L’odissea di Veronica diventa sempre più crudele.

Antonio Camuso

  Il caso:
Veronica, ucraina, arriva in Italia tre anni fa per trovare un lavoro, per tentare così di dare un avvenire ai suoi due figli. Lavora a Napoli come badante di un anziano ottantenne, in nero, di giorno e di notte, con una paga con cui è difficile arrivare alla fine del mese. Il figlio dell’anziano ottantenne le assicura, le promette una messa in regola che non arriverà mai!
Veronica prende coraggio e osa chiedere "qualcosa in più per Natale", ottiene qualcosa in più, qualcosa che però svilisce la sua dignità di essere umano: un “calcio nel sedere” e i suoi miseri beni gettati per strada. Ma non è tutto. L’uomo chiama la polizia, dichiara di ospitare Veronica da soli 10 giorni e di non essere affatto al corrente della sua clandestinità. Gli agenti del Commissariato credono alla versione del “rispettabile” cittadino italiano, nonostante Veronica dichiari di trovarsi in Italia da anni e di poterlo dimostrare attraverso numerosi testimoni oltre che con il possesso della tessera sanitaria. Il Prefetto di Napoli, a quel punto, emette il decreto di espulsione. Risultato: Veronica è trasferita da Napoli al  CPT di Restinco, a pochi chilometri da Brindisi, in attesa che il giudice di pace di Napoli, al quale si sono appellati gli avvocati che seguono il suo caso, si pronunci su alcune irregolarità del decreto di espulsione.  

La mobilitazione per Veronica
Al fianco di Veronica si sono mosse, sul territorio brindisino le numerose associazioni e soggetti che lavorano insieme all’interno del Laboratorio sui diritti dei migranti (Brindisi-Mesagne), sollevando il caso presso la pubblica opinione , l’informazione, le organizzazioni sindacali.   Questo pomeriggio( 01-02-06)  nel piazzale Santa Teresa, antistante la Prefettura di Brindisi si è tenuto un presidio convocato dal Laboratorio e  che ha visto la presenza di una folta rappresentanza di associazioni , sindacati di base e partiti della sinistra
Nella conferenza stampa che ne è seguita si è denunciato l’ennesimo atto di violenza nei confronti della migrante veronica: il suo trasferimento dal CPT di Restinco a quello di Ponte Galeria a Roma nel momento in cui il suo caso stava acquistando risalto sui media e contemporaneamente alla richiesta fatta da parte del Laboratorio sui diritti dei migranti di incontrare il Prefetto di Brindisi per esporre il caso.


Ancora una volta il circuito carcerario dei CPT è servito per eliminare una testimone scomoda della ingiustizia delle attuali leggi sull’immigrazione!
Nel proseguo della serata i rappresentanti delle associazioni, tra cui un avvocato e una migrante, essa stessa presidente di un’associazione di migranti,  hanno incontrato il Prefetto .
Nel colloquio che si è avuto si è saputo che,  a seguito del parere negativo del giudice di pace di Napoli, il decreto di espulsione di Veronica risulta confermato e che quindi le mura del CPT di Pinte Galeria dovrebbero essere l’ultima cosa che vedrà Veronica prima di essere rimpatriata.


I rappresentanti delle associazioni hanno espresso al prefetto tutta la loro riprovazione su questa triste vicenda e  manifestato la volontà di poter monitorare, attraverso un osservatorio, quanto avvenga di analogo nel CPT di Restinco affinché l’opinione pubblica sia al corrente della realtà di questo CPT istituito nella città, Brindisi, che nel 91 si era meritata l’onorificenza di città dell’accoglienza, durante lo sbarco dei 20.000 albanesi.
Il prefetto ha risposto che trasmetterà questa richiesta al Ministero.
Le associazioni nei prossimi giorni proseguiranno nella provincia di Brindisi  la campagna di denuncia, in previsione di una prossima manifestazione davanti il CPT di Restinco.                                          

Per il Laboratorio sui diritti dei migranti (Brindisi-Mesagne)                                                                

labmigranti@libero.it
                                                         

  Brindisi 01/02/06