A
Civitavecchia l'Enel vira verso il carbone
Ascoltati pro forma giovedì i comitati contrari, mentre
sono pronti al via i lavori di conversione della centrale
di Tor Valdaliga Nord. 1,2 miliardi di euro di spesa,
prospettive spaventose per l'inquinamento dell'area e la
salute dei cittadini, bambini in primo luogo. E intanto,
duri colpi alla vita democratica locale
LAURA GENGA
Icomitati contro la conversione a carbone della centrale
termoelettrica di Tor Valdaliga Nord (Tvn), a due
chilometri da Civitavecchia, sono stati ascoltati dai
rappresentanti del ministero delle attività produttive e
dell'Enel nel corso dell'audizione di giovedì scorso in
Commissione ambiente alla regione Lazio. A oltre due anni
dalla presentazione del progetto è stata la prima volta
che l'Ente elettrico nazionale ha ascoltato le ragioni
dei 100mila cittadini del comprensorio di Civitavecchia.
Mentre l'Enel, con le sue partecipazioni in una miniera
di carbone della Bulgaria, ha ribadito che la nuova Tvn
inquinerà di meno grazie alla riduzione dei gruppi
produttivi da 4 a 3 e che non ci saranno rischi per la
salute dei cittadini, ma solo per l'effetto serra, il
rappresentante del ministero delle attività produttive
ha «promesso» che presto il 20% della nostra
elettricità sarà prodotta col carbone. «Una fonte
energetica superata - accusano da Legambiente - che
porterà l'Italia fuori dal protocollo di Kyoto,
dall'Europa e dal futuro». Il processo di combustione a
carbone, infatti, comporta emissioni di numerosi
inquinanti, come anidride carbonica, monossido di
carbonio, anidride solforosa, particolato,ossidi di
azoto, zolfo, mercurio, nichel, cromo, fluoro e cloro.
Audizione a parte, il progetto va avanti e tutto è già
predisposto per iniziare i lavori. Evidentemente a una
settimana dalla provvidenziale catena di blackout che ha
colpito il Belpaese è assai più popolare approvare la
costruzione di nuove centrali elettriche, anche a
carbone, che non investire in fonti pulite e risparmio
energetico.
Il progetto Tvn è mastodontico: per realizzarlo ci
vorranno 5 anni e ben 1.200 milioni di euro. In programma
c'è la quasi completa demolizione degli impianti attuali
- quattro gruppi da 660 Mw ciascuno, già costati
centinaia di miliardi di denaro pubblico per i recenti
lavori di adeguamento ambientale - la costruzione di tre
nuovi impianti per la combustione a carbone e la
riconversione delle infrastrutture esistenti. Nella
futura darsena grandi masse di Civitavecchia, per dirne
una, l'Enel progetta la costruzione di una maxi-banchina
di 400 metri per 30 e l'escavazione del fondale fino a 18
metri per l'approdo delle carboniere.
L'Ente elettrico assicura che Tvn avrà una tecnologia a
carbone pulito grazie ai filtri a manica previsti
nell'impianto: tuttavia Ludovico Ricci, un ingegnere
inviato negli Usa per trasferire all'Enel le tecnologie
energetiche più avanzate, ha spiegato in una lettera ai
Comitati no-coke che la nuova centrale non utilizzerà
tecnologie avanzate «bensì un tipo di impianto tra i
più economici per bruciare il carbone». I filtri a
manica, infatti, sono efficienti a ridurre le emissioni
di Pm10, ma non quelle di Pm 2,5 e delle polveri
ultrafini. E come scoperto dagli studi dell'università
cattolica di Lovanio, Belgio, e dell'università del
Michigan, le polveri ultrafini, una volta inalate,
penetrano nel sangue, raggiungono tutti gli organi e
producono un effetto vasocostrittore.
Per l'esercizio dell'impianto ogni anno saranno scaricate
a cielo aperto, poi macinate e bruciate quattro milioni
di tonnellate di carbone che produrranno 528.000
tonnellate di ceneri. Per l'abbattimento dell'anidride
solforosa serviranno 200mila tonnellate di calcare da
macinare e verranno prodotte 255mila tonnellate di fanghi
e gesso da smaltire. Ammettendo che la dispersione dei
materiali sia solo dello 0,1% , ci sarebbero 6.000
tonnellate di polveri nell'aria.
«Oltre che sull'ambiente e sulla salute dei cittadini -
denuncia Maria Boncompagni, portavoce dei Verdi di
Civitavecchia - il progetto dell'Enel ha già provocato
un impoverimento della democrazia». Negli ultimi due
anni infatti i cittadini si sono visti negare due
referendum con cui chiedevano di esprimersi su Tvn.
Grazie ai ricorsi dell'Enel a Tar e Consiglio di stato,
l'unica votazione possibile è stata quella per una
consultazione popolare che ha raccolto l'85% di no al
carbone. «I primi a costituirsi in comitato contro il
carbone - racconta il professor Mario Dei Giudici - siamo
stati noi insegnanti perché abbiamo tutti i giorni sotto
gli occhi le asme infantili». «A Civitavecchia - spiega
il pediatra Giovanni Ghirga - circa 6.000 bambini
soffrono di asma bronchiale, ossia il 25% dei nostri
ragazzi». Dopo gli insegnanti è stata la volta dei
farmacisti e dei medici, poi degli studenti, dei
magistrati e degli atleti fino ad arrivare agli attuali 9
comitati.
Ciononostante il consiglio comunale di Civitavecchia, che
il 30 gennaio scorso si era espresso contro la
conversione di Tvn, si è rimangiato la decisione. Il 25
marzo in una nuova votazione è passata la conversione
con i voti favorevoli della maggioranza di centrodestra
(senza il Ccd e tre consiglieri di Forza italia) e quelli
di 7 consiglieri «transfughi» dal centrosinistra. Poi,
il 16 giugno, prima dell'insediamento di Enrico Gasbarra
alla presidenza della provincia, si è svolta la
Conferenza dei servizi. In attesa della valutazione di
impatto ambientale e senza consultare i comuni confinanti
con quello di Civitavecchia, governo regione e comune
hanno approvato la conversione al carbone. Ma Angelo
Bonelli, capogruppo regionale dei Verdi, ha già chiesto
un consiglio regionale straordinario con la revoca
dell'approvazione di Tvn all'ordine del giorno.
Il progetto di Tvn, è bene ricordarlo, si dovrebbe
realizzare su un territorio - quello di Civitavecchia e
Montalto di Castro - che è il primo polo nazionale ed
europeo per produzione di energia elettrica, essendo
presenti in meno di 30 chilometri 3 centrali che
complessivamente sviluppano una potenza di 7.100 Mw. Le
conseguenze di tutti questi Mw sulla popolazione sono
evidenti, uno studio condotto dall'Osservatorio
epidemiologico di Roma e del Lazio tra il `93 e il 98
evidenzia infatti nella zona di Civitavecchia e dei
comuni confinanti un «aumento di mortalità per tumori
alla trachea, ai polmoni, al sistema linfatico ed
emopoietico», nonché un «eccesso di mortalità per
leucemie e linfomi». Sempre a Civitavecchia
l'Osservatorio epidemiologico dell'assessorato alla
sanità della regione ha rilevato «una maggior frequenza
di bambini con disturbi funzionali di tipo asmatico ed un
corrispondente aumento della patologia respiratoria».
Nonostante questa situazione, denuncia Maurizio Puppi,
presidente della Coalizione dei comitati no al carbone,
«qui non sono mai stati resi noti i dati sui livelli di
ozono né sulle polveri, così come invece prescrive il
diritto europeo». Omissioni per le quali la Commissione
europea ha notificato all'Italia l'apertura di una
procedura di reclamo «per cattiva applicazione del
diritto comunitario in materia di inquinamento dell'aria
(direttive 99/30/Ce e 92/72/Cee)». Reclamo che arriva a
soli sei mesi dall'apertura di una procedura di
infrazione contro il governo per il mancato recepimento
della direttiva 2001/80 sui grandi impianti di
combustione, che vieta le centrali di oltre 2.000 Mw.
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