La rivoluzione dell'idrogeno

L'idrogeno, l'elemento più semplice (un solo protone come nucleo con un elettrone che gli gira intorno) che esiste in natura ed è disponibile in quantità pressoché illimitata, potrebbe sostituire presto il petrolio, ormai in via di estinzione.

Fra poco più di vent'anni cominceranno ad esaurirsi i giacimenti di petrolio della terra, per cui crescerà sempre di più il bisogno di fonti di energia alternativa, e tra queste l'idrogeno sembra la fonte più facilmente realizzabile in tempi brevi. L'idrogeno è presente sia allo stato gassoso, nell'universo, che associato all'ossigeno a formare la molecola d'acqua. Lo si può ottenere dissociando la molecola d'acqua in idrogeno e ossigeno (elettrolisi). Quando l'idrogeno si "scontra" con l'ossigeno si ha un'esplosione, che genera energia e calore, ed il cui sottoprodotto è l'acqua (in forma di vapore). Per cui abbiamo un materiale di facile reperimento e una tecnologia semplice, alla portata di tutte le nazioni, anche quelle cosiddette "sottosviluppate". L'unico problema è la facile esplosività dell'elemento idrogeno, per cui va trasportato, come combustibile, in forma liquida o solida. Inoltre le esplosioni che verrebbero generate dall'incontro con l'ossigeno sarebbero delle "microesplosioni", in realtà si otterrebbe un fenomeno chimico che genererebbe energia elettrica e quindi movimento. Si inizierà proprio dalle automobili, di cui sono già disponibili diversi prototipi, e che permetteranno, una volta immesse in maniera massiccia sul mercato, di ridurre sostanzialmente l'inquinamento atmosferico. Sono state realizzate le cosiddette "celle a combustione di idrogeno", che permetteranno di risolvere il problema dell'energia, per ora essenzialmente nel campo dei trasporti (motori di automezzi) ma presto anche nel riscaldamento e nella produzione di energia per le industrie... il tutto senza alcuna forma di inquinamento dell'ambiente... Così, fra non molti anni, vedremo forse le auto scorrere sulle autostrade con una piccola nuvoletta dietro che esce dal tubo di scarico? Ma perché gli studi e le ricerche non sono stati fatti prima, dato che la conoscenza di questa fonte alternativa di energia era già pressoché completa una trentina d'anni fa, almeno a livello teorico? Perché tutte le forme alternative di energia non fanno assolutamente comodo ai paesi produttori di petrolio ed a tutte quelle nazioni che prosperano sul divario tra paesi ricchi e paesi poveri. A tutta questa gente non gliene importa assolutamente niente dell'ambiente e del riemergere dei paesi poveri, a loro interessa solamente il denaro... E per il denaro e il potere che si fanno le guerre... Per cui ben venga questa nuova fonte di energia, foriera di pace e di prosperità per tutti... e speriamo che questa sia davvero la volta buona! A proposito: in Islanda hanno iniziato a realizzare un'economia del paese basata completamente sull'uso dell'idrogeno come fonte di energia alternativa, senza più alcuna dipendenza dal petrolio! E se volessimo imitarli anche noi... almeno in parte?

Commenti (interessanti) da Forum sul blackout

Considerazioni tecniche sul blackout. I conti non tornano.

Il black-out avvenuto alle 3.30 di domenica è stato seguito da una serie di dichiarazioni che mi hanno lasciato molto perplesso, anche perché non c'era nei discorsi alcuna considerazione di carattere quantitativo, mentre i numeri sono fondamentali per focalizzare il problema.
Il primo dato da tenere in conto è che di notte non c'è carenza di produzione di energia elettrica rispetto alla domanda, ma eccesso. Tutta una serie di tecniche vengono messe in atto per coprire questo problema, ma le vedremo nel seguito.
Sembra poi strano che il disastro venga attribuito ad una interruzione della fornitura dell'energia elettrica da parte della Francia, visto che di notte non avremmo bisogno di acquistare energia. L'unico motivo potrebbe essere il fatto che costa meno importare energia dalla Francia (che ha eccesso di produzione, a causa dell'alto numero di centrali nucleari), piuttosto che produrla.
Vediamo ora l'aspetto della richiesta di energia. Essa è ampiamente variabile nell'arco delle 24 ore e nell'arco dell'anno, ma alcune regole basate sulle statistiche di consumo dovrebbero essere ben note e facilmente reperibili. Cito i valori a memoria, ma non dovrebbe essere difficile rintracciare i dati effettivi.
I consumi giornalieri sono tipicamente alti tra le 8 e le 16, essendo dovuti alle industrie ed attività produttive in genere, con un picco intorno a mezzogiorno. Dopo le 16 i valori decrescono e dopo mezzanotte crollano a valori intorno al 15% del massimo. Tale valore viene però in pratica innalzato intorno al 20% dall'utilizzo delle centrali idroelettriche per pompare acqua in alto nei bacini, in modo da ricostituire le scorte idriche per il giorno dopo. Anche considerando che la notte di domenica fosse una notte particolare, non è assolutamente ipotizzabile un consumo superiore al 30% del massimo giornaliero (che è inferiore ai picchi annuali, i quali si raggiungono solo in condizioni particolari). Va aggiunto che nella giornata di domenica l'assorbimento non dovrebbe superare il 50% di quanto si ha in un giorno lavorativo.
L'andamento dei consumi nel corso dell'anno presentava fino a qualche anno fa dei picchi in corrispondenza alle giornate più fredde. Nell'ultimo anno si sono raggiunti picchi analoghi o superiori in corrispondenza dell'estate, a causa del gran numero di condizionatori in funzione. Dei picchi di minore intensità e durata si hanno a volte nelle stagioni intermedie, tipicamente subito prima dell'accensione dei riscaldamenti centralizzati (in autunno) o subito dopo lo spegnimento (in primavera). Tali picchi sono dovuti all'utilizzo di stufe elettriche in giornate fredde, quando i riscaldamenti non sono in funzione.
Mi sembra evidente che nella notte considerata eravamo ben lontani da tutti i casi considerati.

La gestione giornaliera
Andiamo alla logica di gestione delle centrali. Ci sono alcuni tipi di centrali che producono sempre energia: sono quelle ad acqua fluente (cioè idroelettriche senza impianti di pompaggio) e quelle termonucleari. Nel primo caso l'energia dell'acqua viene semplicemente sprecata se si ferma la centrale. In quelle nucleari le complicazioni legate allo spegnimento e successiva riaccensione degli impianti superano di gran lunga i vantaggi legati allo spegnimento.
Le centrali eoliche sono uguali a quelle ad acqua fluente. Dovrebbe essere uguale anche per l'energia geotermica, che in Italia è significativa.
Il grosso della produzione comunque è dovuto alle centrali termoelettriche (tipicamente a olio combustibile o a gas) che si comportano diversamente a seconda delle dimensioni e delle tecnologie costruttive. Le centrali più grandi sono tipicamente analoghe a quelle termonucleari, per cui non ci sono vantaggi sostanziali nello spegnimento. Le centrali più piccole (pur avendo rendimenti inferiori) sono invece più adeguate a spegnimenti ed accensioni rapide per seguire la curva del carico (anche in dipendenza del tipo di turbina usata).
Restano le centrali idroelettriche con bacino che, come già detto, possono consumare energia elettrica nelle ore notturne per pompare acqua verso l'alto ed ampliare così le riserve idriche da utilizzare nelle ore di carico.
Ci sarebbe forse da considerare ancora l'energia degli autoproduttori, cioè di quegli enti che producono in proprio l'energia elettrica e rivendono il surplus. Questa quota è abbastanza bassa e non ho dati significativi sulla distribuzione nelle 24 ore.
Da quanto sopra, comunque, non ci dovrebbero essere stati problemi a produrre energia a livelli intorno al 100% di quanto viene prodotto normalmente in Italia nell'arco di pochissime ore, mentre una quota significativa avrebbe dovuto essere disponibile immediatamente. (Piccoli impianti a gas e bacini idroelettrici).
Considerando una quota di importazione del 10%, avremmo dovuto avere il 90% dell'energia disponibile, contro una richiesta del 30%. I conti non tornano.

Il "Crollo" della rete.
Qualcuno ha affermato che la mancanza di energia dalla Francia ha provocato il crollo di tutta la rete, essendo essa un tutto integrato.
Non è così e ne abbiamo avuto esperienza nei mesi scorsi, quando una domanda quasi costantemente superiore all'offerta ha causato disagi molto moderati. Il gestore della rete ha dimostrato di essere capace di intervenire a volontà sui picchi di consumo, disattivando le
utenze solo quando realmente necessario, e solo per tempi limitati.
Presumibilmente in quei giorni la rete veniva monitorata in continuazione, mentre nella notte di domenica sicuramente non c'era questa attenzione. Però tutti avremo osservato temporali di
notevole entità e nubifragi vari, con conseguente interruzione dell'energia in varie zone. Eppure non ricordo un black-out paragonabile a quello di domenica. La rete più volte ha sopportato guasti di notevole entità e segmentazioni, senza che mai un guasto si propagasse in tutta l'Italia. Va probabilmente ricordato il fatto che tutte le linee principali sono dotate di interruttori
automatici, in grado di staccare e riattaccare la linea senza bisogno di intervento umano, per i quali l'arrivo di un fulmine sulla linea è un evento perfettamente normale.
Insomma, il sovraccarico non c'è stato e la rete italiana è perfettamente in grado di sopportare eventi anomali.

Allora cosa è stato?

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Lo spin di regime sta creando da ore l'impressione falsissima che l'Italia dipenda da Francia e Svizzera per il suo approvvigionamnto elettrico - non è vero: l'Italia ha una capacità totale
generativa di 70000 megawatt - ben superiore persino ai presunti picchi di quest'estate che mai hanno superato i 60000 e che pure han creato un altro stranissimo blackout.
Da Francia e Svizzera importiamo, giusto per giusta sicurezza, il 10-15% non di più e non ce ne sarebbe nemmeno bisogno - .
Lo sa anche Ciampi e tutta la spin machine che si è messa in moto con la solita coordinata orchestrazione - era tutto predisposto accuratamente.
Ciampi, Marzano, Buonaiuti - i soliti noti. Tutti a invocare nuove inutili centrali inquinanti.
E poi complimenti - bel timing, specie a Roma, in tempo per terrorizare 500.000 persone di cui molte in metro per la notte bianca. Avete goduto nel rovinare la festa a Veltroni, eh?
Non che fosse un granché, ma i ragazzi erano contenti di uscire per una volta senza troppi limiti;
invece, il panico e la notte in bianco.
E ora forse molta gente che ha visto i treni metro ecc bloccati ci penserà 2 volte prima di venire a Roma sabato prossimo a marciare contro di voi - avevate previsto pure questo,vero?
Se c'è un problema elettrico in Italia, è dovuto oltre che al vostro terrorismo di stato, anche alla parziale privatizzazione della rete elettrica, che non motiva i gestori privati a usare al massimo la capacità generativa così minimizzano i costi e massimizzano i profitti.
Dunque l'elettricità italiana va ristatalizzata immediatamente - altro che nuove centrali, altro che nucleare.

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Ipotesi: 1 La rete italiana è solo teoricamente capace di produrre in maniera costante, i black out di questo estate giustificati con la favola dei ventilatori lo dimostrano. Ciò è dovuto alle privatizzazioni imposte già da anni alla rete elttrica . Si sa che i privati tendono molto di più al risparmio e al profitto rispetto allo stato, ciò potrebbe motivare i guasti continui dovuti magari a casualità oppure dovuti al fatto che in determinati momenti come il sabato sera le attenzioni alla regolare erogazione sarebbero inferiori non essendovi un ricavo molto superiore ai costi di produzione (poche le fabbriche in funzione e non tante le luci accese nelle abitazioni).
-sabotaggio anticapitalista nascosto perchè si vergognano
-sabotaggio di Berlusconi e i suoi che vogliono mano libera per ristrutturare il settore a piacimento senza dover star a sentire nessuno e magari introducendo il nucleare.

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In relazione a quanto accaduto il GRTN che ritengo il principale responsabile di quanto accaduto ci dovrebbe rispondere ad una serie di domande di carattere tecnico.
1) Chi ha deciso di importare il 25% del carico consumato in Italia quando la capacità di contributo in aumento di potenza delle centrali italiane, nella più favorevole ipotesi, è solo del 5%. E' come se avessimo consegnato all'estero la sicurezza della rete italiana.
2) Come mai una apertura di una linea di trasporto a 380kV in Svizzera provoca l'apertura di due linee in Italia lato Francia. Se l'evento è accaduto per instabilità pssibile che nessuno ha studiato l'evento con tutti i programmi di calcolo a disposizione?
3) Che fine hanno fatto i programmi automatici di distacco di carico per abbassamento di frequenza? Sono stati aggiornati? A giudicare da quello che è successo se sono intervenuti sono stati del tutto inadeguati.
4) Il piano di riaccensione ha avuto disfunsioni di enorme gravità; basta pensare che la centrale più importante del Sud: Federico II ha ricevuto tensione di ritorno dalla rete dopo circa 13 ore dal black out.
Tutte queste domande hanno una sola risposta: si prendono in considerazione solo soluzioni che portano soldi.E questi dicorsi sono inziati in ENEL con l'avvento del dott. Tatò.

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Ad ogni modo io non credo che tutto quello che è successo serva veramente a riportare l'italia verso il nucleare. I tempi per l'attuazione di un progetto simile sono troppo lunghi (molto più della durata dell'attuale legislatura), lo stato italiano (grazia tremonti ...) non ha nemmeno i soldi per mantenere l'attuale livello dei servizi sociali tradizionali (dalla scuola alla sanità ..) e le grandi opere tanto pubblicizzate dal Silvio sono solo un miraggio. Piuttosto chiediamoci del perchè da un po' di tempo (esattamente dall'11 settembre in poi) stiano avvenendo episodi sempre più di portata generale, dai grani attentati ai grandi blackout, tali da coinvolgere anche solo emotivamente le masse. Cosa bolle in pentola?

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....Sì, in Italia le centrali elettriche vengono spente di notte, continuando ad importare energia dall'estero, anche quando ne potremmo fare a meno....il motivo?
Semplice!
L'energia prodotta dalla Francia e dalla Svizzera (atomica) costa meno rispetto alla nostra (gas, olio combustibile...) per spuntare un buon prezzo però, si è costretti ad importarla 365 giorni all'anno, anche quando non ne avremmo bisogno.
Ecco quindi che quel 16% importato, di notte diventa il 25% come ha affermato il Gnrt... sabato notte quindi l'interruzione di quel 25% ha provocato il black out perchè le nostre centrali erano spente....e lo dimostra il fatto che mentre al Nord in pooche ore è tornata l'energia (quella estera) al Sud si è dovuto aspettare la messa in funzione delle centrali spente (6-8 ore per il riavvio)

Fonte anonima Enel

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Al TG1 delle 20.00, ieri sera, è stato intervistato un comandante provinciale dei VVFF del Lazio: alla domanda se fossero stati presi alla sprovvista questi ha risposto che no, non lo erano stati in quanto erano stati preavvertiti che ci sarebbe stato un black-out.

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Ad una radio locale di Bologna hanno intervistato i vigili del fuoco che riferivano di essere stati allertati dell'imminente blackout. Mi chiedo se sarà possibile far luce nel buio del monopolio delle informazioni.

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... salta fuori che "per risparmiare" si tengono alcune contrali elettriche italiane completamente spente di notte.
Poiché per farle partire serve un po' di tempo (ed elettricità!) l'affrontare la caduta di una linea ha mandato in crisi il tutto.
Ma il vero motivo è che per essere "competitivi" (sul mercato privato) la sicurezza può anche andare a farsi "benedire".
Ed ora tutti sbraitano di fare nuove centrali, fossero anche a diossina .. non importa. Ma il problema è dovuto alla fragilità delle linee aere (quelle interrate sono più sicure, anche dal punto di vista elettrosmog ed impatto ambientale, MA costano di più!) ed alla gestione "economicamente furba" delle centrali esistenti.
Sono particolarmente triste perché alla stragrande maggioranza della gente 'sti discorsi non importano, alle prossime elezioni voteranno chiunque gli prometta 10000 watt ..

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A detta degli esperti la nostra capacità complessiva è di 74.000 Mw. Ora se in piena estate siamo arrivati (nell'ora massima di punta) a consumarne 52.000, che fine ha fatto il resto?

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Il problema e´che, per risparmiare, il Gestore non ha una riserva di kilowatt a disposizione, ma lavora con le centrali al massimo delle loro capacita´ quindi basta che venga a mancare una certa quantita´ metti quella che importiamo, si spegne tutto. Ne piu´ ne meno quello che accade i casa quando superiamo la potenza che abbiamo a disposizione con il contatore.

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Quello che è successo lo scorso weekend deriva da una cattiva gestione della rete di distribuzione, da una carenza di strutture, da un'impreparazione tecnica che non hanno nulla a che fare con la necessità di nuove centrali, magari nucleari, come reclama una lobby sempre più agguerrita.
Il fatto che l'incidente sia successo sulle linee elettriche transnazionali (ma ancora devo capire come un albero possa essere caduto SOPRA i cavi dell'alta tensione, visto che i tralicci, in particolare quelli transalpini, sono mooolto piu alti degli alberi, e tengono i cavi sospesi a decine di metri dalle cime degli alberi...) ha indotto molti a puntare l'attenzione sul fatto che noi compriamo energia elettrica dalla Francia, ma pochi hanno voluto ricordare che le linee elettriche transnazionali esistono anche nel caso non ci sia compravendita di energia: queste linee sono di mutuo soccorso, e quindi anche in questa situazione esistono linee elettriche che vanno dall'Italia verso la Francia. Un incidente su queste linee, anche nel caso che non ci sia compravendita di energia, potrebbe comunque provocare un blackout come quello dello scorso weekend; i responsabili stanno puntando il dito sulla mancanza di centrali, ma quello che cercano di nascondere è l'incapacità di controllo delle infrastrutture esistenti, la totale mancanza di preparazione e coordinamento per fronteggiare incidenti facilmente prevedibili

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Se ci fate caso gli altri blackout, avvenuti piu' o meno recentemente nel mondo, sono avvenuti in ore e giorni di punta cioe' la dove la differenza tra offerta e domanda di potenza era abbastanza ridotta. Questo ha fatto si che la perdita di un relativamente grossa fetta di potenza disponibile non sia stata compensata dal margine eventualmente disponibile.
Da noi, sabato notte alle 3.30, la richiesta di potenza era circa di 20000 MW, mi domando quindi dove fossero gli altri circa 40000 MW che la rete elettrica Italiana dovrebbe avere a disposizione !!!!
Inoltre 5000 MW sono 1/4 della potenza necessaria al momento del guasto, quindi se il nostro sistema di protezione avesse funzionato a dovere, avrebbe dovuto rimanere senza energia solo 1/4, al massimo 1/3 , del paese.

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1) perchè non è possibile isolare una zona dalla sorgente di energia, in modo tale da evitare un collasso di tutto il paese?
2) perchè il Sud è rimasto al buio più di tutto il resto d'italia?
3) perchè si vogliono fare centrali nucleari su un territorio che NON ha acqua per raffreddarle?
4) perchè si vogliono fare delle centrali senza prima pensare che i nostri fiumi hanno quasi tutti regime torrentizio e quindi non garantiscono acqua per tenerle in funzione?
5) perchè un calo del 16% della fornitura che accade di domenica (industrie ferme) e in piena notte (consumi casalinghi nulli) può mettere in ginocchio tutta una nazione?
6) perchè solo in Italia, dove siamo totalmente dipendenti dalla fornitura di carburanti fossili, non è possibile la reversibilità della fornitura elettrica, ovvero la possibilità di mettere pannelli solari sul tetto di casa e l'energia che non viene consumata rivenderla all'ENEL (la Svezia, con la quantità di sole patetica che si ritrova, in questo modo risparmia approssimativamente il 20% delle sue risorse energetiche senza arricchire i petrolieri e i costruttori di centrali e senza inquinare).

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2. L'Italia importa circa 6 GigaWatt di potenza elettrica dall'estero, 24 ore su 24.
Durante la notte, col fabbisogno ridotto, questa potenza di origine estera e'
"troppa" (immagino che, se fosse possibile stabilire un contratto di acquisto diverso
tra giorno e notte, sarebbe stato gia' fatto). Quindi in Italia durante la notte si riduce
la potenza delle centrali italiane. Percio', se per qualche ragione l'arrivo di elettricita'
dall'estero subisce un'interruzione di notte, la rete Italiana e' molto piu' vulnerabile
rispetto al giorno.
Le nostre Centrali elettriche a notte fonda NON lavorano a pieno regime perchè
consumiano meno energia elettrica.
Le nostre Centrali elettriche si sono autospente per effetto domino, ma solo
dopo i POCHI SECONDI di mancata erogazione dell'energia elettrica che
compriamo (il cui flusso è STUPIDAMENTE costante lungo tutto l'arco delle 24 ore).
Centrali elettriche che si sono autospente perchè, in quei POCHI SECONDI,
l'energia di cui avevamo bisogno, sebbene erogobile dalle nostre Centrali
ha sovraccaricato questestesse Centrali che in quelle ore NON lavoravano appunto a pieno regime.
La stupidità è ritenere che siamo furbi a comprare energia elettrica
SOTTOCOSTO (come se comprassimo patate!). Insomma anche i bambini sanno che l'approvigionamento dell'energia elettrica è un fatto strategico di estrema importanza e che non bisogna dipendereda altri Paesi.
Invece noi per risparmiare, dipendiamo dalla Francia per circa 1/8 del nostro
fabbisogno di giorno, e di notte addirittura per 1/4.

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Tranne nella provincia di Pordenone che ha avuto 4 ore di black out completo (3.00 - 7.00) le province di UD, GO e TS, grazie all'interconnessione con le linee di alta tensione di Austria e Slovenia, hanno subito minimi disagi - da 30 min a 1 ora. Che facciamo? Ci stacchiamo dall'Italia definitivamente?

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In realtà quest'ultimo b.o.è derivato dalla messa automatica fuori servizio della rete di distribuzione di energia elettrica per il verificarsi sulla stessa di squilibri di carico pericolosi per la sua integrità. Inoltre il fatto stesso che il fenomeno si sia verificato di notte e durante il fine settimana lascia capire che è un problema di rete e non di capacità produttiva del paese. Quest'ultimo problema non è responsabile del fenomeno verificatisi. In realtà per evitare che il malfunzionamento di un ramo (per esempio quello sotto accusa che trasporta energia dalla Svizzera all'Italia) produca l'effetto domino verificatosi è semplicemente necessario renderlo ridondante. Ovvero, prima di tutto dividerlo in almeno quattro rami paralleli con una capacità di trasporto complessiva più elevata di quello singolo. In tal modo, anche se si dovesse verificare un problema inatteso, questo riguarderebbe solo una o al massimo due di quelle linee in parallelo con la possibilità di ripartire il carico sulle rimanenti. Con tutto questo il fatto di avere più o meno centrali è assolutamente ininfluente.

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Sono stato consulente di una azienda che si occupa di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (principalmente eolico e biomassa). Considerate che l'azienda aspetta una autorizzazione alle emissioni in aria (legge 203) di competenza (da poco) delle Amministrazioni Provinciali da 200 giorni!!. Il parere doveva. come da decreto. essere espresso entro 60 giorni!!, ma per assurdo dopo solleciti ufficiali, a 150 giorni ci è stato risposto che forse la documìntazione non è chiara! (FORSE!). Alla richiesta di un incontro e all'ottenimento dello stesso il responsabile NON SI è presentato. Questa è l'Italia un piccolo omino per ovvi motivi di opposizione (politica? o per problemi personaaaalllliiiii?!) Si satnno facendo scappare gli investitori (il progetto è realizzato con capitale PRIVATO!) che sono stati disposti a versare 50 MILIONI DI EURO! per questo impianto. Inoltre ci sono migliaia di aziende agricole che hanno aderito ad un programma per la costituzione di una filiera energetica e non sanno più cosa aspettarsi!. Tutti vogliono la corrente ma ha nessuno importa come si produce e dove

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Sembra proprio strano che nel momento di massimo sforzo dei comitati e dei cittadini contro la costruzione di nuove centrali termoelettriche si sia verificato questo enorme disagio nazionale.
Fatalita'!, comunque, e' successo di sabato notte per non turbare la capacita' produttiva del Paese e per non avere gli Industriali contro.
In questo caso gli industriali reclamano maggiore energia, mentre se fosse successo in un giorno lavorativo avrebbero richiesto i danni economici allo Stato.
Ma le nuove centrali ci garantirebbero autonomia dall'estero?
Le grandi menti di questo governo ci possono spiegare quale e' la ns autonomia dal metano? Dovremmo essere dipendenti da Paesi non europei e, quindi, la situazione economica e di collaborazione sarebbe molto piu' difficile.
Cos'e' una importazione del 20% di elettricita', contro un'importazione totale del metano?
Le lobby delle nuove centrali stanno sfruttando ogni occasione per ricordare ai loro referenti che bisogna agire presto, mentre la soluzione piu' economica e che tuteli il nostro ambiente e' quello di convertire le vecchie centrali a carbone o ad olio in metano, puntare sulle fonti rinnovabili e migliorare la distribuzione della rete elettrica, in quanto l'elettricita' e' una delle cose piu' facili da trasportare.
Non esistono ne' dazi, ne' ostacoli particolari: solo una rete distributiva europea migliore. Basta con queste fandonie di nuove fonti di inquinamento

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Io sono filonucleare da sempre, ma questa volta ci stanno prendendo in giro, sostenere che un black out durante una notte festiva in una mezza stagione sia dovuto a carenze di produzione, è come sostere che un'automobile a motore spento consuma troppo. Anche a un cretino verrebbe subito in mente di verificare si è bucato il serbatoio.
Il problema serio è quello delle scorie, e in particolare quello sollevato ieri da qualcuno: come facciamo a ricordarci per 10.000 anni dove le abbiamo seppellite, e in che lingua scriviamo il cartello "attenzione radiazioni" per i posteri. Su questo ho anch'io dei dubbi, parliamo di questo va', al posto che del ministro marzano.

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Politica della cogenerazione. Da domani partono seri incentivi per il programma "Tetti Fotovoltaici". Trenta metri quadrati di terrazzo coprono il fabbisogno di 3 Kw/h di una famiglia. Lavoro in un edificio che ha piu' di 800 metri quadrati di terrazzo disponibile. Fate un po voi i conti. 4) Centrali eoliche. In Danimarca sono un serio affare! Ogni torre eolica piazzata in mare produce circa 150000 euro all'anno di energia. Il costo della torre è di 50000 euro. Credo che non ci manchi il mare o la zona dove andare a piantare le pale. Diffido inoltre degli ambientalisti che storcono il naso alla vista di tali impianti: ma siamo sicuri che le centrali tradizionali siano meno inquinanti di quelle eoliche ????.

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E' evidente che problemi come quello dello scorso weekend sono dovuti a mancanza di organizzazione e/o competenza da parte di chi gestisce generazione e distribuzione di energia el. (non voglio credere al complotto, o si va troppo lontano). La privatizzazione ha il suo peso (quando cominci a tagliare sui costi, le tasche si riempono e tutto sembra funzionare come prima, fino all'improvvisa paralisi): Non mi sembra un caso che finora paesi molto privatizzati (p.e. USA, UK) siano quelli che piu hanno sofferto di questi problemi e che la Francia, uno di quelli meno privatizzati, finora non abbia avuto grossi problemi.
Cionondimeno, l'Italia ha un parco centrali vetusto, inefficiente, inquinante e sottodimensionato, in cui il fuoco (da olio, carbone, gas: con le dovute differenze, ma e' comunque sporco) ha la quota dominante (per forza, e' la migliore opzione in un'ottica di breve termine). Ben venga lo sviluppo massiccio di tutte le fonti INTEGRATIVE (sole, vento, biomasse), solare in testa perche' ne siamo ricchi, ma teniamo presente anche che attualmente l'unica fonte ALTERNATIVA al fossile (per qualita' e quantita') resta il nucleare (meglio non in mano ad un privato, si intende)

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- qualcuno ci vuole spiegare come mai la nostra sopravvivenza elettrica nelle ore notturne è "completamente" nelle mani della Francia?
Notizie non ufficiali dicono che, visto che compriamo dai Francesi 6mila MegaWatt di energia elettrica e visto che la nostra produzione costa molto di più, di notte le nostre centrali vengono "fermate" o "rallentate" per usare la corrente francese che abbiamo comprato e che non possiamo immagazzinare... in questo modo ieri è accaduto che venendo a mancare la fornitura francese ed avendo le nostri centrali "sopite" abbiamo avuto i problemi che sappiamo...
è vero o è solo una delle solite leggende metropolitane?

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La produzione ed il consumo di energia devono essere costantemente ugual in parità, cioè non è possibile "immagazzinare" energia eletrica. Da anni ormai importiamo dalla Francia energia elettrica a basso costo, visto che le centrali nucleari francesi non si posso spegnere e quindi di notte EDF ci "regala" energia elettrica.
Ma se i nostri sistemi di controllo non sono pronti ad attuare dei piani di distacco energetico o di produzione di maggior energi in breve tempo in caso di guasto delle linee fracesi, noi rimaniamo in MUTANDE, di notte il fabbisogno è minimo.
Inoltre sembra che le due linee che arrivano dalla Francia viaggiano su di un unica palificazione !!!!

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Una domanda facile facile per il signor Bollino che ieri in telegiornali, diciamo cosi, "un po' addomesticati" ci ha raccontato cose incredibili sull'effetto domino:
PERCHE' NON SI E' PROVVEDUTO A STACCARE LE UTENZE A ROTAZIONE INVECE DI ASPETTARE CHE IL SISTEMA ANDASSE TUTTO IN FUORI SERVIZIO?
Se mancava il 25% dell'energia bastava staccare a rotazione il 25% dei distretti e intanto rimettere a regime le centrali che durante la notte lavorano a regime ridotto. Tra l'altro le centrali a gas e quelle idroelettriche sono adatte a supplire a carichi improvvisi e alle 3 di notte il sistema era sicuramete sottoutilizzato ossia NON POTEVA ESSERCI UN PROBLEMA DI "DEFICIT DI CENTRALI".
Io pensavo che il mestiere del gestore fose quello di applicare queste tecniche di sconnessione e rimagliatura della rete che si usano dai tempi dei nostri nonni. In fondo anche Internet ha scoperto decine di anni piu' tardi gli stessi metodi per garantire l'affidabilita' delle reti.
Ma forse il signor Bollino non lo sa?
Di fronte ad un simile problema è fuorviante parlare di NUOVE CENTRALI, visto che molte di quelle presenti (ad esempio quella di Livorno, due gruppi ad olio combustibile che alimentano un bel pezzo di Toscana) erano spente per risparmiare sul personale nel weekend!!
Sarebbe bene pensare a come produciamo energia!
Una centrale a vapore richiede ore per essere avviata e si alimenta solitamente con carbone e/o olio combustibile (altamente inquinanti).
Una turbo gas utilizza il metano e si avvia in pochi minuti (inquinando enormemente meno), ma il metano costa più caro e l'ENEL non vuole convertire le centrali.
Se sui nostri condominii illuminati dal bel sole del Mediterraneo si montassero pannelli fotovoltaici (come fanno in nord Europa!!) un blocco totale come quello che è appena avvenuto non si protrarrebbe per quasi 24 ore!!

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Con una una situazione al minimo dei consumi energetici, come può essere quella delle 03.25 di notte, il nostro sistema di sicurezza elettrico, così come quello dei maggiori paesi industrializzati, DEVE ed E? in condizioni di gestire una emergenza di questo tipo in pochi minuti al massimo qulche ora!
Altrimenti sarebbe come dire che non c'è un sistema di sicurezza nel sistema elettrico nel nostro paese...e che un qualunque pazzo ..o estremista ..e non un albero o un temporale, se volessero far saltare un traliccio tra le montagne metterebbero in ginocchio una nazione!
E se finalmente si parlasse di errore umano?..O di quache ritardo e automatismo che non ha funzionato o non è stato messo in funzione dal sistema di gestione italiana?
Perchè al contrario se fossimo così dipendenti da un piccolo incidente "imponderabile" come qualcuno ha detto, allora dovremo chiederci tutti ..?Ma a quale sconsiderato e incompetente abbiamo affidato il Sistema elettrico Italiano...??

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Perchè son dovute passare ben 15-20 ore prima che in Sicilia vennisse riattiva l'energia?
Perchè proprio la Sicilia che ha ben 3 tre centrali elettriche tra le più grosse in Italia?
Perchè nonostante che la centrale elettrica di Milazzo non abbia subito grosse conseguenze dallo stacco (impianti regolarmente in marcia) l'OK ad agganciarsi alla rete nazionale è stato dato solo dopo parecchie ore?
Perchè invece di costruire nuove centrali non si investe su quelle attuali invece di dismetterle?
Si parla tanto di costi elevati per KW/h ma alla fine chi paga non è sempre l'utente?
Perchè gli industriali si lamentano che voglio nuove centrali? per farci risparmiare sulla bolletta o per mettere le mani su un business di miliardi di Euro?
E' sempre troppo semplice criticare, ma alcune sottolineature sono doverose:
1-Un temporale o una pianta che cade su una linea elettrica non può dare origine ad un black out di tali dimensioni. Basta che ognuno parli non con un esperto, ma con qualsiasi giovane ingegnere in elettrotecnica.
2-Addossare agli Enti locali la colpa del mancato sviluppo del piano di costruzione delle rete di produzione nazionale è pura demagogia. Questo governo ha saputo essere rapidissimo per accontentare le voglie del suo premier, è fermo per tutto ciò che interessa alla nazione ai cittadini, agli imprenditori.
3-Pensare di risolvere il tutto con le centrali nucleari come vagheggia Lunardi è ancora demagogia: dobbiamo guardare alle nuove tecnologie, alle energie rinnovabili e non al passato. Una legislazione confusa impedisce ai gestori di programmare gli investimenti. Inoltre qualsiasi nuova realizzazione potrà diventare operativa tra tre/quattro anni: e nel frattempo?
4-Ripensare da subito ad una riorganizzazione della rete distributiva, basata sulla qualità ed affidabilità e non solo sul profitto. La deregulation così come è stata concepita ha portato in Italia i prezzi più alti e la minor affidabilità

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Primo: nello stesso telegiornale (il Tg3 delle 14 se non erro) 3 diversi servizi danno la capacità delle linee Svizzere prima a 3000 MW poi a 5000 e infine a 6000...
Mica parliamo di bruscolini...
Poi in una intervista il presidente del GRTN dice:"la rete elettrica è un tutt'uno, se si verifica un guasto, si ripercuote su tutta la rete"; ma le centrali di smistamento non sono fatte apposta per evitare una simile eventualità?
Secondo: per tutta l'estate ci hanno fatto una capoccia tanta per dire che noi dalla Francia importiamo AL MASSIMO il 20% del totale dell'energia (e d'estate è notevolmente superiore al normale).
Possibile che di notte col fresco, un'interruzione su una linea di fornitura d'emergenza faccia crollare tutto il sistema elettrico italiano irreparabilmente per più di 12 ore?
Terzo: nel Mezzogiorno le centrali a carbone risultano addirittura SPENTE!
E necessitano dell'energia della rete per essere rimesse in moto. Mentre l'energia viene distribuita prima ai cittadini del Nord, che non alle centrali del Sud...
Quarto: perfino Ciampi invoca il via libera alla costruzione delle nuove centrali demonizzando i poveri cittadini che giustamente non vogliono una centrale a carbone dietro casa.
Allora io mi chiedo: che si sia fatto apposta?
In una bella domenica autunnale, con pochi disagi, poco casino, le partite del sud tutte (o quasi) giocate in anticipo il sabato.
Un bello scossone per autorizzare queste costruzioni di centrali antidiluviane, di cui l'Italia non ha affatto bisogno.
Quasi quasi sarebbe meglio una centrale nucleare, incquina sicuramente di meno delle 20 centrali a combustibile fossile (carbone o olio combustibile) che vogliono costruire questi, e cmq se il problema è stato tecnico, sarebbe stato lo stesso anche con le centrali nuove.

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Le centrali nucleari hanno un minimo tecnico dell'80% della potenza massima, mentre le termoelettriche circa del 40%. Per cui i Francesi e i Tedeschi la notte e nei weekend l'energia praticamente la regalano.
Questo corrisponde ad un risparmio che finisce anche nelle nostre tasche: se non avessimo l'importazione di energia dall'estero la corrente costerebbe di più.
Ricordo che a fissare i prezzi dell'energia elettrica, e quindi i margini delle società di produzione e distribuzione, è un'autorità indipendente da esse (e spesso in conflitto con loro proprio su questo).
I sistemi elettrici sono magliati, vero, ma ci sono sistemi più magliati e sistemi meno magliati.
Quello italiano lo è assai poco.
Le Alpi limitano le interconnessioni con la rete del centro Europa, tra nord e sud ci sono solo 4 linee in alta tensione: ricordate il blackout del Meridione di qualche anno fa?
Tra l'altro le magliature, nei momenti di forte perturbazione, possono aiutare a propagare le instabilità: la Sardegna (la regione meno connessa al resto della rete) è l'unica a non aver subito il blackout proprio perchè quasi isolata.

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Da quando sono nato ad adesso avevo visto solo il famoso blackout di NY molti anni fa. Quest'anno siamo al terzo o quarto blackout importante compreso quello che ha lasciato mezza America e mezzo Canada al buio per moltissime ore.
Strano!. Io che, vivendo in Italia ai tempi dal ?68 fino a 5 anni fa e ora nell'America di Bush, sono stato costretto a diventare un "dietrologo", mi domando: cosa o chi sta provocando questi blackout e perche? La prima risposta che mi viene in mente e': forse ci cominciano a preparare sul fatto che scarseggiamo di energia e che quindi necessitiamo piu' petrolio.
Pensiero conseguente: "Forse ha fatto bene Bush and andare in Iraq a rapinare il petrolio degli Iracheni. Forse sarebbe giusto farlo anche con l'Iran. Non e' morale ma necessita' fa virtu, ecc. ecc. ecc."
Il prossimo futuro ci dara' qualche indizio per eliminare quella nebbia che sempre avvolge le nuove strategie. Sicuramente non credo che arrivino all'improvviso enormi blackout, completamente imprevedibili e totalmente inspiegabili a posteriori che rimangono senza risposte (eh eh, come sempre).

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1) L'ENEL, l'unica in grado di spendere per una centrale elettrica di nuovo tipo o di tipo tradizionale, non può più farlo per legge.
2) Una parte piccolissima della popolazione italiana (qualche migliaio) tiene testa alla stragrande maggioranza della popolazione italiana bloccando per l'ultimo tratto un elettrodotto proveniente dalla Grecia con proteste assurde.

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Non è possibile che un doppio guasto, anche se contemporaneo, possa mettere in ginocchio l'intero paese, una parte, una zona probabilmente si, ma l'intera Italia no, non è proprio possibile.
Come si fa ad esempio a spiegare ad un siciliano di Gela (provincia di Caltanissetta) che vive a pochi km dalla centrale elettrica o ad un pugliese che vive a pochi passi dalla centrale termoelettrica più grande d'Europa che, per un guasto forse in Francia, forse in Svizzera di appena 4 secondi, è rimasto oltre 18 ore senza corrente elettrica ?

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All'Enel va benissimo !!
ha presentato quest'anno (in un anno di vacche magre) un utile record, alla faccia di quanto ci fanno pagare in bolletta.
Questo grazie alla differenza fra prezzo pagato per l'energia importata e quello fatturato ai "polli" dei cittadini italiani per quanto riguarda i ricavi, e alla riduzione dei costi ottenuta riducendo personale e affidabilità di gestione.
A questo capolavoro basterà aggiungere la costruzione di nuovi impianti e la sua manutenzione (compresa quelle della rete, che come negli Usa nessun privato si vuole accollare) a spese della collettività e la loro successiva "cessione" ai privati affinché ne intaschino i profitti, con belle tariffazioni approvate naturalmente dall' Antitrust.
Da certi commenti che leggo penso che i potentati già in azione (spero solo che non abbiano diretta responsabilità in quanto successo, visto che la dirigenza è stata come al solito lottizzata e pare anche lei di capacità e professionalità ?da blackout?) potrebbero riuscirci.
Certo che sentire parlare in questo modo di costruzione di centrali nucleari da parte di certi letterati e commercialisti e/o improbabili ingegneri (al governo e non) rende conto del perché nel ns paese non c'è mai limite all'ignoranza.
Inoltre, è bene chiarire che se il settore energetico è strategico per il paese allora deve essere totalmente pubblico. Se invece si vuole privatizzato, come si stà facendo, allora l'energia è una merce, si compra OVUNQUE dove costa meno e il discorso dell'autosufficienza nazionale è privo di fondamento.

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Di notte il fabbisogno di energia è solo di un terzo e questo terzo viene preso dall'estero dove i contratti di fornitura sono regolati a canoni fissi. Per questa ragione al gestore italiano non appare "conveniente" tenere in produzione, di notte, le centrali italiane e si affida unicamente alle forniture estere! Ma questa strategia bisogna saperla adottare e saperla gestire. Il nostro gestore, con la connivenza del governo (Marzano), non solo non l'ha saputa adottare ma ancor più non l'ha saputa gestire. Infatti, a valle dell'incidente in Svizzera, gli scambi tra "esercizio - riserva" delle linee di fornitura di energia dall'estero non sono intervenuti ed il paese è rimasto al buio.La Francia ha dichiarato che se fossere intervenuti i sistemi di protezione poteva fornirci tutta l'energia di cui avremmo avuto bisogno!
Possibile che debbano raccondarci, sempre, frottole?
E' mai possibile che dobbiamo essere trattati sempre da deficienti? Si dimettano il ministro Marzano ed i rappresentanti della società di gestione perchè o sono bugiardi o sono incompetenti!

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Speciale TG1 di ieri sera con Enrico Variale (ma non faceva il commentatore sportivo?): linciaggio mediatico del movimento ambientalista, si dice in un servizio che in Italia in 20 anni sono stati spesi 100mila miliardi per le energie rinnovabili che hanno dato solo lo 0,1% della potenza. Dividete 100mila miliardi per lo 0,1% di 50 GW, vale a dire 50 MW (veramente mi risulta che tra eolico e solare ci siano installati oltre 700 MW) e vi viene che comprare un pannello fotovoltaico (il rinnovabile più caro) da 50W costa un miliardo di lire. Con quella cifra si dà energia a tutto il paese col fotovoltaico. In fondo, non è molto.
2. L'amm. delegato di GRTN ha detto all'inizio che è un evento molto raro. Allora, se capita una volta ogni qualche decennio, perché preoccuparsi tanto? Perché Marzano, Ciampi&Co. senza sapere le vere cause del problema hanno già pronta la soluzione? Diciamo che hanno strumentalizzato
3. Di risparmio energetico e di efficientamento delle centrali ENEL che sono le più obsolete, con tutti gli sprechi che fa l'industria, i supermercati e i negozi, perché è vietato parlarne? Recuperare questo famoso 20% e oltre con misure atte allo scopo non è poi così utopistico... Sto finendo un master su queste cose, e parlo con cognizione di causa.

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E' incredibile che il gestore di una rete non pensi a proteggere i suoi nodi (es centrali elettriche) da un possibile attacco o danneggiamento. Una eccessiva richiesta di fornitura deve far andare in blocco il primo punto di accesso e impedire che si inneschi il cosidetto effetto domino.
Hanno fatto dire delle sciocchezze anche al Presidente Ciampi che chiede nuove centrali piuttosto che una migliore gestione.
Siamo nel mondo della tecnologia e dell'informatica. Usiamo questi beni!

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Chi dice che servono centrali parla per partito preso o perchè non sa cosa sono i
kilowatt perchè una cosa è la potenza impegnata l'altra cosa la potenza utilizata
ma il rapporto non sara mai alla pari 1=1
Le centrali ci sono ma non vogliono farle funzionare perche costa di più
che importarla, in quanto una centrale nucleare non si puo fermare
ma ha bisogno di sfogare la sua potenza; anni indietro
la Francia ha proposto all? Enel di acquistare più potenza a un costo
talmente basso che più basso non si poteva.
L?ENEL a sua volta ha fermato le sue centrali ora perche vuole costruire altre
centrali che una volta finite, SE verranno finite, non serviranno
proprio a niente perche l'energia importata costerà sempre meno
La tecnologia dei carichi di oggi è inferiore a quella degli anni passati
le potenze impegnate in fabriche ed enti sono minori che negli anni passati
Quello che è successo ieri è doloso o premeditato o è una valutazione
superficiale. Sono da licenziare tutti i dirigenti implicati, compresi
gli organi di governo perche la caz...ta che hanno fatto è tanto grossa
che non c'è appello

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Linee e centrali
La differenza con quanto successo quest'estate è notevole: non si tratta di una carenza di potenza generata ma un problema di connessione con gli altri paesi. Tutto è pronto par fare altre linee con la Francia (quelle esistenti sono poche; gran parte di ciò che si acquista transita dalla Svizzera che, certamente, non fa beneficienza), ma non mi spiego perché si è così restii a costruirle.

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1.perchè non si riutilizzano le vecchie centrali dismesse? perchè si vogliono trovare NUOVI siti?
per fare guadagnare con qualche speculazione qualche alleato fedele al nano?
2.la responsabilità dell'inefficienza del nostro sistema non è dovuta unicamente alla dipendenza energetica straniera o all'assenza di centrali sufficienti, ma soprattutto dalla logica di gestione PARTITOCRATICA lottizzatoria e monopolistica del gestore (ossia dallo spoil system del centrodx se ne frega delle competenze acquisite sul campo dai dirigenti di vecchia data e li epura stalinianamente solo xchè tesserati ex-Pci) ,d'altronde Bondi se lo ricorda assai bene il metodo. P.Bersani l'aveva già affermato a una festa dell'Unità.

DA INDYMEDIA.IT

Ci sono solo tre strade per arrivare in Chiapas ....

Ci sono solo tre strade per arrivare in Chiapas ......Eppure la ricchezza lascia questa terra non solo passando per tre strade. Attraverso mille vie si dissangua il Chiapas: per Oleodotti e Gasdotti, per linee elettriche, per vagoni ferroviari, per conti bancari, per camion e camionette, per chiatte ed aerei, per sentieri clandestini e strade sterrate....Un pugno di mercanti, tra i quali lo stato Messicano, ci portano via dal Chiapas tutta la sua ricchezza e lasciano in cambio le loro tracce mortali e pestilenziali....Si portano via petrolio e gas e lasciano in cambio il segno capitalista: distruzione ecologica, spoliazione della terra, iperinflazione, alcolismo, prostituzione e povertà....Il tributo che il capitalismo preleva dal Chiapas non ha simili nella storia. Il 55% dell'energia nazionale di tipo idroelettrico viene da questo stato e qui si produce il 20% dell'energia elettrica totale del Messico. Tuttavia solo un terzo delle case Chiapaneche ha luce elettrica.Dove vanno i 12907 Gwattora che producono annualmente le centrali del Chiapas?...".Concentrazione della ricchezza e distribuzione della povertà: questo è il segno tangibile del Neo liberismo.Contro questa contraddizione dalle montagne della Selva Lacandona si è levato un grido di rivolta: uomini e donne delle comunità indigene del Chiapas hanno detto "basta" e si sono messi in marcia per intraprendere un cammino di speranza e libertà.Animati da una profonda dignità, rivendicano il loro diritti politici e sociali, il riscatto e la salvaguardia della propria cultura, e delle loro tradizioni ed aspirano ad un diverso modello di sviluppo, che non ponga più al centro delle attività umane, il profitto ma i valori della giustizia, della libertà e della democrazia.Le comunità indigene del Chiapas pongono all'ordine del giorno una delle contraddizioni fondamentali della nostra epoca, per questo motivo la loro lotta non si entro i ristretti confini del Messico ma si estende al mondo intero, rivolgendosi a tutti coloro che in ogni parte del pianeta subiscono questa contraddizione.Non è difficile comprendere che esiste un intrinseco legame tra la lotta delle comunità indigene del Chiapas e quella di chi, nel cuore dell'occidente, cerca di resistere ed opporsi al modello di sviluppo capitalista; la difficoltà semmai, consiste nel riuscire a stabilire un nesso tra queste due esperienze.Di fatto è stata proprio l'esigenza di trovare un terreno pratico di relazione tra la propria esperienza quotidiana e quella degli uomini e delle donne indigene del Chiapas che ha spinto diverse soggettività ad incontrarsi per cercare di capire cosa era possibile fare.

Dare una risposta a questa domanda non era certamente una cosa facile, tuttavia l'occasione di trovare una cosa positiva giungeva proprio dal Chiapas. La comunità indigena de La Realidad, rivolgendosi alla "società internazionale", ha fatto sapere di avere la necessità di risolvere il problema dell'elettrificazione poiché attualmente, non è collegata ad alcuna rete elettrica. Inoltre, essa non si limita alla domanda di pure e semplici infrastrutture ma rivendica un controllo dal basso delle proprie risorse attraverso la realizzazione di un impianto indipendente dalla rete nazionale. Infatti, sebbene il Governo Federale Messicano, in passato, abbia più volte promesso di provvedere all'installare di una turbina idroelettrica, la comunità, attualmente, in seguito all'evolvere della situazione politica, no si aspetta né desidera aiuti da parte del governo.

Nasce così l'idea di elaborare un progetto che consiste nella realizzazione di un piccolo impianto idroelettrico utile a soddisfare il fabbisogno energetico della comunità.Coscienti dell'impatto di devastazione culturale che l'introduzione di una fonte permanente di energia elettrica può avere su di una comunità indigena, la cui vita da secoli è stata scandita dai ritmi naturali, abbiamo deciso di intraprendere questo progetto per quattro ragioni principali.

1) Il progetto di installare una piccola centrale idroelettrica al La Realidad non viene da noi me è frutto di una proposta formulata dalla comunità stessa. Questa idea non nasce dall'atavica presunzione occidentale di risolvere "i problemi" degli altri utilizzando le nostre conoscenze e i nostri metodi, cosa che nella maggior parte dei casi crea solamente dipendenza, frustrazione e perdita di identità, bensì nasce dalla presa di coscienza che l'elettricità è una fonte energetica indispensabile per il funzionamento di molte strutture già in via di costruzione (ospedale, falegnameria, radio ecc.).L'utopia su cui si fonda questo progetto è quella di un uso razionale dell'energia che vada veramente nella direzione di migliorare le condizioni di vita e non solo in quella di massimizzare i consumi.La metodologia che si sta utilizzando è fondata su di un processo di interscambio culturale più che sulla mera imposizione. Prima di iniziare i lavori di installazione terremo (insieme al Sindacato della Compagnia Elettrica del Distretto Federale di Città del Messico) due o tre mesi di corso con i rappresentanti tutte le comunità zapatiste della zona che vorranno partecipare, in cui verranno spiegati gli aspetti teorici, tecnici e pratici del progetto, ai fini di rendere questa esperienza perfettamente ripetibile in maniera autonoma e autogestita.

2) L'impianto che si intende realizzare sfrutta una sorgente di energia "Rinnovabile". Sono definite rinnovabili quelle fonti energetiche (acqua, sole , vento) che possono virtualmente essere considerate inesauribili ovvero che si "rigenerano" con velocità maggiore di quella con cui vengono utilizzate. Queste sorgenti energetiche non producono trasformazioni irreversibili del ecosistema planetario (come l'emissione di Anidride Carbonica o di scorie radioattive), il loro costo ecologico e impatto ambientale è molto basso in rapporto alle fonti energetiche attualmente più utilizzate (combustibili fossili, energia nucleare).Inoltre la piccola centrale idroelettrica che verrà realizzata sarà completamente auto gestita e fornirà energia elettrica in maniera indipendente dalla rete nazionale, migliorando le condizioni di vita della comunità senza per altro renderla soggetta al controllo statale esercitato tramite l'oligopolio della "produzione" energetica. Per noi porsi la questione energetica significa affrontare all'origine il problema della soddisfazione dei bisogni materiali dell'uomo..E' in questo orizzonte che si è consumato il peccato originale del modello di sviluppo capitalista che ha portato all'edificazione di una società fondata sul dominio, sullo sfruttamento, sulla mercificazione e sull'iniquità sociale.L'energia non è una variabile puramente tecnica, essa è strettamente connessa all'organizzazione sociale, alle sue tecnologie ed ai suoi valori.Non è un caso che il controllo del sistema energetico è gelosamente concentrato nelle mani di pochi gruppi che detengono il potere: chi detiene il controllo dell'energia esercita implicitamente il controllo della società.Pertanto, un progetto di trasformazione radicale del sistema sociale ha senso solo se implica innanzi tutto un ipotesi di trasformazione del sistema energetico e quindi un diverso uso e una più equa ridistribuzione delle risorse.

3) La costruzione di una Micro centrale elettrica in una comunità indigena realizzata mediante un progetto di "cooperazione" internazionale completamente autogestisto e finanziata da numerosi comuni italiani, può essere utilizzata come forte strumento di pressione sul governo messicano.Per prima cosa, si dimostra che esiste un interesse reale e costruttivo dell'Italia nella cooperazione con le comunità occupate. In questo modo, la tesi governativa per cui il Chiapas è una regione politicamente instabile devastata da faide interne alle comunità indigene, risulterà molto piè difficilmente sostenibile. Dovrà apparire come le comunità zapatiste siano lucide e determinate nella loro lotta per l'autodeterminazione e siano capaci di intrattenere rapporti internazionali finalizzati al conseguimento della libertà e al miglioramento delle loro condizioni di vita. Inoltre la realizzazione di questo progetto, proverà come la condizione di estremo disaggio e povertà in cui versano le comunità chiapaneche non sia dovuta al mantenimento della loro cultura bensì alla condizione di isolamento e deprivazione che lo stato messicano gli impone. Non appena ne hanno avuto la possibilità, esse si sono mosse per stimolare uno scambio culturale, dimostrando come la tecnologia non sia uno strumento esclusivo di pochi "stregoni" legati al potere, ma, se opportunamente spiegata e utilizzata, può essere compresa e applicata da tutti.

4) Il gruppo promotore del progetto ( laboratorio itinerante tecnologie appropriate ) è costituito da individualità provenienti da esperienze eterogenee tra loro che si sono incontrate grazie ad un percorso di interazione basato sulla sperimentazione e la ricerca nel campo delle tecnologie appropriate.Singole soggettività che pur provenendo da percorsi diversi affondano le proprie radici in un patrimonio politico e culturale in cui vive e pulsa la volontà di ribaltare l'attuale modello di sviluppo partendo da un diverso approccio rispetto all'utilizzo delle risorse naturali e sociali."... per molto tempo tutti i progetti rivoluzionari che si proponevano di risolvere le infelicità, le tristezze e le miserie affidavano questo momento di risoluzione soltanto al futuro, vale a dire a un utopia. Adesso invece l'unica utopia possibile sta nello sforzo di fare della nostra vita una specie di scenario in cui si gioca il nostro destino individuale e quello sociale".Questo progetto per noi è un modo per giocare entrambi gli scenari, quello sociale, propagandando un impiego allargato delle tecnologie e uno sfruttamento autonomo delle risorse energetiche, e quello individuale , intraprendendo un esperienza di lavoro autogestita fondata su di uno scambio interdisciplinare delle conoscenze che si contrappone alla compartimentazione del sapere che ci è oggi imposta.

Per quanto è dato di sapere dai resoconti dei mass media, sembra che l’unico modo per fronteggiare l’attuale fase di crescita dei prezzi del greggio sia un incremento dell’offerta. Alcuni, senza dirlo esplicitamente, hanno pensato ad un rilancio del nucleare (se non ora, quando?).

Altri riproponendo esplicitamente le energie rinnovabili. A questo coro si è ultimamente unita la voce possente del premio Nobel Carlo Rubbia, che ha proposto di puntare sul solare costruendo in Sicilia un enorme collettore fotovoltaico di 50 chilometri quadrati. A nessuno, per quanto è dato di sapere è venuto in mente che per ridurre i prezzi del greggio si può percorrere un’altra strada: la riduzione della domanda di energia. Forse perché si pensa che questo obbiettivo possa essere perseguito soltanto riducendo i consumi finali con una politica di austerity che comprometterebbe la ripresa economica in atto. Quale economista potrebbe concepire un’eresia di questo genere, che va a intaccare uno dei dogmi fondanti della sua "scienza": la crescita del prodotto interno lordo? Quale politico potrebbe pensare seriamente alla sua carriera proponendo ai suoi elettori una riduzione del loro benessere?

Preoccupazioni sacrosante e rispettabilissime, che tuttavia non sussisterebbero se si pensasse che una riduzione della domanda di energia può avvenire, e in misura ben maggiore di quanto si possa ottenere comprimendo i consumi finali, promuovendo uno sviluppo tecnologico che accresca l’efficienza dei processi di trasformazione energetica, in modo da ottenere gli stessi servizi finali consumando meno energia alla fonte. Il 10 per cento del greggio importato dal nostro paese viene bruciato nelle raffinerie per produrre il calore necessario ai processi di cracking da cui si ottengono i combustibili. Se a ogni raffineria venisse abbinata una centrale termoelettrica che utilizzi per produrre energia elettrica il petrolio attualmente utilizzato per raffinare il petrolio, utilizzando per la raffinazione del petrolio il calore di scarto, i consumi globali di greggio si ridurrebbero circa del 10 per cento senza nessuna diminuzione del benessere delle famiglie. Risparmi molto significativi si possono ottenere anche nel riscaldamento degli ambienti, che assorbe circa un terzo dei consumi globali di energia. Una buona coibentazione può ridurre il fabbisogno di calore fino al 30 per cento senza diminuire il comfort termico. Riduzioni altrettanto importanti dei consumi alla fonte si possono ottenere con lampade ed elettrodomestici ad alta efficienza; trasformando in cogenerazione tutti gli impianti che producono calore tecnologico nelle industrie e negli ospedali, accrescendo l’efficienza delle centrali termoelettriche, incentivando le industrie automobilistiche a produrre automobili che consumino la metà, come ha dimostrato Greenpeace. Una voce a parte in questo elenco, che potrebbe continuare a lungo, è dato dalla cura e dalla gestione dei boschi perché, oltre a fornire una biomassa da utilizzare energeticamente, consentirebbe anche di ridurre il pericolo di veder trasformare ogni temporale un po’ più intenso o prolungato in una inondazione. Dal punto di vista economico la crescita dell’efficienza energetica offre due vantaggi in più rispetto alle fonti cosiddette alternative.

In primo luogo paga i suoi costi, perché riducendo i consumi a parità di benessere, riduce le spese di combustibile e consente di utilizzare i risparmi come quote di ammortamento dell’investimento nelle tecnologie che l’accrescono. Con opportuni contratti, già sperimentati e raccomandati vanamente dall’Unione Europea, l’utente finale può non spendere nulla, impegnandosi soltanto a versare all’installatore, per un numero di anni prefissato, i risparmi economici conseguenti ai risparmi energetici fino all’estinzione del debito (il così detto finanziamento tramite terzi). In termini macroeconomici l’operazione consiste nel trasferimento di una quota della spesa per la bolletta petrolifera in stipendi e salari nei settori che producono, installano e gestiscono le tecnologie che accrescono l’efficienza energetica. In secondo luogo il rendimento degli investimenti in termini di energia risparmiata è molto più interessante rispetto al rendimento degli investimenti nelle fonti alternative in termini di energia prodotta.

Analoghi sono i vantaggi dal punto di vista ambientale. Mentre ogni chilowattora risparmiato grazie ad una maggiore efficienza comporta una riduzione secca dell’inquinamento, ogni chilowattora prodotto con fonti alternative genera uno specifico impatto ambientale. Tra la costruzione di una nuova centrale idroelettrica per rispondere a un aumento della domanda di energia con un aumento dell’offerta, e la sostituzione delle lampade a incandescenza con lampade ad alta efficienza per diminuire la domanda, la prima soluzione costa di più e sconvolge l’ecosistema di un bacino fluviale, la seconda costa di meno e riduce l’impatto ambientale. L’ipotizzata centrale fotovoltaica di Rubbia se da una parte riduce le emissioni di C02, dall’altra, ricoprendo una superficie così vasta di materiale inorganico, riduce la fotosintesi clorofilliana effettuata dalla vegetazione che attualmente la ricopre, riducendo la capacità complessiva dell’ecosistema terrestre di assorbire la C02. Ammesso e non concesso che il rapporto tra l’investimento e il rendimento in chilowattora prodotti non sia inferiore a quello necessario a ottenere una pari riduzione di chilowattora attraverso una crescita dell’efficienza, il danno ambientale sarebbe comunque superiore.

L’aumento dei prezzi del petrolio è una iattura soltanto se si continua a pensare che l’unico modo di rispondere a una crescita della domanda di energia sia un aumento analogo dell’offerta. Può invece costituire una grande opportunità di crescita economica, produttiva e occupazionale, perché riducendo i tempi di rientro degli investimenti nelle tecnologie che accrescono l’efficienza energetica può rilanciare questo settore facendogli assumere il ruolo trainante di una nuova fase di sviluppo. Purché si esca da luoghi comuni, pigrizie mentali e schematismi ideologici su un problema che, per la sua drammaticità, richiede il massimo di concretezza e contemporaneamente di fantasia progettuale.

Tante coincidenze.
Innanzitutto quella della "notte bianca" romana, un evento unico che coincide con un blackout ancor più unico. Ah, "notte bianca" voluta dal sindaco Veltroni, che il giorno del blackout a New York si trovava... a New York ! USA, UK, Danimarca, Svezia e ora l'Italia... un'altra coincidenza ?

Prove tenciche di sabotaggio ?
http://213.215.144.81/public_html/articolo_index_8887.html

Perchè tenevamo le centrali spente ?
http://213.215.144.81/public_html/esclusivo.html

Per farci pagare di più ?
http://italy.indymedia.org/news/2003/09/388827.php

Per spingere sul nucleare ?
http://italy.indymedia.org/news/2003/09/388822.php

Come può essere il nucleare la soluzione se USA e UK sono stati da poco colpiti da blackout simili ?
http://italy.indymedia.org/news/2003/09/389149_comment.php#389156

Forse allora la soluzione è liberalizzare ?
<http://lists.mutualaid.org/pipermail/open-economy/2003-August/000104.html>

C'è chi sostiene il contrario
Perchè il 16 agosto il presidente del GRTN Bollino riferendosi all'effetto domino dichiarava che "un evento del genere in Italia non potrebbe succedere, perché abbiamo un protocollo di soccorso e interconnessione con altri Paesi europei che è molto stringente, essendo soggetto a regole europee. Insomma c'é una cooperazione consolidata, e in caso di crisi la messa a disposizione di potenza da gestore a un altro gestore interconnesso é una prassi ben codificata e utilizzata.

Inoltre, in Italia non abbiamo una rete elettrica così obsoleta come quella che gli Stati Uniti dicono di avere" ?
http://www.unita.it/index.asp?topic_tipo=&topic_id=29222
E' cambiata radicalmente la situazione in meno di due mesi ?
O forse Bollino non sa di cosa parla ?
Insomma, il sovraccarico non c'è stato e la rete italiana è perfettamente in grado di sopportare eventi anomali. Allora cosa è stato ?
http://italy.indymedia.org/news/2003/09/389176_comment.php#389194

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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