PENSIONI - TOCCATE LE VOSTRE - POI FORSE...TOCCHIAMO LE NOSTRE.

da una ricerca in internet e in vari articoli di giornali quotidiani e settimanali, nasce questa ricerca su quanto prendono economicamente gli uomini politici che ci governano. la ricerca serve a poco, molto piu' interessante e' la riflessione che ne scaturisce :

se proprio devono toccare le nostre pensioni per poter salvare il capitalismo, perche' non ci danno un buon esempio e non cominciano a toccare le loro pensioni e i loro stipendi per salvare i loro interessi economici di capitalisti ?

comunque con quello che guadagnano, frutta e verdura potranno sempre acquistarla, mentre noi ora siamo arrivato al pane... e basta.

DA AMATO A ZAVOLI

Biagio Agnes 565.080.750 71 anni, ex presidente della Stet. Pensione Inps (dal marzo 1994): 13 mensilità da 43.467.750 lire.

Giulio Andreotti 233.428.707 80 anni, senatore a vita, ex pluri-presidente del Consiglio e ministro. Pensione Tesoro (dal giugno 1992): 13 mensilità da 9.581.823 lire. Pensione Inpgi (dal gennaio 1977): 14 mensilità da 7.776.072 lire.

Giuliano Amato 441.599.304 61 anni, ministro del Tesoro ed ex presidente Antitrust. Pensione del Tesoro (dal gennaio 1998): 12 mensilità da 36.799.942 lire.

Luigi Arcuti 336.601.018 75 anni, presidente del Sanpaolo-Imi. Pensione Inps (dal maggio 1988): 13 mensilità da 3.727.100 lire. Pensione Fondo S. Paolo (dal marzo 1974): 13 mensilità da 2.776.168 lire. Pensione istituto San Paolo (dal marzo 1974): 13 mensilità da 19.389.118 lire.

Alessandro Barberis 121.906.200 62 anni, presidente della Piaggio. Pensione Inpdai (dall’aprile 1997): 13 mensilità da 9.377.400 lire.

Ettore Bernabei143.266.578 78 anni, azionista Lux, ex direttore Rai e presidente Italstat. Pensione Inpgi (dal giugno 1976): 14 mensilità da 6.847.802. Pensione Inpdai (dal gennaio 1987): 13 mensilità da 3.645.950 lire.

Giovanni Billia 107.127.150 65 anni, presidente Inail, ex direttore Rai e presidente Inps. Pensione di anzianità Inps (dal gennaio 1995): 13 mensilità da 8.240.550 lire.

Enrico Bondi 122.064.150 65 anni, amministratore delegato Montedison. Pensione Inpdai (dall’agosto 1993): 13 mensilità da 9.389.550 lire.

Bruno Bottai 122.064.150 65 anni, amministratore delegato Montedison. Pensione Inpdai (dall’agosto 1993): 13 mensilità da 9.389.550 lire.

Enrico Braggiotti 538.973.303 76 anni, ex presidente della Banca Commerciale Italiana. Pensione Inps (dal febbraio 1983): 13 mensilità da 11.597.550 lire. Pensione Comit (dal gennaio 1991): 12 mensilità da 25.621.000 lire. Fondo Comit (dal maggio 1988): 13 mensilità da 6.211.781 lire.

Vincenzo Caianiello 348.707.604 67 anni, ex presidente della Corte Costituzionale e ministro della Giustizia. Pensione Tesoro (dal dicembre 1995): 12 mensilità da 29.058.967 lire.

Carlo Callieri 124.892.950 58 anni, imprenditore, vice presidente Confindustria, ex direttore centrale Fiat. Pensione Inpdai (dal luglio 1998): 13 mensilità da 9.607.150 lire.Francesco Chirichigno468.482.170 65 anni, direttore generale Siae, ex amministratore delegato Telecom. Pensione Inps (dal febbraio 1995): 13 mensilità da 36.037.090 lire.

Carlo Azeglio Ciampi 852.423.639 79 anni, presidente della Repubblica, ex governatore della Banca d’Italia, presidente del Consiglio e ministro del Tesoro. Pensione Inps (dal gennaio 1981): 13 mensilità da 8.225.150 lire. Pensione Banca d’Italia (dal luglio 1980): 13 mensilità da 45.647.893 lire. Pensione Banca d’Italia (dall’aprile 1993): 12 mensilità da 12.672.840 lire.

Francesco Cingano 538.975.244 77 anni, presidente di Mediobanca e vice presidente delle Generali, ex amministratore delegato della Comit. Pensione Inps (dall’ottobre 1982): 13 mensilità da 13.792.750 lire. Pensione Comit (dal gennaio 1991): 12 mensilità da 22.752.000 lire. Fondo Comit (dal febbraio 1987): 13 mensilità da 6.665.038 lire.

Francesco Cossiga 42.612.674 71 anni, senatore a vita, ex presidente della Repubblica. Pensione Tesoro (dall’agosto 1985): 13 mensilità da 3.277.898 lire.

Enrico Cuccia 579.181.700 92 anni, presidente onorario di Mediobanca. Pensione Inps (dal marzo 1984): 13 mensilità da 9.215.900 lire. Pensione Cassa previdenza integrativa (dal dicembre 1998): 12 mensilità da 38.281.250 lire. ( deceduto )

Pasquale De Vita 122.047.900 70 anni, presidente dell’Unione petrolifera, ex presidente dell’Agip Petroli. Pensione Inpdai (dal giugno 1993): 13 mensilità da 9.388.300 lire.

Leonardo Di Donna 74.989.200 67 anni, ex direttore finanziario dell’Eni. Pensione Inpdai (dal giugno 1993): 13 mensilità da 5.768.400 lire.

Lamberto Dini 650.529.477 68 anni, ministro degli Esteri, ex direttore generale Banca d’Italia e presidente del Consiglio. Pensione Inps (dal giugno 1994): 13 mensilità da 13.288.250 lire. Pensione Banca d’Italia (dal maggio 1994): 13 mensilità da 36.752.479 lire.

Antonio Di Pietro 54.364.037 49 anni, senatore, ex poliziotto, pubblico ministero e ministro dei Lavori Pubblici. Pensione Tesoro (dal settembre 1995): 13 mensilità da 4.181.849 lire.

Fabiano Fabiani 233.449.444 69 anni, presidente di Napoli-Est, ex dirigente e giornalista Rai e amministratore delegato della Finmeccanica. Pensione Meie (dal maggio 1997): 12 mensilità da 3.142.861 lire. Pensione Inpgi (dal giugno 1985):14 mensilità da 8.552.233 lire. Pensione Inpdai (da gennaio 1991): 13 mensilità da 5.846.450 lire.

Vittorio Feltri 347.817.030 56 anni, giornalista-editore, ex direttore di "Europeo", "Indipendente" e "Giornale". Pensione Inps (dal maggio 1997): 13 mensilità da 408.050 lire. Pensione Inpgi (dal maggio 1997): 14 mensilità da 24.465.170 lire.

Pier Domenico Gallo 437.617.228 60 anni, titolare di Meliorbanca, ex direttore generale del Nuovo Banco Ambrosiano e amministratore delegato della Bnl. Pensione Bnl (dal settembre 1991): 12 mensilità da 27.014.966 lire. Pensione Cassa di Risparmio di Torino (dal dicembre 1984): 13 mensilità da 8.725.972 lire.

Cesare Geronzi 672.648.050 64 anni, presidente della Banca di Roma, ex responsabile cambi della Banca d’Italia e vice direttore generale del Banco di Napoli. Pensione di anzianità Inps (dal gennaio 1996): 13 mensilità da 36.700.950 lire. Pensione Cassa di Roma (dal gennaio 1996): in alcuni documenti risulta percepire un lordo annuo di 195.535.700 lire, in altri si parla di 223.469.376 lire. Se fosse giusta la seconda cifra il suo monte-pensioni annuo andrebbe corretto in 700.581.726.

Franzo Grande Stevens 89.633.635 71 anni, legale e consigliere di amministrazione di numerose società del gruppo Fiat. Pensione della Cassa nazionale di previdenza e assistenza Forense (dall’ottobre 1993): 13 mensilità da 6.894.895.

Giuseppe Guarino159.910.803 77 anni, ex ministro delle Finanze e dell’Industria, ha ricoperto numerosi incarichi in società private (Montedison) e pubbliche (gruppi Iri ed Eni). Pensione Tesoro (dal novembre 1998): 13 mensilità da 7.200.445 lire. Pensione Cassa di previdenza e assistenza Forense (dal dicembre 1987): 13 mensilità da 5.100.386 lire. Pensione Cassa nazionale di previdenza e assistenza Forense (dal dicembre 1987): 12 mensilità (non è specificato) da 4.382.583 lire.

Guidalberto Guidi 65.966.550 58 anni, imprenditore, membro del Comitato di presidenza della Confindustria. Pensione Inpdai (dal gennaio 1995): 13 mensilità da 5.074.350 lire.

Pietro Larizza77.049.050 64 anni, segretario generale della Uil. Pensione di anzianità Inps (dal maggio 1999): 13 mensilità da 5.926.850 lire.

Antonio Maccanico 95.974.380 75 anni, ministro per le Riforme istituzionali, ex titolare di diversi incarichi ministeriali, segretario generale del Quirinale con Pertini e Cossiga, presidente di Mediobanca. Pensione Tesoro (dall’agosto 1996): 12 mensilità da 7.997.865 lire.

Nicola Mancino 59.610.941 68 anni, presidente del Senato. Pensione Cassa nazionale di previdenza e assistenza Forense (dal novembre 1996): 13 mensilità da 4.585.457 lire.

Franco Marini 65.942.500 66 anni, deputato e segretario del Ppi, ex segretario generale della Cisl. Pensione di anzianità Inps (dal giugno 1991): 13 mensilità da 5.072.500 lire.

Rainer Stefano Masera 84.741.072 55 anni, amministratore delegato San Paolo-Imi, ex direttore ricerca economica della Banca d’Italia e ministro del Bilancio. Pensione Banca d’Italia (dall’ ottobre 1988): 13 mensilità da 6.518.544 lire.

Enrico Micheli 111.297.550 61 anni, ministro dei Lavori Pubblici, ex direttore generale dell’Iri e sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Pensione Inpdai (dal giugno 1998): 13 mensilità da 8.561.350 lire.

Giacinto Militello 408.889.325 63 anni, ex presidente dell’Inps e commissario Antitrust. Pensione Tesoro (dal novembre 1997): 13 mensilità da 31.453.025 lire.

Franco Nobili 75.843.950 74 anni, ex presidente dell’Iri. Pensione Inpdai (dal marzo 1983): 13 mensilità da 5.834.150 lire.

Luigi Orlando 81.772.600 72 anni, titolare dell’omonimo gruppo leader mondiale nei prodotti intermedi di rame. Pensione Inpdai (dal novembre 1994): 13 mensilità da 6.290.200 lire.

Tommaso Padoa Schioppa 492.415.885 59 anni, membro del consiglio direttivo della Banca centrale europea, ex vice direttore generale della Banca d’Italia e presidente della Consob. Pensione Banca d’Italia (dall’aprile 1997): 13 mensilità da 37.878.145 lire.

Ernesto Pascale 547.761.500 65 anni, consulente, ex presidente e amministratore delegato di Telecom Italia. Pensione Inps (dal luglio 1994): 13 mensilità da 42.135.500 lire. Sulla sua pratica figura la dicitura: «Recupero indebito in corso».

Gianni Pasquarelli 173.863.140 71 anni, ex direttore generale di Autostrade e della Rai. Pensione Inpgi (dall’ottobre 1983): 14 mensilità da 8.574.835 lire. Pensione Inpdai (dall’ottobre 1993): 13 mensilità da 4.139.650 lire.

Cesare Romiti 72.697.950 76 anni, imprenditore e presidente Rcs, ex presidente della Fiat. Pensione Inpdai (dal dicembre 1977): 13 mensilità da 5.592.150 lire.

Francesco Rosi 80.690.740 77 anni, regista. Pensione Società Italiana Autori ed Editori (dal luglio 1984): 13 mensilità da 1.190.000 lire. Pensione Enpals (dal gennaio 1979):13 mensilità da 5.375.360 lire.

Renato Ruggiero 127.389.535 69 anni, presidente dell’Eni, ex consigliere Fiat, ministro del Commercio Estero e direttore generale Wto. Pensione Tesoro (dal maggio 1991): 13 mensilità da 9.799.195 lire.

Giuseppe Santaniello 390.095.121 79 anni, vice presidente dell’Autorità per la privacy, ex garante della legge per l’editoria. Pensione Tesoro (dall’agosto 1995): 13 mensilità da 30.007.317 lire.

Mario Sarcinelli 421.127.473 65 anni, ex vice direttore della Banca d’Italia, ministro, direttore generale del Tesoro, presidente della Bnl. Pensione Inps (dall’aprile 1995): 13 mensilità da 4.743.850 lire. Pensione Banca d’Italia (dal gennaio 1982): 13 mensilità da 27.650.571 lire.

Oscar Luigi Scalfaro 165.711.039 81 anni, senatore a vita, ex magistrato, ministro e presidente della Repubblica. Pensione Tesoro (dal settembre 1988): 13 mensilità da 12.747.003 lire.

Sergio Siglienti 538.978.089 73 anni, presidente Ina e vice presidente Bnl, ex presidente della Banca Commerciale. Pensione Inps (dal giugno 1986): 13 mensilità da 15.417.000 lire. Pensione Comit (dal gennaio 1991): 12 mensilità da 21.190.000 lire. Fondo pensioni Comit (dal giugno 1990): 13 mensilità da 6.482.853 lire.

Franco Tatò 96.735.600 67 anni, amministratore delegato dell’Enel, ex Olivetti, Mondadori, Fininvest. Pensione Inpdai (dal novembre 1990): 13 mensilità da 7.441.200 lire.

Michele Tedeschi 201.439.632 59 anni, presidente del Poligrafico dello Stato, ex presidente dell’Iri. Pensione Meie (dal maggio 1998): 12 mensilità da 6.641.436 lire. Pensione Inpdai (dall’agosto 1997): 13 mensilità da 9.364.800 lire.

Franco Viezzoli 75.372.700 74 anni, presidente della società editrice dell’Adnkronos, ex direttore generale Iri, presidente Finmeccanica e Enel. Pensione Inpdai (dal febbraio 1987): 13 mensilità da 5.797.900 lire.

Gianni Zandano 78.511.550 65 anni, consigliere Ina, ex presidente Sano Paolo di Torino. Pensione Tesoro (dall’aprile 1996): 13 mensilità da 6.039.350 lire.

Sergio Zavoli 189.344.208 76 anni, giornalista e scrittore, ex presidente della Rai. Pensione Società Italiana Autori ed Editori (dal settembre 1987): 13 mensilità da 1.190.000 lire. Pensione Inpgi (dall’ottobre 1978): 14 mensilità da 11.413.546 lire. Pensione Enpals (dall’ottobre 1983): 13 mensilità da 1.083.428 lire.

Stipendi e pensioni dei parlamentari

Sfogliando il libro di Mario Guarino "L'Italia della vergogna" LASER edizioni, pubblicato nel settembre

1995, alle pagine 163-165 scopriamo quali sono e a quanto ammontano i privilegi dei nostri parlamentari;

abbiamo:

"Indennità" di £ 16.000.000 al mese lordi;

£ 3.950.000 al mese per l'assistente;

£ 3.750.000 al mese per diaria;

£ 4.000.000 l'anno per viaggi all'estero;

£ 1.000.000 al mese per l'affitto di un ufficio a Roma;

Telefono gratis;

Tribuna d'onore gratis negli stadi;

Tessera per il cinema gratis;

Voli aerei nazionali gratuiti;

Viaggi in treno e carrozza letto gratuiti;

Tessera di libera circolazione sulle autostrade;

Polizza assicurativa per morte e infortuni;

Permesso per l'automobile nel centro storico di Roma;

Possibilità di usare i ristoranti di Camera e Senato;

Conto corrente presso il Banco di Napoli con lo scoperto di 20 milioni;

Rimborso del 90% delle spese mediche e dentistiche;

Corso di lingua straniera gratuito;

Assistenza medica 24 ore su 24;

Iscrizione al circolo sportivo Acquacetosa;

A tutti questi il Presidente della Camera aggiunge:

£ 4.500.000 d'indennità di presidenza;

Appartamento di rappresentanza di 350 metri quadrati a Montecitorio;

Uso di macchina, autista e scorta, anche a mandato concluso;

Uso di un vagone di rappresentanza delle ferrovie della Stato;

Uso dell'aereo di Stato;

Uso delle prefetture e delle ambasciate in occasione dei viaggi.

Ancora più sorprendente è lo scoprire che molti di questi privilegi proseguono anche a mandato

concluso, quando cioè, il consenso degli elettori non è più quello di un tempo; nelle stesse pagine

del libro citato troviamo un elenco dei privilegi degli ex:

Assegno di fine mandato;

Pensione di parlamentare;

Tessera di libera circolazione sulle autostrade;

Viaggi in treno gratuiti;

18 biglietti aerei l'anno gratuiti;

Utilizzo dei servizi parlamentari e dei ristoranti;

Conto corrente presso il Banco di Napoli con scoperto di 20 milioni;

Rimborso del 90% delle spese mediche e dentistiche;

A fronte di tanti e tali privilegi, ci si aspetterebbe un notevole rendimento di

Camera e Senato, con parlamentari consapevoli del loro compito di rappresentanti

del Popolo; ed invece apprendiamo (fonte: L'Espresso) che su 439 votazioni effettuate

dalla Camera dal 5 maggio 1994 al 19 ottobre 1994, le percentuali delle assenze per alcuni big

della politica sono:

Silvio Berlusconi: 100%

Giulio Tremonti: 100%

Gianfranco Fini: 97.72%

Giuseppe Tatarella: 97.49%

Rocco Buttiglione: 97.49%

Fausto Bertinotti: 96.35%

Clemente Mastella: 94.98%

Adriana Poli Bortone: 94.53%

Franco Marini: 91.34%

Vittorio Sgarbi: 89.97%

Umberto Bossi: 89.97%

Massimo D'Alema: 87.69%

Walter Veltroni: 87.47%

Antonio Martino 86.35%

Oliviero Diliberto 86.10%

Armando Cossutta: 83.82%

Beniamino Andreatta: 78.81%

Enrico Boselli: 77.44%

Giovanni Pilo: 76.08%

Miriam Mafai: 74.94%

Ottaviano Del Turco: 74.03%

Roberto Formigoni: 73.12%

Luciano Violante: 71.52%

Francesco D'Onofrio: 70.84%

Luigi Berlinguer: 68.56%

Alfredo Biondi: 68.33%

Vincenzo Visco: 67.42%

Rosa Russo Jervolino: 66.28%

Tra i beneficiari anche gli ex di Prc, PdCI e Verdi

LIQUIDAZIONI E PENSIONI D'ORO PER I PARLAMENTARI NON RIELETTI

Una torta di 32 miliardi di lire estorta al popolo e

spartita dai 463 "trombati'' il 13 maggio 2001 VELTRONI, IERVOLINO, MATTIOLI, PAISSAN E NOVELLI TRA GLI EX PARLAMENTARI D'ORO Per ognuno dei 630 deputati e 315 senatori l'elezione del 13 maggio scorso rappresenta senza dubbio l'inizio di uno quinquennio dorato che, a meno di un scioglimento anticipato della legislatura, permetterà loro di riscuotere stipendi da favola dell'ordine di almeno 25-27 milioni di lire lordi al mese più tutta una serie di privilegi e benefit aggiuntivi da fare invidia anche a un nababbo. Ma anche i 463 ex parlamentari "trombati'' alle ultime politiche non possono certo lamentarsi perché fra liquidazione, pensione e privilegi vari maturati nelle legislature precedenti si possono consolare per la mancata elezione con un bel gruzzolo. A partire dal 25 luglio scorso gli assegni di liquidazione, pensione e privilegi vari maturati sono già in pagamento a cura del servizio competenze della Camera. Per i parlamentari la buonuscita si chiama "assegno di reinserimento'' nella vita sociale ed è pari all'80% dell'ultima indennità mensile lorda percepita che attualmente ammonta a 20 milioni, 607 mila e 808 lire, moltiplicato il numero di anni di mandato tenendo presente che in caso di scioglimento anticipato delle Camere o di dimissioni, ogni frazione di 6 mesi vale un anno intero. Inoltre è sempre in vigore l'odioso privilegio per cui un ex onorevole che ha già ricevuto dalla Camera una liquidazione di fine mandato o in seguito a dimissioni volontarie, in caso di rielezione in una successiva legislatura, alla fine del nuovo mandato avrà diritto al conguaglio anche della precedente buonuscita adeguata e ricalcolata in base all'ultima indennità percepita. Capita così che un ex parlamentare con due legislature alle spalle effettuate però in modo non continuativo riscuota una buonuscita complessiva quasi doppia di un suo collega con la stessa anzianità di servizio prestato in modo continuativo. è il caso ad esempio dell'ex ministro dell'Interno,la democristiana Rosa Russo Iervolino, attuale neopodestà di Napoli che nel '92, dopo 13 anni di servizio fra Camera e Senato, ha riscosso la prima tranche di liquidazione di circa 150 milioni e adesso, dopo esserestata rieletta nel '94 e nel '96 ne ha riscosso un'altra di ben 185 milioni grazie proprio al conguaglio della buonuscita riscossa nel '92 rivalutata all'indennità attuale. A tutto ciò Iervolino assomma una pensione di 16,5 milioni lordi al mese e i circa 15 milioni come sindaco di Napoli. Detto ciò, vediamo chi sono alcuni degli ex parlamentari d'oro della scorsa legislatura. Su tutti spicca indubbiamente l'ex segretario DS e attuale sindaco di Roma Walter Veltroni cui spetta, dopo 14 anni di permanenza alla Camera, una liquidazione di 234 milioni e una pensione di circa 14 milioni lordi che il quarantaseienne Veltroni potrebberiscuotere fin da subito ma che per il momento rimane congelata in quanto il neopodestà di Roma è ancora in carica al parlamento europeo e pertanto mensilmente aggiunge al suo già lauto malloppo circa 20 milioni più benefici annessi e connessi di Bruxelles. Di fronte a tutto ciò appare proprio una presa in giro il roboante annuncio fatto da Veltroni al momento della sua elezione al Campidoglio di rinunciareallo stipendio di circa 15 milioni al mese che gli spetta in qualità di sindaco di Roma. Inoltre c'è da considerare che Veltroni è anche giornalista professionista e pertanto a tempo dovuto, grazie allo scandaloso privilegio del cumulo di cui godono tutti gli ex parlamentari, aggiungerà alle sue entrate mensili anche una seconda e sostanziosa pensione da ex giornalista pagata dall'Inpgi. Altri sostanziosi assegni li incassano nell'ordine il verde Mauro Paissan che se la spasserà meglio di tutti perché ha alle spalle 4 legislature e quindi ha "diritto'' a una liquidazione di quasi 232 milioni più una pensionedi oltre 10 milioni e 200 mila lire lorde al mese che può riscuotere fin da subito in quanto avendo 53anni di età ha superato di 3 anni la soglia minima dei 50 anni con cui i deputati vanno in pensione a partire dal 15• anno di permanenza in parlamento. Tra l'altro c'è da dire che il suo gruzzolo Paissan lo ha riscosso anche in anticipo in quanto il 28 febbraio scorso è stato nominato membro dell'ufficio del garante per la privacy e il 15 marzo si è dimesso da parlamentare e adesso guadagna 11 milioni netti al mese per 12 mensilità. La stessa cifra la incassano anche il suo compare di partito Gianni Mattioli e il cristiano democratico Salvatore D'Alia, entrambi con 4 legislature alle spalle e quindi una liquidazione di 230 milioni più pensione di 14 milioni in tasca. Un altro ex parlamentare d'oro è l'ex sindaco di Torino Diego Novelli, 70 anni, direttore editoriale del settimanale del PdCI "Rinascita'' che con 14 anni di mandato incassa 230 milioni di buonuscita più una pensione di 14 milioni lordi al mese più la pensione da giornalista. Molto bene se la passerà anche il quarantatreenne ex parlamentare dell'Union Valdotaine Luciano Caveri che vanta un'anzianità di servizio di 15 anni e si porta casa un indennizzo di 230 milioni di buonuscita e, fra appena 7 anni, al compimento del 50• anno di età, comincerà a riscuotere anche una pensione di circa 14 milioni al mese a cui assomma un'altra trentina di milioni al mese in quanto eurodeputato in carica. Un altro miracolato è l'ex sindaco di Ravenna, il diessino Giordano Angelini, 62 anni, che è tornato alla vita civile con 220 milioni di "vitalizio'' più una pensione da ex deputato di circa 14 milioni lordi al mese cumulabile con una seconda pensione da impiegato. Inoltre al termine del suo mandato parlamentare Angelini è stato nominato presidente della Sapir, la società leader del porto di Ravenna per le operazioni di carico e scarico, da dove gli arriva un altro lauto stipendio. Tra gli ex parlamentari d'oro della "sinistra'' del regime neofascista spiccano i trombatidel PRC Ugo Boghetta e Mario Brunetti che con 9 anni di servizio si mettono in saccoccia 148 milioni di liquidazione e oltre 10 milioni e 200 mila lire di pensione. Fra i falsi comunisti la spuntano il cossuttianoFederico Guglielmo Lento, Maria Carazzi, Tullio Grimaldi, Antonio Saia e Rosanna Moroni che hanno maturato due legislature e hanno diritto a una liquidazione di 115 milioni più una pensione di 7 milioni e 339 mila lire lordi al mese a testa. Lo stesso malloppo spetta anche a Primo Galdelli, Maria Lenti e Maria Celeste Nardini, tutti del PRC, che vantano due legislature e pertanto vanno a casa con 115 milioni di buonuscita e una pensione di 7 milioni. Altro privilegiato di fine legislatura è il verde ed ex radicale Franco Corleone, sottosegretario alla giustizia nel governo Prodi e D'Alema, che ha lasciato Montecitorio con 115 milioni di buonuscita, a cui si aggiunge il ricalcolo della precedente liquidazione in virtù delle 5 legislature complessivamente maturate più un mandato da parlamentare auropeo e una pensione di 15,5 milioni lordi al mese. Insomma agli ex inquilini di Montecitorio e Palazzo Madama sono mancati i voti per essere eletti ma non mancherà loro certo il denaro sul conto in banca. Liquidazioni e pensioni d'oro spettano anche ai candidati verdi trombati: Annamaria Procacci e Massimo Scalia che si sono portati a casa 230 milioni di buonuscita e una pensione di ben 14 milioni lordi al mese. E poi ancora Lino De Benetti, sempre dei Verdi, che dopo 9 anni di mandato se ne è andato con un "assegno di reinserimento'' da 148 milioni e una pensione di circa 7 milioni; e i suoi compari di partito Paolo Galletti e Luigi Saraceni con 115 milioni di buonuscita e quasi 6 di pensione ciascuno. E pensare che i Verdi per anni hanno carpito il voto agli elettori agitando proprio il tema dei vergnosi stipendi e privilegi dei parlamentari.

L'Espresso on-line

del 19 agosto 1999

ESCLUSIVO / LE PENSIONI ECCELLENTI

50 uomini d'oro

Ciampi ne ha tre: 71 milioni lordi al mese. Cuccia ne incassa due: 48 milioni. Come Dini che arriva a 54. Poi Scalfaro, Cossiga, Andreotti, Romiti, Di Pietro... Ecco le rendite di alcuni italiani che contano

di Stefano Livadiotti

Certificato numero: 78711400. Importo mensile: 38.281.250 lire. Destinatario: Enrico Cuccia, via Pietro Mascagni 24, Milano. Decorrenza: 12/98. Mitico Cuccia: il Grande Vecchio della finanza italiana ha aspettato lo scorso dicembre, quando già da un mese aveva festeggiato il novantunesimo compleanno, per far scattare la sua seconda pensione: 38 milioni lordi al mese che si vanno a sommare ai 10 della rendita Inps maturata nell'84. Il senatore Antonio Di Pietro (certificato 03167223), invece, è titolare di una pensione da poco più di 4 milioni al mese (sempre lordi) dal 1995, quando di anni ne aveva solo 45.

Una Babele di leggine

Il presidente d'onore di Mediobanca e l'ex eroe di mani pulite sono solo due dei cinquanta italiani eccellenti di cui "L'Espresso" è in grado di rivelare le pensioni del 1999 fino alle ultime mille lire. Con l'avvertenza che gli importi maturati e indicati in queste pagine, nel caso di pensionati con lavoro dipendente o quando non sia stata ancora raggiunta l'età pensionabile, non vengono corrisposti per intero. Dalla foto di gruppo, che parte dalla "A" di Biagio Agnes per arrivare alla "Z" di Sergio Zavoli", esce lo spaccato desolante di un sistema previdenziale governato da una babele di leggine per le quali si fa fatica a rintracciare una logica, se non quella delle infinite lobby che negli anni sono riuscite a ritagliarsi invidiabili privilegi.

Nelle scorse settimane, quando il presidente del Consiglio Massimo D'Alema ha annunciato il bellicoso proposito di mettere mano a una riforma delle pensioni senza attendere la scadenza del 2001, tranne fare poi una penosa marcia indietro, il sindacato ha subito alzato le barricate. E ha trovato come fiancheggiatori, in una campagna all'insegna della più pura demagogia, le ali estreme dello schieramento politico e i loro giornali: da destra i quotidiani del gruppo Monti guidati dal superpensionato Vittorio Feltri; da sinistra il foglio rifondarolo "Liberazione" di Sandro Curzi. La tenaglia si è stretta come primo obiettivo sul ministro del Tesoro Giuliano Amato, che più di tutti era uscito allo scoperto sulla necessità di rivedere il circo Barnum della previdenza italiana: "36.799.942 al mese. È la pensione (lorda) dell'uomo che vuol tagliare le pensioni agli italiani", ha titolato a tutta pagina venerdì 30 luglio il quotidiano di Rifondazione, che ha proseguito la sua campagna il 4 agosto gridando allo scandalo per le rendite del rappresentante italiano nel board della Banca centrale europea Tommaso Padoa Schioppa e degli industriali Carlo Callieri e Guidalberto Guidi.

Tra quelle rivelate dall'"Espresso", la più alta è la pensione del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi: un assegno lordo di 71 milioni e 35 mila lire al mese. È una bella cifra. Ma è appena il caso di ricordare che, prima di arrivare sul colle più alto, l'attuale capo dello Stato ha percorso una formidabile carriera di grand commis che lo ha portato dal vertice della banca centrale a palazzo Chigi. E che, dopo essere andato in pensione da direttore generale della banca, Ciampi ha rifiutato prima l'appannaggio di governatore (nonché la sontuosa residenza: nella quale lesto si è acquartierato con i suoi cari l'arcinemico Lamberto Dini) e poi lo stipendio di premier e ministro.

Pensione media: 18 milioni all'anno

Il punto non È l'entità della pensione. Non c'è nulla di scandaloso nel ricevere un lauto chèque dopo aver lavorato per una vita occupando posizioni di prestigio, incassando super-stipendi e versando una montagna di contributi (e il discorso sarà tanto più valido quando a tutti verrà applicato il metodo contributivo: tanto versi e tanto ti ritrovi quando smetti di tirare la carretta).

Il problema che sollevano i dati rivelati in queste pagine dall'"Espresso" è semmai quello di una vera e propria giungla pensionistica, nella quale gli stessi funzionari dell'Inps cercano di destreggiarsi sfogliando e risfogliando una sorta di libretto d'istruzioni che conta qualcosa come cento pagine. Le statistiche dicono che in Italia ci sono 16 milioni e 204 mila pensionati, che si dividono un monte-rendite pari a 300.683 miliardi: in media ognuno incassa 18 milioni e 555 mila lire lorde l'anno. All'interno di questo gruppo c'è una famiglia di 5 milioni e 105 mila persone che ottiene mensilmente dall'Inps una cifra compresa tra le 279 mila lire e il milione. Ce n'è poi un'altra, assai più ristretta, composta da 2.310 italiani che ricevono ogni mese un assegno superiore ai 15 milioni (in media arriva a quota 19 milioni e 266 mila lire).

I numeri però aiutano a stabilire solo il contorno di un quadro che appare ogni giorno più sconcertante. L'ultima notizia è arrivata sabato 7 agosto, quando l'Istat ha fatto sapere che quasi un pensionato su tre accumula due o più rendite di origine diversa. I 4 milioni e 485 mila pluripensionati si dividono un gruzzolo di 50 mila miliardi: in media costano tra i 20 e i 29 milioni l'anno. Una curiosa anomalia. Che per giunta fino al 1998 scivolava nel grottesco. Già, perché prima dell'istituzione del cosiddetto casellario dei pensionati nessuno conosceva la reale situazione degli assegni erogati dai diversi enti: così, ogni rendita veniva tassata in modo separato e chi ne aveva più d'una finiva per ottenere in sovrappiù un discreto beneficio fiscale.

I parlamentari? Una casta

Nei giorni scorsi il governo ha annunciato che a settembre, se proprio non si potrà mettere mano all'intero dossier pensioni, verrà almeno fatta piazza pulita delle anomalie più macroscopiche. Sarà. Il fatto è che D'Alema e compagnia, per mantenere la promessa, dovrebbero cominciare a lavorare di scure proprio sui portafogli dei parlamentari, di coloro cioè che assicurano con i loro voti il galleggiamento del governo.

Quella di deputati e senatori è infatti una delle caste più garantite dallo scombinato universo pensionistico. Quando sono in ballo le loro pensioni possono accadere vicende da barzelletta. Una per tutte, quella che all'inizio degli anni Ottanta ha avuto per involontario protagonista il giornalista Arturo Guatelli, candidato per la Dc in Lombardia e risultato primo dei non eletti. Guatelli si era fatto una ragione della sconfitta quando, nel maggio del 1983, subito dopo lo scioglimento delle Camere, morì il presidente democristiano del Senato Tommaso Morlino e lui fu chiamato a subentrargli. Risultato: Guatelli scoprì che, pur senza aver partecipato a una sola seduta di lavori parlamentari, pagando una ventina di milioni di contributi avrebbe ricevuto, a partire dal sessantesimo compleanno, una rendita mensile di poco più di tre milioni netti. Cosa che è regolarmente accaduta.

Cinque milioni per una legislatura

La normativa che regola le pensioni di deputati e senatori (per non parlare di quella per il trattamento dei dipendenti del Quirinale) è un vero capolavoro. Non solo perché dopo una sola legislatura un parlamentare già matura il diritto a un assegno di 5 milioni al mese (a partire dai 60 anni) e con sette legislature al Senato si porta a casa 15 milioni (lordi). Ci sono meccanismi che dimostrano la fantasia di chi li ha messi a punto. Esempio: se per esercitare il mandato un deputato (o senatore) ha lasciato una posizione da lavoratore dipendente mettendosi in aspettativa, allora finisce per maturare gratis una seconda pensione, perché il suo ente previdenziale continua imperterrito a versargli i contributi. Ancora: se un ex parlamentare vuole riscattare gli anni mancanti al completamento di una legislatura, non deve necessariamente mettere mano al portafogli: più comodamente, può pagare i contributi con una trattenuta sulle prime rate del vitalizio.

Se ai parlamentari spetta dunque una sorta di primato, la mappa del privilegio è però molto più ampia. Così, leggina dopo leggina, sono fiorite le più bizzarre categorie di pensionati.

Pensionati d'antichità

Cuccia ha dunque atteso di varcare la soglia dei novantuno anni per far scattare la sua seconda rendita. Quella dell'Inps (120 milioni lordi l'anno) l'ha maturata da ormai quindici anni. E a vantare una pensione d'epoca non è certo il solo. Su due delle sue tre rendite (per complessivi 288 milioni) il presidente del San Paolo-Imi Luigi Arcuti può contare da addirittura un quarto di secolo. L'inossidabile ex boiardo Ettore Bernabei, che dopo aver regnato sulla Rai e sull'Italstat oggi produce film ispirati alla Bibbia con la sua Lux, da 23 anni ha diritto a una pensione Inpgi da quasi 96 milioni (un'altra la colleziona da dodici anni). L'attuale presidente della Rcs (ed ex presidente della Fiat) Cesare Romiti vanta una rendita di cinque milioni e mezzo lordi al mese dal 1977. E lo stesso vale per Sergio Zavoli, che dal lontano 1978 è titolare di una pensione annua da quasi 160 milioni lordi (ai quali ha in seguito potuto sommare i proventi di altre due rendite).

Pensionati baby

Il record spetta a Rainer Masera. L'amministratore delegato e direttore generale del San Paolo Imi, che nel 1998 ha messo insieme uno stipendio di un miliardo e 422 milioni, ha diritto ogni 12 mesi a poco meno di 85 milioni (lordi) dal 1988, quando di anni ne aveva appena 44. Come? Grazie al generoso regolamento della Banca d'Italia, dove il giovane Masera si era fatto le ossa come direttore della ricerca economica. E infatti nella sua stessa categoria figura un altro ex della banca centrale come Mario Sarcinelli: oggi sessantacinquenne, l'ex vice direttore della Banca d'Italia ha saltellato da un incarico all'altro con la certezza di una ricca pensione (359 milioni lordi) fin dall'età di 48 anni (a 61 anni ne ha sommati altri 61,7).

E che dire di Pier Domenico Gallo, oggi titolare di Meliorbanca, che la sua prima pensione l'ha maturata con la Cassa di Risparmio di Torino quando sulla torta di compleanno metteva ancora 45 candeline (una seconda rendita si è aggiunta sette anni più tardi)?

Pensionati & superstipendiati

Enrico Bondi, amministratore delegato della Montedison, ha uno stipendio consono al rango: il suo gruppo nel 1998 gli ha versato uno sull'altro 3 miliardi e 34 milioni: lira più lira meno, fa otto milioni e 300 mila lire al giorno, Natale, Pasqua e Ferragosto compresi. Bondi da sei anni è titolare di una pensione dell'Inpdai da 122 milioni virgola qualcosa all'anno. Nella sua stessa condizione ci sono molti altri top manager e banchieri di fama. Basti pensare al presidente della Banca di Roma Cesare Geronzi: 937 milioni di stipendio e 672 milioni di rendita maturata tra l'Inps e la banca capitolina.

Ma il caso più clamoroso è certamente quello del vice-presidente della Confindustria Luigi Orlando. Il re del rame è titolare di un impero che nel 1998 ha macinato profitti per 175 miliardi. E, oltre a incassare i ricchi dividendi, si è attribuito uno stipendio presidenziale da un miliardo e 624 milioni (sempre nel 1998). Però ha anche la pensione: poco più di 6 milioni al mese. Lordi.

(19.08.1999)

Non è solo privilegio

Ciampi ne ha tre: 71 milioni lordi al mese. Cuccia ne incassa due: 48 milioni. Come Dini che arriva a 54. Poi Scalfaro, Cossiga, Andreotti, Romiti, Di Pietro... Ecco le rendite di alcuni italiani che contano

di Bruno Manfellotto

Nelle stesse ore in cui Giuliano Amato e Cesare Salvi si preparano allo show down sulla previdenza, 850 ferrovieri - prima avanguardia di 5.750 di essi destinati da un accordo azienda-sindacati a smettere di lavorare anzitempo - conquistano la loro brava pensione d'anzianità. Ne beneficeranno, si dice, i conti dell'Ente ferrovie. Cioè lo Stato. Ma quelle pensioni, per molti anni, peseranno sui conti dell'Inps. Cioè sullo Stato.

Parafrasando uno slogan degli anni Settanta si potrebbe dire che per privatizzare i bilanci si pubblicizzano i costi. Il manager fa bella figura e il sindacato rinuncia a misurarsi con i problemi veri del costo del lavoro, dell'organizzazione aziendale, delle assunzioni improduttive. Ecco perché l'istituto dell'anzianità - che crea disparità con altri lavoratori esclusi dal beneficio, e li costringe pure a sopportarne i costi - risulta particolarmente iniquo.

Anche tra i 50 nomi dell'"Espresso" c'è qualche illustre pensionato d'anzianità, eccellenti e legittimissimi cumuli e molte curiosità. Ma sbaglierebbe chi vi vedesse la fotografia di una Repubblica fondata sui privilegi. Ciò che emerge è piuttosto la babele dei trattamenti, la confusione delle cifre, il caos delle corporazioni e delle leggine che ne hanno garantito, assieme alle pensioni, la sopravvivenza: un esame comparato di provvedimenti e di beneficiati consentirebbe perfino di ricostruire le stagioni politiche del Belpaese.

Più che dovuta al caso o alla contingenza politica, l'impalcatura sembra studiata apposta per scoraggiare ogni assalto. Stavolta tocca ad Amato e D'Alema. Per riuscire dovrebbero convincersi che fare poco è meglio che parlare molto.

 

Stipendi parlamentari

Ecco perché i parlamentari fanno di tutto -anche cambiare ideologie politiche- pur di arrivare alle mitiche poltrone. Entrando nel dettaglio, di questi 20 milioni lordi un deputato guadagna netti 9.240.000 lire ai quali si aggiungono 5.500.000 di diaria mensile netti, sempre che il deputato partecipi a tutte le sedute, 15 mediamente ogni mese, per un emolumento di 350.000 a seduta. Per ogni assenza in aula vengonodetratte dalla diaria giornaliera solo 300.000 che in genere sono integrate dalla indennità di missionein Italia, ovvero: 300.000 lire. Hanno un rimborso medio mensile per le spese di trasporto pari a 1.300.000 per taxi, traghetti, autobus privati ecc. Per le spese di rappresentanza e di segreteria percepiscono altri 6.870.000 mensili. Sommando il tutto, il guadagno netto di un deputato che non abbia incarichi speciali o di commissioni, e di 23.000.000 puliti, portaborse compreso. Numerosi sonopoi i benefit: aerei gratis, treni gratis, autostrade gratis, stadio gratis, musei gratis, viaggi all’estero gratis fino a 4 milioni annui, telefono gratis, fotocopie gratis, corsi di lingue gratis; perfino gli occhiali Sono gratis. Senza contare le polizze assicurative e il trattamento di fine mandato (la liquidazione degli onorevoli). Se non si viene rieletti scatta l’indennità di reinserimento nella società civile, e sono quattrini;una fotografia di queste prebende è stata scattata da Gian Antonio Stella. Nel suo ultimo libro, lo spreco, Stella ci illustra come, Arnaldo Forlani famoso trombato della prima Repubblica passando alla cassa dello Stato ritirò la bellezza di 439 milioni, De Mita prima di rientrare in politica, percepì 378 milioni, il Bettino nazionale 317 milioni, Gava 268 milioni. E le pensioni? Sono d’oro anche queste. Il motto sembra essere questo: "tagliamole ai poveri per darle ai ricchi", una specie di Robin Hood all’incontrario. Basta una legislatura, infatti, per assicurarsi un trattamento pensionistico da passare il resto della vita a comprare gelati ai bambini: 3.700.000 lire ogni mese; con due legislature, 5.200.000;tre legislature, 7.000.000 e cosi via fino ad arrivare agli oltre 10 milioni di chi legislature ne ha collezionato sette. Peraltro, il numero dei parlamentari messi a riposo, e di gran lunga superiore ai 955tra deputati (630) e senatori (325). Beneficiano di privilegi quasi come se fossero in carica. A cominciare appunto dalle pensioni. Il Quirinale invece è impenetrabile, si dice che è la privacy del Colle. La legge 441 del 82, permette di conoscere le indennità e le spese degli amministratori, dal Presidente del Consiglio dei ministri ai consiglieri comunali, fuorché uno: il capo dello Stato. Nel’97 la prima velina sulle spese quirinalizie ci informa che l’assegno personale, chiamato anche appannaggio del presidente della Repubblica, allora Scalfaro, è stato di 351.476.000. Il Quirinale nelsuo complesso costa agli italiani da 250 a 300 miliardi l’anno, il che vuol dire che un settenato può costare oltre 2.000 miliardi. Una ciliegina da porre sopra questa torta pubblica è la seguente: il nuovo ordinamento in elaborazione al Quirinale prevede che sia assegnata ai figli primogeniti degliex presidenti della Repubblica un’auto di servizio con relativo autista. Amici come prima. Le recentielezioni in Giugno hanno eletto rappresentanti al Parlamento europeo, nei consigli provinciali e neiconsigli comunali. Un brevissimo sguardo su Strasburgo per vedere cosa significa l’Europa è d’obbligo. Essere eurodeputato nel ’99 significa: un’indennità di carica di 18.700.000 ogni mese; per la gestione degli uffici, posta, computer, giornali e telefono, altri 6.500.000 ogni mese; per le spese di segreteria ed assistenti altri 18.544.000 ogni mese; per i corsi di lingua 250.000 ogni mese; corsi di informatica, 333.000 ogni mese; per le spese mediche, altri 2.500.000 ogni mese; la diaria è di 4.700.000 ogni mese;per i trasferimenti dal Bel Paese a Strasburgo sono 12.000.000 ogni mese (3 milioni a trasferimento per quattro volte al mese). La somma? Eccola: 63.527.000 al mese, il che vuol dire per 12 mesi 762.324.000che per i cinque anni di legislatura fa una montagna di soldi: 3.811.620.000. Benefit esclusi, come ad esempio i 90 milioni di reinserimento se non rieletti dopo la prima legislatura, piuttosto che i 12.980.000 di pensione che un eurodeputato dovrà riscuotere all’età di 60anni, e se è vero che in Italia si vive fino a 78 anni, come stabilito dalla legge, rimarrebbero 18 anni da vivere serenamente, calcolo alla mano: 12.980.000 moltiplicato 12 mesi e ancora per 18 anni. Totale: 2.803.680.000. Il tutto reversibile. Un Mondo di Privilegi

A Noi le Pensioni!

Silvio Berlusconi lo annunciò nel 1994,

allorquando era a capo della prima esperienza governativa del centro destra: "per raddrizzare il Paese è necessarioapportare delle modifiche al sistema pensionistico". Un boato squarciò le piazze di mezza Italia. Lo presero per pazzo, sindacati in testa. Poi, una volta messo alla porta da Palazzo Chigi, tutti, nessunoescluso, gli hanno fatto eco: "per il Paese non è necessaria, ma vitale una riforma delle pensioni".Quasi ammiccando. A dimostrazione che cambia il musicista ma non la musica, il pastore ma non il gregge.Poi nel corso di questi anni nel Bel Paese in tanti si sono affilati, da auditorium in videotorium, per dire la propria sulle pensioni. E sempre più spesso è emersa chiara una cosa: che da qui a qualche anno -taluni dicono il 2020, talaltri invece, prevedono addirittura il 2010- non ci saranno più i soldi per le pensioni. Ed è stato ripetuto più volte come un appello premonitore spalmato poco alla volta sulla pelle degli italiani, da chi di pensioni se ne intende più di ogni altro, vale dire Ciampi, Dini e Fazio, ossia la triade del doppio Stato: quello politico e quello economico. Oggi dunque, agli italiani non rimaneChe assistere desolati agli effetti di una cattiva quanto non remota gestione della politica. C'è chi lepensioni vuole tagliarle, e chi invece, vorrebbe applicare loro la legge del taglione. Mentre altri -ci Si riferisce a chi, dal sacro mondo delle pensioni rimarrà tagliato fuori, (disoccupati, maloccupati e neooccupati)- insorgono: "Tagliate i privilegi!" affermano con tono deciso. È senza torto. Sarannorimasti a bocca aperta quando, sfogliando il settimanale l'Espresso, hanno trovato in bella mostrala conclave dei super privilegiati, fra i quali compare anche chi, dei tagli alle pensioni, vuole farsene una rendita politica in un contesto europeo. Conti in tasca dunque, a banchieri, politici, sindacalisti,manager e giornalisti. Secondo l’esauriente dossier del settimanale, sono 50 gli uomini d'oro che percepiscono soldi a fiumi, ma gli italiani che ricevono mediamente un assegno da 19 milioni ogni mese,sono 2.310. Il motto sembra essere questo "tagliamole ai poveri per darle ai ricchi", una specie di Robin Hood all'incontrario. Citando in ordine i più conosciuti troviamo l'ex governatore della Bancad'Italia, ex Presidente del Consiglio, ex ministro e attuale capo dello Stato (quello economico) Carlo AzeglioCiampi, l'uomo che ha ricoperto tutte le cariche più importanti senza essere mai stato eletto da nessuno. L'assegno, o meglio gli assegni di Ciampi provenienti da Inps e da Banca d'Italia S.p.A., ammontano a 852.423.639 l'anno, che diviso dodici fa 71 milioni mensili. Be’, lordi s’intende. Lamberto Dini attuale ministro degli esteri sempre da Inps e Banca d'Italia S.p.A. incassa 650.529.477 l'anno, vale a dire 54 milioni al mese. Giuliano Amato attuale ministro del Tesoro, percepisce la pensione erogata direttamentedal tesoro: 441.599.304 ossia 36.800.000 di lire il mese. Il senatore Di Pietro, già da quando aveva 45 anni è titolare di una pensione di poco più di 4 milioni di lire al mese. Il sindacalista Larizza segretariogenerale Uil percepisce 77 milioni l'anno, circa sei milioni al mese. Il giornalista Vittorio Feltri tra Inps e Inpgi preleva ben 347.817.030 l'anno, vale a dire quasi 30 milioni al mese. Ernesto Pascale, manager, consulente ed ex amministratore di Telecom Italia incassa dall'Inps 547.761.500 cioè oltre 42 milioni, sulla sua pratica figura la dicitura "recupero indebito in corso". Tuttavia, l'esempio peggiore arriva dai parlamentari. Basta una legislatura, infatti, per assicurarsi un trattamento pensionistico da passare il resto della vita a comprare gelati ai bambini: 3.700.000 ogni mese; con due legislature, 5.200.000; trelegislature, 7.000.000 e cosi via fino ad arrivare agli oltre 15 milioni di chi legislature ne ha collezionato ben sette. Peraltro, il numero dei parlamentari messi a riposo, e di gran lunga superiore ai 955 tra deputati (630) e senatori (325). Beneficiano di privilegi quasi fossero in carica. A cominciare appunto dalle pensioni.Ma lo sperpero di risorse pubbliche e dato soprattutto dalle indennità (d'oro anche queste ovviamente).Non ultimo infatti, è il sostanzioso aumento di stipendio che i deputati si sono autoconcessi in Giugno, adeguando cosi l'indennità a quella dei senatori che già dal mese di Gennaio percepivano 1 milione e 300mila in più ogni mese.questa è una raccolta di articoli pubblicati in diverso tempo su vari giornali:

(CdS del 7/4/97, Supplemento Corriere Economia, anno IX/Numero12, pag. 20)

a proposito di pensioni, i politici della "Prima Repubblica" incassano vitalizi fino a 200 milioni. Non sono da meno i loro colleghi della "Seconda": inquisiti, miliardari, sindacalisti tutti retribuiti (e bene) a carico dei contribuenti; in tutto si contano, alla Camera, 1.188 onorevoli pensionati. Tra i casi più eclatanti citiamo quello di Bettino Craxiche, nonostante il volontario esilio, continua ad incassare come ex deputato della Camera la pensione di 200 milioni annui. Non è minore il vitalizio di Arnaldo Forlani e Vincenzo Scotti; di poco inferiore quellodi Gianni Prandini, Cirino Pomicino, Gianni De Michelis, Rino Formica e Claudio Martelli. Sempre a carico dei contribuenti sono galantuomini del calibro dell'ex ministro della sanità De Lorenzo e di Massimo Abbatangelo, condannato quest'ultimo per l'attentato dell'84 al treno Napoli-Milano,per non parlare di Salvo Andò e Calogero Mannino, coinvolti in inchieste di mafia. Vi sono poi miliardari che hanno preteso la pensione da ex deputato con appena due anni di mandatoparlamentare, come Franco Miroglio, ed altri del calibro di Eugenio Scalfari e Claudio Signorile. Per i nostri parlamentari, inoltre, è possibile sommare la pensione con altri redditi: usufruiscono diquesto privilegio, ad esempio, Giorgio Napolitano, Marco Formentini, Giuliano Amato, Marco Pannellaed Emma Bonino, Stefano Rodotà, Luigi Spaventa, Pino Rauti, Mariotto Segni, Adelaide Aglietta e Pino Leccisi (consigliere personale di Silvio Berlusconi).

Vi piacerebbe essere un ricco pensionato a 50 anni?

Sicuramente la cosa non dispiace a Roberto Formigoni, baby pensionato pur restando in attività. Come lui, pensionati a 50 anni sono La Ganga, Franco Piro, Vizzini, Mario Raffaelli, Giulio Di Donato.

Sul CdS del 14/4/97, Supplemento Corriere Economia, anno IX/Numero13, pag. 17, compare poi un

altro lungo elenco di ex deputati, vecchi e nuovi, le cui pensioni variano da un minimo di 50 milioni

ad un massimo di 200 milioni.

Ma come funziona la pensione dei parlamentari? La base è l'indennità parlamentare di £16.933.339,

non soggetta a ritenute previdenziali; si segue poi la seguente tabella.

LegislaturaVitalizio Mensile LordoPrima = 25% dell'indennità parlamentare

4.233.350Seconda = 38%6.434.692Terza = 53%8.974.701Quarta = 68%11.514.711Quinta =

75.5%12.784.716Sesta = 80.5%13.631.386Settima = 85.5%14.478.056Complimenti!

Nello stesso articolo di Caizzi del 7/4/97 troviamo altri dati circa le indennità dei parlamentari;

secondo il giornalista esse ammontano:

£ 16.933.399 per l'indennità parlamentare base;

£ 4.125.000 per diaria di vitto e alloggio;

£ 6.500.000 per i "portaborse"

Da £ 648.841 per il segretario di una commissione a £ 12.089092 per il presidente della Camera;

Liquidazione (esente da imposte) a fine mandato pari all'80% dell'indennità parlamentare per ogni anno

di "servizio"; Rimborso di £ 200.000 al giorno per le missioni;

Contributo di £ 1.137.000 mensili per l'ufficio a Roma;

ed altri ancora già citati.

Passiamo ora ad esaminare gli stipendi dei dipendenti di Montecitorio; un commesso,

ad esempio, con una ventina d'anni di anzianità, guadagna circa 5 milioni netti per 15 mensilità

senza contare altre indennità; un operaio specializzato o una segretaria raggiungono circa 125 milioni

annui, senza parlare poi dei quadri e dei dirigenti. Inoltre, il personale di Montecitorio non è toccato dai

tagli e dalle riforme imposte dal governo ai pensionati dell'INPS e degli altri enti previdenziali pubblici.

(CdS del 21/4/97, pag. 19) Un discorso del tutto analogo si potrebbe rifare per i pensionati del Senato;

senza riportare le stesse tabelle viste precedentemente, ci limitiamo a qualche nome famoso: pensionati

del Senato sono ad esempio Severino Citaristi, Antonio Gava (con quasi 200 milioni annui), Carlo Bernini,

Claudio Vitalone, Giulio Andreotti il quale non ha negato di aver sommato la pensione da ex ministro con

l'indennità da senatore a vita e con la liquidazione anticipata di una parte del vitalizio da ex deputato,

"richiesta perché altrimenti non avrebbe potuto cumulare gli introiti di Montecitorio con quelli di palazzo

Madama".

Nessun ex senatore ha rinunciato al vitalizio, e lo ricevono pure miliardari come Susanna Agnelli,

Luciano Benetton, Guido Rossi, Francesco Merloni ed altri ancora.

Anche al Senato non mancano i cumulatori di pensioni, come magistrati, generali, professori universitari

ed altri ancora. In tutto il Senato paga circa 752 pensioni d'oro a cui vanno aggiunti 391 eredi di defunti

(perché anche loro godono di privilegi per diritto ereditario).

Da segnalare anche la presenza di un'associazione di ex parlamentari, presieduta da Paolo Cavezzali,

che si impegna a difendere proprio i privilegi degli onorevoli pensionati.

Per ciò che riguarda i dipendenti del Senato, oltre a poter andare in pensione (fino al 1995) con solo 20

anni di servizio (ora ne occorrono almeno altri sei, anche se versati con altri datori di lavoro: aggiungendoci

i quattro anni che da sempre vengono regalati ai commessi come ai dirigenti, si arriva al minimo di 30 anni,

che prevede una penalizzazione del 3%), rileviamo la seguente tabella, a cui vanno aggiunte le indennità

di funzione e vari fringe benefit:

A questo punto viene da chiedersi quanto ci costano le due Camere; senza riportare le dettagliate tabelle pubblicate nell'articolo, vediamo che i totali sono: 638 miliardi di lire per il Senato per l'anno 1996, e 1.259 per la Camera dei Deputati per l'anno 1997, che nel '98 diventano 658 per il Senato e 1.414 per la Camera (tratto da "Sette", supplemento del Corriere della Sera, N°24-1998)

(CdS del 5/5/97, pag. 21) Passiamo ora ai dipendenti della Banca d'Italia: possono contare su 17 stipendi l'anno, ricche liquidazioni, e tanti altri fringe benefit che Ciampi o Dini non hanno mai proposto nemmeno per gli italiani più poveri.

Senza entrare nei dettagli riportiamo solo qualche esempio:

le spese di Via Nazionale relative al 1995 ammontano a 2.146 miliardi di lire per circa 9.500 dipendenti in servizio, 7500 tra pensionati e loro eredi ed un migliaio dell'Ufficio italiano cambi;

un operaio neo assunto incassa circa 50 milioni annui, cioè quasi 3 milioni netti al mese, che con il progredire della carriera possono diventare anche 5 milioni al mese, (se rapportati a 12 mensilità);

nella carriera direttiva, si parte da uno stipendio iniziale di 4,5 milioni netti al mese, fino ad arrivare a circa 10 milioni netti mensili, senza contare la gratifica annuale (alcune decine di milioni) ed altri privilegi ancora, quali ad esempio la casa concessa dalla banca (una volta ad equo canone, creando casi analoghi a quello dello scandalo "Affittopoli", ora con i patti in deroga, ma sempre a condizioni più favorevoli rispetto a quelle di mercato), un mutuo a tasso agevolato, l'asilo nido privato a prezzi modici, più contributi per i figli per lo studio, il tempo libero, le attività sportive, i regali della Befana, e una diaria per 15 giorni di vacanza l'anno per ciascun figlio a carico; inoltre, controllo medico generale ogni anno (con 40.000 lire di ticket) e mutua integrativa. Come se non bastasse, i dipendenti possono accedere a prestiti a tassi minimi e assicurazione sulla vita a favore degli eredi. Per andare in pensione, una volta bastavano 20 anni di anzianità, riscattando gli anni della laurea e usufruendo del fondo pensionistico interno; oggi sono state introdotte penalizzazioni sul massimo e sui tempi di ritiro, mantenendo però ampie possibilità di cumulare con altri introiti.

Non si conoscono le retribuzioni del vertice della banca: gli ultimi dati riguardano la retribuzione di Fazio (che chiede maggiore flessibilità per gli operai, in pratica stipendi più bassi e licenziamenti più facili), il quale dichiarava nel lontano 1993 quasi un miliardo annuo;

pensionati d'oro e cumulatori sono ad esempio Dini, Masera, Padoa Schioppa, Mario Sarcinelli, e altri ancora. Anche Ciampi è un pensionato (con 927 milioni annui) della Banca d'Italia, di cui è stato Governatore, ma (come riportato in seguito) ha rinunciato allo stipendio di ministro.

Solo a titolo di esempio riportiamo gli stipendi lordi annui del 1997 riguardanti la carriera operaia secondo lo sviluppo funzionale (personale con veloce avanzamento per merito) e lo sviluppo professionale (personale con avanzamento per sola anzianità)

Anni Serv.GradoSviluppo FunzionaleGradoSviluppo Professionale1Operaio di III49.753.000Operaio di III49.753.00015Operaio di I76.778.000Operaio di II67.954.00030Capo Reparto111.987.000Operaio di I79.005.000(CdS del 19/5/97, pag 18) Un capitolo a parte merita Giulio Andreotti; riportiamo la parte dell'articolo che lo riguarda: "Eletto alla Camera nel '46, ha maturato il vitalizio massimo degli ex parlamentari (si ottiene con almeno sette legislature), che è di 9.229.178 lire nette al mese (…). I suoi 45 anni da onorevole valgono una liquidazione pari a 45 volte l'80% netto dell'indennità parlamentare lorda. In più Andreotti nel '91 è stato nominato senatore a vita dal suo collega DC ed allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Per cui da quell'anno gode dell'intera indennità parlamentare, più 5.250.000 lire mensili nette come diaria, più 6.500.000 lire nette come contributo per il "portaborse", più i ricchi fringe benefit in denaro e servizi che i legislatori italiani si sono autoassegnati". Occhio e croce, l'ex DC dovrebbe ricevere circa 400 milioni annui, solo in parte pignorabili. Tra gli altri big che godono della pensione da ex ministro citiamo: Emilio Colombo, Remo Gaspari, Paolo Emilio Taviani che dopo 21 anni da ministro è stato nominato senatore a vita e dovrebbe cumulare anche con la pensione da ex professore. Professore è anche Prodi, che tra gli introiti di Palazzo Chigi e di deputato dell'Ulivo incamera circa 500 milioni annui.

L'inchiesta di Caizzi prosegue analizzando gli stipendi e le pensioni d'oro dei magistrati (CdS del 26/5/97 pag.22), dei magistrati amministrativi (CdS del 9/6/97, pag.18), dei giornalisti di radio e tv di stato (CdS del 16/6/97, pag.23), dei manager statali (CdS del 30/6/97, pag.26).

Sul CdS del 13/8/97, pag.15 compare una tabella sugli stipendi dei manager delle Ferrovie di Stato: prendiamo atto che, ad esempio, l'amministratore delegato Cimoli incassa un assegno di circa un miliardo annuo, seguito da vari amministratori, come Buaron, Conti e Rossi, che si fermano a 500 milioni.

Da "Il Messaggero" del 31/8/97, pag.7 riportiamo i compensi di alcuni manager e giornalisti RAI nel 1996:

Antonio Perricone622.223.000Giovanni Minoli530.371.000Marino Bartoletti563.076.000Luca Giurato496.947.000Bruno Vespa468.678.000Michele Lubrano433.655.000Michele Santoro (35 settimane)393.632.000Da Sette, supplemento del CdS (n°24, del 18/6/98, pag.42-48) apprendiamo che il costo complessivo di Camera e Senato per il 1998 supera i 2.000 miliardi, di cui 28,5 miliardi per affitti (?), 8 miliardi per "pulizia e igiene" (e pensiamo a certi ospedali), ed un altro miliardo per cure termali. Inoltre ad ogni deputato e senatore è stato fornito un personal computer portatile. Sempre a carico dei contribuenti.

Un articolo di Marco Dal Fior pubblicato sul Corriere della Sera del 26/8/1997 (Corriere di Milano, pag.42) ci informa sugli stipendi dei manager delle aziende municipalizzate di Milano; scopriamo così che il Direttore Generale della SEA ha dichiarato nel 1993 un reddito di 630 milioni lordi: comprendiamo ora l'amarezza del sindaco Albertini che considera la sua busta paga, di soli 91 milioni netti annui, inadeguata al prestigio del Primo Cittadino di Milano.

Su "Il Messaggero" del 12/10/97 pag.9, è indicato l'aumento di stipendio dei ministri e sottosegretari tecnici (cioè non eletti dal popolo): con la legge 334 del 2/10/97 a firma di Romano Prodi, lo stipendio annuo di un ministro tecnico passa da circa 98.000.000 annui lordi a circa 200.000.000 lordi l'anno (che bel salto, quasi come gli aumenti delle pensioni minime!), che è l'indennità parlamentare dei ministri eletti. Gli interessati del governo Prodi erano circa 20, tra cui Giovanni Maria Flick e Paolo Costa; non ne ha beneficiato invece Carlo Azeglio Ciampi che, pensionato della Banca d'Italia, ha fatto sapere di aver rinunciato anche allo stipendio di ministro. (Finalmente una bella notizia!)

Che questa leggina abbia comportato un "leggero" aumento della spesa pubblica, se n'è accorta anche la Corte dei Conti (CdS del 5/8/98, pag.2) che segnala nel 1997 un aumento di spesa per il personale dell'Amministrazione dello Stato del 15,75% rispetto l'anno precedente; da notare che nel 1996 la spesa era cresciuta rispetto il 1995 del 30,11%!

(CdS del 30/9/99, pag.3, di Giuseppe Sarcina) Dopo questa scorpacciata di dati e tabelle, torniamo ai nostri rappresentanti: le sorprese non finiscono mai! Il 1999 sembra regalarci una rilevante svolta nella moralizzazione della vita politica: il Presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, promette che nella finanziaria ci saranno sgravi fiscali e, finalmente, quello che viene definito con grande enfasi un contributo di solidarietà: è una tassa del 2% per tutte le pensioni superiori ai 138.000.000 annui, per la quota eccedente tale cifra! A conti fatti non è proprio gran che, ma è il gesto che conta: per dirla con Moretti, "finalmente qualcosa di sinistra!". Vediamo un esempio concreto: chi ha una pensione di £ 150.000.000 annui, subirà un prelievo del 2% su £ 12.000.000, ovvero £ 240.000; è un prelievo praticamente indolore: su un mensile di £ 12.500.000 si perdono ben 20.000 lire! E' come togliere 2.560 lire da un stipendio di 1.600.000 lire. Ma questa proposta sembra scatenare un putiferio: Dini sostiene "che è incostituzionale modificare retroattivamente i trattamenti previdenziali" (ma evidentemente non c'è alcun problema per chi in pensione sta per andarci!); anche i magistrati sembrano non gradire il contributo di solidarietà, e trovano il sostegno del ministro Diliberto. Ma ecco che i nostri politici tirano fuori il coniglio dal cilindro: con un colpo di scena degno del miglior romanzo giallo, scopriamo (CdS del 7/10/99, pag.41), grazie ad una lettera inviata dal Sig. Guido Hassan a "La stanza di Montanelli", che il contributo di solidarietà non verrà applicato a magistrati e politici! Se la notizia verrà confermata (e speriamo in una rapida smentita!) ci verrà il mal di pancia per le risate!

(Panorama del 11/2/1999, pag. 48, di Giancarlo Perna) Nella nostra semplicità ed ingenuità, ritenevamo che i dipendenti delle due Camere fossero ben soddisfatti degli emolumenti percepiti: ed invece non è per nulla così! Il personale amministrativo di Palazzo Madama (900 e passa dipendenti), rappresentato da ben nove sindacati (!?), è entrato in sciopero lunedì 8 febbraio, perché si sente trascurato rispetto ai dipendenti di Montecitorio.

Lo stesso articolo ci fa conoscere altri privilegi (ma quando finiscono?) dei parlamentari: pare che ogni senatore sia stato dotato di un personal computer da 8 milioni (e sembra che molti lo usino solo come stereo), ed inoltre ogni eletto a Palazzo Madama può chiedere il rimborso di sei paia di occhiali l'anno!

(Panorama del 10/6/1999, pag. 24) In questa nostra rassegna sembrano essere sfuggite altre due categorie di privilegiati: i consiglieri regionali e gli europarlamentari. Iniziamo dai deputati di Strasburgo: percepiscono lo stipendio più alto tra tutti i rappresentanti europei, oltre a diverse altre voci:

18.400.000 lire mensili;

447.000 lire per ogni giorno di partecipazione ai lavori;

6.300.000 lire per spese di segreteria;

un extra mensile di 24.400.000 lire per gli assistenti personali e le relative spese viaggio.

In tutto, all'incirca 60.000.000 di lire al mese! Siamo senza parole!

(Il Giorno del 4 8/1999, pag. 4, di Alessandro Farruggia) Non se la passano male neppure i consiglieri regionali; ecco un piccolo elenco di agevolazioni:

nella maggior parte dei casi bastano 5 anni di mandato per aver diritto alla pensione (10 anni per il Trentino): ma questi limiti devono sembrare troppo rigorosi per gli eletti del Molise e della Campania, per i quali sono sufficienti appena 30 mesi.

L'età pensionabile è fissata a 60 anni, ma per vari motivi può essere anticipata a 55 anni per Piemonte, Liguria, Abruzzo, Friuli, Campania, Basilicata e Puglia.

Vi è per tutti una quota di reversibilità, e non solo alla moglie o ai figli: in Friuli anche alla convivente. In Toscana, Umbria, Piemonte ed Abruzzo ne possono beneficiare anche i genitori over 65 o a carico! In Umbria e Abruzzo la presenza di più figli fa raddoppiare l'assegno.

Le pensioni sono cumulabili senza limite con qualsiasi reddito, da lavoro dipendente o autonomo, con pensioni INPS, da deputato, da parlamentare europeo, da commissario europeo, da giudice costituzionale.

Non contenti di tutto ciò, in estate (perché queste cose per tradizione si fanno in agosto, possibilmente vicino al 15) la giunta dell'Umbria guidata dal diessino Bracalente, ha gratificato i manager della regione con un aumento medio di 15.000.000 di lire annue circa, aumento reso possibile dalla mancata sostituzione dei pensionati: cioè, chi già lavora guadagna di più, chi è disoccupato ci rimane! Insomma, è la politica di chi toglie al povero per dare al ricco: proprio la politica che ci si aspetta da una giunta di sinistra. (Il Giorno del 13/8/1999, pag. 2, di Pier Paolo Ciuffi)

Una segnalazione particolare merita a nostro avviso il libro di Gian Antonio Stella "Lo Spreco" Baldini&Castoldi: in 349 pagine sono riportati sprechi, privilegi anacronistici, truffe grandi e piccole che hanno caratterizzato gli ultimi 40 anni d'Italia. La lettura è coinvolgente e scorre via veloce; sono talmente tanti i dati, i fatti e le cifre riportate che è arduo tentarne una sintesi. Solo per stuzzicare, citiamo il caso di Arturo Guatelli, che è riuscito a prendere la pensione di senatore (poco più di 39 milioni netti l'anno) senza mai mettere piede a Palazzo Madama: come ha fatto? Se avete fretta, procuratevi il libro! Addolorano un po' i casi umani di coloro che, pur avendo rendite di tutto rispetto, non rinunciano neppure a pensioni piccine piccine (con le briciole si fanno le pagnotte!): come Carlo Ripa di Meana che riceve dall'INPS ben 462 mila lire (mensili?), o Eolo Parodi che cumula le indennità con ben 272 mila lire dell'Ente nazionale di previdenza dei medici.

Analoghi sono i casi degli "irriducibili del cumulo", di coloro cioè, che non si rassegnano al divieto introdotto nel 1993, di sommare all'indennità del parlamentare in attività, lo stipendio da pubblico dipendente (cosa che avveniva regolarmente fino a quella data): e così diversi parlamentari hanno tentato la strada del ricorso al TAR; tra essi vi sono insospettabili come Sergio Mattarella (che dopo il TAR siciliano si è appellato al locale consiglio di giustizia amministrativa), Vincenzo Visco e Mario Condorelli; riportiamo il commento del deputato-questore di Montecitorio, Ugo Martinat: "Trovo vergognoso che esponenti di primo piano del governo vadano contro una legge dello Stato; stiamo combattendo tanto per eliminare i privilegi, ma vedo che c'è ancora chi in Parlamento vorrebbe incassare stipendi senza aver nemmeno lavorato". Buon lavoro, onorevole Martinat. (L'Espresso del 7/10/1999, pag. 52, di Primo Di Nicola).

FONTI

Mario Guarino "L'Italia della vergogna" LASER edizioni, 1995

"Corriere della Sera" del 7 aprile 1997, pag.20

"Corriere della Sera" del 14 aprile 1997, pag.17

"Corriere della Sera" del 21 aprile 1997, pag.19

"Corriere della Sera" del 5 maggio 1997, pag.21

"Corriere della Sera" del 19 maggio 1997, pag.18

"Corriere della Sera" del 26 maggio 1997, pag.22

"Corriere della Sera" del 9 giugno 1997, pag.18

"Corriere della Sera" del 16 giugno 1997, pag.23

"Corriere della Sera" del 30 giugno 1997, pag.26

"Corriere della Sera" del 13 agosto 1997, pag.15

"Corriere della Sera" del 26 agosto 1997, pag.42

"Il Messaggero" del 31 agosto 1997, pag.7

"Il Messaggero" del 12 ottobre 1997, pag.9

"Sette", Supplemento del Corriere della Sera, n°24, del 18 giugno 1998

"Panorama" del 11 febbraio 1999, pag. 48

"Panorama" del 10 giugno 1999, pag. 24

"Il Giorno" del 4 agosto 1999, pag. 4

"Il Giorno" del 13 agosto1999, pag. 2

"Corriere della Sera" del 30 settembre 1999, pag.3

"Corriere della Sera" del 7 ottobre 1999, pag.41

Gian Antonio Stella, "Lo Spreco" Baldini & Castoldi, 2a edizione, 1998

Segnaliamo ora altri articoli che riteniamo interessanti, ma che non abbiamo ancora utilizzato per questa rassegna:

"La Repubblica" del 11 gennaio 1999, pag. 8: "Mille miliardi in arrivo ai partiti"

"Il Borghese" del 17 febbraio 1999, pag. 8 "Il gigante mangiasoldi"

"Panorama" del 25 febbraio 1999, pag. 19 "Prodi a Palazzo, costo 120 milioni"

"Sette" supplemento del CdS n°21/99 del 27 maggio 1999, pag.3 "Quegli onorevoli pianisti"

"Panorama" del 24 giugno 1999, pag. 18 "Parcelle d'oro ai furbi"

"Liberazione" del 26 giugno 1999, pag. 4 "$alari $alatissimi"

"Panorama" del 1 luglio 1999, pag. 32 "Quanto guadagna il tuo capo. I conti in tasca ai top manager d'Italia"

"Il Giornale" del 4 luglio 1999, pag.6: "Doppia pensione al pm Violante, ma non all'avvocato Mancino"

"Il Giorno" del 13 agosto 1999, pag. 2 "I big dei partiti? Onorevoli fantasmi"

"L'Espresso" del 19 agosto 1999, pag. 24 "Giungle di stato/ Le pensioni eccellenti"

"L'Espresso" del 16 settembre 1999, pag. 51 "Diliberto alle Seychelles e Pantalone paga"

"L'Espresso" del 23 settembre 1999, pag. 40 "Pensioni d'oro/ i conti in tasca ai parlamentari"

"L'Espresso" del 7 ottobre 1999, pag.52 "Il palazzo di Bengodi"

"Corriere della Sera" del 21 ottobre 1999, pag.15: "L'indennità di Craxi. Gli ex azionisti dell'Ambrosiano denunciano la Camera"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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