Dico e disdico
VALENTINO PARLATOIL
MANIFESTO
Può un presidente del consiglio (il cav. Silvio
Berlusconi) un giorno invitare tutti gli italiani a
spendere a più non posso e due giorni dopo dichiarare:
«Tutti dobbiamo fare sacrifici»? La confusione, a
palazzo Chigi e dintorni, è grande, ma la situazione non
è eccellente. Certo Silvio Berlusconi non è stato
fortunato: il suo mandato di governo ha coinciso con una
crisi economica, della quale ancora non si può valutare
tutta la portata, ma essere sfortunati (lo diceva il
grande Napoleone) è peggio che essere inetti e, nel
nostro caso, inettitudine e sfortuna si sommano. A tutto
questo si aggiunge l'ansia: anticipare a oggi, domenica,
il consiglio dei ministri sulla finanziaria non è solo
un torto al precetto di santificare le feste. L'attuale
maggioranza, nata dalla decomposizione della vecchia Dc e
solo momentaneamente unificata dagli interessi
individuali della tribù di comando e dalla illusoria
ideologia individualistica dell'«arricchitevi»,
traballa. Sull'economia è un disastro se anche l'attuale
governatore di Bankitalia dopo aver annunciato miracoli
deve dire che l'ultima spes
sono le grandi opere pubbliche; un keynesismo da Porta
Portese.
Ma al nostro Silvio non va bene neppure dove pensava di
aver realizzato i maggiori successi: in politica estera.
Alla dura verifica dei fatti si sta rivelando che essere
riuscito a dare del tu a tutti i leader dell'universo,
non significa affatto contare, aver peso. Aver fatto la
corsa e essere il primo fedele del giovane Bush lo ha
messo nella condizione classica del primo della classe
che tutti gli altri compagni di scuola evitano. Non ha il
peso di Blair e neppure la storia delle relazioni
angloamericane e si trova isolato in Europa: Chirac lo
manda al diavolo, Schröder anche e Putin (la sua ultima
vantata conquista) non ci sta neppure lui. E, va
aggiunto, non dovrebbe fare a meno di tener conto le
inattese opposizioni dei democratici Usa e delle
manifestazioni di Londra e di Roma.
L'economia e la guerra non sono giochetti che si possono
affrontare con gli sberleffi o le battute di spirito, che
sono il vanto del nostro attuale governante e neppure
bastano gli inviti a pranzo nelle ville in Sardegna. La
politica e anche gli uomini che la fanno sono un po' più
seri di quanto pensi il nostro: non sono né Milano 2 e
neppure Mediaset, che pure pesa, ma dove c'è l'abile
Confalonieri.
Il cavaliere è confuso e annaspa e anche la sua
maggioranza e il suo elettorato (è da un po' che Ilvo
Diamanti lo spiega e lo ripete) non stanno tanto bene.
Raggiungere il termine della legislatura, che sembrava
una meta sicura non è più tale: la scommessa è
diventata più rischiosa.
E' paradossale (e qui concordo ancora con Diamanti), ma
al cavaliere l'unica speranza di sopravvivere viene
ancora dall'opposizione. Un'opposizione non inerte, ma
confusa e incerta. Che però, un po' per il delirio
bellicista di Bush junior, un po' per le resistenze
europee e un po' anche per le delusioni del popolo
berlusconiano, comincia a muoversi. Non è più a
encefalogramma piatto. In vario modo, ancora non del
tutto evidente, sembra farsi strada un indirizzo che
potrebbe coniugare passioni e interessi, cioè definire
una politica capace di sbaraccare la blindatura
maggioritaria dell'attuale maggioranza.
La finanziaria della domenica
GOVERNO: Super condono e trucchi sul patrimonio pubblico
Stasera consiglio straordinario, ma i ministri litigano
ancora
Convocazione straordinaria del consiglio dei ministri per
questa sera alle 20,30. All'ordine del giorno (anzi della
notte) c'è la legge finanziaria 2003 che deve essere
varata dal consiglio dei ministri normale di domani
mattina, 30 settembre data di scadenza per la
presentazione della manovra. Oggi è anche il compleanno
del presidente Silvio Berlusconi che sicuramente non
perderà l'occasione per raccontare agli italiani che
egli stesso fa i sacrifici in un momento difficile per
tutto il paese. Ma il momento è difficile soprattutto
per il ministro dell'economia Giulio Tremonti che sta
cercando di mettere insieme disperatamente il puzzle di
una finanziaria che solo qualche mese fa appariva molto
più facile da gestire. Ora i conti disastrati e il
pessimo andamento dell'economia impongono scelte
dolorose. Per questo la finanziaria, come ha detto lo
stesso Berlusconi, rischia di scontentare tutti
nonostante la riduzione del prelievo fiscale anche per i
redditi più bassi. I tagli ai finanziamenti per gli enti
pubblici si stanno però per trasformare in tagli ai
servizi. Il punto forte della manovra di Tremonti sono
comunque i condoni e le cartolarizzazioni. In questo
campo si sta esercitando la «creatività» del ministro.
Si parla per esempio della vendita del patrimonio
immobiliare e del demanio attraverso il trucco della
vendita del diritto di superficie e d'uso.
Finanziaria, un regalo per
Silvio
Consiglio dei ministri di notte Il governo anticipa a
questa sera la riunione sulla finanziaria, lo stesso
giorno del compleanno di Berlusconi. I ministri però
litigano sui fondi e sui poteri. E ora spunta il trucco
della vendita del patrimonio con il diritto di superficie
PAOLO ANDRUCCIOLI
Il governo ha fissato una riunione straordinaria sulla
finanziaria per questa sera, domenica 29 settembre, festa
di compleanno del premier Silvio Berlusconi. I motivi di
una scelta di questo genere potrebbero essere tanti, ma
due ci sembrano i più credibili. Il primo: il cavaliere
deve chiedere «sacrifici» agli italiani (una parola che
non esisteva nel suo vocabolario mediatico). Quindi vuol
far vedere che egli stesso per primo è disposto a fare
sacrifici per questa Italia che improvvisamente va male.
Premier e ministri sacrificano così la sera della
domenica per lavorare. Il secondo motivo è molto più
maligno. I ministri stanno ancora litigando per tirare la
coperta (stretta) dalla loro parte. Non si è ancora
risolto definitivamente la questione di quello che
avrebbe dovuto essere il fondo unico per i sud. L'ha
spuntata Marzano contro Tremonti, ma il compromesso deve
essere ancora affinato. L'altro problema ancora aperto è
il rapporto con gli enti locali dato che viene confermata
la linea della riduzione del trasferimenti (meno 2% agli
enti) e viene confermato anche il divieto per gli stessi
enti di aumentare le tasse locali.
Un'altra questione dirimente, che sembra per ora messa
sotto il tappeto riguarda le regole. I ministri stanno
litigando per difendere le risorse dei loro singoli
ministeri. Si litiga politicamente sui tagli, si cerca un
compromesso con le Regioni, i Comuni e le Province. Ma
nessuno pensa a quello che potrebbe succedere nella
realtà dopo l'approvazione della finanziaria 2003.
Stiamo cioè parlando del decreto blocca spesa che il
ministro Tremonti ha fatto approvare e che (seppure con
qualche limitazione) gli permette di intervenire per
bloccare spese di leggi che non hanno copertura adeguata.
«E' molto probabile - commenta Beniamino Lapadula della
segreteria nazionale della Cgil - che qualche spesa di
qualche ministero sarà bloccata dopo l'approvazione
della finanziaria». Insomma ci attendono belle sorprese
nel campo del bilancio pubblico e della sua gestione
allegra e creativa di questo periodo.
Fino a ieri sera sono circolate molte indiscrezioni e
solo domani potremo leggere il testo ufficiale della
Legge finanziaria perché la riunione di questa sera si
concluderà troppo tardi per poterne dare notizia.
L'entità della manovra dovrebbe essere confermata in 20
miliardi di euro, di cui 8 di tagli sulla spesa, 4
miliardi per le cartolarizzazioni e altri 8 miliardi di
euro dal concordato fiscale che in Parlamento potrebbe
trasformarsi in un condono fiscale. Per quanto riguarda i
risparmi, lo Stato riduce trasferimenti agli enti locali,
costringendo così Regioni, Comuni e Province a trovare i
soldi da altre parti (aumento dei costi dei servizi).
Sempre sotto il capitolo risparmi e tagli c'è la manovra
sulle tasse alle imprese, che ha suscitato la reazione
della Confindustria. E' prevista infatti la riduzione
della Dit, la tassa che era stata pensata dai governi
precedenti per far reinvestire una parte degli utili e
creare occupazione. La Dit viene ridotta del 35% del suo
potenziale modificando il coefficiente con cui si
calcolano gli incrementi di capitale. Le aziende sono
comunque ancora sul piedi di guerra per la decisione di
sospendere prima e poi reintrodurre solo in parte il
credito di imposta.
Ma il punto forte di tutta la manovra riguarderà le
dismissioni e le cosiddette cartolarizzazioni. Il
meccanismo prevede l'individuazione da parte del Tesoro
di pacchetti di beni pubblici i cui diritti potrebbero
essere ceduti a termine. Siccome per la legge non si
possono vendere le proprietà dello Stato, sia in termini
di immobili, sia in termini di demanio, il governo sta
studiando un meccanismo giuridico per aggirare
l'ostacolo. Si vendono i diritti d'uso e di superficie,
che essendo diritti reali possono essere acquistati da
privati per poterli poi mettere a frutto (affitti, uso
delle spiagge e del paesaggio, ecc), dando soldi liquidi
allo Stato che farebbe cassa, ma che poi dovrebbe pagare
l'affitto per poter utilizzare i suoi stessi beni. O
meglio i beni della intera collettività. E veniamo
quindi all'altro megacapitolo, quello delle entrate. Il
governo conferma il concordato fiscale per adesione di
massa che diventa condono. Il fisco invierà un offerta
al contribuente in base al suo fatturato per accordarsi
sulle tasse da pagare e il debito da sanare. Il
concordato preventivo riguarderà tutti coloro che hanno
un fatturato inferiore ai 5 milioni di euro. Si potrà
predeterminare l'imponibile fino al 2005. Prevista anche
una sanatoria per le violazioni formali, mentre l'Irpeg
sarà ridotta dal 36 al 34%. Cambiano anche tutte le
aliquote Irpef in cinque scaglioni: 23% fino a 14 mila
euro; 28% tra i 14 e 26 mila euro; 31% tra 26 e 33 mila
euro; 39% tra i 33 e i 70 mila euro: 45% oltre i 70 mila
euro.
Sempre in tema fiscale è prevista la riedizione della
Tremonti bis e soprattutto del cosiddetto scudo fiscale
la misura che era stata inventata da Tremonti per far
rientrare i capitali italiani scappati all'estero,
un'operazione che finora non ha certo dato gli esiti
sperati. La riedizione dello scudo fiscale potrebbe
questa volta coinvolgere anche le società di persone e
si parla di un possibile innalzamento dell'aliquota.
Per quanto riguarda le pensioni sembrano per ora
rientrati gli annunci più tremendi del partito
interventista. Non ci dovrebbero essere cioè interventi
sulle pensioni d'anzianità, mentre il trasferimento
obbligatorio del Tfr ai Fondi pensioni è ancora nella
delega che viaggia in parlamento ma non dovrebbe essere
inserito in Finanziaria. Ci sarà invece il superamento
del divieto di cumulo tra reddito da lavoro e pensione.
Infine, ma non in ordine di importanza, sono previste
tutta una serie di agevolazioni per rilanciare i consumi.
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