Extreme Jackal

News dal mondo “on-air”: tagliuzzare in diretta fa bene all’Audience

di salvatore mica

 

Cos’ hanno fatto i Media, più o meno nitidamente, lo abbiamo capito tutti: hanno ucciso la cultura popolare. Certo, c’è chi non è d’accordo, o chi si arrampica sugli specchi inseguendo brandelli di sottilissime definizioni transeunti che potrebbero tutto ad un tratto – a loro avviso – capovolgere la realtà dei fatti. C’è chi sostiene che la cultura di massa apportata dai Media abbia di fatto distrutto la cultura Popolare imitandola, spettacolarizzandola, sintetizzandola, infiltrandovi lentamente

ammiccante, ne ha distrutto i capisaldi mixando concetti eterodossi provenienti da diverse classi sociali e diverse zone geografiche con storia e cultura locale radicalmente diversa, ha appiattito tutto e creato diversità – di età, di classe, di gender – a seconda delle necessità del mercato.

Questo a mio parere è un fatto, con buona pace dei Cultural Studies[1].

Con la disgregazione delle società tradizionali caratterizzate da rigide norme che regolamentavano i ruoli ed i compiti dei vari individui componenti la società in fatto di età, gender e classe sociale di appartenenza, si è venuto a creare uno spaventoso vuoto di valori, di cultura, di ideali e di regole sociali che prima erano dei capisaldi imprescindibili di qualsiasi individuo.

Non sto, beninteso, sostenendo in questa sede che la società tradizionale fosse giusta e santa, non l’ ho mai pensato e mai lo penserò: nelle società tradizionali vi erano dei valori per me inaccettabili con cui però inevitabilmente bisognava confrontarsi sia pur solo per rifiutarli.

Questo vuoto è stato “colmato” dalla cultura di massa.

Banalizzando con un esempio si può dire che se per una “ragazza in età da marito” nelle società tradizionali il compito a cui attenersi era sembrare docile e generosa, amante della cucina, della casa e dei bambini, adesso le cose stanno in maniera diversa: la “ragazza in età da marito” si preoccuperà di avere la pelle perfetta, di essere magra, di essere bella, di avere culo e tette sode, di vestire alla moda e tante altre cose che adesso non mi vengono in mente.

In “La pubblicità teorie o prassi” Fabris mi dice:

“I valori e i modelli di comportamento che la pubblicità veicola sono rivolti all’esaltazione di un’ individualità privata, di un individualismo nel consumo[…]Il divismo, il godimento illimitato di beni terrestri, una società senza classi e senza contrasti[…] Nella pubblicità vi è il più delle volte la drammatizzazione di pseudo problemi che divengono sotto la spinta dell’iterazione pubblicitaria, dei must e comportano una neutralizzazione e diversione dagli interessi reali e comuni. La linea, la levigatezza della pelle, l’automobile,la seduzione si sostituiscono alla coscienza dei problemi reali collettivi:l’inadeguatezza della propria situazione col modello ideale proposto dalla pubblicità suscita tensione e disagio, fa nascere il problema. Ma è un problema che non suscita pericolose tensioni sociali”[2]

Attenzione:non sto esponendo le tesi di un “apocalittico” che si scaglia contro le moderne comunicazioni di massa, non ho mica citato Adorno, in questo passaggio! Queste frasi arrivano dritte dritte da un “addetto ai lavori” che nella sua trattazione non ha mancato di esporre direttamente ed indirettamente la propria posizione – nettamente opposta a quella degli apocalittici ovviamente –

Quindi alcune “intuizioni” dei più malevoli osservatori della pubblicità in particolare e delle comunicazioni di massa in generale, trovano in queste affermazioni piena conferma.

  1. Le comunicazioni di massa tendono a distogliere l’attenzione dei ceti privilegiati dai reali problemi sociali, che lo facciano “volontariamente” o meno, non è argomento trattabile in questa sede.
  2. Al posto dei veri problemi, creano altri pseudo problemi, la cui soluzione è spesso il consumo di un particolare prodotto o la fruizione di un indicato stile di vita (mercificato)
  3. Da notare il passaggio che inevitabilmente si compie dal collettivo all’individuo: i problemi reali, quelli da cui la pubblicità e le comunicazioni di massa tendono a far allontanare i potenziali clienti, sono inevitabilmente di carattere collettivo, mentre gli pseudo problemi sono di carattere prettamente individuale.Dividi et impera – nulla di nuovo proviene dal fronte dei Dominatori.

Ma il vero capolavoro Fabris lo compie nell’enunciazione dell’ultima frase che ho riportato!

“l’inadeguatezza della propria situazione fa nascere il problema. Ma è un problema che non suscita pericolose tensioni sociali”

E’ la più ridicola foglia di fico che una mente acuta come quella del Fabris poteva escogitare.

Riconoscere alla comunicazione di massa la potenzialità di neutralizzare pensieri, attenzioni, preoccupazioni e sensibilità, riconoscerle anche il poterne di saper far insorgere nell’individuo un bisogno che egli sente intimamente come proprio, innato e naturale ed infine…Bloccare così l’analisi! Mentire in maniera così palese, prendersi in giro in modo tanto squallido per non vedere ciò che è sotto gli occhi di tutti. Le comunicazioni di massa non suscitano pericolose tensioni sociali? Forse è quello che il Fabris e quelli come lui si augurano. Diciamo che sicuramente abbiamo meno ragazzi in piazza a manifestare per le pensioni, le tensioni sociali non sono avvertite come un problema proprio, ad alto livello di intimità, che “tocca” tutti[3], ma certamente le conseguenze sociali ci sono, e sono tanto evidenti da farmi apparire monotono l’elenco.

Possiamo partire considerando una conseguenza banale ma comunque di rilevanza sociale: mezzo mondo occidentale è sempre a dieta, l’ossessione della linea perfetta ormai ha sedotto l’intera società senza distinzione di età o genere, quante ragazzine sentono di essere dei mostri solo perché hanno qualche chilo di troppo? Quanti ragazzi si vergognano del proprio corpo solo perché hanno delle maniglie dell’amore un po’ troppo accentuate? A quanti ragazzi e a quante ragazze questo “Innocuo mondo di letizia e semplicità” ha tolto la stima di se?

Solo ieri ho sentito una mia amica al telefono, ha molti pretendenti che le ronzano attorno: è una bella ragazza dalla mente affilata come un coltello, ed una preparazione culturale non indifferente, ma si lamenta spesso della sua condizione fisica: pesa 59 kg ed è alta 170cm, quando le si vedranno tutte le ossa forse sarà soddisfatta!

Non conto più le volte in cui miei amici hanno imputato al rotolino o al proprio faccione l’insuccesso con le ragazze, problemi di atteggiamento o di banale timidezza vengono trasferiti quasi istintivamente in quel grande bazar di angosce che è il corpo.

So bene cos’è la timidezza e la disformofobia, so bene come si ci sente a camminare in giro per le strade con il “complesso del mostro” addosso. Io sono stato un grande obeso e questi problemi, angosce, paure, rimozioni, sublimazioni, sensi di colpa, riformulazioni, tristezze e disperazioni me le mangiavo a colazione, pranzo e cena. Non m’è n’è stata risparmiata neanche una.

Disprezzo con tutte le forze chi mi ha fatto portare la croce per tutti questi anni, e non potrebbe essere diversamente, ma li disprezzo tanto di più ogni volta che vedo o sento di un ragazzo/a che ha rinunciato al sole ed al mare per paura della vergogna.

Possiamo ora parlare di conseguenze sociali nefaste e potenzialmente letali quali l’allarmante dilagare delle cosiddette “malattie sociali”: l’anoressia, la bulimia, la dismorfofobia ecc… Quante vite hanno distrutto o perlomeno segnato profondamente? Il computo delle vittime del mondo in celluloide deve necessariamente essere paragonabile a quello di una guerra per poter finalmente dichiarare che questi tipi di modelli suscitano invece, una volta per tutte, delle pericolose tendenze sociali? Mi faccia sapere cosa ne pensa caro Sig. Fabris.

Ma a questo c’eravamo arrivati già tempo fa. Ne avevamo parlato e ci eravamo indignati dalle stesse posizioni che oggi orgogliosamente rivendichiamo.

Adesso sta accadendo qualcosa di strano, subdolo, da me inaspettato ma forse in parte prevedibile: Il classico serpente che si morde la coda; la routinaria abitudine della cultura di massa che quando rivela i suoi momenti di crisi si appiattisce sulla popolazione gloriandosi dei suoi stessi effetti e pasciandosi della propria gloria, per poi ripartire in un secondo tempo da qui, risollevata e farcita di nuove idee alienanti.

La Tv crea i modelli, inarrivabili, sogno ed incubo di generazioni intere e da qui, il passo successivo che si sta estrinsecando di questi tempi dannati, documenta la sofferenza della popolazione soggiogata che tenta di raggiungere questi stessi modelli. Riesce a spettacolarizzare anche questa intima inadeguatezza inculcata dai Media stessi nelle nostre menti.

Se non è perversione questa…

Come altro classificare programmi come “Saranno famosi”? Tanti ragazzi che studiano, soffrono, lottano in diretta per arrivare al successo[4], ovvero alla piena aderenza al modello che è stato loro violentemente imposto.

Ma soprattutto cosa dire di programmi come “Bisturi” o come “Extreme Makeover” ? Copia fedele uno dell’altro?

Lussuriosi Sciacallagi. Modellatissime Porcate. Patinati Escrementi.

Queste le definizioni che spontaneamente mi vengono in mente.

Il ricorso sempre più massiccio alla chirurgia estetica è un’altra delle conseguenze sociali che il Fabris e la gente come lui ha “dimenticato”: sempre più persone si rifanno il culo, le tette, il naso, la bocca, le orecchie, la faccia, la panza ecc..Attenzione non sto denigrando la chirurgia estetica in se: è un servizio importantissimo soprattutto quando serve a correggere delle malformazioni evidenti che inficerebbero certamente la qualità della vita del soggetto, ho visto dei chirurghi che sono dei veri e propri maghi, ma la chirurgia estetica si rivela importante anche quando il difetto non è evidentissimo ma viene vissuto come un forte handicap psicologico dal soggetto. Anche in questo caso la chirurgia estetica può ottenere buoni risultati, può essere nei casi più “semplici” una sorta di antidoto contro le angosce che i modelli dei media ci impongono.Lungi da me quindi dare giudizi di valore sui singoli casi o addirittura giudicare negativamente le persone che ricorrono a tali pratiche qualsiasi sia il loro problema ed il loro punto di vista.

Di fatto però i media hanno pompato all’ennesima potenza la figura del chirurgo estetico. Spacciando per routinari risultati che hanno dell’eccezionale e glissando sugli errori e gli obbrobri che alcuni chirurghi incompetenti fanno tutt’oggi.  E’ uno di quei “innocui bisogni che non causano tensioni sociali” di cui accennava prima il nostro amico. Già questo dato di fatto in se è triste. Sapere che siamo[5] così deboli e vulnerabili da affidare la nostra autostima nelle mani dei manipolatori prima e del chirurgo poi…E’ veramente sconfortante.

Ma ciò che alfine è ancora più perversa è la mercificazione che questi programmi fanno di questa tendenza.

Hanno preso due perfetti esempi della diversità umana, due provocazioni che camminano: Platinette mega obeso transessuale e Irene Pivetti: Ex presidentessa della camera magra, bassa e piatta come una pialla; sono certo che chi ha fatto queste scelte deve aver ancora sul comodino tre-quattro manualoni di semiotica – in questo mondo porco nulla è casuale e tutto è oculato – queste due “presentatrici” mostrano la disperazione di volta in volta del ragazzo obeso, della ragazza con il naso con la gobba, della piatta di turno che vuole diventare Manuela Arcuri ecc…E lo fanno costantemente con un ironia ed un autoironia che a mio avviso vuole dimostrare tutta la freddezza e lo squallore che i “principi” ideatori del programma, trasudano

Questi programmi tendono a far diventare ancora più facile la via che è già evidentemente la più facile. Mi spiego meglio: se sono obeso e voglio dimagrire ciò che dovrei fare è molto, molto difficile, dovrei cambiare stile di vita, alimentazione, attività fisica e poi, dopo molti mesi, forse anni di sacrificio e di impegno QUOTIDIANO vedrò realizzato il mio sogno, non sarei più, forse, una persona obesa. Molto più facile invece sdraiarsi sul lettino di un chirurgo e farsi tagliare via i pezzi di troppo. Non ci vuole nessuna disciplina per farlo, è la via più semplice, da debosciati direi. E questo posso dirlo non solo per gli obesi, anche accettare un handicap fisico più o meno evidente e farlo accettare agli altri, imparare a schivare le potenziali battutine o sorrisetti che il tuo problema potrebbe aizzare,è un lavoro mica da poco! Ci vuole forza, coraggio, autostima, caparbietà e chi ci riesce è una persona davvero GRANDE, cresciuta sul serio, con una forza splendida dentro.

Da bravi mercificatori invece i Media identificano l’unico problema nei soldi:

“E che problema c’è? Voi vi fate tagliare in diretta?Ve li diamo noi i soldi!”

Qual è l’insegnamento che questi programmi inculcano? L’ideale?La tendenza? Sappiamo tutti che i Media di massa hanno certamente qualche effetto a breve, medio e a lungo termine; Su due piedi da profano di semiotica e teorie e tecniche delle comunicazioni di massa quale sono, sostengo con relativa certezza l’idea che questi programmi perseguono ed insegnano l’ideale edonistico del “tutto e subito”, anche per questo modo malato di vedere le cose ci sono tanti obesi in Italia: quale mamma non da al proprio pargoletto tutto ciò che desidera? Rimpinza oggi, rimpinza domani…E quando il pargolo è diventato un ragazzo obeso che non ha mai dovuto esercitare un minimo di disciplina in nessun campo,cosa succederà? Non riuscirà a raggiungere i propri obiettivi, qualunque essi siano, perché non ne ha la forza, non è allenato alla necessaria sofferenza utile a dare il colpo di reni finale che gli farà raggiungere la sua meta. Se è obeso quindi, obeso rimarrà perché non ha armi utili a cambiare la sua posizione se non quelle che provengono dall’esterno, che si comprano ( il mercato ringrazia) e che promettono appunto, tutto e subito, come le creme, i fanghi, le pomate, i massaggi, i farmaci anoressizzanti, il bisturi…

Lo stesso dicasi per altri difetti fisici: non si può comprare l’autostima e la sicurezza anche se hai le orecchie a sventola, si acquisisce, se se ne ha la forza…Altrimenti bisturi. E’ la via più semplice.

Ovviamente se dicessi cose del genere in Tv mi lincerebbero, mi prenderebbero per un incrocio tra un Prete ed un sado-masochista spartano postmoderno!

Mi sembra che ognuno di noi ha scordato il marchio divino che possediamo. Non voglio fare nessun pistolotto biblico, mi manterrò nel mio contesto pur parlando di divinità, la potenza creatrice della natura è andata avanti così per miliardi di anni, seguendo leggi che solo ora stiamo cominciando ad intravedere ma che fino a duecento anni fa ci erano assolutamente imperscrutabili.

Ognuno di noi è unico ed irripetibile, fa esperienze uniche ed irripetibili ed è portatore di un genotipo e di un fenotipo unico ed irripetibile, starà a noi fare di tutto per adattarsi all’ambiente e “prosperare”, la natura ha creduto in noi, ci ha scommesso, ed il nostro è un viaggio di sola andata, non ci saranno repliche. Possibile che la maggior parte delle persone rinuncerebbero alla propria imprescindibile peculiarità pur di sentirsi protetta, costantemente limata, curata, apprezzata e coccolata,considerata “giusta” per i valori dominanti della società? Possibile che cediamo le armi prima ancora che la guerra sia cominciata?

Ma noi che non siamo ancora completamente assoggettati alla sensibilità dettataci dalle comunicazioni di massa, abbiamo il potere di allargare la nostra visione del mondo tanto da vedere chi per ovvi motivi non sarà mai ripreso da “Bisturi”: mi riferisco a quei poveri disgraziati che sono per un motivo o per un altro deformi ma che non trarrebbero alcun beneficio da operazioni estetiche. Le persone affette dalla Sindrome di Kinefelter ad esempio. Questa sindrome colpisce i maschi e fa crescere loro le tette. Una particolare forma di Ginecomastia, ho visto molte loro foto e letto testimonianze che mi hanno davvero commosso, queste persone brillavano letteralmente per coraggio e ostinazione. Mi sono tornati in mente loro perché anch’io ho sofferto di Ginecomastia ma fortunatamente non sono mai stato affetto dalla sindrome di Kinefelter. Questi sono solo degli esempi ma potrei elencare una carrettata di questi outsider:cechi, storpi, sordi, gobbi, mongoloidi, down, ipotiroidei, mutilati ecc…Per le regole del nostro mondo Mass-medianizzato sono completamente fottuti. Mostri. C’è poco da fare, li considereremo così. Ma se iniziamo a pensare con un’ottica diversa da quella impostaci, forse potremo notare l’immensa forza che queste persone hanno dentro, il coraggio, la speranza, la caparbietà, queste persone a mio modo di vedere rappresentano il bug del sistema, il corto circuito della falsità: se esistono e resistono si può fare a meno dei finti modelli dei media, sono la prova vivente che nel mondo fortunatamente oltre ai culi e alle tette sode e non, c’è dell’altro.

Mi chiedo infine, ricordandomi di chi ha ceduto le armi ed è passato sotto il bisturi del “Grande Fratello”, cosa succederà alla prima ruga? La prima pieghetta butterata della pelle dettata dall’età? Cosa succederà al ragazzo obeso che si è fatto tagliuzzare on-air dopo qualche anno? Nessuno se lo chiede mai? Come cavolo farà questo povero Cristo a mantenere la sua magrezza artificiale pur non avendo cambiato il suo stile di vita? Quanto tempo reggerà? E quando le tette impiantate cominceranno a diventare molli? Come farà la signora che non è riuscita a sopportarsi piallata com’era prima dell’operazione da “Bisturi”, a sopportarsi in questo nuovo stato di minorità fisica?

Ma l’obeso è già passato sotto il Bisturi dei Media – tutto spesato – il suo caso oramai è bruciato, non interessa più il suo destino ed i suoi problemi: “Tutto e Subito” è l’urlo barbarico dello Show Business accompagnato da un altro ipocrita sussurro che sfugge ai più: “Usa e getta” Platinette e la Pivetti stanno già salvando qualcun altro.

Salvatore Mica 24/02/04

raptu5@namir.it

glottiss@hotmail.com



[1] Per un approfondimento della questione qui appena accennata,rinviamo a Fabio Dei “Beethoven e le mondine”

[2] Pagg. 238-239

[3] Non ne sarei neanche tanto sicuro…Mi dispiace per chi se ne dispiace

[4] Questo perlomeno il copione ufficiale, che poi siano attori professionisti anche i “genuini ragazzi” è un'altra questione che rende, se possibile, ancora più machiavellicamente falso il loro mondo

[5] Parlo innanzitutto di me in prima persona

 

 

 

 

 

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