FEMMINISMO,
FEMMINISMI
Emancipazione come liberazione Il
percorso di maturazione verso la parità tra i sessi si
accompagna al cammino di elaborazione dei movimenti delle
donne per lemancipazione verso la differenza. Il
femminismo è un concetto polisemico
che ricopre la realtà complessa delle autocoscienze,
delle liberazioni. Gli obiettivi del primo periodo
femminista erano la parità, luguaglianza rispetto
al genere maschile e landare oltre le differenze
per cui si voleva affermare le donne sono uguali
agli uomini, negando la specificità identitaria
femminile, ponendo come norma, regola, legge, il maschile
che le donne aspiravano ad imitare, ribadendo giocoforza
ancora la superiorità delluomo. Così
lemancipazione femminile si traduce in
contrapposizione e in una competizione negativa per
entrambi, perché tale uguaglianza forzata non produce
evoluzione culturale, morale e sociale, a scapito
dellindividualità di genere, nellesigenza di
ritrovare, riconoscere ed esprimere il proprio universo
valoriale, la propria storia e valorialità e idealità. Così nasce lesigenza di intonare una voce differente con il compito precipuo di individuare le tracce della presenza femminile nella storia e nel pensiero. Il movimento neofemminista: ambiti di relazione femminiliAlla fine degli anni 70, infatti, nasce il movimento neofemminista che propone la separazione di genere, invitando le donne a relazionare in ambiti culturali e contesti sociali, per cui con il neofemminismo non si considera il concetto di emancipazione, ma di liberazione, di parità giuridica con luomo, di opportunità concrete a livello di istruzione, di lavoro e di partecipazione alla vita politica e sociale, cercando di definire la differenza, a partire dalla storia individuale e di genere. La donna è assente dai libri e dal materiale didattico, poiché i grandi uomini fanno la storia, perché secondo la cultura tradizionale dominante, la donna non fa la storia, ma è fuori di essa. I primi gruppi di autocoscienza femminile cercavano di evidenziare una situazione comune in tutte le donne, per uno rispecchiamento reciproco. Il movimento delle donne non negava la disparità nel gruppo, enfatizzando lideologia delleguaglianza, non ponendosi in posizione di inferiorità, di opposizione/rivendicazione rispetto al maschile, costituendo una soggettività autonoma, affinchè il femminile acquisisca una necessità storica, rispetto allinsignificanza e alla superfluità di cui lo si ammanta. Ruoli e stereotipi nella differenza di genere Sulla differenza incombe sempre la riproposizione degli stereotipi e dei luoghi comuni, per cui lidentità di genere non è solo una condizione connotata in modo statico, ma diventa piuttosto un processo formativo che progressivamente rielabora la propria appartenenza al genere, quale identità sessuata in cammino, che pone a confronto gli stereotipi proposti dalla cultura, dalla storia in interpretazioni, scelte e rifiuti, che ogni singolo opera al fine di divenire se stesso. Il rapportarsi con laltro da sé comporta una presa di consapevolezza nellidentità e nella differenza come certezza modificata e modificabile dalle situazioni, dagli incontri, dai condizionamenti culturali e sociali, dai rapporti affettivi, dagli eventi significativi di ogni autobiografia di genere. Differenza e diversità femminile sono sempre state definite come complemento e appendice e completamento, rispetto al maschile; infatti alla millenaria ripetizione dei ruoli legati alla differenza sessuale sono scaturiti semplificazioni improprie, stereotipi stantii, luoghi comuni, generalizzazioni acritiche, alla base dei pregiudizi che restringono la gamma della potenzialità di differenze, secondo una netta bipolarizzazione asfittica dei ruoli. Secondo la stereotipizzazione più ottusa, claustrofobica e pregiudiziale, al femminile compete il mondo emotivo, al maschile il mondo cognitivo, da cui deriva latavica educazione femminile alla dipendenza, alla disautonomia, che portano le donne a non esistere per se stesse. Ne Il Secondo Sesso (1949) Simone de Beauvoir individua e delinea il destino sociale e psicologico delle ragazze, per cui sin da bambine si insegna loro la passività, la subordinazione, lobbedienza, mortificando lo spirito diniziativa, il senso davventura, il coraggio, lesplorazione, condizionandole nelle loro dimensioni professionali, intellettuali e sociali. Anche luomo è condizionato nello sviluppo emotivo in quanto lo stereotipo maschile insegna ad astenersi dalle manifestazioni di emotività che sono proprie della donna. Questa bipolarità ingannatrice è ancora presente nei media, anche se nella società attuale i ruoli tradizionali sono in crisi e il patriarcato sembra ormai tramontare, uomini e donne devono ripensare e ricostruire la propria identità in un immaginario collettivo. Una prospettiva olistica della complessità potrà consentire alla differenza di genere, tra maschile e femminile, di superare il riduttivismo pregiudiziale per costruire un complesso identitario che rispetti le singole individualità. |