genitori e
figli di
fausto paesani
Facendo seguito al mio precedente comunicato stampa, e
sollecitato da varie testate giornalistiche, provvedo a
fornire un caso concreto e, purtroppo, ancora irrisolto
di Giustizia esercitata nel "Supremo Interesse del
Minore" dal Tribunale per i Minorenni, e di come dei
Genitori sono costretti a combattere per rivedere il loro
piccolo.
Occorre premettere che la seguente narrazione è concessa
con l'esplicito consenso alla pubblicazione dei
coinvolti, le cui testimonianze, complete di
documentazioni comprovanti l'assoluta veridicità delle
affermazioni, sono consultabili nel sito del Gruppo
"Genitori e Figli" - Non a Scopo di Lucro,
all'indirizzo internet:
http://members.xoom.virgilio.it/geni_e_figli/Index.htm
Questo è il riassunto della vicenda che coinvolge tutto
il mio nucleo familiare, iniziata con una ingenua
richiesta di aiuto nel settembre 2000 da parte della mia
compagna (con cui convivo tuttora da 6 anni) ai servizi
sociali, dopo una lite famigliare (pochi soldi, molte
ristrettezze, inevitabili tensioni, una denuncia per
percosse da parte della mia compagna - suggeritale dai
servizi sociali - che non ha mai potuto ritirare per lo
strano ostruzionismo ricevuto dal Tribunale di Monza (per
ben tre volte ci recammo assieme ai Carabinieri di
Vimercate e alla Procura di Monza, ma trovavano sempre
delle scuse per rimandare).
Intervenne il Tribunale per i Minorenni di Milano che
emise due decreti provvisori (inimpugnabli) nell'arco di
un anno e mezzo coi quali affidarono mio figlio al Comune
di Vimercate, inizialmente con la madre e 5 mesi dopo
(senza un nuovo decreto) da solo, in tre centri di
accoglienza, sballottandolo come un pacchetto postale
(mio figlio aveva allora 19 mesi) in attesa di trovare un
luogo adatto alle sue esigenze (e primario interesse).
Io e la mia compagna ci riconciliammo nel novembre 2000
(mentre era ancora collocata assieme al bambino nel primo
"istituto") e dall'aprile del 2001, dopo altri
problemi susseguitisi nell'intervallo di tempo intercorso
dal 13 febbraio 2001 (data della sua dimissione
ospedaliera), abbiamo vissuto sotto lo stesso tetto e
viviamo tuttora assieme.
Da allora, a parte le comuni discussioni che hanno tutte
le coppie, non abbiamo più litigato violentemente. Anche
lei ora lavora ma nostro figlio, dopo un anno e mezzo di
vita in Istituto fu poi stato dichiarato adottabile dal
T.M. di Milano (dal 12 luglio 2002 non lo vediamo più e
non sappiamo dove si trova).
In istituto noi genitori potevamo vederlo tassativamente
per un'ora soltanto alla settimana, solo all'interno
dell'istituto e sempre sotto osservazione di
un'operatrice (pur senza alcuna necessità cautelativa).
Il 19 luglio 2002 (il giorno prima del consueto giorno di
visita) l'assistente sociale del Comune di Vimercate mi
comunicò per telefono che non avremmo potuto più vedere
nostro figlio (il T.M. aveva emesso un terzo e definitivo
decreto) perché era stato dichiarato addottabile.
Non si trattò di violenze (non ho mai alzato una
mano su mio figlio, e quella con la mia convivente fu
solo una lite, dai toni accesi, ma solo una lite).
Non si tratta di abusi sessuali (mio figlio, per fortuna,
era un bimbo sereno e, al sabato, quando lo andavamo a
trovare era sempre affettuoso, giocava con noi, ci
raccontava le sue piccole cose... l'unico momento di
dolore era quando ce ne andavamo. Lo consolavamo
dicendogli che saremmo tornati il sabato successivo e non
avevamo mai saputo rispondere alla sua sempre più
frequente domanda:" Perché non posso tornare a casa
con voi?".
Mai, in questi lunghissimi mesi - e gli assistenti
sociali che erano sempre con noi lo vedevano - mai una
sola volta nostro figlio non esultava vedendoci.
Si trattava solo di precarietà economica e del fatto che
la mia reazione fu quella di attaccarli, il Tribunale dei
Minori ed il Comune di Vimercate, con le querele, con il
sito, coi messaggi per posta, con le lettere, coi
volantini che più volte io e la mia compagna andavamo a
distribuire fuori dal tribunale.
Io sono elettricista e da quando iniziò questo calvario
ho lavorato saltuariamente fino all'anno scorso (come
artigiano)... non riuscivo più a condurre una vita
normale sapendo che mio figlio era rinchiuso là
dentro... figuriamoci dopo che mi dissero che era stato
dato in preadozione.
Dopo che dovemmo lasciare l'appartamento in cui vivevamo
a Vimercate... si aggiunse un altro problema (che il
Comune non ha mai voluto lontanamente sfiorare). Per
questa ragione avevo chiesto colloqui col Sindaco (sempre
ignorati), che ritengo direttamente responsabile di tutto
quello che mi sta succedendo tuttora.
Avevo parlato con l'Assessore ai Servizi Sociali (dopo
che dovetti minacciare di fare resistenza allo sgombero
forzato dall'appartamento - in cui residente asieme alla
mia famiglia - se non avessi avuto un colloquio con
qualcuno del Comune): non potevano fare niente: case
popolari non ce ne erano e di garanzie presso le banche
(per poter pagare la caparra dell'affitto, lo sanno tutti
che a Milano e zone limitrofe ci vogliono almeno
3000/4000 ? pronta cassa e io non avevo un centesimo, il
poco che riuscivo a guadagnare ci serviva per vivere).
Quanto al decreto definitivo non avevo potuto vederlo se
non il 22 luglio, nonostante il giorno 20 (successivo a
quello in cui mi telefonò l'assistente sociale) mi ero
recato al T.M. assieme alla mia compagna e madre di mio
figlio a richiederne copia.
Per ottenerlo il Lunedì entrante dovemmo inscenare una
protesta clamorosa fuori dal Tribunale (altrimenti ce lo
avrebbero spedito a casa dopo venti giorni almeno).
Da quel giorno nessuno ci disse mai dove avevano portato
nostro figlio.
Da quel giorno il trauma più grande lo ha subito proprio
Massimo perché ci aspettava e ci avrà aspettato per
tutti i sabati successivi.
Chissà cosa avrà pensato... Chissà che cosa gli
avranno detto... Ecco il vero abbandono, non quello
falsamente dichiarato dai giudici del T.M.
Sono loro che hanno fatto sentire mio figlio abbandonato
dai suoi genitori e sono loro che, di fatto, hanno
prodotto l'abbandono vero e proprio.
Per inciso, la mia convivente è etiope (è entrata in
Italia regolarmente il 24 dicembre del 1997),mi ero
ccupato io di tutto: l'avevo conosciuta in Etiopia
(dove mi recai per lavoro), me ne innamorai e dopo 5
splendidi mesi di convivenza al suo paese l'ho portata
qui, nella speranza di darle una vita migliore).
1. Il primo decreto in cui il tribunale
assegnò mio figlio con la madre, per tutelarlo dal
sottoscritto che ha però percosso la madre (una volta),
non fu rispettato dal Comune affidatario nè dal
tribunale che lo emise (infatti fu separato dalla madre
contro la volontà di tutti noi).
2. I centri di accoglienza dove furono
collocati entrambi erano delle vere prigioni, in cui
trattavano la gente come fossero delle cose.
3. In quei centri entrambi furono trascurati
soprattutto dal punto di vista sanitario e si ammalarono.
Stettero al freddo per due mesi senza alcuna visita e
cura nel primo centro e rimasero senza cure per circa
un'altro mese prima di affrontare la tubercolosi attiva
nella mia convivente e madre di mio figlio e l'inizio
della malattia in mio figlio (che fortunatamente non
entrò mai nella fase attiva).
4. Abbandonarono la mia convivente e la
separarono dal proprio figlio dopo che fu dimessa
dall'ospedale, perchè si ribellò giustamente per tutte
le angherie, anche di stampo razzista, che dovette subire
e dovette veder subire al proprio figlio in quei centri.
5. Fui costretto a difendere e denunciare
tutte le porcherie scoperte, fra cui l'indisponibilità
dei servizi sociali, dei medici, del tribunale e della
procura, a cui presentai in febbraio 2001 una querela
contro il Comune affidatario dei miei familiari, con la
richiesta di fornirmi tutti i certificati medici
attestanti le condizioni di salute di mio figlio e gli
esami che doveva affettuare periodicamente. Per questo
estesi la querela contro il Comune a sette capi d'accusa
e presentai una querela contro l'ufficio di igiene di
Monza, che lo aveva in osservazione.
Il Comune, nella sua relazione, per contro definì il mio
atteggiamento polemico, sfuggente e non collaborativo.
E' dal maggio 2001 che non ho più avuto un incontro o un
colloquio coi servizi sociali di Vimercate.
Di seguito, la psicologa del C.T.U., nominato dal T.M.,
disse che le mie denunce erano dovute al fatto che soffro
irrimediabilmente di "turbe persecutorie" e lo
confermò anche in aula alla Presidente del T.M. di
Milano.
In sostanza le mie denunce non erano dovute al fatto che
ritenevo autentici REATI i comportamenti del Comune che
aveva arbitrariamente separato il figlio dalla propria
mamma (senza ordine del T.M.), che aveva messo mio figlio
in un istituto in mezzo ai campi, completamente al freddo
in piena stagione autunnale e che non aveva disposto di
monitorare la terapia farmacologica anti-tubercolare che
gli avevano assegnato per la durata di sei mesi.
No! soffrivo di turbe persecutorie.
Avremmo dovuto invece fare come l'assistente sociale e la
psicopedagoga di Vimercate, le quali avevano più volte
detto alla mia compagna e madre di mio figlio:
"a volte bisogna non vedere e non sentire".
6. Il secondo decreto del Tribunale per i
Minorenni (aprile 2001) era pieno di falsità, fu
falsificato perfino nella data di riunione in Camera di
Consiglio del collegio dei "Magistrati", e
chiaramente redatto in fretta e furia senza aver
esaminato nulla di quanto da me dichiarato nelle oltre 70
lettere trasmesse.
7. Dopo il secondo decreto (ancora
provvisorio e inimpugnabile) il giudice incaricato della
"pratica" venne sostitutito.
Noi genitori siamo stati convocati dai giudici solo 4
volte, sempre e solo su nostra richiesta.
Siamo stati oggetto di un indagine psico-sociale (5
sedute di un'ora l'una), durata però 4 mesi.
Ho fatto il test, quello delle macchie, e se è venuto
fuori il mio livore nei confronti delle istituzioni non
mi stupisco e non si stupirebbe nessun altro che ha
vissuto gli abusi proprio per mezzo di chi, sulla carta,
è tutore della giustizia (il test di Rochach ha un grado
di affidabilità pari allo 0,5% e l'altro test che mi
avevano fatto - il test di Blacky - solo lo 0,3%... a che
servono quindi?).
8. I due decreti provvisori emessi dal
Tribunale avrebbero divuto avere la durata massima di sei
mesi, e mio figlio mi è stato sottratto dal SETTEMBRE
2000.
Solo il 19 luglio 2002 fui stato informato per telefono
che era stato emesso un terzo, e definitivo,
provvedimento (datato 16 luglio 2002).
9. Il tribunale ignorò la richiesta di
affidamento temporaneo che fecero i miei genitori, nonni
paterni.
La richiesta dei nonni fu da loro inoltrata il 10 aprile
2001 e furono convocati (solo per formalità) il 2 luglio
2002 (dopo oltre un anno).
Nonostante le relazioni positive degli assistenti sociali
che andarono a intervistare e visitare i miei genitori,
il T.M. non tenne conto ne della loro richiesta e nemmeno
delle relazioni positive che gli assistenti sociali
incaricati inviarono al T.M. di Milano.
Ma che hanno mandato a fare gli assistenti a verificare
le condizioni abitative e di salute dei nonni... se poi
se ne sono infischiati dei loro pareri? (tengono conto
soltanto delle relazioni negative).
10. Nel fascicolo depositato al T.M. c'era anche
la relazione redatta dall'educatrice di riferimento di
mio figlio Massimo, che ha avuto con lui il rapporto più
lungo di qualsiasi altro individuo, era stata infatti con
lui per 8 mesi di permanenza nel terzo centro ove fu
collocato da solo.
La relazione dell'educatrice informava il T.M. che il
rapporto fra Massimo e i suoi genitori era buono... che
Massimo chiamava e cercava i suoi genitori anche quando
non c'erano e che consigliava di mantenere tali rapporti
in ogni caso... finché i genitori sistemassero
definitivamente la loro problematica situazione (che non
era più quella che aveva generato il provvedimento -
essendoci da tempo riconciliati).
L'interruzione dei rapporti così come stata decisa dai
giudici del T.M. di Milano è sufficiente per un altro
ricorso alla Corte Europea di Strasburgo e sono certo che
porterà ad un'altra condanna (l'Italia - per chi non lo
sapesse - è prima in classifica, fra gli Stati europei,
con oltre 418 condanne della Corte per violazione dei
diritti umani stabiliti dall'apposita Convenzione Europea
- firmata dall'Italia - e poi recepita con Legge n. 848
del 4 agosto 1955).
Riferimenti:
Fascicolo 1938/2000/E depositato presso il Tribunale per
i Minorenni di Milano (la pratica che riguarda mio
figlio)
Fascicoli n. 1596/01, 2024/01 e 2400/01 depositati presso
La Procura della Repubblica del Tribunale di Monza
(relativi alle querele sporte contro Il Comune di
Vimercate nelle persone degli assistenti sociali e del
Sindaco e contro l'ufficio di igiene di Monza, che
avrebbe dovuto fornirmi la documentazione riguardante le
condizioni di salute di mio figlio e il monitoraggio
della terapia a cui sottoposto per sei mesi nonché le
visite di controllo mensili, che non gli fecero mai (solo
una alla fine della terapia).
N.B. la denuncia contro l'ufficio di Igiene di Monza è
anteriore al secondo decreto del T.M. che sospendeva la
patria potestà dei genitori di Massimo e le richieste
fatte all'ufficio di igiene erano ancor più anteriori
(dovevano curarlo minuziosamente e dovevano mostrarmi
tutti i documenti a lui relativi che chiedevo).
Fascicolo n. 1436/2001 depositato presso la Procura della
repubblica del Tribunale di Lecco (relativo alla querela
sposrta contro la Casa di accoglienza "Mater
Vitae", secondo istituto ove collocarono mio figlio
con la madre - per poco più di un mese)
In fede Bruno
Aprile - Tel. 3472954867
Ecco un caso eclatante, ancora irrisolto e lsciato nella
lacuna del dimenticatoio.
Purtroppo questo non è un caso isolato, i Tribunali per
i Minorenni, oggi struttura assolutamente obsoleta,
esercitano la Legge senza alcuna possibilità di
contraddittorio e di consultazione dei documenti, a
seguitom dei quali pronunciano sentenze che vanno ad
incidere per sempre nella vita dei poveri coinvolti.
I Comuni non intervengono nei casi di povertà delle
famiglie, alle quali vengono tolti anche i Figli, ma
pagano rette di ricovero anche pari ad ? 3.100,00=
mensili per ogni bambino affidato ad Istituti di
Accoglienza, solitametne ONLUS, senza nulla dire.
E' la Legge che lo permette.
E' forse il tempo di cambiare questa Legge ?
E' forse il tempo di abolire il Tribunale per i
Minorenni, perchè non più adeguato alla realtà ?
Oppure è forse arrivato il tempo che anche i Giudici e
gli Assistenti Sociali che sbagliano con i loro
giudizi ed i loro comportamenti, paghino in prima
persona, sia economicamente , sia con la perdita del loro
lavoro, in quanto esercitato senza alcun rispetto per le
persone coinvolte e senza alcuna visione sulle
conseguenze future che interverranno, inevitabilmente,
nella vita dei Genitori ed i Figli coinvolti ?
Fausto Paesani - tel. 3478473605
A presto rileggerti.
Genitori e Figli - Senza scopo di lucro.
Visita il sito Web: Genitori e Figli - Non a scopo
di lucro
all'indirizzo: http://members.xoom.virgilio.it/geni_e_figli/Index.htm
perche' attraverso l'informazione si puo' fronteggiare
l'ingiustizia !
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