MILITARIZZAZIONE DELLO SPALLANZANI

di red.

La trasformazione dello Spallanzani, ospedale pubblico, nel cuore di Roma,
in presidio militare per il bioterrorismo procede, ma alimenta sempre più la
lotta e la resistenza che ad essa oppongono i lavoratori dell'Istituto e
delle masse popolari, che di fatto sono riuscite ad ostacolare e ritardare
progetti legati a quella che è un'economia di guerra. Dal 3.05.05 sono
attive le barriere anticarro che impediscono l'accesso alla struttura di
veicoli a motore, (foto in allegato), sia degli utenti che degli operatori,
con inimmaginabili ripercussioni. Le denuncia di questo processo data 2002,
anno della chiusura del reparto di pediatria, e continua, oggi, che la
trasformazione è ormai sotto gli occhi di tutti.
 Seguono le denuncie di ieri e quelle di oggi.
Una precisazione: in due degli articoli usciti il 5.5.04 si parla di
partecipazione delle RdB alle proteste dei lavoratori, è una falsità.
Purtroppo le RSU interne CGIL-UIL-RdB appoggiano completamente i piani di
ristrutturazione aziendali.
Si chiede a tutti  cittadini, forze di movimento, sindacati,associazioni di
diffondere la conoscenza di questo  problema, che non è proprio della città
di Roma,ma di interesse nazionale,e non riguarda purtroppo solo la Sanità, e
lottare uniti in difesa dei diritti conquistati e contro la logica di guerra
che vogliono imporci.
            Tra gli alieni e i mutanti del resuscitato Lazzaro
            inchiesta di Giuliano Santoro
            L'HANNO CHIAMATA "guerra globale permanente". Mentre le bandiere
arcobaleno della pace sbucano dalle finestre di tanti cittadini, in ogni
anfratto si nasconde una macchina bellica. È una faccenda "da adulti", che
coinvolge soprattutto i bambini, anche da questa parte del mondo. Il reparto
malattie infettive pediatriche dell'ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma,
che da trenta anni si occupa di curare i bimbi ammalati provenienti dalle
città di Roma e del centro-sud, è chiuso da novembre. I bambini sono
costretti al day hospital: dormono in altri ospedali e, di giorno,
condividono la degenza con gli adulti, in reparti in cui le caratteristiche
dell'assistenza sono completamente diversi e il personale non ha la
formazione idonea per provvedere alle necessità dei piccoli pazienti.
Inoltre, il ricovero in reparti per adulti espone i piccoli pazienti a un
grave rischio "infettivologico, dovuto alle infezioni crociate, quelle
infezioni che possono essere veicolate dagli stessi operatori sanitari",
spiegano allarmati i lavoratori dello Spallanzani. Tutto questo, per motivi
di "economicità". È la motivazione ufficiale che ha dato il commissario
straordinario Raffaele Perrone Donnorso. È la politica sanitaria adottata
dal ministro Sirchia, cui si accoda quella del presidente della regione
Lazio, Storace: si risparmia, tagliando prestazioni e diritti a discapito
della salute dei cittadini.
            Non solo. In realtà, la chiusura del reparto coincide con
un'inaugurazione inquietante. In due padiglioni dello Spallanzani si sono
insediati due laboratori. Si tratta del reparto Baglivi, dedicato alla
"diagnostica molecolare avanzata": un vero e proprio centro contro il
bioterrorismo, una struttura all'avanguardia che ospita una banca dei virus
conservati, kit molecolari e sonde genetiche per identificare in pochissimo
tempo i microrganismi che provocano malattie come l'ebola o l'antrace.
"Virus di livello quattro", si mormora allo Spallanzani, altamente
pericoloso. Infatti, all'inaugurazione del reparto, alla fine di gennaio,
c'è stata la contestazione al ministro della sanità, Sirchia, da parte dei
Cobas Spallanzani, del Tribunale dei diritti del malato, della Lila e del
circolo Mario Mieli, mentre subito dopo si è formato il "Coordinamento per
la salute pubblica", cui hanno dato la loro adesione anche Verdi,
Rifondazione comunista, la sinistra Ds di Aprile e "Un ponte per".

            Corsie militarizzate
            L'Istituto superiore di sanità afferma che in Italia esistono
due centri per la diagnostica delle patologie legate al bioterrorismo:
l'ospedale Sacco di Milano per il centro-nord, e lo Spallanzani per il
centro-sud. Il sospetto è che i due laboratori del reparto Baglivi dello
Spallanzani siano anche luoghi di ricerca e sperimentazione. "Tanto più -
spiega Mimma Miani, consigliere comunale dei Democratici di sinistra nel
municipio XV - che la presenza dei virus di livello quattro richiede
l'autorizzazione dell'Organizzazione mondiale della sanità". Infatti,
all'uscita dall'ispezione, i Verdi Loredana De Petris e Angelo Bonelli
[deputata e consigliere regionale] hanno chiesto un'ispezione dell'Oms, "per
verificare con certezza che non vi siano all'interno dello Spallanzani
pericolosi virus. Chiunque può fare irruzione nell'ospedale. Un centro per
la lotta al bio-terrorismo non può stare all'interno di un ospedale civile,
dentro la città", mentre persino il segretariato del parlamento ha chiesto
la necessaria trasparenza su questa vicenda.
            Che da qualche tempo la trasparenza non alberghi nelle corsie
dello Spallanzani e che l'ospedale sia "militarizzato" è sotto gli occhi di
chi ci lavora quotidianamente: "Da quando è stato aperto il laboratorio
contro il bioterrorismo - raccontano testimoni diretti del personale medico
e paramedico dell'ospedale - sono comparsi recinti e telecamere in ogni
viale, chi parla delle 'novità' subisce intimidazioni e provvedimenti
disciplinari, e non si riesce a capire cosa ci sia veramente nei
laboratori". I lavoratori del Cobas, in un comunicato, confermano questi
sopetti e rincarano la dose: "La dirigenza dello Spallanzani si sta
prestando con solerzia a trasformare uno storico punto di riferimento
assistenziale per tutte le patologie infettive del territorio, soprattutto
per le fasce più deboli della società, in un cosiddetto. 'centro di
eccellenza' per la ricerca, la sperimentazione e per il 'bioterrorismo',
fonti ultramiliardarie di investimenti e di profitto per multinazionali, per
appalti di tipo militare [segreti o meno.]".

            Sirchia, Marzullo e Spallanzani
            Giuseppe Ippolito, che allo Spallanzani è direttore scientifico,
ed è anche coordinatore della task force del ministero della sanità sul
bioterrorismo, in un articolo in "Per aspera ad veritatem", rivista di
"intelligence e di cultura professionale" pubblicata dal Sisde, affronta in
un ermetico politichese il rapporto delicato tra informazione e "pericolo
chimico": "La paura del bioterrorismo può determinare depressione,
insicurezza e paura. L'Organizzazione mondiale della sanità stima che gli
effetti negativi sulla popolazione determineranno un incremento della
depressione fino al trenta per cento In questo contesto - si legge - i media
costituiscono uno degli obiettivi sui quali concentrare gli interventi,
perché è necessario fare una valutazione corretta tra il diritto di sapere e
il dovere di informare". Una valutazione singolare deve averla fatta il
ministro che l'ha nominato: Gerolamo Sirchia si è sottratto al confronto
parlamentare, facendo rispondere alle interpellanze il sottosegretario
Guidi, il quale si è prodotto in un memorabile esercizio di retorica sulla
salute dei bambini, per poi rinviare il confronto, con tanto di citazione
trash: "Le chiedo novanta giorni di sospensione, come direbbe Marzullo, 'per
capirci e per capire', anche se ci stiamo avviando verso un processo di
chiarezza", ha detto all'esterrefatta onorevole Olga D'Antona.
            A conferma del fatto che allo Spallanzani stia avvenendo
qualcosa di molto più grande [e pericoloso] di quanto non vogliano farci
credere, c'è l'incontro dei ministri della salute del G7 [allargato al
Messico] che si terrà il 21 marzo proprio in quei laboratori. Insieme a
cinquanta esperti, si discuterà di bioterrorismo. "Ma sia chiaro - ha
aggiunto Sirchia presentando la sua iniziativa al Consiglio superiore di
sanità - che gli investimenti fatti, se non ci sarà alcun attacco, non
saranno soldi buttati via, in quanto le strutture servono a controllare
anche altre malattie. In futuro, ad esempio, un mutante dell'influenza
potrebbe essere più pericoloso per la popolazione, e in questo caso i
sistemi di allerta scatterebbero". Comunque, "la parola d'ordine è
prepararsi". A porte chiuse, con tanto di zona rossa.
            Lazzaro Spallanzani, nel diciottesimo secolo, scoprì che la vita
non può generarsi dai non viventi: mettendo del brodo di carne in una
bottiglia dimostrò che, sottovuoto, non nasceva nessun microrganismo. I
responsabili di questa vicenda, forse, dovrebbero imparare meglio la sua
lezione: nessuna risposta vitale a eventuali minaccie di morte può arivare
dal silenzio, dal vuoto, anzi, dalla dalla "sterilizzazione" della
partecipazione.