Lo
sciopero del ventisei marzo è per prendersi la
luna
Guglielmo
Epifani, segretario generale della CGIL, a Cagliari il 12
marzo 2004
è
come disubbidire
per avere tutto quel nulla damore di cui si sa
l'imprevista urgenza,
come sedersi a terra inermi
e immoti contro un carro armato
perché almeno una volta nella vita
vogliamo esultare
delle curve rosa cerchiate di viola e doro
di certe albe normali qui nel mondo,
come digiunare
ad acqua e sorrisi
per far fiorire senza fine
le margherite silvane
e le domestiche rose inselvatichite
laggiù nei cortili,
in disarmo per futili futuri profitti,
di qualche fabbrica delocalizzata
in un altrove
dove si sfrutta meglio il lavoro
e con più alta qualità di schiavi,
come fare filubestering a oltranza
impedendo i lavori
di tante disciplinate serie sessioni di decreto
per avere quel bacio
che lei ti negò
a te
la sua amata,
come astenersi senza interruzione
giorni e mesi dal tuo lavoro in stallo
mangiando dellaiuto dei tuoi uguali
perché le vaste chiome del mare
si tingano dazzurro e verde
e mai più del rosso del sangue
di viventi uccisi,
come lottare senza tregua
con terribile volontà di pace
perché non cessi lantico canto
del vecchio cieco
giullare della verità bugiarda
contro lorrida attitudine ad aver ragione
di pochi malefici infami
sulla pelle
strappata
a tutti gli altri
umani e viventi.
Come scioperare
anche se forse si ha torto
sapendo
che è il torto di troppi che vivono storti
per le invereconde ragioni
di pochi
che vivono con troppi diritti
dritti,
come sulle loro spade.
raffaele ibba
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