Appello della Rete dei Movimenti sul numero di Marzo della rivista Aprile.
Senza se e senza ma: votate i partiti piccoli! 


di Marina Minicuci 


Quasi tutta l'Italia è ormai una grande Parmalat- Fininvest: Repubblica fondata sull'apparenza e la falsificazione. Prima di fondare Forza Italia la dimensione dei debiti di Berlusconi, la sua disinvoltura nel falsificare i bilanci e creare società finanziarie off-shore, erano pressocché identiche a quella di Tanzi. Ora, solo negli ultimi due anni di governo, Berlusconi ha aumentato di quattro miliardi di euro il suo capitale. Mentre l'Italia e gli italiani sono al tracollo: mai stati tanto male. Per non dire della miseria culturale, dell'etica sotto i talloni, dell'incapacità di amare e di sognare, le depressioni...
Questo sistema e questo governo sono il nemico da battere, senza se e senza ma, per qualsiasi persona onesta e intelligente. 
Le contrapposizioni fra le varie fazioni del centro sinistra sono un deterrente per raggiungere tale obbiettivo. Pure, non contrapporsi non significa -ci mancherebbe!- avere tutti la stessa idea di come cambiare le cose e tantomeno -ci mancherebbe!- significa che le opinioni minoritarie si annullino in quelle maggioritarie.
Noi pensiamo che non si debbano accettare ricatti in Parlamento come quel papocchio sul rifinanziamento della missione e si debbano dire dei no netti e grandi come una casa. Senza indugi. Senza tentennamenti.  
Noi pensiamo che il sequestro mediatico cui siamo sottoposti non vada trattato con le pinze ma con il bisturi. A mali estremi estremi rimedi, senza se e senza ma. 
Noi pensiamo che l'opposizione non debba mai più fare la comparsa a Berlusconi in tv o altrove: non ci si siede al tavolo coi bari, come lo dobbiamo dire?  
Dunque, noi pensiamo -pur con tutto il rispetto e nella  ferma convinzione che il nostro nemico non sono alcuni partiti del centro sinistra ma il governo- che il procedere dei partiti del listone Prodi non sia sufficiente a opporsi a una situazione che è una tragedia a 360 gradi, senza se e senza ma. 
In quest'ottica, in questa emergenza, la remissione da parte di alcuni autorevoli intellettuali della propria tessera diessina, a me sembra un gesto dovuto, un importante gesto simbolico, prima ancora che un apprezzabile atto di coerenza, razionale e maturo. 
Iscriversi a un partito è un atto di fiducia con cui si aderisce ad un programma politico. La fiducia è un concetto laico che sostiene la piena indipendenza del pensiero e dell'azione politica delle persone. La fiducia, in senso lato, deriva da speranza e stima fondata verso qualcuno o qualcosa. La fiducia è quindi sempre temporanea, rinnovabile ma sempre passibile di caducità. Per atti di fede (che è -ricordiamolo- adesione incondizionata a un fatto, un'idea determinata da motivi non giustificabili per intero dalla ragione) ci sono le religioni, non i partiti. Non solo è perfettamente normale che chi non condivide più una linea smetta di legittimarla ma, in una situazione come questa, a mio avviso, è doveroso. Non c'è argomento che tenga. E chi per ragioni personali non lo vuol fare platealmente, lo può sempre fare nel segreto dell'urna.
Alla prossima scadenza elettorale, con il sistema proporzionale, qualsiasi partito si voti all'interno del centrosinistra è utile per portare voti all'opposizione. Dunque non c'è ricatto che tenga. L'unico imperativo è non astenersi dal voto. 
Ma attenzione: la composizione e i rapporti di forza nel centro sinistra saranno determinati dal risultato delle prossime elezioni. Perciò è fondamentale per l'Italia che tutti quelli che la pensano come noi vadano a votare per i partiti piccoli: Comunisti italiani, Verdi, lista Di Pietro- Occhetto e Rifondazione. 
Se questi partiti avranno un buon risultato, diciamo un 15%, e il listone Prodi avrà un risultato dignitoso ma modesto, non superiore al 32% per intenderci, ci sarà davvero la possibilità di portare avanti le politiche della sinistra necessarie per cominciare a cambiare questo paese. Indipendentemente dal fatto che poi si faccia davvero una costituente dell'Ulivo allargata a tutti (tanto più probabile quanto più debole sarà il listone) o si creino due partiti: uno di centro o riformista (parola che ormai fa accapponare la pelle a chiunque resti un pizzico di sale in zucca) e uno più propriamente di sinistra. 
Invece, nel caso in cui dovesse determinarsi una sostanziale vittoria del listone e un tiepido risultato dei piccoli, si produrrebbe una "normalizzazione" per la quale ciascuno di noi, non aderente alla linea del listone, verrebbe inghiottito o spazzato via e c'è da giurarci si riaprirebbe violento lo scontro fratricida. Perciò, invitiamo tutti coloro che pensano ci sia urgente e imprescindibile bisogno di più sinistra, di più rigore, di meno se e ma, a un serio e responsabile esame di coscienza che lasci da parte le nostalgie e i sentimentalismi per un partito che non c'è più, un amore che non è più corrisposto e che non potrà mai più essere quello che avevamo abbracciato. E a compiere un atto altamente responsabile per tentare di dare una sterzata a questo disgustoso paese.

 

 

 

 

 

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