a combinarti questo, devi essere proprio su una pista seria. Mi piacerebbe vedere che cosa hai".

Mor era il consulente finanziario di Eli Suissa, Ministro degli Affari Sociali. Venne a casa mia, e io gli diedi un mucchio di documenti perché ne facesse qualsiasi uso volesse. Dopo mezz’ ora, egli mise il dito ìndice sulla sua bocca, e con l’ altra sua mano mi guidò fuori di casa. Quando uscì, mi disse: "In casa tua non parlo. Lo sai che i tuoi documenti sono autentici?".

Sì, lo so, risposi.

"E sai che colpiscono su in alto, sai quanto in alto?"

Risposi di averne un’ idea.

"Perché non ti trovi un lavoro in Nepal, o in Uganda? Non è questo ciò che loro di solito fanno ai casinisti? Riferirò quanto ho scoperto al mio ministro, e vediamo che cosa deciderà".

Pochi giorni dopo mi chiamò la segretaria di Suissa. Mi invitò nell’ ufficio del ministro, mi chiese di portare loro la mia documentazione perché la potessero fotocopiare. In cambio, avrei ricevute le informazioni più delicate sul tutto l’ affaire Rabìn.

Come avrei potuto rifiutare? Mi portarono in auto all’ ufficio di Suissa, consegnai la documentazione mia, mi diedero la loro, mi fecero accomodare nell’ ufficio del massimo collaboratore di Suissa. Udii un’ aspra conversazione in corridoio. Poi il giovane collaboratore, Yitzhàk Sudri, oggi portavoce del Partito Shas, entrò con Mor. Egli mi disse:

"Il ministro non può partecipare a questo incontro, però mi ha autorizzato a informarti che le seguenti informazioni sono esatte".

Questo mi riferì Sudri. Nel Febbraio 1996, quattro mesi prima delle elezioni, ufficiali della Shabàk, di cattivo umore, passarono i documenti che avevo io, più tanti altri, ai massimi capi del Likùd, che dovevano includere pure Netanyahu, e Sharòn. Organizzarono un incontro con lo "tzameret", i massimi capi Labor, che dovevano includere anche Peres, e i dirigenti della campagna sua, Ehùd Baràk, e Haìm Ramòn. Dopo aver presentate le prove, il Likùd procedette a ricattare i Laburisti sul ruolo di Peres nell’ assassinio di Rabìn.

Se i Laburisti avessero strumentalizzato il nome di Rabìn nella loro campagna, i capo del Likùd avrebbero fatto arrivare al pubblico certi dannati document. Se Peres

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avesse sconfitto Netanyahu nel loro duello televisivo, sarebbero stati diffusi altri document. E se Peres avesse vinte le elezioni, avrebbero fato venire fuori tutto.

I Laboristi o Laburisti non ricordarono Rabìn nella battaglia elettorale. Al dibattito in TV Peres diede una prestazione miserabile. Netanyahu vinse le elezioni, anche se in realtà non le vinse.

Ricordate la sera delle elezioni? Peres, proclamato vincitore, non andò alla Cinemateque di Tel Aviv a ringraziare i suoi sostenitori. Tuttavia Netanyahu, proclamato sconfitto, tutto sorrisi, si rivolse ai sostenitori suoi, con profetiche parole: "Non vi preoccupate, c’ è molto tempo, fino al mattino quando il governo cambierà".

E aveva ragione. Quel giorno qualcuno spifferò i risultati di un seggio all’ HK Ran Cohen, del Merez (Socialisti). Scoprì 1500 voti Labor modificati, e molti falsi voti al Likùd. In base a quest’ un seggio, egli stimò che ai Laburisti erano stati rubati 120.000 voti. Sottopose una petizione alla Corte Suprema perché fosse rifatto il conteggio. Ma proprio il suo partito Merez gli ordinò di ritirarla. Lo stesso Peres perfino impedì che fosse rifatto il conteggio, bencè avesse pubblicamente dichiarato la sua deplorazione "In quanto i Laburisti e i loro rappresentanti di lista fossero stati non propriamente rappresentati ai seggi".

Sudri mi fornì nome e telefono di un laureato che studiava ancora alla Facoltà di Legge all’ Ateneo di Tel Aviv, il quale stava scrivendo la sua tesi su questo imbroglio, basato, in parte, sulle stesse confidenze del Likùd sul loro ricatto a Peres. C’ incontrammo in un caffè, a parte noi non c’ era nessuno. Egli m’ informò:

"Jeri sono stato avvertito, guai se ti fornisco qualsias documentazione. Ora il meglio ch’ io possa fare è confermare che le elezioni sono state truccate. Peres ha veramente vinto, col 2% in più, e proprio come previsto dai sondaggi".

Un mese fa, alla mia conferenza a Bet Shèmesh, un ispettore elettorale si è alzato in piedi, e davanti a 90 persone ha confermato i brogli alle elezioni del 1996: "Un mio collega mi ha detto di avere ricevuto ordine, nel 1996, di distruggere pile di voti per Peres". Ecco perché, in tre anni e mezzo, il governo Netanyahu non perseguì la verità su Rabìn. Così anche quelli del Likùd si ritrovano infangati dal ricatto, e dai brogli.

Unica ragione per la quale Peres e i Laburisti avrebbero accettata la sconfitta è questa: se il ricatto contro Peres avesse funzionato. E avrebbe funzionato in pieno soltanto se fosse stato lui a eliminare Rabìn.

Una investigazione sulle elezioni del 1996 avrebbe richiesto interrogatorii a Suisa, Mor e Sudry. Lasciate pure che nèghino che l’ incontro con me avesse avuto luogo. Chi sa, invece, forse, si comporterebbero onorevolmente,

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e non giurerebbero il falso. Io posseggo pure i nomi dello studente di Legge,e dell’ ispettore alle elezioni. Fornirò pure questi. E’ il modo ideale per inchiodare Peres completamente. Tutto ciò che manca è una istituzione rfesponsab ile, disposta a investigare su queste accuse.

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LE CONFESSIONI DI JEAN FRYDMAN

Può esistere in Israèl forse una dozzina di persone col potere e l’ influenza nesessarii per aver organizzato l’ assassinio di Yitzhàk Rabìn. Fra esse, soltanto Shimon Peres ha vincoli diretti coi principali attori dell’ omicidio. Consideriamo i più probabili fra i congiurati:

(1) Carmi Gillòn - Capo della Shabàk (General Security Services- GSS), al tempo della morte di Rabìn. Benché la Commissione Shamgàr d’ Inchiesta lo abbia fatto licenziare per incompetenza, Shimon Peres poi lo ha nominato presidente del suo Centro per la Pace [[[[[[[E nel 2001 Shimon Peres, Ministro degli Esteri, ha nominato Gillòn Ambasciatore d’ Israèl in Danimarca]]]]]]]]]].

(2) Yoram Rubìn, Uomo-grilletto dell’ assassinio. Benché fosse una delle guardie del corpo personali di Rabìn, proprio quelle che non erano riuscite a proteggerlo, la stessa notte della morte di Rabìn Peres lo nominò capo dell’ unità delle guardie del corpo sue.

(3) Menachem Damti- L’ ultimo, estremo autista di Rabìn, la cui "corsa" all’ Ospedale Ichilòv durò venti volte il tempo necessario. I fatti: ancora perché non si sa, ma 90 minuti prima del fatale Rabìn rinunciò al tradizionale autista suo Yeheskiel Sharabi, lo qualo fu rimpiazzato da Damti, per tradizione autista di Shimon Peres.

(4) Jean Frydman o Friedman o Feridman o simili. Francese, finanziatore di Peres, alimentò con milioni di dollari il "Fondo Ifshàr", per promuovere "Il processo di Pace di Oslo", e suo socio in Ifshàr era Shlomo Lahàt, sindaco di Tel Avìv, incredibile dictu attivista Likùd.

Nel mio libro: "CHI E’ L’ ASSASSINO DI YITZHA’K RABI’N ? ", ho dettagliati i ruoli di Gillòn, Rubìn e Damti. Mo ho appena sfiorato Frudman, quando ho citata la sua bizzarra dichiarazione: "Ho sensi di colpa così profondi che non riesco a dormire". Dopo essermi procurata una copia d’ una intervista rilasciata a PARIS MATCH da Frydman il 16 Novembre 1995 capisco: prima le sue parole, poi il mio commento:

"Io sono un membro del campo vero della Pace. Lo sono dagli scorfsi quattro anni, su sollecitazione del mio buon amico Shimon Peres, uomo che mi piace moltissimo. Concordavamo: l’ occupazione militare d’ Israèl negava i valori Ebraici, e demoralizzava la nostra gioventù. Dhimon, uomo di "Pace Adesso" (Shalòm Akhshàv), era con me a Tel Avìv il giorno giojoso nel quale il Ministro degli Esteri Norvegese,

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Jorgen Holst, rivelò il testo ufficiale completo, i verbali dell’ accordo firmato con Arafàt. Peres non credeva che l’ accordo reggesse, e sentiva che poteva essere fatto deragliare. Ricordo. Mi disse: "Ora dipende dall’ opinione pubblica Israeliana. Dobbiamo formare in fretta un’ organizzazione che porti il Popolo d’ Israèl sulla retta via". Io gli risposi: "Tale organizzazione è tutta tua". "

Jorgen Holst, capo della di pelo mazìa Norvegese, fu il primo fra gli assassinati dagli Accordi di Oslo. La sua forma fisica era eccellente, aveva 53 anni, morì d’ infarto al miocardio del tutto non previsto. Voce girò che morto fudesse perché troppo sapeva. Frydman, magnate della stampa scritta e parlata, dei mass media nzomma, in forza del proprio buon cuore dà a Peres carta bianca perché dall’ Estate 1993 faccia il lavaggio del cervello al Popolo d’ Israèl.

Peres volò mmediatamente in California per convincere il capo della Di Pelo Mazìa Usa, Warren Christopher. Gli Accordi di Oslo il rfealrtà comportano questo e quest’ altro. Come Clinton, Peres era scettico sull’ Accordo raggiunto dietro alle loro schiene. Come Christopher e Clinton si resero conto che Peres non bluffava, Clinton disse: "Ora il tuo problema è l’ opinione pubblica d’ Israèl."

Per qualche motivo, Peres era dovuto volare in California per ottenere il permesso, da Clinton e da Christopher, di montare la campagna propagandistica sua e di Frydman. Per farla breve, ai due rappresentanti del CFR disse: i Francesi han deciso di finanziare tale campagna. Abbiamo bisogno sia della vostra approvazione, sia di esperti del marketing di massa. Il resto del paragrafo è assurdo. Io ho intervistato uno dei negoziatori di Oslo, Ron Pundak, e m’ ha detto d’ aver telefonato a Christopher sin dalla primissima sera dei negoziati, Gennajo 1993. Fu il Dipartimento di Stato a guidare le trattative dal primissimo inizio.

Dopo l’ accordo di Taba, io mi resi conto: l’ opinione pubblica d’ Israèl era nelle mani dell’ estrema Destra. Allora a un comizio del Likùd, di destra, qualcuno sciorinò un fotomontaggio con Rabìn in divisa delle SS. Altri urlarono: "Morte al traditore Rabìn."

Quando fu informato dergl’ incidenti, Rabìn era furibondo. Aveva di gran lunga scavalcata la paura, ma avvertiva: gli era stata recata grande ingiustizia.

Sabato, 6 Ottobre, io ero a casa di Shìmon Peres. Gli ho detto: "Non possiamo lasciare le piazze nelle mani del Likùd e dell’ estrema Destra. Dobbiamo organizzare una lotta".

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Da quando è divenuto Legge l’ accordo di Taba, che ha regalato all’ Egitto cento yarde in più di sabbia nel Sinai, è dura vedere quanto l’ opinione pubblica fosse nelle sgrinfie della Destra. Da quel momento in poi, le fròttole arrivano a palate fitte e sode e spesse. Il fotomontaggio, e le minacce di morte, venivano dal provocatore della Shabàk Avishài Ravìv, e dai lacchè del suo gruppo fantoccio EYAL. Rabìn sapeva ciò, e era furibondo, mica con l’ estrema Destra, bensì con Carmi Gillòn, per suo illegale abuso di Ravìv. Sulla base delle ricerche svolte dal giornalista Israeliano Adìr Zìk, Rabìn chiamò nel proprio ufficio Gillòn, e si scatenò in una furia d’ insulti contro Gillòn. AL che Gillòn gli garantì: EYAL e Rfavìv erano sotto stretto controllo, e sotto sua responsabilità.

Così il racconto fatto da Frydman della reazione di Rabìn è falsità lampante. Siccome la Procura dello Stato ha montato il cover-up sui crìmini di EYAL, noi non possiamo essere assolutamente sicuri che Peres ne fosse stato al corrente. Tuttavia possiamo scommettere abbastanza tranquilli: Peres ben sapeva tutto ciò che Rabìn aveva fatto, più tanto altro sulla occulta guerra della Shabàk contro i setter o coloni o abitanti degl’ "insediamenti". Dopo tutto erano Peres e Frydman che organizzavano il lato relazioni pubbliche delle cose. Ergo ogni parola di Frydman è con ogni probabilità una begìa che egli sa di mentire.

Lunedì, Shimon e io eravamo nell’ ufficio di Rabìn. Mi ha fatta una domanda: "Jean, ti assumerai tu la responsabilità di questo grande comizio?". Io gli dissi: "Sì, a condizione che io lo faccia nel modo che vuoi tu, Yitzhàk". Rabìn e Peres mi diedero semaforo verde. "Avanti, andiamo", dissero.

Con Lahàt, noi organizzammo una dozzina di generali per la nostra Woodstock, la nostra Guerra per la Pace.

Io proposi a Rabìn la data del 4 Novembre per il comizio, ma egli esitava. Aveva una cena ufficiale. Alla fine Yitzhàk riorganizzò i suoi impegni, e accettò. Ah, quanto vorrei che non avesse risistemate le faccende per il giorno della sua morte.

Se Rabìn aveva già un impegno, chi era Frydman per insistere che cambiasse programma? Jean non spiega perché abbia insistito così tanto.

Noi abbiamo distribuito manifesti con le parole "Sì . diciamo sì alla Pace. Diciamo NO alla violenza, Piazza I Re d’ Israèl, Tel Avìv. ". Abbiamo costruito un grande podio, un gran palco. Abbiamo lavorato con personale della Sicurezza, mobilitando 750 Ufficiali di Polizia, 250 Guardie di Frontiera, sessanta tiratori sceltissimi, e tre elicotteri che pattugliassero i cieli. Tutto ciò in

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aggiunta alle forze della Shabàk che permanentemente proteggevano Rabìn, e Peres. A ogni entrata al perimetro piazzammo equipaggiamento speciale in grado di scoprire armi o altro.

Frydman, e Peres, organizzarono la sicurezza del comizio. Se c’ erano 750 Ufficiali della Polizia, quasi tutti furono diretti fuori dell’ "area sterile" dove poi si è sparato a Rabìn . Se c’ erano i metal detector agl’ ingressi, dietro al palco non ne furono piazzati. Se la folla era bene illuminata, alcune persone fecero in modo che l’ area sterile fosse immersa nel bujo. E Frydman confessa di essere una di quelle persone. E perché non doveva? Fu lui a pagare quel comizio.

I legami stretti di Peres con l’ assassinio ora travàlicano e il capo della Shabàk, e l’ autista, e la guardia del corpo di Rabìn, giù e su fino alla persona che organizzò la sicurezza del comizio della morte. Legami che da lì arrivano in Francia.

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A QUALSIASI COSTO, PERES NON DOVRA’ MAI ESSERE PRESIDENTE D’ ISWRAE’L

Nell’ autunno del 1989, un mercante d’ armi Francese con base a Ginevra, Eduard Seroussi, regalò più di 3 Milioni di US$ a Ezer Weizman perché volasse a Ginevra, e incontrasse l’ OLP, così dando il via al disastroso "Processo di Pace" con uno dei più famigerati gruppi terroristici del Pianeta. Benché avesse accettata una mancia che in Israèl era illegale, Weizman non è stato accusato d’ avere svenduto il suo Paese. Invece questa settimana l’ Attorney General ha raccomandato che Ezer Weizman si dimetta. Così a Israèl si è risparmiato lo spettacolo d’ un Presidente processato, e tradotto in manette dalla Presidenza al Carcere. Il più probabile candidato a succedergli è Shimon Peres, e se venisse finalmente scelto, stavolta a Israèl non verrà risparmiato lo spettacolo. Peres sarà processato, e tenetevi pronti, stavolta sarà per omicidio.

L’ imperativo morale di Israèl andrà in frantumi sulla scia del processo. Israèl soffrirà un collasso nazionale delle coscienze. Peres non può diventare Presidente !!!

Vi prego, utilizzate il seguente riassunto per lottare contro l’ incombente disastro:

(A) Per tutta la sua carriera, Peres ha goduto della compagnia di gangster. Ogniqualvolta viaggiasse, a Parigi brindava con criminali ricercati, come Marc Rich, e Pinchas Greene, e Bernard Cornfeld, e Bruce Rappaport, il quale Rappaport avrebbe dovuta stroncare la carriera di Peres per sempre.

Nel 1985, l’ Iraq non poteva esportare il suo petrolio, perché l’ Iràn aveva bloccato il Golfo. Golfo Pèrsico per questi, e guai a chiamarlo Arabico. Golfo Arabico per quelli, e guai a chiamarlo Pèrsico.

Così Saddam Hussèin bussò alla porta della Bechtel Corporation, affinché costruisse un oleodotto da 30Miliardi di US$ sino alla Giordania, al Porto di Aqaba. La Bechtel non era disposta a avviare il progetto, se non riceveva assicurazioni che il suo investimento non sarebbe stato distrutto da Israèl in guerra.

Fate entrare Bruce Rappaport, che l’ FBI ha accusato d’ avere violate le Leggi sulle sanzioni al petrolio. Egli si è fatta la sua fortuna vendendo all’ Occidente petrolio da Paesi il cui petrolio era ufficialmente proibito vendere. Apprese del dilemma della povera Bechtel, e funse da mediatore fra l’ allora Primo Ministro Peres, e l’ Attorney General degli Stati Uniti d’ America, Edwin Meese. Peres unse la Bechtel, offrendo la promessa, scritta, di non bombardare mai l’ oleodotto in cambio di 700Milioni di US$, da depositarsi nel bòssolo dell’ elemosina del Partito Laburista Israeliano.

Quando è circolata voce della bustarella, Meese è stato costretto a dimettersi dal suo posto di Ministro della Giustizia degli States, ma Peres se la è cavata, al solito, senza un graffio.

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(B) Nel 1986, una commissione Governativa presieduta da Abba Eban ha investigato sull’ affare di spionaggio Jonathan Pollard. Eban ha scaricato su Peres il grosso della colpa. Peres sapeva del ruolo di Pollard, leggeva le sue informazioni segrete, le usava per costruirsi la sua politica internazionale, e negli ultimi tempi da Premier aveva autorizzata l’ operazione. Peres spese una settimana a denunciare Eban. Respinse il rapporto della Commissione, e buttò Eban fuori del Partito Laburista così stroncandone la carriera politica.

(C )Durante lo stesso periodo, del mandato 1984-1986 di Peres Premier, egli autorizzò la partecipazione d’ Israèl al ciò che divenne famoso come "Iràn Contra". Il ruolo d’ Israèl comportò anche la vendita di armi all’ Iràn, e l’ invio di danaro all’ America Centrale, dove i compari di Michael Harrari e di Yaìr Klein avevano conquistato ruolo di controllo nel commercio di cocaina. I soldi contanti dell’ Iràn compravano cocaina, spedita, a tonnellate, negli USA, per lo più tramite un aeroporto poco usato in Arkansas, a Mena, sotto il vigile occhio del Governatore Bill Clinton. I cocadollari venivano riciclati e usati per comprare armi destinate ai Contras del Nicaragua, da qui il nome dell’ operazione, Iran-Contra. Peres mandò il suo consigliere sul terrorismo, Amiràm Nir, a Teheran, dove fu raggiunto dai soci del Colonnello Oliver North, e di Bud MacFarlane, il cui scòpo era convincere i Mullàh al potere a rilasciare gli Americani tenuti prigionieri in Libano dagli Hizbullah, in cambio di armi, di vitale importanza nello sforzo di guerra contro l’ Iràq. Armi in arrivo dalle scorte d’ Israèl. Alla fine l’ accordo andò a monte, benché Israèl avesse già fornite all’ Iràn due navi cariche cariche di mìssili Hawk.

La vicenda divenne uno scandalo nazionale negli States. Nir fu obbligato a testimoniare sotto giuramento davanti a una Commissione del Senato che investigava sull’ "Irangate". Il governo di Israèl fece del suo meglio per impedire ai partecipanti suoi di volare a Washington, ma Nir era deciso a mettere le cose in chiaro. Furibondo, Shimonito e i suoi Peresiti chiusero a chiave l’ ufficio di Nir, e licenziarono lui dai pubblici incarichi.

Qualche giorno prima del previsto decollo di Nir per Washington, a testimoniare davanti alla Commissione d’ indagine, egli morì, in Messico si schiantò il piccolo aereo sul quale egli volava. Fu l’ unico a perire, dei tre a bordo. Uno scrittore con vasta esperienza di Intelligence, Arieh Ben Menashe, afferma nel suo libro che fu Peres a ordinare l’ omicidio.

(D)Yitzhàk Rabìn, nel suo libro del 1979, definisce Peres "Connivente impenitente instancabile", e scrive che Peres ha dedicata la propria vita a rovinarlo. Nel 1990, Rabìn vide Peres corrompere la Knèsset in quello che chiamò "Lo scandalo fetente".

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Dopo il patto alle elezioni del 1984, Peres capì di non poter vincere le politiche, in quanto la Comunità Marocchina di Israèl, 600.000 persone, non avrebbe mai appoggiata la sua politica. Ma Peres vide una scorciatoja per scavalcare il problema. Aveva conquistati alcuni seggi alla Knèsset il nuovo Partito, Shàs, che rappresentava gl’ interessi Marocchini. Se il Partito Shàs poteva essere corrotto, e poi finanziato, per diventare una seria forza elettorale, i Laburisti potevano conquistare il voto Marocchino dalla porta di servizio. Cominciò a corteggiare Arieh Deri, 23 anni, segretario d’ un uomo malato e quasi cieco, il Rabbino Ovadiàh Yosef, leader spirituale dello Shàs. Peres spedì i suoi scherani Haìm Ramòn e Yossi Beilin e Moshè Shahàl a sviolinare Deri, per attirarlo negli affari illegali, e a lanciare in orbita la sua carriera. Nel giro d’ un anno il 24enne Arieh Deri era Direttore Generale del Ministero degl’ Interni, e a 25 anni fu nominato dal Premier Shimon Peres Ministro degl’ Interni.

Nel 1990, Peres era Ministro delle Finanze in un Governo di Unità Nazionale presieduto da Yitzhàk Shamìr. Quale Ministro delle Finanze, Peres registrava ciascuno degl’ infiniti furti che Deri perpetrava al Ministero degl’ Interni, e nel Febbraio 1990 giudicò maturo il momento per ricattare lo Shàs.

Mano nella mano con James Baker, Segretario di Stato USA, per rovesciare Shamìr, Peres mise a punto un piano per diventare Premier. Baker presentò un nuovo Piano di Pace, che includeva rinunce (no trattative) su Gerusalemme. Tanto Baker quanto Peres ben sapevano che Shamìr avrebbe respinto il Piano. Così Shimon Peres causò una crisi di Governo, domandando che Israèl dicesse sì a Baker. Ordinò di votare la sfiducia contro lo stesso Governo suo, sapendo che avrebbe vinto. Aveva inviàto il suo vice, Yossi Beilin, a regalare a Deri una copia del pieno rapporto sulle sue ruberie, e gli lasciò la scelta: o vai in prigione, o butti giù Shamìr. Deri scelse la seconda via. E portò a astenersi dal voto lo Shas, Partito un tempo di Destra, Religioso Ortodosso. Shamìr cadde. A Peres fu dato il diritto di formare il nuovo governo, benché avesse davanti solamente 88 giorni di mandato. Tuttavia i ricatti allo Shas non finirono mai, e il corrente "Processo di Pace" fu costruìto sulla schiena di questo sciagurato partito, corrotto da Peres.

(E) Nel Febbraio 1994 l’ amico di Peres, l’ intellettuale Polacco Francese Marèk Haltèr, fece una confidenza clamorosa al giornale Israeliano CHADASHO’T: nel Maggio 1993, riferì, egli, Haltèr, aveva consegnata una lettera di Peres al Papa. Prometteva al Vaticano l’ egemonìa politica sulla Città Vecchia di Gerusalemme.Prevedeva il piano: il Vaticano controllerà la Città Vecchia, e i soldati delle Nazioni Unite faranno la guardia agli accessi.

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Per incredibile che sembrasse, la vicenda subito fu corroborata da solide prove. Il giornale Italiano LA STAMPA confermò il Patto col Vaticano, e aggiunse: comprende una clausola segreta della Dichiarazione d’ Intenti firmata con l’ OLP nel Settembre 1993.

Nel Marzo 1995, la radio Israeliana ARUTZ SHEVA ebbe copia d’un dispaccio fra l’ Ambasciata d’ Israèl a Roma, e il Ministero degli Esteri a Gerusalemme. Dettagliava le promesse al Vaticano. Due giorni dopo uscì in prima pagina su HA-ARETZ.

Intrappolato, Peres tirò fuori una spiegazione poco ingegnosa. Il cablogramma era genjuìno, disse, ma qualcuno aveva cancellata la parola NON. In realtà dunque il dispaccio diceva: Israèl NON avrebbe consegnata al Vaticano la Città Vecchia di Gerusalemme. Incredibilmente numerosi Rabbini, che in precedenza avevano cancellati gl’ inviti per Pèsach a Peres, accettarono la sua goffa scusa,e tornarono a invitarlo alla loro tavola. E con Passover passò un’ altra crisi dalla quale Peres emerse illeso, manco un graffio.

Febbrajo 1994: Mordechai Nessiyahu, direttore della Casa Editrice del Partito Laburista, Bet Beryl, si apprestava a lanciare un ponderoso libro sul Processo di Pace: esalta il ruolo di Peres a Oslo. Quale editore dei suoi stessi scrittori Laburisti, nonché datore di lavoro della figlia di Peres a Bet Beryl, Nessiyahu era in posizione giusta per sapere i segreti di Oslo. Il Giornale GLOBES rivelò che c’ erano le prove, nel libro di Nessiyahu: a Oslo Peres aveva avuto ruolo ZERO. Joel Bainerman, con me redattore della Newsletter INSIDE ISRAE’L, e io, decidemmo di incontrare Nessiyahu.

L’ incontro avvenne al caffè del Teatro Habima, a Tel Aviv. Nessiyahu era grande fautore di Oslo e non aveva alcun osso cui aggrapparsi salvo Peres. Spiegò che Rabìn e Beilin avevano avviata Oslo dietro alle spalle di Peres, e entrambi avevano deciso: le trattative in Norvegia dovevano esser tenute segrete a Peres affinché egli non le sabotasse. I negoziati di Oslo erano stati sponsorizzati da Washington e da Londra. Peres era legato alla Francia, e all’ Europa Continentale, i cui interessi non coincidevano con quelli di Rabìn. Rabìn disprezzava i Francesi, e durante questo periodo consentì a Peres di concentrarsi sulla sua diplomazia Francese, sabendo che non avrebbe dato frutti.

Secondo Nessiyahu, Peres non seppe dei negoziati di Oslo sino all’ Aprile 1993, cinque mesi dopo l’ inizio del "Processo di Pace", avviato da un incontro a Londra nel Novembre 1992. Dopo che i colloqui furono conclusi con un

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accordo, Peres scrisse un libro includendo se stesso nel binario di Oslo. Nessiyahu ci disse: "Ha riscritta completamente la storia. Il suo libro è una bugìa".

Poco dopo la nostra intervista, il figlio 30enne di Nessiyahu morì in circostanze misteriose. La sua fidanzata spiegò: "Eravamo seduti con alcuni amici, egli semplicemente smise di respirare. " Se il libro di Nessiyahu fosse stato pubblicato, nessuno ne avrebbe detto nulla.

(G) Shimon Peres aveva trasformata Israèl in un rifugio per il danaro nero internazionale. Come agisca è illustrato nel caso dell’ ex presidente dell’ Ucraina, Yafim Zviagilski. Nel Giugno 1994 Peres, e il Ministro della Polizia, Moshè Shahàl, volarono in Ucraina, e incontrarono Zviagilski. Tre mesi dopo, il leader Ucraino arrivò in Israèl con oltre 30Milioni di US$ da lui saccheggiati al Tesoro del suo Paese.

Arrivò con un visto datogli dal Natìv, l’ Ufficio di Collegamento del Primo Ministro, proprio la stessa organizzazione che aveva arruolato Yigàl Amìr, lo zimbello dell’ assassinio di Rabìn, perché lavorasse in Lettonia, a Riga, per cinque mesi, nel 1992.

Naturalmente, il Governo Lèttone protestò, e domandò sia la restituzione dei soldi, sia l’ estradizione del ladro. Peres disse che si sarebbe sùbito occupato del caso, e incaricò d’ investigare Tzvi Hefetz, consigliere d’ affari legali di Natìv.

Quel presidente Ucraino, e i suoi soldi, stanno sempre nascosti in Israèl, come simili farabutti si nascondono in Israèl coi loro miliardi di dollari rubati alla Jugoslavia, alla Polonia, e a varie nazioni altrove.

(H) Da anni voce girava che era stato Peres a consegnare alla Siria la superspia Israeliana Eli Cohen, ma pochi credevano che egli avesse potuto tradire un agente Israeliano. Poi, nel 1994, vari giornali in Giordania, in Arabia Saudita, e a Londra, pubblicarono servizi che resero credibili quelle voci. Adnàn Yassìn, capo della sicurezza di Yassèr Arafàt, era l’ agente del Mossàd di massimo rango infiltrato da Israèl nell’ OLP. Come gesto di buona volontà verso Arafàt, i giornali Arabi scrissero che Peres aveva fatta una soffiata sulla copertura di Yassìn. L’ auto di Yassìn fu perquisita, vi fu trovato equipaggiamento high-tech per comunicazioni, e sofisticati esplosivi. Egli fu spedito nello Yemen, e non se ne è più saputo nulla.

(I)E’ soltanto questione di tempo, ma prima o poi la sua complicità nell’ assassinio di Rabìn sarà portata allo scoperto. Ci sono già sul mercato tre libri, che accusano Peres di essere il cervello dietro

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all’ omicidio, e le prove irrefutabili usciranno durante il suo mandato, se permetteremo che Peres sia nominato Presidente di Israèl

Natan Gefen, nel suo libro FATAL STING, passa in rassegna il morboso odio di Peres per Rabìn,

la sua invidia, e offre convincenti argomenti: Peres fu ricattato dal Likùd prima delle elezioni del 1996, e fu obbligato a perderle. In modo mio indipendente hoi raggiunta la stessa conclusione, e ciò dopo uditi i fatti da due funzionari del Governo. Da Presidente, Peres sarebbe esposto a identici ricatti. [[[[[[[[[[ Nel 2001 Shimon Peres NON è stato eletto Presidente di Israèl, Bensì Moshè Katsàv del Likùd - Nota del Traduttore]]]]]]]]]

Non è questa la sede per dimostrare che Rabìn fu assassinato da qualche ufficiale della Shabàk (GSS, General Security Services). Ai non iniziati, basti sapere che in Israèl sono usciti cinque libri i quali sostengono e documentano ciò. Sono: il mio "CHI E’ L’ ASSASSINO DI YITZHA’K RABI’N ? "; " FATAL STING" di Natan Gefen; " SRAK", di Ori Barman; "MENZOGNE: L’ ASSASSINIO DI RABI’N E IL SERVIZIO SEGRETO ISRAELIANO"; di Davìd Morrison ; e "IL SANGUE DI TUO FRATELLO" di Michael Raz.

La crescente consapevolezza del pubblico d’ Israèl sulla complicità della Shabàk esploderà nel corso del prossimo mandato presidenziale.

Può esistere una dozzina di persone in Israèl col potere e con l’ influenza necessari per ordinare un assassinio politico del livello di quello di Rabìn. Di essi, soltanto Peres ha nominato i principali sospetti a incarichi di primaria importanza. La notte della morte di Rabìn , Peres diede al già allora probabile sparatore, Yoram Rubìn, l’ incarico di capo dell’ unità guardie del corpo del Primo Ministro.Poi, alla fine dello scorso anno, Peres ha nominato presidente del suo "Istituto per la Pace" Carmi Gillon, capo della Shabàk al momento dell’ assassinio di Rabìn [[[[[ E nel 2001 lo ha nominato ambasciatore d’ Israèl in Danimarca - Nota del traduttore ]]]]] . Notare che come egli stesso ammette, la sera dell’ assassinio di Rabìn a Tel Avìv, Gillon era a Parigi, a incontrare funzionari dei Servizi Segreti Francesi.

All’inizio di quest’ anno, la ZOA, Zionist Organization of America, ha diffuso documentazione: l’ accordo di Abu Dis fra Israèl e OLP, che divide Gerusalemme, fu firmato a Parigi dal Ministro degli Esteri Shimon Peres dodici giorni prima dell’ assassinio di Rabìn. Rabìn non fu mai informato della firma.

Poco prima Jean Frydman, amico di Peres e magnate della stampa Francese, aveva deciso di finanziare il fatale comizio del 4 Novembre 1995 a Tel Avìv. Attendibili giornalisti hanno in mano una intervista di Frydman in Francese, che dimostra come egli e Peres fecero una lunga conversazione con Rabìn, quanto mai riluttante, e alla fine riuscirono a convincerlo a partecipare al comizio. Eppure sino all’ ultimo momento Rabìn si rifiutò di partecipare. E’ stata trovata testimonianza del consueto autista di Rabìn, Yeheskiel Sharabi.

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Sharabi spiega che, 90 minuti prima del comizio, inaspettatamente Rabìn lo chiamò, e gli disse di non andarlo a prendere. Egli non sarebbe andato al comizio. Sharabi disse che sarebbe rimasto accanto al telefono, ove Rabìn avesse mutata idea. Ma qualcuno aveva già cambiato i piani di Rabìn. Invece del consueto suo autista, Rabìn ebbe come guida al comizio Menachem Damti, il consueto autista di Peres.

Proprio la Damti connection sarà la fine di Peres. Prima che fosse prevista la presenza di nessuno sulla Cadillac di Rabìn, la porta posteriore dell’ auto si chiuse di scatto. Da quattro anni e mezzo i ricercatori sanno che qualcuno aspettava Rabìn a bordo, ma da un anno soltanto qualcuno è stato identificato con probabilità. Damti invitò sette persone della sua famiglia a stare con lui nell’ "area sterile", e una di esse, la sua figlia minore che nel 1995 aveva 12 anni, si intrufolò sul sedile posteriore. Ella fu la involontaria testimone dell’ omicidio, e siccome era lì e dovette esserne poi allontanata, l’ auto di Rabìn fu dirottata per non meno di dodici minuti prima che finalmente arrivasse all’ ospedale.

Il videotape ha immortalato Peres che fa il giro attorno all’ auto di Rabìn, guarda sul sedile posteriore, e poi si frerma davanti alla vettura. Guarda intensamente sul sedile posteriore, e poi chiama le sue quattro guardie del corpo, dicendo che loro pure guardine il sedile posteriore. Le quattro teste si voltano a guardare quel sedile. Non sono in grado di spiegare chi sia la passeggera. Damti è chiamato a spiegare. Peres lo rimprovera, e Damti appare assai turbato, scuote la testa avanti e indietro vigorosamente. Ma è troppo tardi per far uscire la regazzina. Peres guarda verso le scale, e vede Rabìn camminare verso la sua Cadillac. Non c’è modo di fermare l’ assassinio. Peres entra nell’ auto sua, e l’ assassinio va avanti come previsto, ma con una imprevista testimone proprio sul sedile posteriore del veicolo di Rabìn.

NULLA spiega le azioni di Peres, salvo questo: egli sapeva come l’ omicidio doveva essere fatto. Soltanto in questo caso poteva essersi reso conto che qualcosa non andava per il giusto verso sulla Cadillac di Rabìn.

E quello nonè l’ unico film che intrappoli Peres. Alla riunione d’ emergenza del Gabinetto, Peres si rivolse alla nazione sgomenta con le parole: "Cantavamo la canzone, e poi Yitzhàk mise il foglio della canzone nella tasca laterale della giacca, dove la pallottola lo perforò".

L’ indomani fu annunciato che a Rabìn era stato sparato due volte, DA DIETRO. Soltanto nove mesi dopo, quando diligenti ricercatori recuperarono le cartelle clìniche, fu dimostrato che a Rabìn in realtà era stato sparato dal davanti. La sera dell’ assassinio, soltanto pochissime persone vicine al chirurgo, oltre al chirurgo stesso, sapevano dello sparo dal DAVANTI. ALLORA PERES COME FACEVA A SAPERE?

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La nostra Nazione non sarà in grado di reggere al trauma di una Presidenza Peres. Siamo già uno Stato abbastanza fragile, senza bisogno d’ invitare il tipo di collasso sociale che tale atrocità comporterebbe. La diffusa percezione che Peres ha assassinato Rabìn ha generato voci che pèrmeano la nazione. Le cose stanno così: Peres punta alla Presidenza per darsi la grazia da sé quando la verità su Rabìn sarà emersa. E’ il suo ultimo rifugio. Sfortunatamente, il popolo d’ Israèl non avrà il lusso d’ un rifugio simile.

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LE SUE STESSE PAROLE INTRAPPOLANO PERES

La scorsa estate un affezionato lettore del Northwest Americano mi ha scritto per informarmi:"Ho un videotape di Shimon Peres, che concorda con le tue affermazioni. Egli deve essere molto spiaciuto d’ aver fatto questo nastro." Il mio corrispondente, Kevin, mi ha spedito la videocassetta d’ un documentario della PBS sul Processo di Pace in Medio Oriente. In essa, Peres si implica da sé, profondamente, nell’ assassinio di Rabìn.

Dopo aver viste tali notevoli prove, io ho deciso di aspettare prima di mostrarla in pubblico. Aspettare che cosa? Mi domanda qualche lettore. Aspetto d’ aver messe insieme solide prove sufficienti per dimostrare che fu Peres a organizzare l’ assassinio di Yitzhàk Rabìn. Quanti hanno seguìte le mie scorse investigazioni conoscono le sconvolgenti prove che già ho scritte. Per quanti non fossero al corrente, ecco il riassunto.

C’è forse una dozzina di persone in Israèl, col potere e con l’ influenza necessari per aver organizzato l ‘ assassinio del Premier. Già nel 1997 avevo dimostrato chi fossero le persone implicate nel lato operativo dell’ omicidio. Fra esse, Yoràm Rubìn, Guardia Personale del Corpo di Rabìn; l’ autista di Rabìn la sera della morte, Menacèm Damti; Carmi Gilòn, capo della Shabàk. Fra gl’ Israeliani più influenti, Peres, e soltanto Peres aveva dati incarichi vitali a questi uomini.

Proprio la sera della morte, Peres incaricò l’ autista suo, Menachèm Damti, di sostituire il consueto autista di Rabìn, Yehesskiel Sharabi. Ho recuperata la testimonianza di Sharabi alla Commissione Shamgàr d’ inchiesta: in esa egli depone che novanta minuti prima del comizio Rabìn goli disse di non andare a prenderlo, e di considerarsi in libertà. Sapendo che Damti lo aveva sostituito, Sharabi disse a Rabìn che sarebbe rimasto reperibile, a disposizione, ove avesse cambiata idea.

Meno di due ore dopo l’ omicidio, Peres assunse "Il valoroso Yoràm Rubìn" come capo dell’ unità della sicurezza personale del Primo Ministro, cioè ormai di se stesso. Alla fine del 1999, Peres nominò Carmi Gillòn presidente del suo "Centro per la Pace" [[[[[[[[e nel 2001 Ambasciatore d’ Israèl in Danimarca-Nota del traduttore]]]]]]]] e ha pure dato a Meir Shamgàr un posto nel Consiglio di Amministrazione.

A tempo dovuto, ho trovata l’ autorizzazione all’ omicidio, scoprendo che era stato programmato dalGoverno Francese,e dai suoi servizi segreti. Mezzo anno fa, la ZOA, Zionist Organization of America, ha rese lote le condizioni dell’ accordo di Abu Dis, firmato a Parigi meno di due settimane prima dell’ assassinio di Rabìn. Peres aveva accettato di dividere Gerusalemme, e offriva all’ OLP nella Città Santa una capitale per lo Stato Palestinese. Con questo accordo in mano, e

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occultato a Rabìn, i Francesi diedero il via definitivo all’ assassinio. Carmi Gillòn trascorse la sera dell’ assassinio a Parigi, coordinando il programma dopo-omicidio con ufficiali dell’ Intelligence Parigino.

Due mesi fa, mi fu consegnato un articolo scritto da Jean Frydman per PARIS MATCH due settimane dopo l’ omicidio. Egli riferisce dettagliatamente come egli e Peres avessero convinto un riluttante Rabìn a partecipare alla oceanica loro adunata del 4 Novembre 1995 a Tel Avìv, e come egli Frydman avesse pagata e organizzata la sicurezza del comizio.

Peres aveva lavorato in stretto collegamento col capo della Shabàk, con l’ autista di Rabìn, con la sua guardia del corpo, e col finanziatore della manifestazione: in altre parle, con tutti i principali congiurati dell’ omicidio, e in nessun modo cià si spiega con le coincidenze. Soltanto dopo aver letta la preterintenzionale confessione di Frydman, ho trovata la cerezza: Peres era colpevole. Tuttavia aveva complici, e quantunque le prove circostanziali fossero schiaccianti, mancava ancora la prova irrefutabile.

Ho deciso allora di diffondere pubblicamente il film,.e altrettanto pubblicamente di accusare Peres di omicidio.L’ opportunità giusta si è presentata a metà Agosto. Fui invitato a parlare nove volgte in sette giorni a studenti di Yeshivà, ai loro insegnanti, e alle loro famiglie, che erano in breve vacanza dal loro regime di studii. In media c’ erano 200 persone. Due volte più di 350. Ho raggiunte 2000 persone in una settimana, e tutte videro lo spezzone di film per la prima volta. Alla fine del film, il pubblico è scoppiato in scroscianti applausi. Peres dimostrava senz’ altro che ero nel giusto, e ciascuno comprendeva la sostanza delle sue parole.

IL FILM DELLA PBS

Ripresa dall’ alto del comizio. Sul podio, Rabìn e Peres cantano IL CANTO DELLA PACE.

Annunciatore: La sera nella quale Siria e Israèl decisero di ricominciare le trattatived, a Tel Aviv si è tenuta una manifestazione.

Peres: Abbiamo cantato noi tre insieme: la cantante Miriam Aloni, Yitzhàk Rabìn, io stesso. Yitzhàk e io non siamo grandi cantanti. Egli aveva le parole della canzone scritte su un foglio. Dopo aver cantato, Yitzhàk ha piegato il foglio, e lo ha messo nella tasca della sua giaccda.

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Peres apre il lato sinistro della sua giacca, e mette l’ immaginario foglio nella giacca sua.

Annunciatore: Mentre camminava verso la sua automobile, egli è stato colpito a morte da un Israeliano estremista.

Peres: Tre pallottole perforarono il suo cuore, e il foglio della canzone.

Eitan Haber annuncia la morte di Rabìn davanti all’ Ospedale Ichilov. Yasser Arafàt esprime le sue condoglianze.

Peres: Noi andammo nella stanza dove giaceva sul letto.Il suo corpo era coperto da un lenzuolo fin qui.

Peres indica il proprio torace.

Peres: Sul suo volto c’ era un’ espressione di pace, forse anche d’ ironia. Era il tìpico sorriso di Rabìn.

Peres singhiozza.

Peres: o baciai la sua fronte, e dissi addio.

Annunciatore: Peres ora è il Primo Ministro.

L’ IMPORTANZA E IL SIGNIFICATO

La Commissione Shamgàr d’ inchiesta ha stabilito che Yigàl Amìr sparò due volte alla schiena di Rabìn. Questa è la versione ufficiale della vicenda, quale accettata dal Governo d’ Israèl. Ma io ho recuperato il rapporto del chirurgo di Rabìn, il sommario dell’ intervento, il bollettino chirurgico, e anche i nastri delle interviste al Ministro della Sanità Ephràim Sneh, e al direttore Generale dell’ Ospedale Ichilov, Prof. Gabi Barabash, la sera della morte. Tutti indisputabilmente dichiarano che Rabìn fu colpito non due, bensì tre volte, e non soltanto alla schiena, ma una volta dal davanti. Questa è la innegabile conclusione, che la Commissione Shamgàr ha cancellata. Amìr non sparò tre volte a Rabìn, né mai ne ebbe la possibilità. Come non ebbe mai la possibilità di sparargli dal davanti. Eppertanto qualcun altro sparò a Rabìn.

Ora sappiamo che concorda con ciò lo stesso Shìmon Peres, percè il suo nastro ci dice che egli fu nella sala dell’ ospedale, vide il corpo di Rabìn,