CHEMIO TERAPIA CHE FARE ?

Traduzione di rinaldo lampis

Anche il più recente studio sui benefici della chemioterapia (fatto su pazienti australiani e americani) ne conferma la sua inutilità. Ma i trucchi statistici usati dai produttori dei farmaci riescono a confondere sia pazienti che medici... rinaldo lampis.

Di Ralph Moss, Ph. D.

Uno studio importante, condotto da oncologi, è stato recentemente pubblicato nel journal Clinical Oncology. Questa meta-analisi, intitolata “Il contributo della chemioterapia citotossica alla sopravvivenza a 5 anni dei tumori in adulti” è stata condotta per quantificare accuratamente i benefici del trattamento chemioterapico su adulti affetti da tumori comuni.

Tutti e tre gli autori sono oncologi.

Il professore associato Grame Morgan, l’autore principale, è un radiologo al Royal North Shore Hospital in Sydney; il professore Robyn Ward è oncologo all’University of New South Wales; mentre il radiologo Michael Barton è membro del Collaboration for Cancer Outcomes Research and Evaluation, Liverpool Health Service, Sydney.

Il professore Ward fa anche parte del comitato che stila le raccomandazioni sull’efficacia dei farmaci per il Governo australiano (Therapeutic Goods Authority of the Australian Federal Department of Health and Aging).

Il loro meticoloso studio si è basato sulle analisi dei risultati di tutti gli studi clinici randomizzati (RTC) condotti in Australia e negli Stati Uniti (US National Cancer Institute's Surveillance Epidemiology and End Results - SEER) per il periodo gennaio 1990 – gennaio 2004.

Quando I dati erano incerti, gli autori hanno deliberatamente stimato in eccesso I benefici della chemioterapia. Anche così, lo studio ha concluso che la chemioterapia non contribuisce più del 2% alla sopravvivenza dei pazienti affetti da cancro (cioè, statisticamente zero…n.d.t.)

Malgrado la crescente evidenza che la chemioterapia non prolunghi affatto la sopravvivenza del malato – commentano gli autori - gli oncologi continuano a presentare il trattamento come un approccio razionale e promettente contro il cancro.

“Molti medici continuano a pensare ottimisticamente che la chemioterapia citotossica possa aumentare significativamente la sopravvivenza dal cancro”, scrivono nell’introduzione. “In realtà, malgrado l’uso di nuove e costose combinazioni di cocktails chimici… non c’è stato alcun beneficio nell’uso di nuovi protocolli” (Morgan 2005).
Gli autori hanno messo in evidenza che, per ragioni spiegate nello studio, i risultati raggiunti (il 2% di efficacia) dovrebbero essere visti come il limite massimo di efficacia (cioè, sono stime ottimistiche, piuttosto che pessimistiche).

Comprendere il “Rischio Relativo”

Com’è possibile che al paziente si offra regolarmente il trattamento chemioterapico, quando i benefici sono così minuscoli? Nella loro discussione, gli autori citano la tendenza da parte della professione medica a presentare i benefici della chemioterapia in termini statistici che sono raramente compresi dai pazienti.

Per esempio, gli oncologi frequentemente esprimono i benefici della chemioterapia in termini di “rischio relativo”, piuttosto che fornire una percentuale di sopravvivenza.

Il rischio relativo è un gergo statistico che permette di presentare l’intervento come considerevolmente più benefico di quanto lo sia realmente.

Ad esempio, se ricevere un trattamento causa un abbassamento del rischio di ritorno del cancro dal 4% al 2%, questo può essere espresso come una diminuzione del rischio relativo del 50%.

Questi valori sembrano buoni. Molto più buoni che dire che il trattamento offre una riduzione di rischio di solo il 2% che il cancro ritorni. Una dichiarazione del genere non convincerebbe molti pazienti a fare il trattamento…

I paziento non sono gli unici fuorviati dall’uso eccessivo del rischio relativo nell’esporre i risultati degli interventi medici. Numerosi studi hanno dimostrato che anche i medici sono frequentemente confusi da questi trucchi statistici.

Secondo uno studio pubblicato dal British Medical Journal, la percezione del medico nel prescrivere un farmaco è significativamente influenzata dal modo nel quale I testi clinici gli vengono presentati.

Quando i risultati sono espressi come una riduzione del rischio relativo, i medici credono che il farmaco sia molto più efficace, e sono molto più propensi alla sua prescrizione di quanto lo siano se gli stessi risultati fossero stati presentati come una riduzione del rischio assoluto (Bucher 1994).

Un altro studio, pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, ha dimostrato che il modo nel quale i benefici di sopravvivenza sono presentati influenza le decisioni degli oncologi nel raccomandare o meno la chemioterapia.

Lo studio ha mostrato che, quando ai medici sono forniti i valori di rischio relativo per un trattamento chemioterapico, sono più disposti a raccomandarlo ai loro pazienti di quanto lo siano quando forniti della stessa matematica informazione, espressa come una riduzione del rischio assoluto (Chao 2003).

La maniera nella quale l’informazione clinica è presentata ai medici è quindi d’importanza vitale. Ad esempio, un farmaco presentato come in grado di ridurre una ricorrenza del cancro del 50% è probabilmente in grado di attrarre l’attenzione ed il rispetto di entrambi l’oncologo ed il paziente, benché il rischio assoluto che prevenga un ritorno possa invece essere basso – forse solo dell’ordine del 2 o 3 per cento.

Dato che l’80% dei pazienti decide sulla raccomandazione dell’oncologo, il modo nel quale il medico comprende e trasmette i benefici del trattamento è quindi d’importanza vitale.

Ralph Moss, Ph.D.
http://www.cancerdecisions.com/

www.movimentoconsensus.org


Segnalato da sepp hasslberger
http://www.newmediaexplorer.org/sepp/

Associazioni, medici e giornalisti si uniscono a noi in appoggio alla Campagna promossa dalla Federazione Nazionale per la Libertà di Scelta Terapeutica. Ecco le nuove adesioni:   Rivista “Scienza e Conoscenza” - Associazione per la Giustizia e il Diritto “Enzo Tortora” - Periodico “Giustizia Giusta” - Edi Morini, giornalista – Comitato di Bologna “Alberi non Antenne” - Maria Grazia Ghersi, medico – Associazione “Amici dell'Omeopatia” - Associazione “Centro Remedia” - Giuseppe Nacci, medico - Duilio Pacifico Andreotti, giornalista scientifico.  

STOP al GENOCIDIO della “CHEMIO”
fino a quando un governo italiano deciderà di prendersi la responsabilità di fermare questo crimine o fino a quando i cittadini, correttamente informati, sceglieranno liberamente e consapevolmente di non cadere più in questa trappola mortale.

Aderite alla campagna! Aderite alla Federazione! Se siete un'associazione, una società, una cooperativa, ecc... potete federarvi o anche solo aderire alla campagna. Siete medici, docenti universitari? siete cantanti, attori? siete giornalisti? potete aderire alla campagna con un'email.

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  www.aerrepici.org/pattofederativo.htm    www.aerrepici.org/campagna.htm

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Commento di un medico (dermatologo) sul recente articolo “La tua vita potrebbe dipendere dall'abilità in matematica del tuo medico

(vedi www.movimentoconsensus.org).

…Alcune considerazioni che mi hanno portato al... rigetto dell’articolo che qualcuno mi ha inoltrato

- Tumori è un termine piuttosto vago......cancro del pancreas è una cosa, cancro della prostata un'altra.

come si fa a fare una media  su "tumori", fare di ogni erba un fascio....???  Quanti ne hanno esaminati, che tipo di tumori ?

Non è accettabile comunque un dato che metta insieme patologie così diverse.

- Illustri personaggi su riviste prestigiose hanno da sempre detto tutto e il contrario di tutto.

- Nel nostro ambiente, di un lavoro si valutano "materiali e metodi", numeri, dati a supporto della tesi ecc...

- Bisogna andar molto cauti nel diffondere affermazioni così pesanti, categoriche, perchè hanno un impatto fra gli sprovveduti estremamente pericoloso, possono buttare gente che ha una buona speranza di sopravvivenza fra le mani dei vari ciarlatani, maghi o fattucchiere "che non hanno gli effetti collaterali della chemioterapia", cosa che avviene spesso, troppo spesso.

- L'argomento è serio, troppo serio perchè possano venir divulgate delle conclusioni  di quanto si vuole, illustri signori, NON SUPPORTATE DA  PONDEROSE E INEQUIVOCABILI PROVE.

- Posso azzardare l'ipotesi che altrettanto illustri signori su riviste altrettanto rispettabili affermino cose ben diverse:

atti di fede li facciamo in chiesa.

- In questo campo, soprattutto noi del mestiere, dobbiamo esigere le prove.

Premesso che io di tumori proprio non me ne intendo, mi sento però di affermare quanto segue:

- La chemioterapia per chi ha un cancro del pancreas, se va bene, fa sopravvivere qualche settimana in più, muoiono nel 100% dei casi.

- La chemioterapia non serve pressoché a niente nei melanomi.

- La chemioterapia in alcuni tumori prolunga la vita di alcuni anni e consente una qualità di vita discreta, accettabile.....anche se io forse sceglierei di non farla.

- In alcuni tumori (per esempio certe leucemie, molti linfomi) porta a guarigione in alta percentuale di casi.

Affermare quindi una scarsissima efficacia senza dei distinguo è informazione veritiera?

Non si presta  ad equivoci deleteri ?

Qui non stiamo parlando di quel pirla farabutto di Berlusconi ma di vita o di morte.

Ciao, dottor B… ______________________

La lettera si commenta da sola.

Lo scrivo come provocazione, ma siamo sicuri che se i malati di cancro si mettessero “fra le mani dei vari ciarlatani, maghi o fattucchiere "che non hanno gli effetti collaterali della chemioterapia"”, il numero dei decessi per cancro non si abbasserebbe?

Certo, il titolo che riferisce le conclusioni dello studio australiano è forte, ma il suo tono provocatorio non dovrebbe distogliere dalla serietà del suo contenuto e conclusioni.

Come si permette questo medico di mettere in dubbio la serietà dello studio fatto (e di quelli menzionati), condotto da medici rispettati, oncologi che ovviamente non hanno niente da guadagnare dai risultati ai quali sono arrivati.

Certamente hanno una serietà professionale che manca a questo medico.

Le prove delle conclusioni ci sono, menzionate nello studio. Basta leggerlo.

"Tumori è un termine piuttosto vago... fare di ogni erba un fascio..." ed altri clichè del genere fanno vedere con quale superficialità questo saccente dermatologo ha affrontato l'argomento.

Come se solo il suo acume intellettuale sia in grado di smascherare una pseudo-ricerca che, per via delle sue basi "molli", troppo generali, ha delle conclusioni inattendibili.

Ho una sola domanda: Sa questo laureato in medicina cosa sia una meta-analisi?

Il resto lo relegherei alla spazzatura della storia...

Perché me la prendo tanto?

E' a causa di pressapochisti di successo come questa persona (a migliaia in Italia, gente che "fa opinione", professionisti che non si vogliono documentare seriamente), se la mediana della società italiana è così culturalmente arretrata...

rinaldo lampis

www.movimentoconsensus.org