Uomo morde
pitbull: ma non è una notizia
lanfranco caminiti
www.lanfranco.org
Perché questa è un po' la
leggenda del santo giornalismo: che se un cane
morde un uomo non fa notizia, ma l'inverso sì, che poi,
forse, vorrebbe
dire che il giornalismo per quello è santo, perché non
si fa
infinocchiare dall'apparenza delle cose e va a capirle e
a rovesciarle,
perché un punto di vista che sia un punto di vista va
detto non
banalmente, deve colpire e deve scuotere.
E ditemi voi perché invece fanno notizia tutti i pitbull
di questo paese
messi insieme, che ci sono giorni che nei quotidiani e
nei telegiornali
si scatenano da Pachino a Vipiteno, da Santa Maria di
Leuca a Porto
Torres, che tu diresti si sono passati la voce, che cazzo
gli ha preso
quest'anno, questo mese, questo giorno? Ma dove stavano
l'altr'anno,
l'altro mese, l'altro giorno?
E' allora che interviene il ministro Sirchia, che
ha a cuore la nostra
tutela, la nostra salute, la nostra vita stessa, e non ci
vuole obesi e
propone la mezza porzione e non ci vuole morsicati e
stila l'elenco
delle razze che non si possono tenere. E già te lo
immagini che te ne
può venire, da un ministro che consiglierebbe
l'aspirinetta invece
dell'aspirina, il collutorio invece del dentifricio, la
mezza sega
invece della ciullata. E tu lo leggi l'elenco, e ti
accorgi che ne
rimane fuori solo il chihuahua o giù di lì, che non è
un cane, ma un
mezzo-cane, una mezza porzione di cane, e che non ci
sarà mai un
chihuahua che morde un uomo, non perché non ringhino e
non abbaino e non
ci provino, ma perché puoi dargli una pedata
tranquillamente.
E allora capisci che il criterio è un altro, che è un
criterio morale,
filosofico addirittura: preservare la società dal
pericolo. Dal Male.
Dai cattivi, che vanno - direbbero i sociologi -
stigmatizzati: e se non
ci si riesce del tutto con gli uomini, proviamoci almeno
coi cani.
E' qui che interviene il giornalista, quello che
"fa" le notizie, e che
si incaponisce allora nel dire ogni momento che c'è un
pitbull che ha
morso ancora un altro uomo e ancora un altro. In questa
esecrazione
collettiva dal male. E' in questo rovesciamento del
rovesciamento
praticato dal giornalista, in questo 'revisionismo
canino', che sta, più
che altrove direi, il carattere di questo paese, in
questo hegelismo di
ritorno, quello che non è più praticato
dall'opposizione di sinistra che
ormai crede che Hegel fosse il nome di un qualche lager
sovietico,
comunque un nemico delle libertà. In questo hegelismo di
ritorno, dove
il due dovrebbe farsi uno e l'uno dovrebbe spaccarsi in
due, mentre qui
tutto finisce sempre in 'mezzo'. Finisce nel 'canismo di
regime'.
Perché l'elenco dei cani uomo-compatibili è geniale, e
fa torto a tutti,
ai darwinisti che pensano che 'quella è la natura e
bisogna attenderne
la selezione', ai behavioristi 'che la colpa è dei
padroni e non dei
cani', ai socialisti 'che il problema è la
stortura sociale e
l'economizzazione dei cani'. E in questa 'selezione
politica' della
natura dei cani sta l'impronta forte di un ministro e
d'un governo che
rispecchiano un paese. In emergenza, in stato d'allerta,
in stato
d'eccezione. Per i cani. Sui quali chissà se è previsto
un condono.
Che insegneranno adesso nelle scuole di giornalismo?
Roma, 16 settembre 2003
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