Mimose a metà per le donne irakene, e nuove possibili  strategie della diplomazia europea  .

di mara muscetta.

La costituzione provvisoria irakena  é stata  firmata nei bagliori e nei fragori delle  granate e delle sanguinose esplosioni.  Non si sa quanto l'Ayatollah Sistani sia convinto . Gli Sciiti sono il 60 % della popolazione , e non sono convinti di dover  condividere con Curdi e Sunniti il loro potere.
In questo quadro  i diritti concessi alle  donne  sono fortemente luimitativi, almeno per quanto attiene al divorzio e alle eredità. In compoenso la sharià é stata, per ora "provvisoriamente" espunta dalla Costituzione. Non si sa che cosa accadrà dopo le elezioni.
Gli americani tradiscono una forte volontà di  progressivo disimpegno per la loro presenza militare in Iraq, perché il confronto elettorale si annuncia duro, pur mantenendo  un desiderio di controllo economico del paese, attraverso  amici fedeli, oggi presenti nel governo irakeno ad interim.
Che cosa accadrà ora non é dato di sapere, dal momento che  anche l'Onu non ritiene fattibili   le elezioni a breve scadenza , che pure gli Sciiti sollecitano.
 Il compromesso raggiunto con la presente bozza di Costituzione é stato salutato dagli sciiti di Teheran  come un risultato di partenza,  e anche  i sunniti presenti in Egitto hanno salutato l'evento come il male minore nella presente situazione.
Questo é il quadro  internazionale con il quale si confronta il governo, che chiede una proroga della nostra missione in Irak . E qui  comincia ad impazzire il triciclo , con la rotellina velleitaria e inconcludente di Boselli, il quale, già contrario alla presenza dell'Italia dei Valori nella lista Unitaria, cerca visibilità e benemerenze anche attraverso  una conferma della presenza italiana in Irak attraverso  il rifinanziamento e la proroga della nostra missione.
 Prodi si é schierato per il rafforzamento di un  eventuale forza militare europea, per essere in grado di controllare   qualunque  eventuale  capovolgimento della situazione verso il peggio , non solo in Iraq ma in tutto il Medioriente. Quindi,  in seno alla lista unitaria comincia a manifestarsi  una confusione babelica, non  certo prevedibile nei giorni del tripudio , in  occasione della Convention del 13 e del 14 febbraio.
Anche in seno ai DS  si apre una opposizione, con il Correntone deciso a votare No, e Fassino schierato per il non voto, per smarcarsi  dal governo.
 La vittoria della destra di Karamanlis in  Grecia non  facilita affatto  la vita ai riformisti con la r minuscola,e  se nel governo le fratture sono molteplici  quelle dell'Ulivo invece, ...pure.
L'aumento del prezzo del greggio , ultimo fra le tante delizie  marzoline, che si traduce in un vigoroso aumento della benzina al dettaglio, é destinato a ricordare  a tutti  il  vantaggio- miraggio dei pozzi di Nassiria, con il petrolio promesso all' Eni , che pero' non si sa quando potrà divenire realtà.
Nel frattempo  , in  una casa planetaria il cui pavimento traballa , a causa dei cambiamenti climatici e dei disastri annunciati per l'aumento dell'effetto serra,perfino  dal rapporto del Pentagono,   i contendenti alla competizione elettorale in Europa  
tendono a parlare  solo delle mattonelle da sostituire , senza minimamente occuparsi   di una strategia  a largo respiro ,  che dovrebbe indurre a una svolta radicale sul piano energetico  per evitare alle nuove generazioni disastri epocali  .
Con  una conseguenza fondamentale nelle scelte  da operare :
1) q
uale sarà  la priorità delle spese da affrontare, quelle militari o quelle per le energie alternative, e per l'idrogeno verde ?
2) Quali saranno  poi  le  iniziative di politica estera  dell'Unione,  dopo le elezioni di giugno ?

 Sembrerebbero auspicabili :

a) una riforma del Consiglio di sicurezza dell'Onu,
b)   una forza  militare  ONU di pronto intervento , per evitare stragi di massa
c) Piano Marshall Europeo  di aiuti allo sviluppo e alla ricostruzione , in  Medio Oriente e in  Palestina
d ) offensiva diplomatica per  realizzare la  proposta Bonino,per  favorire
un Benelux dell'acqua  tra Israele, Palestina e Giordania, con finale domanda dei 3 paesi. di inclusione nell'Unione, nel rispetto delle regole che lo condizionano.   Niente muri, ma ponti di collaborazione.


 

 

 

 

 

 

 

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