“Nessuno Tocchi il Tegolino”, oggi più di ieri

Qualche anno fa lanciai una campagna per Forces Campania col titolo eloquente di “Nessuno Tocchi il Tegolino”. L’iniziativa nasceva all’indomani della diffusione negli USA di una forte ondata “proibizionista” culminata nell’eliminazione dei distributori automatici di bevande e snack dai campus universitari, con casi paradossali di scuole nelle quali si era proposto addirittura la perquisizione dei bambini più piccoli per evitare che qualche “irriverente” nascondesse nello zaino un panino dello scandalo. Ricordo anche alcuni commenti che evidenziavano come l’Italia e l’Europa fossero lontani anni luce dalle contraddizioni statunitensi, simbolo di libertà e proibizioni allo stesso tempo. La lotta al fumo in quel Paese ha fatto scuola, ed infatti si è diffusa con gli stessi strumenti anche qui da noi, sebbene con qualche anno di distanza. Scontato che anche questi altri deliri giungessero in Europa. E non si è poi dovuto aspettare così tanto. Solo pochi mesi fa in Italia il ministro della Salute, Sirchia, è arrivato a teorizzare la diffusione dei ristoranti col bollino blu ovvero i ristoranti che offrono porzioni dimezzate (immaginiamo la gioia dei ristoratori al pensiero di vedere i propri clienti fuggire dal consumo nei locali pubblici dove si vedrebbero obbligati ad una singolare “dieta a pagamento”).

Ma la notizia più fresca è disarmante proviene da un Paese a noi vicino. In Francia il ministro dell’Istruzione Xavier Darcos, in una circolare diffusa a tutte le scuole, ha stabilito la proibizione a partire da domani del consumo della tradizionale merenda di metà mattinata in tutte le scuole materne: “La merendina a scuola è dannosa e va abolita se si vuole affrontare con serietà il problema dell’obesità infantile!”. E questo è lo strumento individuato per combattere il problema. Per diffondere stili di vita più salutari si ritiene lecito ricorrere ad una nuova limitazione della libertà individuale e di scelta degli individui. La conferma di una sconfitta immensa, l’ammissione di un fallimento costituito dall’incapacità dei governi di trasmettere messaggi propositivi e formativi alla popolazione e la ricerca di risultati sociali con modi beceri, volti a violare le libertà individuali.

Questi metodi sono assurdi e non bisogna essere affermati psicologi o sociologi per comprendere che questo è un modo sciocco di perseguire la finalità di un consumo alimentare più responsabile. I divieti del resto spingono alla trasgressione e se i risultati di anni di lotta al fumo hanno portato al risultato che sempre più giovani fumano, soprattutto in età scolastica (recenti statistiche parlano di un rapporto di un ragazzo su tre col vizio del fumo), non ci si può permettere il lusso di fare lo stesso errore con l’alimentazione. Tra l’altro il docente di Dietologia a La Sapienza di Roma, Eugenio Del Toma, ha messo in guardia dall’adozione di un simile divieto perché è impensabile che un bambino possa stare fino alle 13,30 senza mangiare qualcosa per spezzare la mattinata, con conseguenze che si riversano anche sulla concentrazione degli alunni. Un bambino rispetto agli adulti ha bisogno di mangiare spesso e questa non è una scoperta di oggi. Le merendine non vanno demonizzate, ma bensì andrebbero rapportate allo stile di vita complessivo del bambino.

Che senso ha costringere in modo “violento” e “forzoso” un bambino a non consumare tassativamente determinati alimenti, se poi non si diffonde l’usanza di una vita più dinamica e “in movimento”? Forse la seconda strada sarebbe troppo impegnativa, richiedendo un lavoro formativo profondo e non improvvisato, capace di produrre una responsabilizzazione dei cittadini. Più comodo illudersi di risolvere il problema con una semplice circolare.

Paolo Carotenuto, Napoli

 

 

 

 

 

 

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