Africa:
l'ultima rapina di peace report
Bayer, Merck, Pfizer: Da anni la biopirateria è una
delle maggiori fonti di arricchimento per le grandi
multinazionali
La biopirateria è l'ultima forma di sfruttamento del
continente africano in ordine di tempo, ma per le
multinazionali farmaceutiche è una pratica di vecchia
data. Un rapporto recentemente pubblicato, dal titolo Out
of Africa: Mysteries of Access and Benefit Sharing,
rileva come, grazie alle risorse della ricchissima
biodiversità africana, le grandi multinazionali abbiano
ricavato miliardi di dollari. E tutto, ancora una volta,
senza alcuna ricaduta positiva sulla devastata economia
del continente.
Il rapporto della discordia.
Gli sconcertanti dati contenuti nel rapporto redatto dal
ricercatore Jay McGown sono il frutto di uno studio
commissionato dall'organizzazione ambientalista
statunitense Edmonds Institute e dall'African Centre For
Biosafety. Dopo alcune settimane di ricerca, McGown ha
scoperto che nel corso degli ultimi venti anni centinaia
di prodotti naturali provenienti da tutta l'Africa sono
stati utilizzati dai ricercatori delle multinazionali per
sintetizzare farmaci, antiparassitari, antibatterici,
cosmetici e perfino prodotti agricoli e industriali. Le
scoperte dei ricercatori, subito protette da brevetti
internazionali, hanno fruttato alle multinazionali ricavi
da capogiro. Particolari principi attivi estratti dalle
piante, piuttosto che batteri presenti in determinati
habitat, sono divenuti esclusivo patrimonio intellettuale
dei grandi gruppi industriali. Secondo l'autore della
ricerca "si tratta di veri e propri casi di
biopirateria, di furti a tutti gli effetti". Finché
non si regolerà l'accesso e lo sfruttamento della
biodiversità, l'Africa resterà territorio di caccia e
sfruttamento per i ricercatori stranieri".
Sfruttamento indiscriminato.
Nelle 54 pagine che compongono il rapporto di McGown
vengono citati almeno 32 Stati africani che hanno subito
il saccheggio di risorse biologiche, utilizzate da anni
per cerimonie religiose, riti iniziatici o come
medicamenti tradizionali. E così si è saputo che la
Bayer, colosso farmaceutico tedesco, negli ultimi anni ha
ricavato 380 milioni di dollari da un antidiabetico
ottenuto da un batterio di una diga keniana, senza aver
fatto nemmeno menzione del Kenya nell'articolo,
pubblicato sul Journal of Bacteriology, in cui annunciava
la conquista scientifica. Ci sono poi i fungicidi
ricavati dai batteri degli escrementi delle giraffe in
Namibia, i cosmetici a base di estratti del frutto Kokori
in Nigeria, le creme e i prodotti di bellezza che
l'impresa francese Dior Group ha realizzato grazie alla
resina dell'albero di okouamé in Gabon, Camerun, Guinea
Equatoriale e Congo. Nessuno di questi Stati ha
beneficiato o beneficerà dei 13,5 miliardi di dollari
ricavati dalla Dior Group, così come il Madagascar non
si è visto riconoscere nulla dei 200 milioni di dollari
ricavati dalla vendita di due farmaci per il trattamento
della leucemia in età infantile. Il Biovigora, lo
stimolante sessuale della canadese Option Biotech,
ottenuto dall'Afromum stipulatum estratto in Congo, è
venduto al prezzo di 30 dollari a confezione. "E'
evidente l'enorme quantità di risorse biologiche
utilizzate a scopi medici e farmaceutici piuttosto che
industriali. Ed è incredibile che tutto questo sia stato
fatto senza il consenso delle comunità locali", ha
dichiarato Mariam Mayet, direttrice dell'African Centre
For Biosafety.
Molti interrogativi ancora irrisolti.
McGown ha potuto accedere solo a documenti redatti in
lingua inglese, molte volte visionabili solo via
internet, mentre numerosi casi di biopirateria sono
difficilmente indagabili a causa della totale assenza di
documentazione. In molte circostanze è risultata
evidente l'esistenza di accordi segreti tesi a tenere
nascosta la natura delle scoperte fatte, per poter
registrare i brevetti indisturbatamente. Ma il lato forse
più problematico della vicenda è costituito
dall'assenza di leggi nazionali che regolino l'accesso e
lo sfruttamento delle risorse, cosa che consente alle
multinazionali di agire tranquillamente. Sono troppi gli
interrogativi che ostacolano un'equa ripartizione dei
benefici derivanti dallo sfruttamento delle risorse
biologiche scoperte nel continente africano. Le misure
più urgenti sono la formulazione di norme internazionali
a tutela del patrimonio biologico, i l riconoscimento dei
diritti derivanti dall'acquisizione della proprietà
intellettuale e l'avvio di adeguate politiche di
mantenimento e protezione della biodiversità, così come
l'analisi delle implicazioni etiche legate all'utilizzo
delle biotecnologie. Gli enormi profitti delle
multinazionali e il monopolio che esercitano sulle
risorse biologiche africane sono l'ennesimo schiaffo
all'endemica povertà che affligge il continente.
(Scritto da Adriano Seu)
http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idpa=&idc=2&ida=&idt=&idart=4723
Biopirates in Africa: Bayer earns $379m from diabetes
drug
Coalizione contro i pericoli derivanti dalla Bayer
www.CBGnetwork.org (anche in italiano)
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