Vi proponiamo questa storia inedita scritta nel 1980.

  STORIA DI QU DETTO IL RANDAZZO
TRATTA DA UNA  STORIA POPOLARE CINESE

  Chi l'éra Randàz o Randagio?

di dario fo e franca rame.


Chi era il Randazzo o Randagio? Era una mariuolo cacciaballe un po' folle
che viveva alla giornata, che si arrangiava... s'arrangiava con le trappole
e le trovate. In una occasione si faceva passare per medico stregone,
un'altra volta per uno che vendeva radici per fare innamorare e, spesso, si
travestiva da monaco cercatore e andava intorno per le corti delle masserie
e dei casali a domandare l'elemosina, facendo credere che fosse per il
monastero.
Ma un giorno, che si presentò con indosso una palandrana di colore
arancione, la testa rasata come una boccia, portando il turibolo, tanto da
sembrare il figlio di Budda e di Visnù, proprio nel momento in cui i
proprietari del casale stavano consegnando al Randazzo-arancione una
carrettata di ogni ben di dio... orco!, non arriva nella corte tutta una
processione di monaci veri, tutti con le teste pelate!
"Ma chi sei tu? - gli domandano - Da dove vieni? Per conto di quale convento
fai questa raccolta?".
"Mah - fa il Randazzo, tanto per prendere tempo - io sono della
congregazione dei figli di Budda!"
"Che figlio di Budda? Tu sei un figlio di una puttana e figlio di un cane!"
E giù botte da santi martiri... una tempesta di turiboli!... Che per anni al
Randazzo gli si vedevano bernoccoli e cicatrici sul cranio e sulla schiena.
Bene, capita un giorno dell'ultima settimana di settembre, che i cinesi
chiamano anche il giorno del bove e del maiale... insomma in questa giornata
del millenovecento e ventisei, che cade giusto di carnevale, il Randazzo
capita a Xian-Pong, un paesone nella valle del Fiu-tang sotto la catena
dell'Imalaia dove, per antica tradizione, in questo giorno del bue e del
maiale, i monaci tibetani sconfinano tutti in massa a fondovalle per giocare
allo spettacolo degli aquiloni.
In questa festa, appunto di carnevale, i monaci tutti mascherati da scimmie
e con i costumi di antiche divinità, accompagnano in processione gli
"sfarfallanti". Si tratta di una banda di monaci folli che s'imbragano a
delle gigantesche macchine volanti, ad  aquilone, e poi si lanciano
dall'alto d'una collina e vanno volando per l'aria dentro alle correnti fino
a bucare le nuvole e poi buttarsi giù a picco come poiane... sempre a
rischio di spiaccicarsi il collo.
La gente andava matta per questo spettacolo di massacro... Gli piaceva da
morire, specie quando l'aquilone piombava dritto in pieno nel mucchio di
gente in piazza... e poi, all'ultimo momento... una virata tremenda e
l'aquilone rimontava su come un uccello. Mica sempre però gli riusciva
questa virata... Anzi succedeva spesso che: "Ecco che viene... Adesso
rimonta! Attenti, ritorna su, adesso vira... vira!... PATASGNACH! Non ha
virato."
In quel giorno di carnevale del bove e del maiale  arriva gente da tutta la
regione... già la mattina all'alba s'accalca nel grande slargo sotto la
collina... e là, in mezzo, c'è anche il Randazzo che è arrivato non soltanto
per godersi il brivido dei monaci svolazzatori, no, è lì soprattutto con la
speranza di rimediarsi una bella bevuta con mangiata gratis e qualche
intorcinata di femmina in un  prato.
Ecco che arrivano! Fin da lontano si vedono spuntare gli enormi aquiloni
portati a spalla da dieci uomini per ognuno. Poi, pagliacci sui trampoli e
quelli che suonano corni e cembali. Alla fine arrivano i monaci addobbati
con tanti colori e, sulla faccia, maschere da scimmie di quelle col culo
pelato. Lui, il signor Governatore, contornato di tutta la sua corte di
notabili, sta sul podio ad aspettarli tutto eccitato.
Il Governatore dà l'ordine di liberare le oche dalle loro gabbie, e di farle
volare. E' una antica  tradizione far volare le oche in quel giorno che, a
seconda in quale direzione volano, di qua o di là, poi si tira l'auspicio
dell'andamento di tutto l'anno e di tutta la stagione... se va male o
benone.
"Via le oche!"
Boia! Di colpo i monaci alzano le sottane e tirano fuori da sotto dei fucili
e sparano alle oche e le tirano giù tutte, ammazzate.
"Ehi, dico, ma siete matti, ammazzare le oche sacre?"
"No, è una nuova tradizione!"
I monaci prendono le oche e le lanciano ai contadini.
"Tenete! Mangiatele alla nostra salute, che è l'auspicio più buono!"
Il capo dei monaci, che è uno con in faccia una maschera del re dei
scimmiotti, grida: "Cominciamo la festa degli svolazzatori."
"Sì, sì - grida il Governatore - cominciamo questo gioco a rompicollo con
gli aquiloni, che questo volare mi fa venire i brividi, mi fa venire
l'orgasmo!"
"Sì, sì l'orgasmo! Facciamogli venire l'orgasmo al Governatore!"
E detto fatto, il capo dei scimmioni fa un segno e tutte le scimmie dal culo
pelato si lanciano addosso al Governatore, lo alzano di forza in alto sulle
teste come in trionfo.
"Grazie, grazie... non è il caso... non esagerate! Per favore, fatemi
scendere che soffro di vertigini, che mi viene da vomitare! Riposatemi in
terra... giù! "
"Macché giù... Su invece!"
"Facciamolo andare in cielo questo signore!"
Ecco, adesso lo vanno trasportando di corsa su per la collina dove in cima
c'è già pronto il carro da lancio in bilico sul picco... e, sopra il carro,
c'è disposto il primo aquilone gigante.
"Fermi! Ma che state combinando? - guaisce il signore tutto tremante - Ehi
dico, non avrete per caso intenzione di legarmi all'aquilone?"
"No, non per caso, ma come da programma" gli rispondono.
"Ma siete diventati matti? Mettetemi giù! E' un ordine!"
"Bene contrordine! Il Governatore vola!"
"No! Aiuto!" Il signore scalcia come un mulo... si divincola come una
lucertola. Giù, in fondo al declivio del colle, i notabili gridano come oche
sgozzate: "Non permettetevi! Guai a voi!"
I contadini, sempre con gli occhi allocchiti, guardano la scena... e non
credono a quello che va accadendo.
Il Randazzo tutto eccitato salta come un matto. I monaci scimmie stanno
legando per le braccia il Governatore alle aste dell'aquilone... lo
imbragano ben benone. Lui, il signor scalmanato, strattonato, sgambettato
urlando: "Bastardi! Vi farò impiccare!"
Ma non c'è niente da fare... Il carro spintonato, parte, discende, prende
l¹abbrivio: "Boia che rapido! Un fulmine saetta!"
Da là, in cima, le scimmie vanno srotolando svelti una gran corda sottile ma
lunga, attaccata all'aquilone...
"Guarda, guarda! Il carro a ballonzoni tremendi viene giù... Ohi, che
precipita... è una valanga! Oddio! Adesso si schianta!"
Tutte le donne gridano e chiudono gli occhi!
"Il signore si schianta sul carretto!"
"Noo!"
Con un grande strattone i monaci tirano la corda... l'aquilone scivola fuori
del carro e VUOHOMM! Intanto che il carro si schianta, lui, l'aquilone,
rimonta svelto come un aeroplano per l'alto in cielo!
"Meraviglia!"
Tutti applaudono... Una virata da falcone bellissima!
"Bravo! Vola!... Il Governatore sta volando in cielo!... E' un angelo
pipistrello!"
Sale, discende, svirgola... si punta di nuovo in picchiata, viene giù...
'stavolta è inchiodato si spiaccica!... ZAAAM! Una cabrata a capriola...
AHAAAA! Il Governatore volante grida dallo spavento! Arriva una spruzzata in
faccia alle bocche spalancate.
"Cos'è? Piove adesso?" "No, è il signore che se la fa addosso!"
All'improvviso, il capo delle guardie con la bocca incollata a un megafono a
imbuto e urla: "Tradimento! Questi non son  monaci... di sicuro sono una
banda di impostori travestiti, che hanno rubato i vestiti ai monaci veri e a
loro si sono sostituiti! Guardate, non hanno sandali, ma stivali sotto le
sottane! Questi, ci posso scommettere, sono comunisti!"
"Bravo! Hai indovinato! - gli rispondono le scimmie e gli battono le mani -
Siamo comunisti... scimmie rosse con il cul  pelato! E siamo qui giunti per
darvi gioia e spasso! Opplà!"
E tutti insieme a fare salti e capriole. Poi, sempre facendo i pagliacci,
'sti matti, vanno a prendere cinque notabili e il monaco, quello vero, capo
del tempio, li caricano tutti in trionfo sulle spalle  e vanno, sempre di
corsa, su per la collina dove sono già pronti altri carri ognuno con sopra
il suo aquilone.
"E' proprio un giorno trionfante questo! - grida il capo delle scimmie rosse
- in questo giorno benedetto ogni eletto monterà in cielo!"
Di li a poco, sei notabili sfrecciano come saette scaracollando in gran
giravolte...
 "Ah, ah, che giostra matta! E' un finimondo!"
E loro, gli svolazzanti che gridano come poiane dallo spavento implorando
pietà. Sotto, i contadini sono ormai presi da una ridarola col singhiozzo.
"Guardate! Guardate, bene! - grida a tutta voce allargando le braccia il
capo delle scimmie - fate attenzione a questi signori vostri padroni che
spettacolo mai visto si degnato di offrirvi... e senza pagare il biglietto!
Guardate bene! Dov'è finita tutta la boria spocchiosa che avevano solo un
attimo fa? Questo tirar su il collo... ergersi impettito da divinità fra le
nuvole? Ascoltate come frignano adesso, disperati piagnoni. Guardate bene
voialtri che avete sempre avuto terrore, spavento d'ogni respiro che
facevano quelli... Osservate e imparate a ridergli addosso e a sbattere nel
cesso ogni soggezione!"
"Hai fatto in fretta a parlare tu - gli rimonta di voce un contadino tutto
ingrigito - arrivi qui, tu caro il mio capoccia rosso, lanci la smaramalda
(smargiassata) che dovremmo avere più coraggio e dignità! Ah, lo conosco
bene questo ritornello, l'ho ascoltato da altri comunisti come voi un poco
prima che a Canton ne ammazzassero ventimila nella piazza. Ma quelli
pagavano di persona, non andavano intorno con una maschera sulla faccia per
non farsi riconoscere... e poi sparire, al momento buono."
"E allora tu, pensi - dice il capo delle scimmie - che noialtri comunisti
siamo una banda di vigliacchi? Gente che se la spassa andando intorno per le
campagne ad accendere il fuoco al culo dei contadini... scatenarli alla
rivolta e poi tagliar la corda sul più bello? E allora tanto per cominciare,
ecco qui: giù la maschera!"
E detto fatto se la cava di dosso e la lancia in mezzo alla gente, quasi in
pieno sul muso del Randazzo... che la prende al volo e se la calca sulla
faccia, tutto contento.
"E adesso, se mi permettete vorrei darvi una dimostrazione, farvi
un'allegoria. Qualcuno, può darmi un uovo?"
Una donna che ha un cesto pieno di uova gliene passa uno.
"Bene, guardate questo uovo... adesso lo vado a stringere nella mia mano...
fateci caso, fuori dalle dita cola il bianco dell'uovo... apro la mano:
dentro è rimasto il rosso, quasi intatto! Ricordate bene: noi siamo il rosso
dell'uovo, e quando verrà il momento della torchiata... state sicuri che
saremo ancora qui, nella nostra mano!"
Bene, a 'sto punto, facciamo un salto in avanti, dentro il tempo. Ci
ritroviamo dieci giorni dopo e andiamo a scoprire cos'è successo. Il
fratello del Governatore, che è uno dei signori della guerra... di quelli
che contano di più in tutta la Cina intera, arriva svelto con il reggimento.
Le bande dei rossi li aspettano sul fiume, vicino al paese. Fanno saltare il
ponte, gli fanno un'imboscata e un trabocchetto, li tengono inchiodati per
una settimana buona. In soccorso al Signore della guerra arriva un altro
reggimento  bello fresco e allora è il tempo di tagliare la corda.
All'improvviso i rossi spariscono... così il reggimento liberatore arriva al
paese Xiang-Pong quasi svuotato.
Il generale trova suo fratello il Governatore stravaccato sul letto
disarticolato in ogni giuntura come una marionetta rotta che ripete in
continuazione: "Scimmie rosse bastarde... accopparle, ammazzarle tutte,
dovete... ammazzali!... che m'hanno sputtanato davanti ai contadini peggio
che un maiale!".
Il generale è subito d'accordo... bisogna dargli una lezione tremenda a
questi comunisti...
Bene, tanto per cominciare il generale dà l'ordine di vendicarsi con quello
che c'è a disposizione. Così le guardie prendono una mezza dozzina di
contadini, di quelli che in occasione della sarabanda hanno sghignazzato di
più, li attaccano a dei pali e li bastonano sino ad  accopparli. Quindi i
capi organizzano un grande rastrellamento, una vera caccia grossa, per
catturare qualche comunista. Va intorno il banditore a gridare: "Contadini,
fate il vostro dovere, collaborate con la giustizia... fate denuncia dei
banditi rossi nascosti!"
Ma niente, di rossi non se ne trovava neanche uno.
Finalmente, a due giorni di marcia da Xian-Pong una squadra di soldati
scopre un uomo sdraiato, sbragato sotto a un albero che se la dorme beato.
Tiene sul muso la maschera del re dei scimmioni.
E' proprio lui, il nostro Randazzo.
I soldati lo svegliano a pedate. Il Randazzo si drizza su tutto imbambolato:
"Boia! Razza di stronzi coglioni... come vi permettete di svegliare uno che
se la  dorme  beato?"
I soldati manco si degnano di rispondere... si voltano a domandare a un
contadino spione che si sono portati appresso: "Guardalo un po' tu, lo
riconosci questo?"
"Di sicuro - fa il giuda - la maschera che ha sul muso è quella che teneva
addosso il capo dei rossi."
"Ah bene - esclama il capitano - allora abbiamo preso proprio quello buono!"
E tutti i soldati gli saltano addosso senza lasciarlo manco fiatare, lo
incatenano e lo spintonano per farlo camminare.
"Guardate che c'è un equivoco malarbetto!  frigna il Randazzo - E' per caso
che ho questa maschera... non sono quello che cercate... io non sono un
rosso!"
Ma non lo ascoltano: "Muoviti, cammina!" "Ah, ah, bravi!" li applaude il
generale quando arrivano al paese col Randazzo incatenato.
"Meno male che almeno uno l'abbiamo preso! Avanti, diamoci da fare,
scattare! Bisogna organizzare subito un processo in pompa magna! Voglio qui
il giudice del distretto, il procuratore capo in persona, l'accusatore, il
cancelliere... insomma tutto il baraccone al gran completo!"
E in quattro e quattrotto tutta la messa in scena è preparata. Il processo
si farà in piazza... Hanno già preparato un'arena grande coi gradoni fatti
con gli assi di legno; nel mezzo ci sono i banconi della giustizia e lì,
appresso, la gabbia con dentro l'accusato.
"Silenzio, seduti! Entra la corte. In piedi!"
La piazza è gremita di gente.
"Per piacere, domando la parola" fa il Randazzo con la faccia incastrata
nelle sbarre.
"Silenzio!"
"No, voglio parlare!"
"Bene, racconta. Sentiamo cosa hai da dire"
"Ecco, signor giudice: io mi chiamo Randazzo, che sarebbe come dire
randagio, proprio per via che io sono uno che va in giro libero... solo...
senza padroni ne compari. Fuori da ogni banda... Figurarsi se potrei
starmene dentro un partito... Mi fa schifo solo il pensarci a un partito! Io
non sopporto la politica... che mi sono sempre fatto i fatti miei, e degli
altri me ne strafotto... che vadano tutti a dar via il culo!"
"Basta! - grida il giudice indignato - Non posso tollerare un linguaggio
così indecente e sboccato! Ordine! Silenzio che adesso parla l'accusatore."
Tutti ascoltano in silenzio. Questo accusatore tira fuori un mucchio di
parole mai sentite: "Rivolta organizzata... sobillante sovversione,
proletariato egemonico, democraticismo velleitario". Il Randazzo lo ascolta
con la bocca aperta per la meraviglia... queste parole gli piacciono da
morire!
"Prassi rivoluzionaria... Egualitarismo parossistico, comunismo utopico"
Ah, ecco... comunismo utopico è l'espressione che gli piace di più!
Domanda intorno: "Ma cosa vuol dire comunismo utopico?"
Uno gli dà svelto una spiegazione.
"Silenzio!"
L'accusatore ha terminato.
"Silenzio! La corte si ritira per deliberare!"
Di là, in un gran stanzone si ritrovano il giudice, la corte con il generale
e il Governatore tutto malandato.
"Bene, è chiaro - dice il giudice - che questo Randazzo coi sovversivi rossi
non ha proprio niente da spartire. E' soltanto un vagabondo un po' coglione
e sprovveduto."
"Sì, d'accordo sono più che convinto anch'io - dice il generale - quello
assomiglia a un comunista come una rana assomiglia a un coccodrillo. Ma che
intenzione avete? Di mandarlo libero... e di domandargli scusa e anche
perdono?"
"Ma siamo matti? - lo sblocca il giudice all'istante - Di sicuro non si può.
E' la sola carta che c'è restata."
"Appunto dico - aggiunge il Governatore - dopo tutto lo strombazzare che
abbiamo fatto su 'sto processo... buttarlo all'aria sarebbe come suicidarsi.
Ci arrivano i pernacchi fino da Pechino."
"No, non si può - dicono in coro tutti i notabili - ci dispiace ma bisogna
sacrificarlo! Ci vuole una testa tagliata per mandare giù le risate che si
sono  fatti i contadini sulle nostre facce... Schiacciargliele giù nel
gozzo! Dunque, per tutti sarà un comunista e non ci sono discussioni!"
"Silenzio, in piedi! Entra la corte!"
"Visto il comma 35-36 suffragato dalla legge del 12 in concomitanza a quella
del 18 e in conseguenza all'articolo 24 del 32 dopo avere applicato tutti le
attenuanti del 94-15-72 il qui presente capo comunista Randazzo-Randagio è
condannato a morte, cioè alla pena capitale per taglio del collo. La
sentenza sarà eseguita fra dieci giorni da questo momento, nella capitale
del distretto Frion-Giamp. La seduta è tolta."
"Condannato? A morte? Mi tagliano la testa?! - al Randazzo prima gli prende
un fulmine (un accidente) che sbianca tutto, poi gli parte uno sghignazzo
sgangherato per la reazione - Ah! M'hanno condannato! Ah! Ah... A morte! Per
una maschera che avevo in faccia! Via la faccia  per quattro risate che mi
son fatto!"
Le guardie lo sollevano di peso, ché ride proprio come un matto e lo
caricano su un camion che lo trasporta alla capitale del distretto. Quando
arriva al cortile del carcere Randazzo discende dal camion e si trova
davanti tutto un picchetto armato che gli fa corona, quasi gli presenta le
armi.
"Oh, che trattamento! Quale onore! Per chi  m'hanno preso?"
Per questa parata si sente obbligato a camminare col petto in fuori. Quando
arriva nel corridoio delle gabbie i prigionieri lo applaudono e gridano:
"Benvenuto! Bravo! Guarda com'è bello!".
Tutti i delinquenti, ladri, conoscono la sua storia. Ogni carcerato se lo
vuole toccare, stringergli la mano. Ognuno gli vuole regalare qualcosa: chi
gli regala un po' di riso, un'albicocca, una pesca, una pipa, una sigaretta
una pallina d'oppio da masticare. Gli fanno tante domande: "E' vero questo?
Hai fatto davvero quello che raccontano con gli aquiloni? Dai, racconta,
racconta su..."  "Silenzio! Fatelo parlare! Evviva il capo dei scimmioni!"
A sentirsi così onorato, tenuto in considerazione, per la commozione, a lui
Randazzo, gli prende un gran magone, non riesce a parlare. Dico, ma come fa
uno come  lui abituato soltanto a prendere scarpate, nessuna considerazione,
abituato a sentirsi gridare addosso solamente: "Va' a lavorare,  straccione,
vagabondo!" S nessuno che lo abbia mai voluto ascoltare... e adesso guarda
qui lo trattano come un grand'uomo, un capopopolo eroico, e tutto per
un'avventura di cui lui è stato solo spettatore... tutto perché lo credono
un brigante comunista.
"Ma cosa sarà mai essere brigante comunista? Guarda, è così importante
questo giorno che quasi son contento che m'abbiano condannato ad essere
accoppato!"
E quelli continuano: "E' vero Randazzo che avete legato i padroni sugli
aquiloni e li avete fatti volare con il culo per aria?"
"E voialtri li prendevate a pedate appena arrivavano giù per fargli prendere
di nuovo il volo?"
"E' vero del monaco grasso pacioccone che non voleva stare in aria e che si
è buttato giù ma c'è restato attaccato per i coglioni?"
Oramai era una leggenda... ciascuno aggiungeva qualcosa intanto che gli
domanda: "E' vero che quando t'hanno condannato a morte sei scoppiato a
ridergli  in faccia e hai detto al giudice: "Sì, sono comunista, e anche se
mi ammazzate verranno degli altri comunisti, che ce ne sono tanti,
attaccheranno tutti voi sugli aquiloni... vi attaccheranno tutti per i
coglioni... La Cina è piena di aquiloni!"
Scoppia un applauso tremendo e il Randazzo sta zitto, lui, così bravo
parlatore non riesce manco a balbettare una parola. E' ammutolito dalla
commozione! Tanto che uno fa il commento: "Vedi che gente questi
comunisti... proprio uomini di poche parole, anzi nessuna!"
Tutti fanno domande e, in mezzo a questa grande  confusione, uno grida:
"Silenzio per piacere, una domanda alla volta, comincio io... Volevo sapere
cosa vuol dire essere comunista... cos'è il comunismo?"
Silenzio, occhi spalancati, gran respiro... tutti lo guardano, come se
aspettassero la parola del Budda padreterno... E lui non sa cosa dire. Si
guarda le mani, nel palmo ha la pesca matura che gli avevano regalato...
"Cos'è il comunismo? - fa - Guardate questa pesca matura, vado a porla nella
mia mano... schiaccio, cosa succede? Va fuori la polpa... e resta il
nocciolo che poi è il nocciolo della questione. Il comunismo? E' il pugno
che strizza e libera la polpa, il sugo... che cola."
"Ma cola per terra..."
"No, perché c'è pronta l'altra mano che raccoglie la polpa prima che vada in
terra e se la mette in bocca. Questo vuol dire appunto... solidarietà!"
"Bellissima allegoria! Faccene un'altra! Ce lo puoi spiegare in un'altra
maniera più chiara."
"Cos'è 'sto comunismo? Beh, il comunismo si dice che sia utopico. Cosa vuol
dire utopico? Vuol dire impossibile, che è roba di fantasia... come un
sogno, che non può essere, che non si può fare... E se una roba non si può
fare... uno che ragiona... la lascia lì... non si può fare! Il comunista
invece lo vuol fare lo stesso, anche se è impossibile! Per questo si chiama
comunismo utopico cioè come dire politica dell'impossibile!"
Tutti lo applaudono ridendo per l'allegria. Gli mollano pacche, lo
abbracciano, lo sbaciucchiano.
"Si può entrare in 'sto partito?"
"Anch'io vorrei!"
Tutti vogliono diventare comunisti.
"Cosa ci tocca fare?"
"Scusa la domanda indiscreta... cosa canterai durante il viaggio sul
carretto?"
"Cantare sul carretto?"
"Sì è la tradizione. Lungo la sfilata che porta al boia, per dimostrare
d'avere un gran coraggio, che non gli trema la voce, si canta. Chi canta una
romanza, chi un pezzo d'opera  eroica, chi una canzone d'amore, un inno di
battaglia. Se uno si fa applaudire, dopo le donne vanno a intingere
tovaglioli e scialli nel sangue per poi attaccarli fuori dalla porta ché
mandano via gli spiriti malefici. Che canzone canterai tu?"
"Sorpresa!"
Arriva il giorno che gli taglieranno il collo. Il Randazzo sale sul carretto
che farà il giro della città e comincia a cantare a tutta voce:
"Il Bernoccola era un gran folle
che tutto il giorno andava a cavallo
andava a cavallo sopra un tacchino
e gli strappava le piume
per fargli fare un inchino"
      Tutti ridono e ripetono il ritornello.
"Passa il re che va in carrozza
con la regina bella bianca e rossa
la carrozza s¹incespica su un sasso
e una ruota va a spezzarsi.
Il Bernoccola fa un bel inchino
infila un dito nel culo del tacchino
il tacchino per il grande piacere
fa la ruota con le penne del sedere.
Il Bernoccola branca la ruota
del tacchino, gliela stacca di netto
poi la infila sull'asse del barroccio
con tutti quanti che restano interdetti.
La regina per riconoscenza
gli fa subito una gran riverenza
ma nell'inchino si abbassa un po' troppo
e mostra il didietro tutto biotto (scoperto).
La regina è una dama elegante
si sa che non porta ne culotte ne mutande
e tutti scoprono ma dicono di no
che ha quattro chiappe invece di due.   Tutta la gente ride e lo applaude. Un mucchio di gente va dietro al
carretto. Quando la processione arriva al palco la canzone non è ancora
finita e c'è una  gran folla che la vuole ascoltare di nuovo e allora gli
tocca fare tutto un'altro giro sul carretto e cantare un¹altra volta da
capo... E oramai tutti cantano con lui. Il giro è lungo e si fa quasi notte.
Quando finalmente arrivano di nuovo al palco del boia, lui è senza voce, gli
pare d'avere le corde tagliate.
Randazzo appoggia la testa sul ceppo e dice: "Oh, finalmente posso
riposare."
ZAM! Il boia con la sua scure gli taglia la testa!
A mille le donne corrono per intingere i tovaglioli, gli scialli nel sangue.
Sparisce la testa! Corrono i soldati a cavallo: "Dov'è la testa? Tiratela
fuori!... Bisogna ritrovarla ché la testa del brigante deve essere infilzata
su una pertica lunga e seccata al sole."
Qualcuno grida: "Guardate è là!"
La testa vola attaccata ad un aquilone... Una testa che vola?!
Per forza è un comunista utopico!  

 

 

 

 

 

 

 

 

per tornare in namir - www.namir.it