LA RIFORMA
DELLO STATO E LE LEGGI Si parla tanto di riforma dello Stato, uno Stato che vuole essere federalista, ma che ancora non lo é. E non sarà certamente il pasticcio della devoluzione bossiana a dare al Paese quell assetto moderno e di vicinanza alla gente che i cittadini auspicano. La
devolution, ispirata alla grande
cultura politica del capo leghista ,ministro
della Repubblica, finirà col dare ulteriori poteri alle
regioni, le quali in tutti questi anni hanno
burocratizzato al massimo le loro strutture e creato
elefantiaci apparati. Hanno speso e spendono molti soldi,
hanno creato uffici di rappresentanza a Roma, ma anche
all estero, ma non hanno saputo dire alla gente
a che cosa servono le regioni e che cosa fanno. E
riteniamo che moltissimi italiani proprio queste cose non
le sanno. Regioni alle quali dobbiamo versare l
addizionale Irpef dal momento che il governo del
Cavaliere ha tagliato loro molte risorse finanziarie. Peraltro
problema fondamentale, che dovrebbe assolutamente entrare
nella riforma dello Stato e del suo funzionamento, a
livello centrale e territoriale, è quello della
formazione delle leggi, soprattutto di quelle
nazionali,che va dalla presentazione dei disegni di
legge alla loro approvazione e fino alla loro entrata in
vigore, per finire al capolinea della loro
applicazione. Giacché se una legge, che è un complesso
di norme che regolano una determinata materia, non viene
applicata, è di fatto una legge inutile, che rimane
sulla carta. Il
percorso di formazione delle leggi nel nostro Paese,
quello delle leggi nazionali, è laborioso, con procedure
complesse, lunghissime. Anche le espressioni letterali
degli articoli che le compongono sono per lo più
incomprensibili alla gente normale. Ed anche
di difficile applicazione. E molti italiani non sanno
neppure che le leggi vengono pubblicate sulla Gazzetta
Ufficiale e che da quel momento non è più ammessa
l ignoranza delle leggi stesse da parte dei
cittadini. In
ogni legislatura, che costituisce la vita del Parlamento,
vengono presentate migliaia di proposte di legge sulle
più svariate materie, elaborate da uno o più
parlamentari, la maggior parte delle quali, tra l
80 e l 85 per cento,non viene neppure esaminata.
Non sappiamo neppure perché i parlamentari si
divertano a presentare un numero infinito di
disegni di legge, che vanno a finire, nella loro
maggioranza, nei capaci archivi delle due Camere. Riescono
a camminare i disegni di legge del governo,
ma anche questi talvolta si inceppano. Si fa perfino
fatica in Parlamento a convertire in legge, entro 60
giorni dalla loro presentazione, i decreti-legge del
governo, ai quali si fa spesso ricorso. Tuttavia
la produzione legislativa italiana risulta eccessiva,
sovrabbondante, col risultato che in molti casi non si
riesce più a sapere quali leggi siano ancora in vigore
ovvero se non siano state emendate da leggi successive.
Insomma si perde il conto delle leggi in vigore e da
applicare. Perfino le cosiddette leggi di riforma vengono
disattese in tutto od in parte a seconda del governo che
deve applicarle. Così spesso si assiste, di fatto, al
cannibalismo delle leggi. Una legge
approvata, ad esempio, dal governo di centrodestra non va
bene all opposizione di centrosinistra e così
accadrà nel caso contrario.Una babele legislativa che
non giova agli interessi dei cittadini, mentre non è
dato sapere quale sia la produzione legislativa delle
regioni, che hanno potestà e competenze in molte
materie. Ma
non sono soltanto i contrasti politici ad evitare l
applicazione delle leggi, anche di quelle considerate
valide. C entra, ahimé !,anche e non poco la
burocrazia, che regna ancora sovrana nel nostro Paese,
essendo una vera e propria lobby. Berlusconi
dice che vuole cambiare l Italia.
Bene.Cominciasse col combattere realmente contro la
burocrazia, iniziando col ridurre il cosiddetto
personale a disposizione dei ministri( staff,
segreterie, gabinetti, addetti stampa, consulenti,ecc.) E
tale riduzione la attuino anche i governatori
delle regioni, i Sindaci dei grandi Comuni, i presidenti
delle grandi Province. E
oggettivamente grottesco sentir dire dal Cavaliere che,
sotto l egida del suo governo, sono state approvate
centinaia di leggi, come se fosse un merito, che invece
non è, essendo sufficiente in un Paese veramente moderno
ed efficiente che siano approvate, ma soprattutto
applicate poche leggi, ben fatte e di assoluta chiarezza.
Altrimenti sembra ironica l aulica frase,
riportata in calce ad ogni legge, che spetta a
chiunque di applicarla e di farla applicare. La
proposta che suggeriamo ai partiti del centrosinistra,
quando dovranno elaborare il loro programma,è di
inserirne una relativa alla creazione nel governo di una
struttura operativa, agile ed assolutamente efficiente,
che controlli organicamente lo stato di applicazione (non
del programma di governo), bensì di ogni singola legge e
ne dia adeguata e completa comunicazione ai cittadini. Raffaele Bernardini |
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