LA CONVENZIONE
DI GINEVRA di
carlo catalano
letto da
Paolo Manzo
(
Torture in Iraq e convenzioni: perché rimane grave
l'affermazione del
Governo: "Non sapevamo"
Convenzione N. 3 (Ginevra), relativa al trattamento dei
prigionieri di
guerra, Art. 12:
"I prigionieri di guerra sono in potere della
Potenza nemica.
Indipendentemente dalle responsabilità individuali che
possono esistere, la
Potenza detentrice
è responsabile del trattamento loro applicato.
I prigionieri di guerra possono essere trasferiti dalla
Potenza detentrice
soltanto a una Potenza che è parte della Convenzione e
quando la Potenza
detentrice
si sia accertata che la Potenza di cui si tratta abbia la
volontà e sia in
grado di applicare la Convenzione.
Nel caso in cui dei prigionieri di guerra fossero in tal
modo trasferiti, la
responsabilità dell'applicazione della Convenzione
incomberà alla Potenza
che
ha accettato di accoglierli.
Nondimeno, qualora questa potenza mancasse ai suoi
obblighi di eseguire le
disposizioni della Convenzione su qualsiasi punto
importante, la Potenza che
ha proceduto al trasferimento dei prigionieri di guerra
dovrà, in seguito a
notifica da parte della Potenza protettrice, prendere
misure efficaci per
rimediare
alla situazione, o chiedere che i prigionieri di guerra
le siano rinviati.
Questa richiesta dovrà essere accolta."
Convenzione n. 4 (Ginevra), relativa alla protezione
delle persone civili in
tempo di guerra, Art. 45
Sono ripresi gli stessi contenuti.
Osservazione importante
Occorre inoltre sapere che ogni trasferimento di
prigioniero è documentato
(carta della cattura con le motivazioni, dati anagrafici,
condizioni di
salute,
ecc.) al fine di evitare le "sparizioni" e
permettere i controlli dell'ICRC.
Quindi, nel caso dei prigionieri trasferiti da Nassiryia
agli inglesi,
l'Italia
sa chi sono, quanti sono, dove sono, ecc. ed ha il
diritto-dovere di
chiedere informazioni e spiegazioni su come sono stati
trattati e, se sono
stati trattati
in modo non conforme al diritto internazionale
umanitario, deve "prendere
misure efficaci per rimediare alla situazione o chiedere
che le siano
rinviati".
Senza queste misure, si può individuare l'ipotesi di
concorso nel reato, di
complicità.
Ed è per questi motivi, soprattutto, che non ce la si
può cavare con un "NON
SAPEVAMO".
Ecco qui
un messaggio in chiave quanto mai attuale avaro di
cioccolatini,
profumi e balocchi e da ogni forma di consumismo ad ogni
costo e per ogni
cosa e soprattutto di grande attualita'.
dedicata alle madri che hanno perduto i loro figli nel
massacro della guerra.
Cosi' almeno chiedeva Julia Ward Howe, attivista per
i diritti delle donne, che nel 1870 propose l'istituzione
del Giorno della Madre.
Pubblichiamo le sue parole, diciannovesimo secolo,
quanto mai attuali.
"Alzatevi, dunque, donne di questo giorno! Si alzino
tutte le donne che hanno cuore, sia che abbiano avuto
un battesimo d'acqua, sia che abbiano avuto un
battesimo di paura. Dite con fermezza: Non
permetteremo che le grandi questioni siano decise da
forze estranee alla nostra volonta'. I nostri mariti non
torneranno a casa con addosso la puzza del massacro,
per ricevere carezze e applausi. I nostri figli non ci
verranno sottratti affinche' disimparino quello che noi
siamo state in grado di insegnare loro sulla carita', la
pieta' e la pazienza. Noi donne di qui proviamo
troppa tenerezza per le donne di un qualsiasi altro
paese per permettere che i nostri figli siano addestrati
a ferire i loro. Dal seno di una terra devastata una
voce si unisce alla nostra. Dice: Disarmo! Disarmo!
La spada dell'assassino non e' la bilancia della
giustizia. Il sangue non lava il disonore ne' la
violenza indica possesso. Poiche' gli uomini hanno
spesso abbandonato l'aratro e l'incudine alle prime
avvisaglie di guerra, che le donne ora lascino a casa
tutto cio' che puo' essere lasciato e si uniscano per
una giornata nella quale si discuta insieme. Si
incontrino dapprima, le donne tra loro, per riflettere
sul dolore e la devastazione della guerra e
commemorare i morti. Si uniscano poi agli uomini in
un comune consiglio per trovare i mezzi con cui la
grande famiglia umana possa vivere in pace, e ognuna
porti nel tempo che mette a disposizione la sacra
impronta, non di Cesare, ma del suo dio.
In nome delle donne e dell'umanita', io chiedo
seriamente che un congresso generale delle donne,
senza limiti di nazionalita', venga indetto nel luogo
piu' conveniente e nel piu' breve tempo possibile, per
promuovere l'alleanza di differenti nazionalita', la
risoluzione amichevole delle questioni internazionali,
il grande e generale interesse della pace."
Il discorso di Julia Ward Howe e' stato pubblicato sul
settimanale Carta n° 16.
poi
questo accenno di Bremer: BREMER ACCENNA A
POSSIBILITA' USA DI LASCIARE IL PAESE
L'amministratore civile in Iraq, l'americano Paul Bremer,
ha chiaramente
accennato oggi alla possibilita' di un rapido disimpegno
Usa dal Paese,
dichiarando
che ''non e' certo possibile restare in un Paese dove non
siamo affatto
benvenuti''. ''Se il governo provvisorio (che sara'
formato dopo il 30
giugno,
ndr) ci chiedera' di andarcene, noi ce ne andremo, ma non
penso che lo
fara''', ha detto Bremer davanti a un convegno di
governatori iracheni.
''Non e'
certo possibile - ha aggiunto - restare in un Paese dove
non siamo
benvenuti''.
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